La città medievale modifica

Il nucleo più antico della città è arroccato su uno sprono a fianchi assai ripidi quasi per tutta la loro lunghezza pressoché impraticabili, tra le due profonde vallate dei torrenti Musofalo e Fiumarella. Nel corso dei secoli, vari fattori di diversa natura ne hanno determinato la perdita dei tipici caratteri medievali in seguito a continue demolizioni di case e costruzione di edifici dalla caratteristica architettura cementizia. Case a non più di due piani, ornate da balconi e portali pretensiosi, dedali di viuzze strette e anguste hanno visto trasformata la loro struttura originaria, che tuttavia persiste ancora nel centro storico, caratterizzato da antichi rioni formati da antichissimi nuclei alcuni risalenti all'epoca saracena o bizantina.

L'antica città bizantina era circondata da alte mura nelle quali si aprivano sei porte che garantivano l'accesso al centro abitato.[1] Il primo nucleo abitato, in particolare, risulta essere il quartiere Grecìa, così chiamato perché fu rifugio della popolazione greca allorquando si diffuso il culto in lingua latina in città.[2] A nord dell'abitato si ergeva il castello normanno, fondato nel 1044, della cui struttura facevano parte torri e bastioni.[3]

L'ottocento modifica

La prima vera trasformazione dell'apparato urbanistico della città fu graduale e avvenne a cavallo fra i due catastrofici terremoti che colpirono il capoluogo nel 1638 e nel 1783. Tuttavia, il XIX secolo fu caratterizzato da una prima espansione oltre le mura del centro storico, fino ad allora caratterizzato da un'eccessiva densità urbanistica che comportava una precarietà delle condizioni igienico-sanitarie dell'abitato e naturalmente un abbassamento della qualità della vita. In seguito al terremoto che colpì la Calabria nel 1832, che causò ingenti danni al nucleo storico, in direzione nord, verso la zona di "Madonna dei Coeli",[4] destinati ad ospitare contadini e agricoltori.[5] sorse un nucleo di abitazioni provvisorie inquadrato con l'appellativo di Baracche, oggi corrispondente a via Mario Greco (A scinduta dei Barracchi in dialetto locale).[6]

Nel 1870 fu redatto il nuovo piano regolatore, stilato da Michele Manfredi, Vincenzo Parisi e Pasquale Gigliotti, la cui attuazione segnò l'inizio di un'epoca di rivoluzione che portò alla costruzione di apparati moderni per l'epoca. La principale opera prevista fu l'apertura di un imponente asse viario che tagliasse il centro storico, corso Vittorio Emanuele, attuale corso Mazzini. Notevoli e pregiate costruzioni, con epicentro la nuova principale arteria cittadina, cambiarono il volto alla città. Furono intraprese anche opere di taglio e ristrutturazione delle facciate di molti edifici che affacciavano sul corso e fu abbassata in più punti la sede stradale.

A partire dal 1885 venne edificato il rione Fondachello, la cui nascita segnò un'importante dilatazione urbanistica che ebbe come luogo d'espansione le pendici meridionali dello sprone. L'abitato sorse su una zona orograficamente complessa, dunque furono costruiti edifici con un solo piano rialzato,[7] destinati ad ospitare contadini e agricoltori.[8]

Il novecento modifica

La prima metà del secolo modifica

La violenta recessione che colpì la Calabria a cavallo fra il 1885 e il 1910 causò il rallentamento dell'attività espansiva urbanistica del capoluogo, che negli anni precedenti era stata veloce e progressiva. Infatti, nonostante la veloce crescita demografica (furono oltre tremila i nuovi residenti nel solo centro storico), furono edificati appena cinquanta nuovi fabbricati. Una delle principali cause dell'immobilismo edilizio di quegli anni fu l'assenza quasi totale di investimenti privati nel campo dell'edilizia, il cui unico indotto proveniva dal settore pubblico.[9]

La prima parte del novecento fu caratterizzato da un acceso dibattito circa la possibilità di direzionare l'espansione urbanistica della città verso nord, nella zona attigua al centro storico, verso i monti della Sila e in direzione dei quartieri Baracche e Baraccone, oppure verso sud, dunque verso il mare e in direzione delle frazioni Sala, Santa Maria e Marina divenute, a inizio secolo, importanti zone industriali e manifatturiere.[4][10] I principali sforzi, furono infine perpetrati verso nord, anche in virtù della maggiore salubrità e stabilità del territorio rispetto alla zona sud, e alla presenza radicata di numerose sedi istituzionali e importanti edifici signorili.[4] La decisioni fu causa di malumori da parte delle popolazioni delle frazioni a sud, in particolar modo di quella del quartiere Marina.[11] L'espansione verso sud avrebbe consentito all'abitato principale di congiungersi alla principali linee di comunicazione, come ferrovie e assi viari, che si svilupparono lungo la valle della Fiumarella a partire dalla seconda metà del XIX secolo.[4] Altra conseguenza, fu lo sviluppo pressoché autonomo e incontrollato delle frazioni.[4] Catanzaro Sala si espanse intorno all'omonima stazione ferroviaria, la principale della città, operativa a partire dal 1899. Ciò comportava un progressivo potenziamenti dei trasporti e delle infrastrutture presenti nella zona e la stazione, posta sulla linea ferroviaria diretta al quartiere marinaro, fu proseguita fino al borgo di origine normanna di Sant'Eufemia, oggi parte integrante del comune di Lamezia Terme. Nella frazione Marina, divenuta successivamente Catanzaro Lido, l'espansione fu direzionata verso nord, con l'edificazione, negli anni sessanta, di un complesso di case popolari che dette vita all'odierno quartiere Fortuna.[11]

Fra le due guerre mondiali un ampio processo di urbanizzazione dell'immediata zona al di là di "fuori porte" (l'attuale Piazza Matteotti), dette vita al rione Milano, caratterizzato da abitazioni di pregevole fattura stilistica e di piccole dimensioni e da villette con giardino.[12] Successivamente, a partire dagli anni venti venne edificato il quartiere San Leonardo, caratterizzato da numerose abitazioni popolari che ben presto tuttavia furono destinate ad ospitare il ceto impiegatizio della città, configurando la zona come medio-borghese.[13]

Durante il periodo fascista, fu stravolto in maniera consistente il tessuto urbano del centro storico, attraverso l'approvazione del piano regolatore stilato da Marcello Piacentini che tuttavia fu attuato solo in parte. A fronte delle numerose opere previste, furono portate a termine solo le demolizioni del quartiere Paesello, zona malfamata e tipicamente operaia,[14] e di due importanti manufatti storici come il teatro comunale, ormai inagibile, e l'antica porta di mare a sud dell'abitato. Nel dopoguerra, l'abitato, ormai segnato dai bombardamenti subiti dalle forze alleate, fu soggetto ad un'opera di ricostruzione e rimodulazione del tessuto urbanistico. Negli anni cinquanta, furono edificati numerosi importanti edifici, come ad esempio il teatro comunale, il palazzo delle porte e il palazzo della provincia. Nello stesso periodo, fu redatto il nuovo piano regolatore, la cui approvazione effettiva fu certificata solamente al termine degli anni sessanta. Fra le opere previste, rilevante fu la demolizione di palazzo Serravalle su corso Mazzini, oggetto di numerose polemiche fra i soggetti coinvolti e la collettività.

Dagli anni cinquanta agli anni settanta modifica

A partire dagli anni cinquanta, l'esigenza di abitazioni data dalla crescita della popolazione e dal retaggio della seconda guerra mondiale che aveva comportato l'inagibilità di numerosi edifici del centro storico ormai danneggiati, comportò l'adozione di un piano urbanistico volto a dotare di abitazioni civili gli abitanti che occupavano alloggi di fortuna oramai inappropriati. Sul lato sud del monte Triavonà, lo sperone roccioso ove sorge il centro storico cittadino, fu dunque edificato un nuovo quartiere popolare, chiamato "Piano Casa", nel quale si insediò il ceto di estrazione popolare cittadino. La città si espandeva, dunque, per la prima volta al di fuori dei confini del centro storico in direzione sud. La zona, caratterizzata da un'architettura e da un tessuto urbanistico essenziale, fu dotata solamente negli anni successivi di spazi verdi e altri servizi, come ad esempio la fermata intermedia della Funicolare che collega il centro storico al quartiere a valle di Catanzaro Sala.[15]

Nello stesso periodo, proseguì la massiccia espansione verso nord. Intorno allo stadio comunale, fino ad allora circondato dalle campagne, vennero costruiti insediamenti popolari, come ad esempio il quartiere "Bellamena",[16] che vennero integrati negli anni settanta da edifici residenziali e soprattutto dal grande ospedale civile, inaugurato nel 1968.[17] Lungo il percorso di viale Pio X nacque dunque un ampio quartiere moderno, tipicamente residenziale, dotato di numerosi servizi.[18] A partire dagli anni settanta ospitò anche le strutture dell'Università Libera di Catanzaro (l'Università vera e propria fu istituita nel 1998).[18][19] A cavallo fra gli anni sessanta e settanta fu edificato il quartiere Pontepiccolo che permise al nucleo cittadino maggiormente urbanizzato di inglobare, lungo la strada per la Sila, la frazione di Pontegrande, antico abitato fino a quel momento di carattere rurale, e l'abitato montano di Sant'Elia.[17][6][18] A differenza di quanto avvenne per i quartieri situati a sud del centro storico, nei quartieri situati a nord vi si stabilirono i ceti medio-alti della popolazione.[20]

Successivamente, causa la particolare situazione orografica del capoluogo, l'espansione urbana si è sviluppata mediante la costruzione di nuovi ponti verso est e verso ovest. Nel 1962 terminarono i lavori di costruzione del ponte Bisantis, imponente viadotto ad arcata unica, che permise alla città di esser raggiunta dalla strada statale 280 dei Due Mari ma soprattutto di espandersi verso le colline poste ad ovest rispetto al centro cittadino, separate fino a quel momento dalla valle del torrente Fiumarella. Furono edificati dunque quartieri di edilizia popolare (C.E.P.), fra cui il quartiere Sant'Antonio, con lo scopo di permettere la diminuzione del sovrappopolamento che attanagliava il centro storico, offrendo alloggi alle classi meno abbienti della città.[21] Il risultato fu tuttavia la costruzione irrazionale di interi quartieri slegati fra loro.[22] Il processo di conurbazione permise l'inglobamento della frazione di Gagliano, abitato di origine romana che ha conservato nel corso del tempo le peculiarità stilistiche di un borgo antico.[23]

A cavallo fra il 1972 e il 1976 fu edificata la tangenziale ovest, un ulteriore viadotto, naturale prolungamento della SS 109 bis, che crea un ulteriore collegamento fra i quartieri situati a nord del centro cittadino e quelli situati a ovest oltre la valle della Fiumarella.[24]

Gli anni ottanta e l'espansione verso il mare modifica

A causa dell'esaurimento di terreni edificabili nei quartieri a nord del centro storico, conseguente ad un consistente attività di cementificazione che ha riguardato quelle zone della città a cavallo fra gli anni venti e sessanta, a partire dagli anni settanta viene programmata una nuova espansione, direzionata questa volta verso il mare da realizzarsi tramite lo sfruttamento della valle della Fiumarella. A partire dal 1969, l'urbanista Marcello Vittorini redige la cosiddetta "variante Vittorini", variante al PRG redatto da Marconi nel 1957,[25][26] approvata nel 1972.[27] Negli anni ottanta vengono dunque edificati quartieri di edilizia popolare e cooperativistica, soprattutto grazie alla spinta propulsiva dell'IACP, che prendono i nomi di Aranceto, Pistoia e Corvo.[26] Specialmente quest'ultimo, è caratterizzato da un tessuto urbanistico ordinato e razionale, rappresentando quasi un unicum nell'ambito della disordinata e disforme edificazione dei quartieri moderni della città.[26] Tali abitazioni erano destinate alle fasce meno abbienti della popolazione, come anche le residenze popolari edificate nel quartiere Germaneto.[26]

I nuovi insediamenti a sud ebbero inizialmente problemi legati alla tardiva urbanizzazione della zona, che comportarono ritardi e controversie nell'assegnazione degli alloggi.[28] Inoltre, la carenza di servizi, l'isolamento atavico dei quartieri costruiti lungo l'asse di viale Isonzo, che costeggia il corso della Fiumarella, e la difficile integrazione della popolazione di etnia Rom, alla quale furono affidati numerose abitazioni (specialmente nella zona di Pistoia), con quella autoctona,[29][30] ha causato il proliferare di una situazione generale di degrado che interessa l'intera area, divenuta ben presto la meno vivibile della città.

Il nuovo millennio e l'espansione verso ovest modifica

Con il recente sviluppo urbanistico si sta delineando un modello di città "tripolare" organizzata per funzionalità, in cui il centro cittadino rimarrà polo d'indirizzo politico e organizzativo, il quartiere Lido centro turistico e il nuovo quartiere Germaneto centro universitario e direzionale.

Lungo la costa si è assistito ad una progressiva conglomerazione con alcune frazioni di comuni limitrofi come Roccelletta di Borgia, Caraffa di Catanzaro, Sarrotino, Simeri Crichi.

Negli anni passati è stata avanzata la proposta di costituire un'area metropolitana, già deliberata dalla regione Calabria[31], con la città di Lamezia Terme, proposta attualmente accantonata che prevedeva un'area comprendente 10 comuni creando un'area integrata che si sarebbe estesa dalla costa ionica a quella tirrenica, coinvolgendo oltre 200.000 abitanti. Nonostante l'attuale accantonamento della proposta, resta tuttavia evidente un processo di conurbazione che sta coinvolgendo i comuni di Catanzaro e Lamezia e il territorio attraversato dalla Strada statale 280 dei Due Mari.

A partire dal nuovo millennio è stata programmata l'espansione urbanistica verso la zona ovest della periferia cittadina, coincidente col quartiere popolare di Germaneto. L'area, ampia e fino ad allora scarsamente urbanizzata, è attraversata dal letto del fiume Corace ed è stata interessata da un intenso processo di urbanizzazione che ha avuto come conseguenza principale la costruzione di numerose infrastrutture e la delocalizzazione di sedi istituzionali ospitate precedentemente nel centro città. Nel 2006 è stata inaugurata la nuova stazione di Catanzaro, in sostituzione di quella di Catanzaro Sala. Nello stesso anno è stato inaugurato il campus dell'Università Magna Græcia[19] e nel 2015 sono giunti al termine i lavori per la costruzione della cittadella della Regione Calabria, nuova sede dei lavori della giunta regionale.[32]

Da un punto di vista infrastrutturale, a cavallo fra il 2011 e il 2019 sono state inaugurate importanti arterie: la variante di collegamento fra la strada statale 280 dei Due Mari[33] e la strada statale 106 Jonica, la strada statale 106 var/A Variante di Catanzaro Lido (che taglia da est a ovest la città)[34] e la strada provinciale che collega il quartiere a Catanzaro Lido, naturale prolungamento della SS 280 dei Due Mari, tutte strade a doppia carreggiata per senso di marcia.[35] Inoltre, nel 2018 sono iniziati i lavori per la costruzione della nuova linea della metropolitana di Catanzaro, che collegherà il centro cittadino al campus, alla cittadella regionale e alla stazione.

La zona, ridenominata "Area direzionale di Catanzaro", ospita quotidianamente un flusso di circa 35 000 utenti[36] e in virtù dei processi urbanistici avviati ha assunto i connotati di centro direzionale di notevole rilevanza per tutta la regione.[37]

Note modifica

  1. ^ D'Amato, p. 7
  2. ^ D'Amato, p. 8
  3. ^ D'Amato, p. 17
  4. ^ a b c d e Piano regolatore generale di Catanzaro arch. Plinio Marconi, ing. Gustavo Parone. - 1967 (PDF), su rapu.it, https://www.rapu.it/, 7 novembre 1957. URL consultato il 20 maggio 2020.
  5. ^ Colapietra, p. 172
  6. ^ a b Touring club, p. 525.
  7. ^ Manfredi, Michele Maria, su icsaicstoria.it, http://www.icsaicstoria.it/. URL consultato il 12 maggio 2020.
  8. ^ Colapietra, p. 172
  9. ^ Mazza, p. 342.
  10. ^ Mazza, p. 352.
  11. ^ a b Un po' di storia de "La Marina" di Catanzaro, su catanzarolido.net, http://www.catanzarolido.net/, 29 aprile 2015. URL consultato il 20 maggio 2020.
  12. ^ Touring club, p. 533.
  13. ^ Granato, p. 17.
  14. ^ Mazza, p. 343.
  15. ^ Il quartiere, su sullostessopiano.it, http://www.sullostessopiano.it/. URL consultato il 12 maggio 2020.
  16. ^ Una targa per ricordare il barone Francesco Varcasia Vercillo, su catanzaroinforma.it, https://www.catanzaroinforma.it/, 2 aprile 2019. URL consultato il 12 maggio 2020.
  17. ^ a b Mazza, p. 200
  18. ^ a b c Touring club, p. 532.
  19. ^ a b Alfredo Focà, Sulle origini dell'Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro (PDF), su cassiodoro.unicz.it, http://www.cassiodoro.unicz.it/. URL consultato il 20 maggio 2020.
  20. ^ Mazza, p. 245
  21. ^ Mazza, p. 243
  22. ^ Mazza, p. 365
  23. ^ Mazza, p. 201
  24. ^ Strada Statale 109bis - Tangenziale Ovest di Catanzaro, su alfieriarchitecture.com, https://www.alfieriarchitecture.com/. URL consultato il 12 maggio 2020.
  25. ^ Mazza, p. 199.
  26. ^ a b c d Mazza, p. 369.
  27. ^ Catanzaro, Variante Generale al PRG, su archiviomarcellovittorini.univaq.it, http://archiviomarcellovittorini.univaq.it/. URL consultato il 21 maggio 2020.
  28. ^ Ci sono 400 case pronte. Mancano solamente acqua, luce, fogne... (PDF), su archivio.unita.news, https://archivio.unita.news/, 9 febbraio 1979. URL consultato il 15 marzo 2020.
  29. ^ Per chi vota il rom a Catanzaro?, su archivio.panorama.it, http://archivio.panorama.it/, 29 aprile 2011. URL consultato il 21 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2017).
  30. ^ PROGETTO ROM (PDF), su old.regione.calabria.it, http://old.regione.calabria.it/. URL consultato il 21 maggio 2020.
  31. ^ Nuova pagina 2
  32. ^ Catanzaro inaugura la Cittadella regionale, su st.ilsole24ore.com, https://st.ilsole24ore.com/, 21 luglio 2015. URL consultato il 20 maggio 2020.
  33. ^ Inaugurato primo tratto Sp Germaneto, su catanzaroinforma.it, 12/10/2011. URL consultato il 20 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).
  34. ^ Infrastrutture: Anas, inaugurato nuovo tratto Ss 106, su cn24tv.it, http://www.cn24tv.it/, 20 maggio 2015. URL consultato il 20 maggio 2020.
  35. ^ Aperta la nuova strada provinciale di collegamento tra Germaneto e Catanzaro Lido, su wesud.it, https://wesud.it/, 11 giugno 2019. URL consultato il 20 maggio 2020.
  36. ^ Piano Strutturale Associato 2010 (PDF), su psacortale.it, http://www.psacortale.it/, 2010. URL consultato l'11 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2013).
  37. ^ Fera, Ziparo, p. 74.

Bibliografia modifica