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Sant'Umberto

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Sant'Umberto
comune
Localizzazione
Stato  Italia
Amministrazione
SindacoDorotea Cannavina
Lingue ufficialiItaliano
Data di istituzione24 aprile 1473
Territorio
Altitudine219 m s.l.m.
Superficie28 km²
Abitanti14 097 (03-09-2023)
Densità503,46 ab./km²
Altre informazioni
LingueItaliano
Cod. postale89844
Prefisso0963
Fuso orarioUTC+1
TargaRC
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[1]
Nome abitantiUmbertini
PatronoSant'Umberto, Sant'Anna
Giorno festivo24 aprile, 15 agosto
MottoI cittadini sono l'identità
[sites.google.com/view/comune7santumberto-vvv Sito istituzionale]

Sant'Umberto è un comune italiano di 14 097 abitanti della provincia di Reggio Calabria. Si adagia a 219 metri sul livello del mare, nelle propaggini meridionali del Monte Poro, con ampia veduta sulla sottostante Piana di Gioia Tauro e sull'omonimo golfo.

Era il 29 novembre 1472, quando tre uomini trovano una terra senza proprietari: una terra libera, libera dalle impurità delle borghesie, libera dalle ricchezze dei regnanti, libera da tutto. Quella terra era molto grande, una gigantesca collina nella metà della Penisola Calabrese, dove vigeva il Regno di Napoli. Tutto ciò è però incolto, e, nonostante era sotto il governo di Napoli, nessuno aveva mai curato o comprato quel pezzo di terreno, così i tre uomini si misero a costruire una graziosa casetta in pietra sul cucuzzolo della collina. Ce ne era una sola, dopo un po’ ne comparve un’altra, e poi un’altra ancora, fino a diventare ben 21, tutte abitate!

La libertà del piccolo villaggio, abitato per lo più da poveri commercianti che avevano fallito la loro attività, non passò molto tempo inosservata al governo di Napoli, che il 6 aprile venne invase il paese. Fu facile conquistare quel piccolo territorio, dato che era privo di protezione. Il Regno contribuiva alla costruzione e all’ampliamento del villaggio, che il 24 aprile del 1473 venne ribattezzato come “Sant’Umberto”. Divenne un bel borgo, con tanto di chiesa e campanile.

Una ricca famiglia della zona, conosciuta a quei tempi con il nome di Cavalcanti, fecero costruire una banca da dove ereditarono molte ricchezze. Fecero costruire un castello. Si sparsero per il paese le voci che nei sotterranei si torturavano persone. Così il 24 maggio 1496 una grande manifestazione cacciò via i Cavalcanti, costringendoli a trovare riparo a Reggio Calabria. Napoli venne a sapere dell’accaduto, e fece esiliare tutti gli abitanti del paesino (ottobre 1496) e li mandò in un campo ad Agrigento, di cui ancora oggi non si sa cosa si facesse. Nel settembre 1498 lo Stato di Firenze venne segretamente a liberare i poveri abitanti in esilio. Quella notte ci fu una guerriglia nel campo, tra fiorentini e umbertini contro i napoletani (intesi come militari del Regno di Napoli). Finì dopo tre giorni, dove i napoletani si arresero e i fiorentini portarono con loro gli umbertini, ma non a Sant’Umberto, a Firenze, in un centro riservato dove sono rimasti momentaneamente lì in attesa che Napoli diede un’approvazione per tornare al paesino originale. Di quell’approvazione per tornare a Sant’Umberto non si vide traccia.

Nel 1576 tornò la peste a Milano, diffondendosi anche a Firenze, nacque così un odio verso gli umbertini che abitavano ancora là, questo odio era legato ad una leggenda del 1200 che diceva “Poco prima del ‘500 i fiorentini sentiranno il bisogno di salvare un popolo che 65 anni dopo porterà alla distruzione”. Allora gli umbertini furono trasportati a Edimburgo (all’ora in Inghilterra). Firenze rimase colpita duramente da quest’ultima epidemia, mentre in Inghilterra nessuno venne colpito dalla peste. L’Inghilterra si accorse della presenza di italiani nel territorio molti decenni dopo (1663) e li accolse molto felicemente. L’Inghilterra volle riportare gli umbertini, a cui teneva molto rispetto, a Sant’Umberto, ma un altro focolaio di peste si scatenò a Marsiglia nel 1720 e uccise il 50% della popolazione cittadina, così si rimase cauti e invece di far tornare gli umbertini “a casa” li portarono ad Amsterdam.

Gli inglesi accompagnarono gli umbertini per tutto il viaggio fino a tornare definitivamente a Sant’Umberto nel 1724. Il paese era abitato, ristrutturato e sembrava che non ci fosse mai stata una recessione sociale. Napoli, infatti, si era presa cura del borgo, e, quelli che sembravano abitanti erano operai. La storia lasciò molto perplessi i vecchi abitanti: come era possibile che prima venivano odiati e ora venerati?

Nel 1750 nasce a Sant’Umberto una piccola borghesia che si proclama indipendente dal Regno di Napoli nel 1758, ma mai riconosciuta ufficialmente dagli altri stati.

La Rivoluzione Industriale aiuta il piccolo paese con poco più di 200 abitanti ad espandersi, e nel 1773 Sant’Umberto conosce il suo massimo picco economico: il paese possedeva 74 mila € attuali, il che per quel tempo era una grande ricchezza. Fu così che Sant’Umberto pagò il Regno di Napoli circa 40.000 € per ricevere l’indipendenza. Perciò nel 1776 Sant’Umberto divenne una repubblica autonoma, si costruì un parlamento e nel giro di pochi anni ben 2.000 persone accorsero nel paese per andarci a vivere. I parlamentari erano 54 precisi (1781) e il più influente di quell’epoca fu Antonio Iannello che salì al potere della Repubblica nel 1785 diventandone presidente.

Gli abitanti e i parlamentari del paese non sapevano però una cosa: Iannello era stato 30 anni prima colui che torturava le persone nei sotterranei del Castello Cavalcanti, e la sua intenzione era quella di portare la Repubblica ad uno stato di abbandono e recessione economica e sociale.

Fu così che nel 1789 (inizio della Rivoluzione Francese) iniziò il declino della Repubblica di Sant’Umberto: la recessione sociale organizzata da Iannello ebbe successo perché il paese perse 6.700 abitanti, di cui 2.100 uccisi, e così ebbe successo anche la recessione economica perché andarono perduti ben 90.000 €; tutto all’oscuro di ognuno.

Il 18 settembre del 1795, il parlamentare Vincenzo Fruci venne a sapere di ciò che stava succedendo frugando nei documenti segreti del presidente, comunicò a tutti gli altri parlamentari l’accaduto mostrando i fogli davanti a 150 persone (i parlamentari)(quest’azione fu presa come esempio da Lenin nell’aprile 1917 durante la Prima Guerra Mondiale).

Intorno a giugno dell’anno 1796 il presidente Iannello fu deposto dal potere di Sant’Umberto, sostituito da Domenico Perri. La piccola repubblica ormai in decadenza conobbe la sua fine nel novembre 1796 quando Napoleone Bonaparte conquistò il sud Italia.

Il paese venne spazzato via dalle manifestazioni contro il governo francese.

Successivamente, nel 1814, cadde l’impero di Napoleone con in Congresso di Vienna, e da quel giorno nacque la riunificazione della penisola italica, un’operazione conosciuta oggi come “Rinascimento”.

Sant’Umberto non divenne mai più indipendente, fu una delle repubbliche che durò di meno in tutta la storia della terra: 20 anni circa (1776-1796).

Durante la spedizione dei Mille, guidata da Garibaldi nel 1860, Sant’Umberto passò a far parte del Regno d’Italia. In seguito, il paese riprese a funzionare correttamente, e non con un governo corrotto come successo 75 anni prima. Per altri 62 anni si visse bene, tranne per il fatto che il sud rimase sempre più povero rispetto al nord.

Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale l’Italia era uno stato molto precario, il costo della vita aumentò del 450% e la lira era una moneta quasi provvisoria.

Nel 1922, nello stesso anno della fondazione dell’Unione Sovietica, Mussolini salì al potere dell’Italia, facendo decadere ancora di più il sud della nazione.

A Sant’Umberto venne tolto un potere importante: quello giudiziario, infatti fino a quel tempo il paese possedeva uno dei tribunali più grandi e influenti dell’epoca, uno dei più famosi, e con questa decisione venne demolito il tribunale, che oggi si può visitare (i resti) a pochi chilometri fuori da Sant’Umberto. (coordinate LT 38,2863 LG 15,8427)

Il 3 gennaio 1925 fu una data storica per l’Italia: Mussolini ufficializzò alla camera la dittatura, seguita 8 anni dopo dalla dittatura nazista.

L’alleanza fra Germania e Italia fu un motivo di grande sconforto per Sant’Umberto, che da sempre sosteneva il governo di sinistra, ma grazie a Giuseppe Fori, il paese cominciò a supportare l’estrema destra e in particolare i nazisti, tanto da istituire una legge (1937) che diventò la prima legge raziale della storia, infatti fu stabilita e messa in

pratica un anno prima di quelle ufficiali.

Nel 1940 l’Italia entrò nella Seconda Guerra Mondiale a fianco di Hitler con grande acclamazione del popolo di Sant’Umberto.

Durante il 1942 gli alleati sbarcarono in Sicilia per liberare l’Italia dai fascisti. Dopo la notizia dello sbarco bel 7.800 persone si arruolarono nell’esercito italiano per mandare via gli statunitensi, ma subirono una pesante sconfitta a Taormina, dove persero la vita 6.000 soldati umbertini.

Gli alleati conquistarono il sud Italia e con il Giuramento di via Rinascente tutti gli abitanti giurarono di non supportare mai più l’estrema destra, e con la legge 236 chiunque fosse visto dalle autorità mentre faceva il saluto nazista gli veniva arrecata una multa da 30.000 lire.

Nel 1946 il 92 % degli abitanti votarono per la Repubblica, mentre il restante 8 % la monarchia. I voti degli umbertini si effettuarono a Reggio di Calabria, questo perché Sant’Umberto non era un seggio elettorale, i seggi gli vennero concessi solo nel 1972.

Il 30 gennaio del 1981 il politico Angelo Rubino fece un referendum in tutta Italia per votare nuovamente l’indipendenza di Sant’Umberto. Il referendum ebbe una sconfitta schiacciante, dove il 99,9999999999 % degli italiani votarono la non indipendenza del paese, compresi gli umbertini stessi. Lo 0,0000000001 % che votò l’indipendenza di Sant’Umberto furono Barbara Tosanti (futura madre di Anna Gargano), Angelo Rubino e altre 212 persone, principalmente pugliesi e abruzzesi.

Ad agosto 1988 Barbara Tosanti rimane in cinta di Anna Gargano, fu così che il 24 aprile 1989 partorisce all’Ospedale di Sant’Umberto degli Infermi.

Nel 1995 apre un negozio di Microsoft Windows che riceve in soli 27 giorni ben 52.000 € (febbraio 2002) con l’uscita della versione più iconica di Microsoft mai stata creata: Windows XP.

Il 15 maggio 2003, alle 03:49 della notte, Maddalena Gargano viene a sapere che la nipote (Anna) viene rinchiusa dalla madre Barbara nel garage.

Accorre subito al box auto della famiglia correndo ancora in pigiama e con l’età di 64 anni, raggiungendo Anna nel tempo di soli 23 minuti. Prima di salvare la piccola 14enne fa eruzione in casa dei genitori e trova Barbara con un coltello da macellaio in mano davanti a Raffaele (il figlio di Maddalena, marito di Barbara e quindi padre di Anna) con lo scotch Tape ultra-adesivo sulla bocca. Maddalena riesce per miracolo a salvare Raffaele, richiudendo nell’ascensore Barbara, che subisce un attacco di claustrofobia e sviene all’interno di essa.

Furono minuti di alta tensione per Sant’Umberto.

Maddalena e Raffaele raggiungono il garage, ma Barbara aveva (3 settimane prima) cambiato la serratura e perciò non riuscirono ad aprirlo. Chiamarono la polizia, che arrivò con 40 minuti di ritardo, dato che non esisteva una caserma a quel tempo. Così accorse il marito di Maddalena: Antonello, che con i suoi attrezzi da operaio riuscì a scassinare la serranda del box. Trovarono il corpo di Anna inerme vicino al tosaerba di Raffaele. Arrivò l’ambulanza in contemporanea con gli elicotteri della Protezione Civile e le macchine della polizia. Fu la notte più caotica di tutta la storia dell’Italia, tanto da esserci un monumento rappresentante Maddalena, Anna, Raffaele, Antonello e i soccorsi in 37 città.

Barbara era ancora nell’ascensore e ci rimase per altre 11 ore, fino a quando Raffaele non si ricordò di lei.

Tre giorni dopo la liberazione di Anna, si tenne un processo al tribunale di Cosenza per ricostruire l’accaduto. Al processo erano presenti Barbara Tosanti, Anna Gargano, Raffaele, Antonello, Maddalena.

Fu così che Barbara si ritrovò agli arresti domiciliari per 13 anni, fino al 2016, persino la madre era in disaccordo con ciò che aveva fatto, e si trovò isolata, fino all’estate del 2019.

Quel fatto rese Anna famosa in tutto il mondo, donandole ben 30 miliardi di €, che usò comprando ¼ delle eredità che possiede oggi. Andò a vivere con la nonna (Maddalena) fino al 2012, quando si trasferì in Texas (USA) comprando molte cose. Lei usò il cibo per sfuggire al ricordo della sua traumatica infanzia.

Anna tornò a Sant’Umberto nel 2017, dove rese la nonna milionaria, e comprarono insieme palazzi e villa sparsi per tutta l’Italia.

Si visse un periodo tranquillo nel paese, fino al 18 agosto del 2022, quando Anna cominciò ad avere attacchi di panico e a distruggere tutto. Maddalena provò a rilegare rapporti con la vera madre di Anna, mettendosi subito in contatto con Raffaele, già divorziato. Raffaele accolse con piacere la richiesta e insieme presentarono a Barbara la “nuova” Anna. Essa fu insultata pesantemente dalla madre perché grassa, ciò ebbe una grande influenza sull’autostima di Anna e la portò all’esaurimento e alla depressione.

In un incontro ad Orvieto con Anna, Maddalena ed alcune sue amiche, Anna venne presa da un aereo intercontinentale causando la rottura del braccio della 33enne (tutto ciò all’Aeroporto di Fiumicino a Roma).

Pochi giorni prima della morte della regina Elisabetta, Anna viene urgentemente chiamata dalla sua agenzia di moda a New York e fu costretta a cominciare il suo viaggio con il jet privato. Durante ciò incontra una forte tempesta che la costringe a fermarsi a Lisbona (Portogallo) e da lì svanisce nel nulla la sua depressione.

Il 27 ottobre (2022) Anna causa danni a tantissimi edifici di Sant’Umberto e viene così condannata all’ergastolo. Mentre il paese viene gradualmente ricostruito, Maddalena vende la sua casa con super terrazza vista mare a sant’Umberto, durante il trasferimento degli abitanti nelle diverse province della Calabria. In questa strage muore anche Barbara Tosanti.

Maddalena e altre sue amiche si riuniscono ancora una volta durante il ponte dell’Immacolata, in questa occasione a Firenze per capire cosa si doveva fare con le eredità di Anna.

A metà gennaio Maddalena riesce a pagare la cauzione per liberare dal carcere Anna, che da quel giorno non ha mai causato più danni.

Verso la fine del 2023 il comune viene sciolto dal presidente per infiltrazioni mafiose.

Infine si arriva ad oggi, dove Sant’Umberto è invasa dalla burocrazia e lentezza dello Stato, inoltre riempita di critiche per la sua organizzazione. È un paese, si piccolo, ma forte, che in 551 anni di storia violenta e turbolente è ancora qua.

Il più grande mistero di tutta questa storia è: chi chiamò Maddalena quella notte del 2003?

  1. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.