Archita

filosofo, teorico della musica, astronomo, matematico e politico greco antico
(Reindirizzamento da Archita da Taranto)
(LA)

«Magnum in primis et praeclarum virum»

(IT)

«Uomo fra i primi grande e illustre»

Archita (in greco antico: Ἀρχύτας?, Archýtas; Taranto, 428 a.C.Matinum, 360 a.C.[1]) è stato un filosofo, matematico e politico greco antico. Appartenente alla "seconda generazione" della scuola pitagorica, ne incarnò i massimi principi secondo l'insegnamento dei suoi maestri Filolao (470 a.C.-390 a.C./380 a.C.) ed Eurito (V secolo a.C.).[2] È considerato il creatore della meccanica razionale e il fondatore della meccanica.

Archita

Biografia

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Figlio di Mesarco (o di Estieo o di Mnesagora, a seconda delle fonti),[3] nacque a Taranto, città della quale fu "stratego massimo" nella prima metà del IV secolo a.C. proprio nel periodo in cui la città raggiungeva l'apice del suo sviluppo economico, politico e culturale.

Archita condusse una vita austera, improntata a uno stretto autocontrollo nel rispetto delle rigide regole della setta pitagorica,[4] ma non priva di umana socievolezza: racconta Eliano[5] che spesso quello s'intratteneva a scherzare con i figli dei suoi schiavi e con questi stessi non disdegnava di sedere assieme a banchetto.[6]

La politica

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Abile uomo politico, si tramanda che fosse stato nominato per sette volte stratego (στρατηγός, strategòs) della città-stato di Taranto riuscendo ad essere un condottiero sempre vittorioso nelle sue battaglie.[7] Probabilmente fu anche stratego "autocrate" (αὐτοκράτωρ, autocrator) della Lega italiota, ricostituitasi dopo la morte di Dionisio I di Siracusa, e che ebbe come sede Eraclea sotto l'effettivo controllo di Taranto.[8]

Non si sa se, nonostante il divieto della costituzione cittadina, fosse stato nominato consecutivamente; i suoi mandati vengono datati tra il II e il III viaggio (367-361) di Platone, quindi potrebbero essere stati ricoperti anche uno di seguito all'altro.[9]

Attuò una politica di sviluppo che portò Taranto a diventare la metropoli più ricca e importante della Magna Grecia. Con l'edificazione di monumenti, templi e edifici[10] diede nuovo lustro alla città. Potenziò il commercio stringendo relazioni con altri centri, come l'Istria, la Grecia, l'Africa.[11]

Durante il suo governo, si dedicò allo sviluppo dell'economia favorendo l'agricoltura e insegnando egli stesso ai contadini i precetti per migliorare i raccolti. Spesso ricordava loro che Apollo non concesse altro a Falanto che fertili campi e amava ripetere:

«Se vi si domanda come Taranto sia diventata grande, come si conservi tale, come si aumenti la sua ricchezza, voi potete con serena fronte e con gioia nel cuore rispondere: con la buona agricoltura, con la migliore agricoltura, con l'ottima agricoltura.[12]»

Nel campo legislativo promulgò diverse leggi per favorire una più equa distribuzione delle ricchezze, basandola sui principi dell'armonia matematica.[9]

Uomo di multiforme ingegno

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Si interessò di scienza, musica ed astronomia e studiò matematica con Eudosso di Cnido.[13]

La vastità di queste competenze in Archita si spiega con il fatto che la scuola pitagorica concepiva la matematica, o meglio l'aritmogeometria,[14] fondamento della realtà naturale e l'universo come un cosmo,[15] ordinato cioè secondo principi mistico-matematici dai quali si generava un'armonia musicale poiché la musica stessa si basava su precisi rapporti matematici.

«Credettero che i principi delle matematiche fossero i principi di tutti gli esseri. Ora, i principi delle matematiche sono i numeri. Pensarono quindi che gli elementi dei numeri fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero.»

Non a caso Archita è stato il primo a proporre il raggruppamento delle discipline canoniche (l'aritmetica, la geometria, l'astronomia e la musica nel quadrivium, l'ordinamento che Boezio riprese in epoca medievale).[16]

Infine, la partecipazione alla scuola pitagorica, configurata come una setta mistica, era riservata a spiriti eletti e implicava che gli iniziati che la frequentassero avessero disponibilità di tempo e denaro per trascurare ogni attività remunerativa e che potessero dedicarsi interamente a complessi studi: da qui il carattere aristocratico del potere politico che i pitagorici esercitarono nella Magna Grecia fino a quando non furono sostituiti dai regimi democratici.[17]

L'amicizia con Platone

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Archita conobbe Platone[18] quando, intorno al 388 a.C., il filosofo ateniese soggiornò a Taranto nel suo primo viaggio verso Siracusa, dove ebbe un confronto piuttosto acceso con il tiranno Dionigi I sulla realizzazione di una possibile riforma filosofica del suo governo.[19]

L'amicizia con Archita fu preziosa per Platone quando nel 361 a.C., compiendo questi il suo terzo e ultimo viaggio in Sicilia nel tentativo di realizzare la sua riforma, il nuovo tiranno Dionigi il Giovane lo cacciò dall'Acropoli facendolo vivere nella casa di Archedemo, vicino ai mercenari che mal lo sopportavano. Fu grazie ad Archita, il quale inviò il tarantino pitagorico Lamisco a Siracusa per convincere l'amico Dionigi il giovane[20] a liberare Platone, che il filosofo poté tornare ad Atene.[21]

Lo stesso Platone raccontò così quegli avvenimenti:

«… Sembra che Archita si sia recato presso Dionisio; perché io, prima di ripartire avevo unito Archita e i Tarantini in rapporti di ospitalità e di amicizia con Dionisio…»

«… E così con un terzo invito Dionisio mi mandò una trireme per agevolarmi il viaggio, e insieme mandò un amico di Archita, Archedemo, che egli riteneva fosse il più apprezzato da me tra quei di Sicilia, e altri Siciliani a me noti…»

«Altre lettere poi mi giungevano da parte di Archita e dei Tarantini, che facevano grandi elogi dello zelo filosofico di Dionisio, e anche avvertivano che, se non fossi andato subito, avrei causato la completa rottura di quell'amicizia che io avevo creato tra loro e Dionisio, e che era di grande importanza politica…»

«… vennero in molti da me, fra cui alcuni servi di origine ateniese, e quindi miei concittadini; essi mi riferivano che calunnie circolavano su di me fra i peltasti, e che alcuni minacciavano, se riuscivano a cogliermi, di sopprimermi. Escogito allora qualche mezzo di salvezza: mando ad avvertire Archita e gli altri amici di Taranto in che condizione mi trovo. E quelli, colto un pretesto per un'ambasceria, mandano uno dei loro, Lamisco, con una nave e trenta rematori. Costui, appena giunto, intercede per me presso Dionisio, dicendogli che io volevo partire e nient'altro che partire; Dionisio accondiscese e mi lasciò andare, dandomi i mezzi per il viaggio.»

Archita morì a seguito di un naufragio probabilmente nel corso di operazioni di guerra[22] nelle acque di fronte alla città di Matinum (attuale Mattinata sul Gargano) e lì fu sepolto, come riferisce il poeta Orazio:

(LA)

«… Te maris et terrae numeroque carentis harenae / mensorem cohibent, Archyta, / pulveris exigui prope litus parva Matinum / munera…»

(IT)

«… Te misuratore del mare e della terra e delle immensurabili arene, coprono, o Archita, pochi pugni di polvere presso il lido Matino…»

Pensiero

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Nonostante Archita sia vissuto dopo Socrate, viene considerato un continuatore dei filosofi presocratici, perché appartenne alla Scuola pitagorica e si mantenne aderente al pensiero di Pitagora, tant'è che basò le proprie idee filosofiche, politiche e morali sulla matematica. Al riguardo, infatti, così recitano due suoi frammenti:

«Quando un ragionamento matematico è stato trovato, controlla le fazioni politiche e aumenta concordia, quando c'è manca l'ingiustizia, e regna l'uguaglianza. Con ragionamento matematico noi lasciamo da parte le differenze l'un con l'altro nei nostri comportamenti. Attraverso essa i poveri prendono dai potenti, ed i ricchi danno ai bisognosi, entrambi hanno fiducia nella matematica per ottenere un'azione uguale»

«Per essere bene informato sulle cose che non si conoscono, o si devono imparare da altri o bisogna scoprirle da sé. Ora imparando si deduce da qualcun altro e ciò è straniero, mentre scoprendo da sé è proprio. Scoprire senza cercare è difficile e raro, ma con la ricerca è maneggevole e facile, sebbene chi non sa cercare non può trovare.»

Ad Archita sono tradizionalmente attribuiti molti testi spuri, mentre sono sopravvissuti soltanto alcuni frammenti originali, conservati nelle opere di Ateneo e Cicerone e provenienti dai suoi discorsi morali, che delineano un filosofo più originale nel suo pensiero etico rispetto alla dottrina pitagorica e piuttosto influenzato da quella platonica.

Meccanica

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Archita viene considerato l'inventore della Meccanica razionale e il fondatore della Meccanica.[23] Si dice che abbia inventato due straordinarie apparecchiature meccaniche.

Un'apparecchiatura era un uccello meccanico, la famosa «colomba di Archita», l'altra sua invenzione era un sonaglio per bambini. Il primo è descritto dallo scrittore e critico latino Aulo Gellio,[24] e ne tentò la ricostruzione uno studioso tedesco, Wilhelm Schmidt.[25] Pare si trattasse d'una colomba di legno, vuota all'interno, riempita d'aria compressa e fornita d'una valvola che permetteva apertura e chiusura, regolabile per mezzo di contrappesi. Messa su un albero, la colomba volava di ramo in ramo perché, apertasi la valvola, la fuoruscita dell'aria ne provocava l'ascensione; ma giunta ad un altro ramo, la valvola o si chiudeva da sé, o veniva chiusa da chi faceva agire i contrappesi; e così di seguito, sino alla fuoruscita totale dell'aria compressa.

Il secondo giocattolo, la raganella, ebbe fortuna: è ancora in uso e spesso si vede nelle fiere popolari di giocattoli. Nella forma originaria era costituita da una piccola ruota dentata fissata ad un bastoncino. Sulla ruota, da dente a dente, saltava una molla cui era congiunto un pezzo di legno.[26] Aristotele[27] consigliava questo giocattolo ai genitori perché, divertendo e captando l'attenzione dei bambini, li distoglieva dal prendere e rompere oggetti domestici.

Si dice anche che Archita abbia inventato la carrucola e la vite, anticipando Archimede, ma non si hanno conferme storiche a tale riguardo.[28]

Recenti approfondimenti hanno sottolineato il grande contributo dato da Archita alla Meccanica soprattutto con la felice intuizione dell'efficacia della matematica nella risoluzione di problemi meccanici.[29][30]

Matematica

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Il più importante risultato ottenuto da Archita è una soluzione tridimensionale del problema della duplicazione del cubo. Precedentemente, Ippocrate di Chio aveva ricondotto questo problema ad un problema di proporzionalità: se a è il lato del cubo che si vuole duplicare, allora il problema consiste nel trovare due valori x e y medi proporzionali tra a e 2a, ovvero tali che

 

Trovati questi due valori, x rappresenta il lato del cubo con volume doppio. La costruzione geometrica utilizzata da Archita per risolvere questo problema è uno dei primi esempi dell'introduzione del movimento in geometria: in esso si considera una curva, conosciuta come curva di Archita, generata dall'intersezione della superficie di un cilindro e di un semicerchio in rotazione rispetto a uno dei suoi estremi.[31][32]

Archita si dedicò anche alla teoria delle medie, e diede il nome odierno alla media armonica (prima conosciuta come media sub-contraria). Inoltre, dimostrò che tra due numeri interi che sono nel rapporto   non è possibile trovare nessun altro intero che sia una media geometrica.[33] Il risultato ha applicazione alla teoria delle scale musicali (vedi sotto).

Apuleio[34] riporta un argomento di fisica trattato da Archita: la natura della riflessione della luce sopra uno specchio. Platone[35] pensa che dai nostri occhi partano dei raggi luminosi che vanno a mescolarsi con quelli che colpiscono lo specchio. Archita concorda col fatto che i raggi partano dai nostri occhi, ma senza combinarsi con alcuna cosa.

Più felici furono le sue deduzioni sul rumore. Egli capì che provenivano dalle vibrazioni prodotte dall'urto dei corpi nell'aria. Da tale scoperta, formulò l'ipotesi che anche i corpi celesti, dotati di continuo movimento, dovessero produrre rumore. Questo rumore però, non sarebbe udibile dai sensi umani, essendo non intervallato, ovvero continuo nel tempo.

Molto interessanti sono gli studi di carattere sperimentale che condussero a conoscere le cause che diversificano i suoni acuti dai gravi, diversità che sono in funzione della rapidità della vibrazione. Tanto più rapida è la vibrazione, tanto più acuto è il suono che ne proviene, e viceversa. Esperimenti furono eseguiti con flauti, zufoli, tamburelli, e si constatò come anche la voce umana seguisse questo principio.[36]

Nell'ambito della teoria musicale sviluppata dalla scuola pitagorica (ed esposta per la prima volta da Filolao), tre contributi sono sicuramente dovuti ad Archita.

Il primo è la teoria secondo cui l'altezza dei suoni è determinata dalla loro velocità di propagazione. Secondo Archita, una bacchetta che oscilla più velocemente (oggi diremmo con frequenza più alta) produrrebbe un suono che si propaga con maggiore velocità nell'aria, e che di conseguenza è percepito come "più alto", rispetto a una bacchetta che oscillasse più lentamente. Questa teoria, per quanto non corretta dal punto di vista fisico e percettivo, rappresenta il primo tentativo di attribuire parametri quantitativi alla propagazione del suono, e fu ripresa da molti autori successivi (inclusi Platone e Aristotele).[37]

Il secondo contributo è di natura specificamente matematica. Archita conosceva la relazione fra intervalli musicali e frazioni che conduce alla costruzione della scala pitagorica. Uno dei problemi teorici connessi a quella costruzione era il perché gli intervalli dovessero essere progressivamente suddivisi secondo quelle particolari proporzioni, anziché suddividere semplicemente ogni intervallo in due sottointervalli uguali. Per comprendere la natura del problema si deve ricordare che per definizione gli intervalli musicali si compongono moltiplicando fra loro i rapporti corrispondenti (ad esempio, l'ottava 2:1 si può ottenere componendo una quinta 3:2 con una quarta 4:3, infatti 3:2 x 4:3 = 2:1). Quindi per suddividere un intervallo a:b in due parti uguali si deve trovare il medio proporzionale fra a e b, ossia il numero x tale che a:x = x:b (ciò equivale a cercare la radice quadrata del rapporto a:b). Archità osservò che l'intervallo di doppia ottava (4:1) si può suddividere in due sottointervalli uguali (rappresentati dal rapporto 2:1), ma dimostrò matematicamente che nessun rapporto del tipo superparticulare   - genere a cui appartengono tutti gli intervalli fondamentali della scala pitagorica (2:1, 3:2, 4:3, 9:8) - ammette un medio proporzionale fra i numeri interi: quindi nessuno di quegli intervalli può essere suddiviso in due parti uguali (se si mantiene l'ipotesi che ogni intervallo musicale corrisponda a un rapporto fra numeri interi).[38][39]

Infine, Archita descrisse la costruzione delle scale musicali nei tre generi diatonico, cromatico ed enarmonico. Diversamente dalla scala pitagorica, il tetracordo diatonico proposto da Archita è formato dai rapporti 9:8, 8:7 e 28:27 (quello pitagorico contiene invece due intervalli di tono uguali, 9:8, e un semitono di 256:243). Nel tetracordo cromatico di Archita figurano gli intervalli 5:4, 36:35 e 28:27, e in quello enarmonico gli intervalli 32:27, 243:224 e 28:27. Questi valori sono riportati da Claudio Tolomeo, che (a distanza di oltre 500 anni) afferma che Archita si basò sulla necessità teorica di descrivere tutti gli intervalli consonanti con rapporti superparticulari (e tuttavia nel tetracordo enarmonico figurano rapporti che non appartengono a quel genere). Gli studiosi moderni hanno invece ipotizzato[37] che Archita avesse voluto descrivere matematicamente le scale musicali effettivamente in uso nella pratica a lui contemporanea, sulla base dell'osservazione diretta delle tecniche di accordatura usate dai musicisti.
Archita si propose di superare il problema dei commi musicali. Affermò che l'ottava poteva essere divisa in 12 semitoni uguali ed indicò un divisore che ne consentisse la partizione, cioè un numero prossimo ad un terzo di л. In effetti il divisore dell'ottava della scala temperata, la radice dodicesima di 2 =1,0594630943592…. è prossima a л/3=1,0471975 postulato sia da Archita che da Aristosseno. La divisione dell'ottava a cui Archita pervenne è la seguente: л/3, Л 4/11, Л 3/8, Л 2/5, Л 3/7, Л 5/11, Л 9/19, л/2 , Л 7/13, Л 4/7,Л 3/5 Л 7/11, nell'ordine: seconda minore, seconda maggiore, terza minore, terza maggiore, quarta giusta, quarta eccedente, quinta giusta, sesta minore, sesta maggiore, settima minore, settima maggiore, ottava. Il divisore proposto da Archita porta a differenze con la scala temperata dell'ordine delle decine di centesimi di semitono.[senza fonte]

Astronomia

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È trattata da Archita in un passo di Eudemo da Rodi nel suo commento alla Fisica di Aristotele, nel quale si discute il problema della dimensione dell'universo. Per Archita l'universo è infinito, poiché, egli dice:

«Se mi trovassi all'ultimo cielo, cioè a quello delle stelle fisse, potrei stendere la mano o la bacchetta al di là di quello, o no? Ch'io non possa, è assurdo; ma se la stendo, allora esisterà un di fuori, sia corpo sia spazio (non fa differenza, come vedremo). Sempre dunque si procederà allo stesso modo verso il termine di volta in volta raggiunto, ripetendo la stessa domanda; e se sempre vi sarà altro a cui possa tendersi la bacchetta, è chiaro che anche sarà interminato.[40]»

  1. ^ In Enciclopedia Garzanti di Filosofia: Archita sarebbe vissuto tra il 430 e il 360 a.C. (all'incirca). Altre fonti collocano la nascita tra il 430 e il 400 e la morte non prima del 360. ( Museo nazionale e archeologico di Taranto (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2017).
  2. ^ Christoph Riedweg, Pitagora: vita, dottrina e influenza, Milano, Vita & Pensiero, 2007, p. 29.
  3. ^ Francesco Paolo De Ceglia, Università di Bari. Seminario di storia della scienza, Scienziati di Puglia: secoli V a.C.-XXI, Parte 3, Bari, Adda, 2007, p. 17.
  4. ^ Cicerone, De senectute, 39.
  5. ^ Eliano, Varia historia XII, 15 (T.C. A 21 (47) 8).
  6. ^ Ateneo, XII 519 B (T.C. A 21 (47) 8).
  7. ^ Archita di Taranto, in Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
  8. ^ Luigi Pareti, Storia della regione Lucano-Bruzzia nell'Antichità, vol. 1, Roma, Storia & Letteratura, 1997, p. 275.
  9. ^ a b Ettore M. De Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana, Bari, Edipuglia, 1996, p. 251.
  10. ^ L'associazione di Architetti Italiani in Spagna, Arquites è stata denominata in questo modo in onore di Archita.
  11. ^ Ettore M. De Juliis, Magna Grecia: l'Italia meridionale dalle origini leggendarie alla conquista romana, Bari, Edipuglia, 1996, p. 263.
  12. ^ Ai tarantini, citato in La Voce del Popolo, n. 11, giugno 2006.
  13. ^ Dizionario della civiltà greca, Roma, Gremese, 2001, p. 100.
  14. ^ Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di Filosofia, Firenze, Giunti, 2000, p. 64.
  15. ^ La parola κόσμος (kòsmos) nella lingua greca nasce in ambito militare per designare l'esercito schierato ordinatamente per la battaglia (in Sesto Empirico, Adv. Math. IX 26).
  16. ^ Christiane L. Joost-Gaugier, Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull'arte, Roma, Edizioni Arkeios, 2008, p. 140.
  17. ^ André Pichot, La nascita della scienza: Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, Bari, Dedalo, 1993, p. 457. Cfr. anche Ruggiero Bonghi, Delle relazioni della filosophia colla società: prolusione, Milano, F. Vallardi, 1859, p. 15.
  18. ^ Secondo una tradizione apocrifa Archita trasse dalla filosofia platonica la convinzione della immortalità dell'anima. Al contrario Cicerone ritiene che Platone si recò in Sicilia per conoscere le dottrine pitagoriche che apprese da Archita e che condivise divenendo lui stesso pitagorico; cfr. Cicerone, De Repubblica I 16; De finibus bonorum et malorum, V 87; e Tusculanae disputationes, I 39.
  19. ^ D. Laerzio, Vite, III, 19, 20.
  20. ^ Platone, Lettera VII.
  21. ^ Vita di Platone.
  22. ^ G. Urso, «La morte di Archita e l'alleanza fra Taranto e Archidamo di Sparta», in Aevum, n. 71, 1997, pp. 64-67.
  23. ^ Mario Taddei, I robot di Leonardo da Vinci: la meccanica e i nuovi automi nei codici svelati, Milano, Leonardo3, 2007, p. 434.
  24. ^ A. Gellio, Notti attiche, lib. X, c. 12.
  25. ^ Wilhelm Schmidt: Aus der antiken Mechanik, in Neue Jahrbücher für das Klassische Altertum, n. 13, 1904, pp. 329–351.
  26. ^ M. Taddei, Op. cit. p. 16.
  27. ^ Aristotele, Pol., VIII 6.
  28. ^ Rinaldo Pitoni, Storia della fisica, Società tipografico-editrice nazionale, 1913, p. 24.
  29. ^ Tagliente Antonio, La colomba di Archita, Taranto, Scorpione Editrice, 2011.
  30. ^ Tagliente Antonio, Il mistero del trattato perduto, Taranto, Scorpione Editrice, 2013.
  31. ^ K. von Fritz, Biografia nel Dictionary of Scientific Biography, New York, 1970-1990.
  32. ^ J.J. O'Connor, E. F. Robertson, Archytas of Tarentum, The MacTutor History of Mathematics archive.
  33. ^ Carl B. Boyer, Storia della Matematica, prefazione di L.L. Radice, Milano, Mondadori, 2000, pp. 83-84.
  34. ^ Apuleio, Apologia, 15.
  35. ^ Platone, Timeo, 64 A.
  36. ^ Giamblico, in Nicom., 9, 1.
  37. ^ a b C. Huffman, Archytas, in Edward N. Zalta (a cura di), The Stanford Encyclopedia of Philosophy, Fall 2011 Edition.
  38. ^ C. Huffman, Archytas, in Edward N. Zalta (a cura di), The Stanford Encyclopedia of Philosophy, Fall 2011 Edition.
  39. ^ A. Barbera, Archytas of Tarentum, in New Grove Encyclopedia of Music and Musicians.
  40. ^ Francesco Paolo De Ceglia, Università di Bari. Seminario di storia della scienza, Scienziati di Puglia: secoli V a.C.-XXI, Parte 3, Adda, 2007, p. 18.

Bibliografia

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  • M. Timpanaro Cardini, I Pitagorici, testimonianze e frammenti, voll. I, II, 111, La Nuova Italia, Firenze 1962.
  • Platone, Lettere, a cura di Margherita Isnardi Parente, trad. di Maria Grazia Ciani, Fondazione Lorenzo Valla, A. Mondadori, Milano 2002.
  • J. Stobaei, Anthologium, rec. Curtius Wachsmuth et Otto Hense. Anthologii libri duo posteriores, vol. 11, Weidmann, Berlin, 1958².
  • J. Navarro, Tentamen de Archytae Tarentini vita atque operibus, Hafniae 1820.
  • Doehle, Geschichte Tarents bis auf seine Unterwerfung unter Rom, Strasburg 1877.
  • R. Lorentz, De civitate Tarentinorum, Lipsiae 1833.
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  • P. Stante, I problemi di terzo grado e Archita da Taranto, Tesi di Laurea in Matematica, a.a. 1987/88, Università di Lecce.
  • A.Tagliente, La colomba di Archita, Scorpione Editrice, 2011 Taranto.
  • A.Tagliente, Il mistero del trattato perduto, Scorpione Editrice, 2013 Taranto.
  • J. P. Dumont, Les Présocratiques.
  • H. Diels, Die Fragmente der Vorsokratiker.
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  • Alessandro il Molosso e i "condottieri" in Magna Grecia, Atti dei convegni di studio sulla Magna Grecia, XLIII, ISAMG Taranto, 2004.
  • Cesare Teofilato, "Interpretazione di Archita" dalla rassegna "Vecchio e Nuovo" di Lecce - fascicolo di gennaio 1931 - Vol. II.
  • A. Mele, Archita, i suoi tempi e il suo pensiero, in Taranto tra Classicità e Umanesimo (introduzione di Cosimo D. Fonseca), Scorpione Editrice, Taranto 2017, pp. 87-106.

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