Ardara

comune italiano
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Ardara (Àldara in sardo) è un comune italiano di 716 abitanti della provincia di Sassari, nell'antica regione del Logudoro.

Ardara
comune
(IT) Ardara
(SC) Àldara
Ardara – Stemma
Ardara – Bandiera
Ardara – Veduta
Ardara – Veduta
Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sardegna
Provincia Sassari
Amministrazione
SindacoFrancesco Dui (lista civica) dal 16-5-2011 (3º mandato dall'11-10-2021)
Territorio
Coordinate40°37′20″N 8°48′36″E / 40.622222°N 8.81°E40.622222; 8.81 (Ardara)
Altitudine296 m s.l.m.
Superficie38,19 km²
Abitanti716[1] (31-12-2023)
Densità18,75 ab./km²
Comuni confinantiChiaramonti, Mores, Ozieri, Ploaghe, Siligo
Altre informazioni
Cod. postale07010
Prefisso079
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT090005
Cod. catastaleA379
TargaSS
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona D, 1 480 GG[3]
Nome abitanti(IT) ardaresi
(SC) aldaresos
PatronoMadonna del Regno
Giorno festivo9 maggio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ardara
Ardara
Ardara – Mappa
Ardara – Mappa
Posizione del comune di Ardara nella provincia di Sassari
Sito istituzionale

Storia modifica

 
Re Enzo di Svevia
 
Ruderi del castello giudicale

Nel Medioevo Ardara fu una delle dimore fisse dei giudici di Torres e degli organi governativi: può essere considerata, pertanto, la sede di residenza privilegiata del regno dopo la decisione di trasferirvi la corte da Torres tra i secoli XI e XII. A quel periodo risalgono, infatti, i principali monumenti. I sovrani decisero di lasciare Porto Torres a causa del clima non salubre e per le continue minacce dei barbareschi: scelsero, dunque, Ardara per passarvi gran parte dell'anno, e il castello di Burgos per trascorrervi i mesi estivi.[4]

Furono dunque costruiti il palaczio regis[5] (dove abitava il giudice con la famiglia e operavano il governo e la cancelleria), e la cappella palatina di Santa Maria del Regno[6], dove venivano celebrati i matrimoni, le intronizzazioni e i funerali della dinastia regnante dei Lacon-Gunale.

Nella chiesa, dinanzi ad Alessandro, legato di Gregorio IX, e al primo consorte Ubaldo Visconti di Gallura, Adelasia di Torres sottoscrisse un atto di sottomissione alla Santa Sede, nel dicembre 1236, in cui la nominava erede in caso di mancanza di figli.[7]

Fu l'energica donnikella Giorgia, sorella di Gonnario Comita, a chiamare ad Ardara le maestranze pisane per procedere alla loro costruzione. Il Palazzo (non castello) aveva un aspetto solenne, a più piani e varie finestre, con gli ingressi che davano sulla campagna: ai primi dell'800 ne rimanevano discreti resti, oggi si vede solo il residuo di una torre di 12 metri e pochi avanzi di mura. Intorno alla "reggia", vero fulcro del potere giudicale, vi erano altri edifici governativi o gentilizi.

La basilica è uno dei più significativi monumenti romanico-pisani della Sardegna: al suo interno, dietro l'altare maggiore, è custodito il Retablo Maggiore di Santa Maria del Regno, un'opera di rilievo del Cinquecento sardo eseguita da Martin Torner e la predella da Giovanni Muru. Nella cripta sottostante è stata rinvenuta la tomba della regina Adelasia di Torres (regno: 1236-59) che morì nel non lontano castello del Goceano. La giudicessa, prima di ritirarsi a Burgos, trascorse lunghi periodi nel Palazzo di Ardara (dove nacque[8]), anche con il secondo marito re Enzo di Svevia, figlio naturale dell'imperatore Federico II, che aveva sposato proprio a Santa Maria del Regno nel 1238.

La morte senza eredi di Adelasia, nel 1259 ca., causò la fine del giudicato di Torres e la sua spartizione a vantaggio dei Doria, dei Malaspina e del giudicato di Arborea. Ardara fu assegnata ai Doria e il suo declino fu lento e inesorabile[senza fonte].

Enzo di Svevia, comunque, nonostante il divorzio da Adelasia e il suo stato di prigionia a Bologna, continuò a fregiarsi del titolo di re di Torres, fino alla morte (1272).

Il castello fu inutilmente assediato nel 1326 dagli aragonesi e venne venduto nel 1355 da Damiano Doria al giudice di Arborea; il borgo seguì le sorti del castello. Occupato poi dagli aragonesi durante la guerra sardo-catalana, dopo la sconfitta degli arborensi divenne un feudo. All'inizio del XV secolo ne era in possesso Raimondo Ruisech, che lo vendette nel 1440 al sassarese Francesco Saba. Nel corso delle guerre tra Leonardo Alagon, marchese di Oristano, e Nicolò Carroz viceré aragonese dell'Isola, il castello fu inutilmente assediato da truppe del primo, capeggiate da Artaldo Alagon e da Giovanni De Sena visconte di Sanluri; le truppe vennero respinte e i due capitani furono costretti a rifugiarsi a Mores, dove vennero sconfitti (1478).

Il paese andò poi decadendo, decimato dalla peste.

Nel 1614 fu incorporato nel marchesato di Mores, feudo dei Manca, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale, per cui divenne un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale.

Oggi è comunque un piccolo ridente borgo con un passato importante e una maestosa chiesa che lo sovrasta per ricordarlo.

Simboli modifica

Lo stemma e il gonfalone del comune di Ardara sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 9 ottobre 1981.[9]

«D'argento, alla torre quadrata di rosso vista di spigolo, murata, chiusa e finestrata di nero, merlata alla guelfa, fondata su campagna di verde e accompagnata nel canton destro del capo da una mitra. Ornamenti esteriori da Comune.»

Vi è rappresentata la torre del castello giudicale, simbolo del paese. Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

 
Santa Maria del Regno

Architetture religiose modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Santa Maria del Regno.

Architetture militari modifica

Siti archeologici modifica

Altro modifica

  • Anfiteatro comunale

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[10]

Lingue e dialetti modifica

La variante del sardo parlata ad Ardara è quella logudorese settentrionale.

Cultura modifica

Musei modifica

  • Museo Giudicale
  • Mostra fotografica permanente della storia di Ardara

Biblioteche modifica

  • Centro sociale polivalente, all'interno la biblioteca intitolata al parroco "Don Eugenio Cocco"

Eventi modifica

  • Marzo - Chentinas de Su Regnu
  • 8 - 9 - 10 maggio - Festa patronale Nostra Signora del Regno
  • 22 Maggio - Festa di Santa Rita
  • Giugno - Festa di San Pietro
  • Agosto - Ferragosto ardarese
  • Settembre - Festa Di Santa Croce

Economia modifica

L'economia di Ardara è prevalentemente agro-pastorale. Presenti comunque anche attività commerciali.

Amministrazione modifica

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
6 giugno 1993 27 aprile 1997 Paolo Giovanni Nuvoli DC Sindaco [11]
27 aprile 1997 13 maggio 2001 Paolo Giovanni Nuvoli liste civiche di centro-destra Sindaco [12]
13 maggio 2001 28 maggio 2006 Giuseppe La Grassa lista civica Sindaco [13]
28 maggio 2006 15 maggio 2011 Paolo Giovanni Nuvoli lista civica Sindaco [14]
15 maggio 2011 5 giugno 2016 Francesco Dui lista civica "Continuità e sviluppo per Ardara" Sindaco [15]
6 giugno 2016 11 ottobre 2021 Francesco Dui lista civica "Progetto Comune per Ardara" Sindaco [16]
11 ottobre 2021 in carica Francesco Dui lista civica "Progetto comune per Ardara" Sindaco [17]

Sport modifica

  • Supporters Rossoblu Ardara, militanti nel campionato CSI Sardegna.
  • I Centauri Bikers

Impianti sportivi modifica

  • Piscina comunale
  • Stadio "Bobbore Piu"
  • Palestra

Note modifica

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2023.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Costa, p.20
  5. ^ dove, nella metà dell'XI secolo, fu scritta la Carta di Nicita che costituisce il primo documento della tradizione scrittoria in volgare sardo
  6. ^ A cura di Giuseppe Meloni, Il Condaghe di San Gavino, Cagliari, CUEC, 2005, ISBN 88-8467-280-5.
  7. ^ Costa, p.25
  8. ^ Costa, p.103
  9. ^ Ardara, su araldicacivica.it. URL consultato il 16 luglio 2022.
  10. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
  11. ^ Comunali 06/06/1993, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  12. ^ Comunali 27/04/1997, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  13. ^ Comunali 13/05/2001, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  14. ^ Comunali 28/05/2006, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  15. ^ Comunali 15/05/2011, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  16. ^ Comunali 05/06/2016, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  17. ^ Comunali Sardegna 10/11 ottobre 2021, su elezioni.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 17 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2021).

Bibliografia modifica

  • Manlio Brigaglia, Salvatore Tola (a cura di), Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino editore, 2006, ISBN 88-7138-430-X.
  • E. Costa, Adelasia di Torres, Nuoro 2008.
  • Francesco Floris (a cura di), La grande enciclopedia della Sardegna: eventi storici, politici e culturali, artistici, letterari, sportivi, religiosi, soldati e attori, gastronomia, costumi e bellezze naturali dalle culture prenuragiche fino ai grandi avvenimenti del nostro secolo, Roma - Cagliari, Newton & Compton - Edizioni della Torre, 2002, ISBN 9788882897482, OCLC 879899382.
  • Francesco Tedde, Ardara capitale del Giudicato di Torres, Cagliari 1986.
  • Id., Ardara i retabli di Nostra Signora del Regno. Quartu Sant'Elena 2005.
  • Il Condaghe di San Gavino, Cagliari, 2005, Centro di Studi Filologici Sardi, CUEC, a cura di Giuseppe Meloni. ISBN 88-8467-280-5

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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