Daphne mezereum

specie di pianta della famiglia Thymelaeaceae
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Il mezereo (Daphne mezereum L., 1753), chiamato anche fior di stecco perché genera i fiori su rami nudi all'apparenza secchi, è una pianta di tipo arbustivo appartenente alla famiglia delle Thymelaeaceae[1].

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Mezereo
Daphne mezereum
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Malvidi
Ordine Malvales
Famiglia Thymelaeaceae
Genere Daphne
Specie D. mezereum
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Myrtales
Famiglia Thymelaeaceae
Genere Daphne
Specie D. mezereum
Nomenclatura binomiale
Daphne mezereum
L., 1753
Nomi comuni

fior di stecco
camelea
pepe di monte

Etimologia modifica

Il nome generico di questa pianta (Daphne) lo troviamo usato per la prima volta negli scritti del medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma di nome Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa). Probabilmente nel nominare questa ed altre piante dello stesso genere si ricordò della leggenda di Apollo e Dafne. Il nome Daphne in greco significa “alloro” e le foglie di queste piante sono molto simili a quelle dell'alloro.
Dafne era figlia del dio-fiume Peneo e Apollo se ne innamorò, non ricambiato. La ninfa fuggì inseguita dal dio e, quando stava per essere raggiunta, supplicò il padre di trasformarla in modo da sottrarsi al dio. Il padre acconsentì e la trasformò in alloro. Apollo, non potendo avere l'amore della fanciulla, fece del lauro la sua pianta sacra e se ne adornò il capo. Anticamente in Grecia, legate al culto di Apollo Dafnefòro (portatore di Lauro) si celebravano le Dafnefòrie. Queste feste erano particolarmente solenni a Tebe ed a Delfi dove, una processione di nobili giovani, si recava a Tempe (stretta valle della Grecia settentrionale vicino al monte Olimpo), rifacendo il mitico cammino di Apollo dopo l'uccisione del serpente Pitone.

L'epiteto specifico (mezereum) deriva invece da una radice araba e significa “mortale”, in riferimento alla velenosità della pianta[2].
Il binomio scientifico completo è stato definito da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
I tedeschi chiamano questa pianta col nome di Gewohnlicher Seidelbast, oppure Kellerhals, oppure Zilande; mentre i francesi la chiamano Daphne mezereon, oppure Bois gentil, ma anche Jolibois; mentre gli anglosassoni la chiamano Spurge Olive.

Descrizione modifica

 
Descrizione delle parti della pianta
 
Il portamento

È un piccolo arboscello eretto la cui altezza varia dai 30 ai 70 cm (massimo 100 cm). La forma biologica è nano-fanerofita (NP), sono piante legnose con gemme svernanti poste tra i 30 cm e un metro dal suolo.

Fusto modifica

Il fusto è legnoso e la corteccia ha un colore tra il grigio e il rosa. I rami laterali sono abbastanza consistenti e presentano delle piccole protuberanze lasciate dalle foglie cadute la stagione precedente.

Foglie modifica

 
Ciuffo di foglie terminale. Località : Pasa, Sedico (BL), 356 m s.l.m. - 19/3/2009

Le foglie si formano nella precedente annata e sono caduche, intere e senza stipole e ocrea e sono inoltre brevemente picciolate. La disposizione lungo il fusto è alterna e sono raggruppate a ciuffi specialmente alla sommità dei rami. La forma è lanceolata piuttosto allungata, in particolare le foglie inferiori sono ellittiche, mentre le superiori sono oblanceolato-spatolate. La superficie è glabra e sono glauche sulla pagina inferiore. Dimensione media delle foglie: larghezza 7 – 14 mm; lunghezza 50 – 60 mm.

Infiorescenza modifica

 
Infiorescenza a gruppi di 3 fiori. Località : Noal, Trichiana (BL), 514 m s.l.m. - 27/2/2007

L'infiorescenza si compone di diversi fiori riuniti in grappoli o fascetti laterali; generalmente sono in gruppi di 3 all'ascella delle foglie.

Fiori modifica

 
Il fiore. Località : Noal, Trichiana (BL), 514 m s.l.m. - 27/2/2007

La caratteristica principale dei fiori di questa pianta (ma anche del genere e in definitiva della famiglia) è l'assenza di un perianzio completo (perianzio diclamidato): il perianzio è monoclamidato (o “apetalo”) ossia è formato solamente dal calice. La funzione vessillifera è svolta quindi dai sepali che sono colorati ed hanno una forma più vicina ai petali che ai sepali veri e propri che in questo caso si dicono petaloidi. I fiori sono tetrameri (a 4 parti), il perianzio è caduco e di colore roseo forte o rosso-purpureo (raramente bianco), sono inoltre ermafroditi e attinomorfi. Dimensione del fiore: 7 – 10 mm.

* K (4), A 4+4, G 1 (ovario supero)
 
Calice con brattee membranose. Località : Pasa, Sedico (BL), 356 m s.l.m. - 19/3/2009

Frutti modifica

 
Il frutto

Il frutto è una drupa sferica monosperma (con un solo seme di colore chiaro e ricco di sostanze oleose) a esocarpo carnoso e consistenza coriacea; ha l'aspetto di una bacca rosso-corallo a superficie liscia (l'involucro esterno non è spinoso o rugoso). Il frutto non è avvolto dal perianzio. La bacca si appoggia su un peduncolo pubescente lungo 1 mm. Diametro della bacca : 9 – 10 mm. Le bacche pur essendo velenose sono mangiate dai tordi (uccelli) che evidentemente sono immuni dal veleno; in questo modo disperdono i semi della pianta con i loro escrementi.

Distribuzione e habitat modifica

Fitosociologia modifica

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[3]:

Formazione : comunità forestali
Classe : Carpino-Fagetea
Ordine : Fagetalia sylvaticae
Alleanza : Fagion sylvaticae

Tassonomia modifica

Il genere Daphne comprende circa 100 specie di cui una decina sono presenti nella flora spontanea italiana.
Il genere normalmente viene diviso in sezioni in base ai caratteri più fluttuanti (come la disposizione delle foglie lungo il fusto, o la loro persistenza o caducità, oppure in base alla lunghezza del tubo calicino, ecc.); questa specie appartiene alla sezione Mezereum (le altre sono Genkwa e Daphnantes) caratterizzata soprattutto dalla caducità delle foglie.

Sottospecie modifica

Sono note le seguenti sottospecie[1]:

  • Daphne mezereum subsp. mezereum
  • Daphne mezereum subsp. rechingeri (Wendelbo) Halda

Ibridi modifica

È noto il seguente ibrido interspecifico[4]:

Usi modifica

  Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Tutte le parti di questa pianta sono molto tossiche (specialmente le bacche). Il suo succo ad esempio produce una forte azione irritante e produce delle vesciche sulla pelle. Le bacche se sono ingerite possono causare dei sintomi simili al soffocamento.

Farmacia modifica

  • Sostanze presenti: nelle varie parti della pianta è contenuta una “resina acridica”, chiamata mezerina, ma anche un glucoside amaro e velenoso denominato dafnina (è un “glucoside cumarinico” formato da due composti: glucosio e dafnetina).
  • Proprietà curative: anticamente gli estratti di questa pianta venivano usati come purganti, vescicanti (uso esterno) e per i dolori reumatici. In tempi più recenti dalla corteccia si ricavano diuretici e stimolanti da usarsi sempre sotto stretto controllo medico.
  • Parti usate: soprattutto la corteccia (fresca o macerata nell'acqua o nell'aceto) dalla quale si ricavano sostanze alcooliche.

Giardinaggio modifica

Questa specie (compresi anche alcuni ibridi) è largamente usata nel giardinaggio rustico di tipo roccioso o alpino. Queste piante si moltiplicano facilmente dai semi, ma hanno una germinazione e vegetazione piuttosto lenta nel tempo, per questo è da preferire il ricorso alla talea.

Industria modifica

L'industria ricava da questa piante dei coloranti (giallo e verde-bruno dalle foglie) e dell'olio (il seme contiene fino al 30% di oli grassi)

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Daphne mezereum, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 5/4/2023.
  2. ^ Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, 1960.
  3. ^ AA.VV., Flora Alpina., Bologna, Zanichelli, 2004.
  4. ^ (EN) Daphne × houtteana, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 5/4/2023.

Bibliografia modifica

  • F. Bianchini, A. C. Piantano, Tutto verde, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1998.
  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di montagna, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2001.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume primo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 855.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 97, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 960.
  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Giovanni Galetti, Abruzzo in fiore, Edizioni Menabò - Cooperativa Majambiente - 2008

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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