Melchiore di Thorigny

Melchiore di Thorigny (1545/1550 – dopo giugno 1606) contessa di Vermont, dama di compagnia e confidente della regina Margherita di Valois.

Biografia modifica

Origini familiari modifica

 
La giovane «Madama Margherita» ritratta da François Clouet (1565)

Per un caso di omonimia, per secoli è stata scambiata con Gillonne de Goyon di Thorigny, figlia del generale di Matignon, ma che non poteva essere il padre di «Melchiore» essendosi sposato solo nel 1558.[1] Come «Gillonne» è citata anche ne La regina Margot, famoso feuilleton di Alexandre Dumas padre.[2] Solo nel 1995, la storica Jacqueline Boucher ha ristabilito la vera identità della dama.[3]

La famiglia di «Melchiore», damigella di Thorigny era originaria di Forez, dove, agli inizi del XVI secolo, possedeva ancora castelli e proprietà. Sua zia era Caterina Gazzette, una dama di compagnia italiana arrivata in Francia all'epoca delle nozze di Caterina de' Medici con Enrico d'Orléans, ed era sposata con Marc de Millefosse visconte di La Mothe-au-Groing.[4]

Giovinezza modifica

Nel 1559, assieme alla sorella maggiore Elisabeth, Melchiore si recò in Spagna seguendo la giovane regina Elisabetta di Valois.[5] Quando su ordine di Filippo II, il seguito della sovrana fu integralmente sostituito da spagnoli, le sorelle furono congedate, ma in compenso ricevettero in dono 4 000 scudi in dote.[6] Elisabeth rimase in Spagna, dove si sposò, mentre Melchiore tornò in Francia, dove nel 1561 entrò a far parte corte personale della giovane principessa Margherita, con cui crebbe insieme e di cui divenne intima confidente.[7]

Fu al seguito della regina di Navarra che Melchiore fece suoi i gusti artistici e intellettuali della sua padrona. Frequentò assieme a lei il «salotto verde» di Claudia Caterina di Clermont, marescialla di Retz[8], dove fu celebrata con il nome di «Imerée». L'Album di poesie della stessa marescialla contiene un componimento dedicato alla damigella di Thorigny, probabilmente scritto da Margherita.[9]

Il ruolo di intermediaria modifica

 
Enrico di Navarra, marito di Margherita. (1575)

Gli ultimi mesi di regno di Carlo IX, videro una partecipazione attiva dell'ambiziosa Margherita nei complotti dei Malcontent organizzati da suo fratello Francesco, duca d'Alençon. Al suo fianco vi erano numerose nobildonne, fra cui la duchessa di Nevers e la marescialla di Retz. Melchiore fu utilizzata come intermediaria tra i vari congiurati e servì fedelmente anche Enrico di Navarra durante la prigionia da lui subita nel castello di Vincennes, dopo il fallimento dei complotti.[7]

Nel giugno 1575, sobillato dal suo favorito Louis de Béranger du Guast, scrisse Margherita nelle proprie Memorie, suo fratello Enrico III pretese che alcune dame del seguito di Margherita, fra cui Melchiore, fossero allontanate da corte. Già in rotta con il suo precedente alleato, il duca d'Alençon, e auspicando di ingraziarsi il sovrano di Francia per ottenere la luogotenenza generale del regno, Enrico di Navarra accondiscese alle richieste del cognato.[10]

«Per artifizio dell'istesso de Guast [...] il Rè mio Marito [...] levandomi quella, che più di tutte amava, detta Torignì, senz'altra ragione, se non che a Giovani Principesse non bisogna lasciar Zitelle, con che habbino si stretta amicizia. [...] Cosa che mi fù cosi aspra, che non puoti contenenrmi di dargli segno con lagrime, quanto dispiacer ne ricevea; mostransogli quello che più m'affligeva non era il privarmi di persona, che fin dalla mia infanzia s'era sempre appresso di me resa soggetta, ed utile; ma che sapoensosi quanto io l'amava, io no lasciva di conoscere, quanto pregiudizio porterebbe si precipitosa partenza alla mia riputazione.[11]»

 
Bussy d'Amboise amante della regina Margherita
 
La regina di Navarra e il duca d'Alençon. Arazzi dei Valois, Uffizi

Riportando l'allontanamento il fatto, l'ambasciatore toscano Vincenzo Alemanni scrisse nei suoi dispacci che la dama «chiamata Perigny» sembrava «tenesse mano all'amicizia che Bussy aveva con la sua padrona».[12] Probabilmente dunque, Melchiore fu pure un'intermediaria per le relazioni adultere di Margherita: nonostante le sonore smentita contenute nelle proprie Memorie, infatti, il legame tra la regina di Navarra e Bussy d'Amboise, fu una relazione extra-coniugale.[13]

Nel 1985, nel suo studio sulla famiglia Guisa, lo storico Jean-Marie Constat avrebbe asserito che Melchiore sarebbe stata allontanata perché intratteneva una «relazione peccaminosa» con Margherita.[14] L'arbitraria accusa di lesbismo lanciata alle due donne, si baserebbe sull'alterata interpretazione della definizione di «particulière amitié», utilizzata dalla regina di Navarra nei confronti di Melchiore.[15]

Ritiratasi da corte, Melchiore si recò da suo cugino, signore di Chastelus en la Marche, appartenente alla clientela del duca d'Alençon.[16] Secondo il nunzio Salviati, nel settembre 1575, giorni prima della fuga di Francesco da corte, il re e la regina madre avevano approvato il ritorno di Melchiore a corte, per distendere gli animi fra gli oppositori della politica monarchica.[17]

L'inopinata fuga di Monsieur, destabilizzò le decisioni. Secondo la regina di Navarra, anche Melchiore ne subì le conseguenze, finendo perseguitata dal primo favorito del re:

«Mà il de Guat [...] mandò gente alla Casa di Sciattelàs Cugino di Torrignì, perche sott'ombra di condurla al Rè, l'annegassero in un fiume là vicino. Lasciogli Sciattelàs liberamente entrare in sua Casa, non sospettando di nulla. Eglino [...] prendono Torrignì, la legano, la serrano in una Camera, aspettando di partire doppo ch'i lor Cavalli si fussero riposati. Intanto, [...] Essendosene fuggiti alcuni Valletti, e Camerieri, per timore di què Satelliti, che battevano, e ferivano colà dentro, come in Casa di saccheggio, e trovandosi lungi della Casa un quarto di lega: fece Dio colà capitare la Fertè, & Avantignì con le lor Truppe, ch'erano ben ducento Cavalli, che s'andavano ad unire all'esercito di mio Fratello, e fè che la Fertè riconobbe in mezzo a queste Truppe un'huomo espresso, che stava con Sciattelàs, e gli addimandò, che ci era [...] Risposegli il Valletto [...] la causa che gli rendea cosi afflitti, era l'estremità, in che lasciat'havea il suo Padrone, per la presa di sua Cugina, Risolvettero tosto la fertè, & Auantignì di farmi questo buon'uffizio di liberar Torignì [...] eglino e tutte le lor Truppe giunsero così a tempo alla Casa del detto Sciattelàs, che trovarono què Soldati sul punto, che porre voelano Torrignì sul Cavallo, per condurla ad annegare. Entrando dunque tutti con le spade in mano nel Cortile, e gridando: Fermate là Manigoldi, se voi gli fate male, sete morti; cominciariono a caricarli, ed eglino postisi a fuggire, lasciarono la prigioniera non meno socvrafatta ora di gioia, che trafitta dianzi dalla paura; e [...] ella se ne va con suo Cugino, accompagnata dalla Scorta di queste genti honorate, a trovar mio Fratello, che restò contentissimo, non potendo haver me presso di lui, d'havervi una persona da me amata, come lei. Ella vi stette fin che durò il pericolo, trattata e rispettata, come se stata fusse appresso di me.[18]»

Prima del ricongiungimento coniugale dei Navarra nel Béarn, avvenuto nel 1578, Margherita fece un grande dono a Melchiore, su concessione di Caterina de' Medici: grandi somme provenienti dalla vendita di nuovi uffici di sergenti dei granai e magazinieri di sale, creati inizialmente per alcuni letterati di corte, fra cui Ronsard. Grazie alla somma ricevuta in regalo, che le servì da dote (nonostante avesse dato impegno di restituire i 6 750 scudi ai letterati e 1 000 scudi a Jean Antoine de Baïf), la damigella di Thorigny poté convolare a nozze.

Nel 1580 circa, Melchiore sposò Olivier di Diovaio (o Diovajo), conte di Vermont, probabilmente di nazionalità spagnola, precedentemente panettiere nel casato di Margherita e in seguito suo scudiero: dalla loro unione sarebbero nati quattro figli. Il 12 gennaio 1580, la regina di Navarra le fece dono di 400 scudi, che comunque furono pagati solo nel 1597, a causa delle ristrettezze finanziarie in cui per lungo tempo versò Margherita.[19] Melchiore si congedò dal suo servizio presso i Navarra, tornandovi solo nel 1582, con il nome di «Madame di Vermont».

 
La vittoriosa entrata di Enrico IV di Francia a Parigi. Litografia, 1893

Melchiore e suo marito continuarono a prestare servizio presso la regina di Navarra anche durante il suo periodo di ribellione alla famiglia e al marito, con la successiva caduta in disgrazia e l'esilio nella fortezza di Usson, in Alvernia, tra il 1586 e il 1605. Il loro servizio venne pagato dalla sovrana con la donazione al conte di Vermont, dell'abbazia di Sylvanès, che Margherita possedeva in quanto contessa di Rouergue.[19]

La storica Jacqueline Boucher ha avanzato l'ipotesi che le famose Memorie della regina Margherita, redatte dalla sovrana dopo il 1595, possano essere state scritte in collaborazione con Madame di Vermont, riferendosi ai lunghi passi dedicati a Melchiore negli anni 1574-1575.[20] La «più autorevole biografa»[21] di Margherita, Éliane Viennot, le ritiene invece un'opera esclusiva della regina.[22]

Margherita si servì della contessa di Vermont per intercedere presso il marito, divenuto ormai re Enrico IV di Francia, viaggiando spesso tra Usson, Parigi e Lione. Tra il 1592 e il 1593 erano infatti iniziati i primi contatti tra i due sposi per riallacciare i rapporti o per attuare un annullamento del matrimonio, in modo che il sovrano potesse risposarsi per concepire un erede legittimo. Le trattative durarono circa sei anni, intervallate da lungaggini attuate dalla regina affinché il marito non sposasse la sua amante Gabrielle d'Estrèes, da cui il sovrano aveva già avuto tre figli.[23]

Nel 1599 il matrimonio tra la sua padrona e il re di Francia fu annullato. L'anno seguente, Enrico IV sposò Maria de' Medici, da cui ebbe il delfino Luigi. Con il lauto appannaggio ricevuto in cambio dell'assenso di Margherita all'annullamento, la vita nel castello di Usson si fece più gradevole e il castello divenne una corte brillante, frequentata dalla nobiltà della regione, ma anche un cenacolo di letterati e artisti.[24] I coniugi Vermont furono incaricati dalla loro padrona di tenere al sicuro il castello di Usson, quando la «Regina Margherita» partì verso Parigi, avendo ricevuto dall'ex-marito il permesso di tornare nell'Île-de-France. Nel luglio 1605, la regina venne formalmente accolta al Louvre.

Il tradimento modifica

 
La «Regina Margherita» nel 1605

Varie cospirazioni organizzate da nobili scontenti e mirate a rovesciare il nuovo regime, si vennero a creare nei primi anni del XVII secolo. Una di queste coinvolse l'ultima amante del re, Henriette de Balzac d'Entragues e il suo fratellastro, Carlo di Valois, duca d'Angoulême, figlio illegittimo di re Carlo IX. Il fine sarebbe stato quello di far riconoscere come erede al trono il figlio di Henriette, sfruttando la promessa di matrimonio scritta che Enrico IV le aveva fatto prima di sposarsi con Maria de' Medici.

La congiura aveva una vasta diramazione in Alvernia, dove il duca aveva molti possedimenti, ricevuti in eredità dalla nonna Caterina de' Medici. Nel 1602, una cospirazione era stata sventata con la condanna a morte del marescialo di Biron.[25]

Margherita era tornata a Parigi anche per impugnare il testamento della madre e intentare causa contro il giovane nipote, che era stato arrestato nel 1604.[26] Di comune accordo con Enrico IV, una volta ottenuti i possedimenti materni, li avrebbe lasciati in eredità al delfino Luigi, avvalorando la transizione dinastica tra Valois e Borbone, portando numerosi vantaggi in termini di pace civile e di rendite. Inoltre la sovrana avrebbe rivelato all'ex marito importanti passaggi di questa intricata cospirazione che dall'Alvernia si era estesa alla Spagna.[27]

All'inizio del 1606, Margherita si stabilì su ordine dell'ex marito all'Hôtel de Sens, dove avrebbe alloggiato durante il processo contro il nipote Carlo e dove sarebbe stata al sicuro dal maresciallo duca di Bouillon e dai riformati, che avrebbero voluto farle dichiarare che il suo assenso allo scioglimento delle nozze le era stato estorto con la forza.[28]

Il 5 aprile 1606, all'entrata del castello, la sovrana fu testimone dell'omicidio di Gabriel Dat de Saint-Julien, da diversi anni suo favorito, ucciso con un colpo di pistola alla testa.[29]

 
Hôtel de Sens, luogo davanti al quale venne ucciso Gabriel Dat de Saint-Julien, favorito della regina Margherita

L'omicida appena diciottenne, stando a quanto riferì Pierre de L'Estoile, era uno dei figli di Melchiore. Il giovane disse di aver agito contro il favorito della sovrana perché la sua influenza aveva causato la decadenza della sua famiglia, rimasta a Usson. Due giorni dopo l'assassino fu giustiziato, secondo quanto subito richiesto da Margherita, che pregò Enrico IV di «non concedere la grazia»:

«Sono umilmente grata a vostra maestà per la rapida giustizia che mi avete concesso nel caso dell'assassinio commesso in mia presenza. Il crimale ha confessato in tribunale che suo fratello maggiore, che si trova in Spagna, lo ha istruito nella magia, assieme agli altri suoi fratelli, rendendoli capaci di parlare con il diavolo. Sua madre e suo fratello di Torsay erano gli emissari del colpo. I giudici hanno bandidto lui [Torsay], sua madre e gli altri figli per nove anni. Inoltre, è vietato loro di arrivare a venti leghe o dalla vostra corte o da qualsiasi altro posto dove potrei stare, come unico modo per proteggere la mia vita. Potreste star certo che quella donna malvagia, avendo ancora tre figli, li impiegherebbe per vendicarsi della loro punizione, a meno che non siano banditi. Quindi, al fine di proteggere la mia vita... Prego Vostra Maestà di ordinare a Provost di eseguire il decreto di esilio e condurli all'abbazia di Sylvanès in Rouergue, mio regalo per lei, e che lei ei suoi figli rimangono là sotto pena di punizione corporale. Ho designato questa abbazia perché... Non ha altri beni.[30]»

Melchiore e la sua famiglia subirono le ire della loro vecchia padrona, che vide nell'accaduto un tentato omicidio contro di lei.[31] Come scrisse infatti all'ex marito, Melchiore e i Vermont l'avevano tradita: probabilmente sentendosi esclusi dai favori della sovrana, si erano venduti al duca d'Angoulême:

«Questa donna maligna è devota a mio nipote Carlo Monsieur. Da quando ha saputo che sto cercando, con il vostro permesso, di portarlo in tribunale, ho paura che voglia usare le cattiverie di quella donna e dei suoi figli per attaccarmi: per questo vi prego di proteggermi da loro, esiliandoli.[32]»

 
Enrico IV di Francia, dipinto di Frans Pourbus il Giovane (1610 circa)

Presente a Parigi al momento dell'omicidio, il conte di Vermont cercò di placare la furia della loro padrona, scrivendo al cancelliere Pomponne de Bellièvre agli inizi di giugno:

«La mia malattia mi ha fatto posticipare il mio ritorno per vedervi nei dieci giorni che vi ho promesso. Quindi devo chiedervi umilmente di farmi sapere se vi siete preso la briga di visitare la Regina Margherita e assicurarle che tutti gli altri miei figli sono fuori dal regno di Francia. Anche per accertare se la sua ira ci permette di rimanere in Francia, mia moglie a Rouergue, io stesso a Parigi, ma protetto dalle meraviglie dei suoi servi e con le nostre vite sicure. L'umile servizio che da tanto tempo vi ho dato mi fa chiedere che la vostra usuale mitezza acquieti la rabbia della regina. La lettera di mia moglie, scritta in risposta alla vostra, contiene la stessa richiesta, ma, poiché non vi è stata consegnata, questa è la ragione per cui temiamo qualche nuovo attacco.[33]»

D'altra parte Carlo di Valois dal carcere fece intervenire numerosi personaggi altolocati per proteggere i Vermont, tra cui la sua amorevole zia Diana di Francia, sorellastra di Margherita, che propose il castello di Vincennes, invece che a Sylvanès in Rouergue, come luogo di esilio per i conti di Vermont. Questo non fece che aumentare l'ostilità di Margherita nei loro confronti.[34] Presumibilmente il fatto di sangue fu, se non un tentato assassinio, almeno un atto intimidatorio di Carlo nei confronti della zia, visto l'avvicinamento della data del processo, che ebbe inizio il 23 maggio e si concluse sette giorni dopo con la vittoria della sovrana, che fece cantare un Te Deum di ringraziamento.[35]

Alla fine i Vermont furono banditi in Rouergue, cadendo in disgrazia. Da quel momento di Melchiore di Thorigny non si ebbero più notizie.

La possibile vendetta modifica

 
Margherita di Valois, raffigurata in una litografia del XIX secolo

Lo storico gesuita Robert J. Sealy ha ipotizzato che la contessa di Vermont possa essere la vera autrice del famoso libello anonimo Le Divorce Satyrique ou les amours de la reine Marguerite, scritto come vendetta nei confronti della vecchia padrona. Il libello nei secoli risulterà avere molto successo, tanto da divenire punto di partenza per la famosa leggenda della «regina Margot».

Atto a screditare da una parte Enrico IV, mettendolo in ridicolo, il libello è strutturato come una velenosa descrizione della vita sentimentale della «Regina Margherita», che viene raffigurata come una ninfomane, depravata e incestuosa. Lo storico ha avanzato questa interpretazione da alcune descrizioni particolareggiate, seppur deformate dal contesto satirico, del periodo di fuga ed esilio della sovrana in disgrazia, da Agen a Carlat e infine a Usson.[36]

Il testo iniziò a circolare sottobanco già dal 1607, per poi essere definitivamente dato alle stampe nel 1660, in una prima versione e nel 1663, in una versione ampliata. In quest'ultima versione, si parlerebbe del figlio illegittimo che Margherita di Valois avrebbe partorito nel giugno 1583, frutto della sua relazione con il bel Jacques Harlay de Champvallon, scudiero del duca d'Alençon.

I coniugi Vermont avrebbero rivelato al giovane Louis de Vaux, condotto a Bordeaux per farsi frate cappuccino, l'identità della sua vera madre, aizzandolo contro di lei.[37] Il giovane sarebbe poi divenuto famoso come «padre Angelo» e in molti avrebbero creduto al fatto che fosse realmente il figlio illegittimo della sovrana e del suo amante Champvallon.[38]

Note modifica

  1. ^ Boucher, 1995, p. 51.
  2. ^ Dumas, La Reine Margot, su books.google.it., Oxford University Press, 1999, p. 474.
  3. ^ Boucher, 1995, p. 51 e p. 355-356.
  4. ^ Boucher, 1995, p. 356.
  5. ^ Brantôme, Oeuvres complétes, Tome 8, p. 20., su gallica.bnf.fr.
  6. ^ Sealy, 1994, p. 19.
  7. ^ a b Valois, 1641, p. 99.
  8. ^ Viennot, 1994, p. 58.
  9. ^ Boucher, 1995, p. 74.
  10. ^ Viennot, 1994, pp. 80-81.
  11. ^ Valois, 1641, pp. 98-99.
  12. ^ Négociations diplomatiques de la France avec la Toscane. Tome 4, p. 38, su gallica.bnf.fr.
  13. ^ Viennot, 1994, pp. 78-79.
  14. ^ Viennot, 1994, p. 403.
  15. ^ Bertière, 1996, pp. 340-341.
  16. ^ Boucher, 1995, p. 197.
  17. ^ Correspondance du nonce en France Antonio Maria Salviati: (1572 - 1574). 2. 1574 - 1578, p. 299., su books.google.it.
  18. ^ Valois, 1641, pp. 110-13.
  19. ^ a b Boucher, 1995, p. 355.
  20. ^ Boucher, 1995, pp. 357-58.
  21. ^ Craveri, 2008, p. 66.
  22. ^ Berchtold e Fragonard, 2007, p. 33.
  23. ^ Viennot, 1994, pp. 202-3.
  24. ^ Viennot, 1994, p. 205.
  25. ^ Viennot, 1994, pp. 208-9.
  26. ^ Viennot, 1994, p. 210.
  27. ^ Viennot, 1994, p. 209.
  28. ^ Viennot, 1994, p. 214.
  29. ^ Sealy, 1994, p. 18.
  30. ^ Sealy, 1994, pp. 20-21.
  31. ^ Sealy, 1994, p. 20.
  32. ^ Sealy, 1994, p. 21.
  33. ^ Sealy, 1994, pp. 22-23.
  34. ^ Sealy, 1994, pp. 21-22.
  35. ^ Viennot, 1994, pp. 218-19.
  36. ^ Sealy, 1994, p. 23.
  37. ^ Boucher, 1995, p. 363.
  38. ^ L'Intermédiaire des chercheurs et curieux, pp. 211-212, su archive.org. URL consultato il 21 novembre 2020.

Bibliografia modifica

  • Margherita di Valois, Memorie della regina Margherita di Valois, moglie d'Henrico IV il grande, Venezia, Giuseppe Sarzina, 1641. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  • (FR) Jacques Berchtold e Marie-Madeleine Fragonard, La mémoire des guerres de religion: la concurrence des genres historiques, XVIe-XVIIIe siècles: actes du colloque international de Paris (15–16 novembre 2002), Librairie Droz, 2007, ISBN 2600011196.
  • (FR) Simone Bertière, Les reines de France au temps des Valois. Les années sanglantes, 1996, Paris, ISBN 978-2-253-13874-7.
  • (FR) Jacqueline Boucher, Deux épouses et reines à la fin du XVIe siècle: Louise de Lorraine et Marguerite de France, 1995, Saint-Étienne, Presses universitaires de Saint-Étienne, ISBN 978-2862720807.
  • Benedetta Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, Milano, Adelphi, 2008, ISBN 978-88-459-2302-9.
  • (FR) Arlette Jouanna, Jaqueline Boucher, Dominique Bilonghi, Guy le Thec, Histoire et Dictionnaire des guerres de religion, Bouquins, 1995, ISBN 9-782221-074251.
  • (EN) Robert J. Sealy, The Myth of Reine Margot: Toward the Elimination of a Legend, 1994, Peter Lang Publishing.
  • Éliane Viennot, Margherita di Valois. La vera storia della regina Margot, Milano, Mondadori, 1994, ISBN 88-04-37694-5.
  • (EN) Hugh Noel Williams, Queen Margot, wife of Henry of Navarre, New York, Charles Scriben's sons, 1907.

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