Ramus (intagliatori)

I Ramus furono una famiglia di intagliatori, attivi nel XVII secolo. Originari di (Edolo), in Val Camonica, si spostarono poi in Val di Sole ed operarono prevalentemente lì e in Val di Non.

Biografia

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Chiesa di Santo Stefano a Fraviano (Vermiglio), 1637

Il capostipite della famiglia fu Giovanni Battista Ramus, nato nel 1612 a . Si trasferì da giovanissimo in Val di Sole per apprendere l'arte dell'intaglio, qui entrò in contatto con Simone Lenner. Si sposò nel 1630 ad Ossana e l'anno seguente nacque il figlio Giovanni Simone, forse chiamato così in omaggio al maestro. Documentato anche in Val Camonica negli anni '40, si spostò poi a Cavareno con tutta la famiglia: i quattro figli maschi furono tutti intagliatori. Morì a Cavareno nel 1665.[1] Il figlio Giovanni Simone Ramus (1631- post 1678) continuò l'opera del padre principalmente in Val di Non, il secondogenito Carlo Ramus (nato nel 1633) è documentato in Trentino fino al 1665, con bottega a Seio, per poi spostarsi in Lombardia,[2] così come gli ultimi due figli, che nella loro bottega aperta a Mù di Edolo tra il 1661 e il 1662 furono maestri dell'intagliatore locale Giovanni Battista Zotti.[3]

I loro altari sono caratterizzati dalla presenza di colonne cilindriche ornate da viticci, raramente avvolti a spirale, statue piuttosto statiche posate su mensole ai fianchi dell'ancona, frontone curvilineo spezzato ed interrotto, ornato da angeli, solitamente musicanti. La rigogliosa decorazione delle colonne, con grappoli d'uva, pampini, vermiciattoli, putti, uccelli in svariate posizioni, avvicina i Ramus ai canoni della scultura barocca.[4]

Discendenza

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Chiesa della Natività di San Giovanni Battista a Flavon, 1652 ca.

Giovanni Battista Ramus

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Chiesa di San Lorenzo a Sarnonico, 1656
 
Chiesa di Sant'Agata a Mestriago, 1652 ca.

Giovanni Simone Ramus

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Pietro Antonio Ramus

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  1. ^ R. Colbacchini, 2003, pp. 282-285
  2. ^ R. Colbacchini, 2003, pp. 285-286
  3. ^ a b Gli altari lignei barocchi, su turismovallecamonica.it. URL consultato il 28 maggio 2024.
  4. ^ P. Rezoagli, 1989, pp. 150-152
  5. ^ R. Colbacchini, 2003, p. 282
  6. ^ Attribuito a Ramus G. B. secondo quarto sec. XVII, Altare dell'Immacolata, su BeWeB. URL consultato il 28 maggio 2024.
  7. ^ Ramus G. B. (1647), Altare laterale della Madonna immacolata, su BeWeB. URL consultato il 28 maggio 2024.
  8. ^ G. Dall'Olio, 2016, pp. 47-48 L'altare fu realizzato in collaborazione con il figlio ventenne Giovanni Simone.
  9. ^ a b R. Colbacchini, 2003, p. 285
  10. ^ A. Gorfer, 1975, p. 766 Aldo Gorfer assegna la paternità dell'altare a Domenico Bezzi, datandolo al 1669. L'attribuzione, ripresa da Simone Weber, confonde Domenico con il padre Giandomenico Bezzi ed è stata respinta da Colbacchini.
  11. ^ R. Colbacchini, 2003, p. 285 Simone Weber lo attribuì agli Strobl.
  12. ^ S. Weber, 1992, p. 106 L'altare, con quattro colonne tortili, presenta un antipendio con l'immagine di San Michele dipinta da Ramus sul cuoio.
  13. ^ Attribuito a Ramus G. B.-Ramus G. S. (1648 circa), Altare di S. Antonio, su BeWeB. URL consultato il 28 maggio 2024.
  14. ^ P. Dalla Torre, 2011, p. 329
  15. ^ M. Ferrari, 2009, pp. 14-15
  16. ^ R. Colbacchini, 2003, p. 285 L'altare fu ampliato nel secolo successivo da Georg Mosmair.
  17. ^ S. Weber, 1992, p. 76
  18. ^ R. Colbacchini, 2003, p. 286
  19. ^ G. Dall'Olio, 2016, pp. 50-52
  20. ^ R. Colbacchini, 2003, p. 285 Simone Weber la attribuisce invece a Cristoforo Bezzi.
  21. ^ S. Weber, 1992, p. 98
  22. ^ P. Rezoagli, 1989, p. 152
  23. ^ S. Papetti, 2010
  24. ^ Annuncio ai pastori, ancona, su Catalogo generale dei Beni Culturali. URL consultato il 28 maggio 2024.

Bibliografia

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  • Raffaella Colbacchini, "Altari e scultura lignea del Seicento", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume primo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (pp. 450-487).
  • Raffaella Colbacchini, "Giovanni Battista Ramus", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume secondo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (pp. 282-285).
  • Raffaella Colbacchini, "Giovanni Simone Ramus", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume secondo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (pp. 285-287).
  • Paolo Dalla Torre, Mezzolombardo: 'Io Simon Ramus a fato questa opera 1656', in «Studi Trentini. Arte», 90/2, 2011 (pp. 329-332). (online)
  • Giuliana Dall'Olio, I tre altari seicenteschi della chiesa di S. Maria a Sanzeno nelle fonti d'archivio, in «Studi trentini. Arte», 95/1, 2016 (pp. 33-58). (online)
  • Laura Dal Prà, "'Il tutto ben lavorato e in buona e laudabile forma'. Aspetti dell'altaristica trentina dopo la riforma cattolica", in: Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento. Volume primo, a cura di A. Bacchi & L. Giacomelli, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Servizio Beni Culturali, 2003 (pp. 32-85).
  • Aldo Gorfer, Le valli del Trentino. Guida geografico-storico-artistico-ambientale. Trentino occidentale, Calliano (TN), Manfrini, 1975, ISBN 978-88-7024-118-1.
  • Tiziana Leonardi, Contributo per una monografia di Simone Lenner, caposcuola nell’arte dell’intaglio in Val di Sole, in «Studi Trentini. Arte», 56, 1977 (pp. 171–187).
  • Maddalena Ferrari (a cura di), La chiesa di Santa Maria Assunta a Vigo di Ton e la chiesa di San Nicolò a Toss, Trento, Vita Trentina Editrice, 2009.
  • Silvia Papetti, Pietro Antonio Ramus: l'ancona dell'altare maggiore del santuario della Beata Vergine delle Grazie di Grosotto, in «Bollettino Storico Alta Valtellina», 13, 2010 (pp. 139-160). (online)
  • Nicolò Rasmo, Storia dell'arte nel Trentino, Trento, Dolomia, 1988.
  • Paola Rezoagli, I Ramus, scultori camuni, in «Arte Lombarda. Nuova serie», 90/91 (3-4), 1989 (pp. 150-157). (online)
  • Simone Weber, Le chiese della Val di Non nella storia e nell'arte. Volume III: i Decanati di Taio, Denno e Mezzolombardo, Mori (TN), La Grafica Anastatica, 1992 [1938].

Collegamenti esterni

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