Steve McQueen (regista)

regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e artista visivo britannico

Sir Steven Rodney McQueen, detto Steve (Londra, 9 ottobre 1969), è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e artista visivo britannico.

Steve McQueen (2024)
Statuetta dell'Oscar Oscar al miglior film 2014

Proveniente dal mondo della videoarte, si è fatto conoscere da pubblico e critica coi lungometraggi Hunger (2008), Shame (2011), 12 anni schiavo (2013), per il quale ha vinto l'Oscar, e Widows - Eredità criminale (2018).

Biografia modifica

McQueen è nato e cresciuto ad Ealing[1][2], un borgo di Londra, da padre trinidadiano e da madre grenadiana, entrambi emigrati nel Regno Unito in gioventù[3][4][5][6]. Diplomatosi presso il Drayton Manor High School, McQueen ha poi condotto i propri studi al West London College, al Chelsea College of Art and Design ed al Goldsmiths College, per poi frequentare, nel 1993, il Tisch School of the Arts dell'Università di New York (esperienza di studio, quest'ultima, che giudicherà insoddisfacente, lamentandone la rigidità e scarsa propensione alla sperimentazione dei corsi di studio[7]). Le prime forme d'arte con cui si misura sono quindi la fotografia e la scultura, tant'è che nel 1999 con la sua mostra di sculture e fotografie presso la London Institute of Contemporary Arts, si è aggiudicato il Turner Prize. Tra i cineasti che più di tutti l'hanno influenzato nello sviluppo del suo personale stile filmico sono d'annoverarsi: Andy Warhol, Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, Dziga Vertov, Jean Vigo, Buster Keaton, Carl Theodor Dreyer, Robert Bresson e Billy Wilder[8][9].

Le sue prime pellicole sono tre cortometraggi, Bear (1993), Deadpan (1993) ed Exodus (1997). Prima di cimentarsi col suo primo lungometraggio, nel 2007 espone le proprie opere alla 52° Biennale di Arti Visive di Venezia. McQueen si fa quindi conoscere a livello internazionale nel maggio 2008, quando il suo film Hunger partecipa in concorso al 61º Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. In quest'occasione la pellicola viene premiata con la Caméra d'or per la miglior opera prima.[10]

Nel 2009 McQueen espone nuovamente alla 53ª Biennale di Arti Visive di Venezia, all'interno del padiglione britannico, proponendo un cortometraggio che vede protagonisti proprio i Giardini di Venezia. Nel 2011 il regista dirige il suo secondo lungometraggio, Shame, presentato in concorso alla 68ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove Michael Fassbender, alla seconda collaborazione col regista, vince la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.

Nel 2013 è la volta di 12 anni schiavo, film che narra la storia vera di Solomon Northup, un uomo di colore libero che viene rapito nel 1841 e venduto in schiavitù per lavorare nelle piantagioni in Louisiana. Il film è il primo realizzato dal regista a Hollywood, prodotto fra gli altri anche da Brad Pitt, il quale compare nel film in un piccolo ruolo. I protagonisti sono Chiwetel Ejiofor e Michael Fassbender, quest'ultimo alla sua terza collaborazione con McQueen. Il film riceve i più importanti riconoscimenti, tra cui 3 premi Oscar: Miglior Film, Migliore Sceneggiatura non originale e Miglior Attrice non Protagonista a Lupita Nyong'o.[11] In questa occasione McQueen riceve anche la sua prima candidatura come Miglior regista.

Filmografia modifica

Regista modifica

Cortometraggi modifica

  • Bear (1993)
  • Five Easy Pieces (1995)
  • Stage (1996)
  • Exodus (1997)
  • Deadpan (1997)
  • Catch (1997)
  • Drumroll (1998)
  • Prey (1999)
  • Cold Breath (2000)
  • Illuminer (2001)
  • Girls, Tricky (2001)
  • 7th Nov. (2001)
  • Charlotte (2004)
  • Pursuit (2005)
  • Unexploded (2007)
  • Running Thunder (2007)
  • Gravesend (2007)
  • Rayners Lane (2008)
  • Static (2009)
  • Giardini (2009)
  • Ashes (2014)
  • Mr. Bruberry (2014)

Lungometraggi modifica

Televisione modifica

Video musicali modifica

Sceneggiatore modifica

Cinema modifica

  • Stage - cortometraggio (1996)
  • Exodus - cortometraggio (1997)
  • Hunger (2008)
  • Static - cortometraggio (2009)
  • Giardini - cortometraggio (2009)
  • Shame (2011)
  • Widows - Eredità criminale (Widows) (2018)

Televisione modifica

Produttore modifica

Cinema modifica

Televisione modifica

  • Small Axe – miniserie TV, 5 puntate (2020) - produttore esecutivo

Montatore modifica

Riconoscimenti modifica

Premi cinematografici modifica

Onorificenze modifica

«Per i servizi alle arti visive.»
— 15 giugno 2002[12]
«Per i servizi alle arti visive.»
— 31 dicembre 2010[13]
«Per i servizi al cinema.»
— 28 dicembre 2019[14]

Note modifica

  1. ^ Venice Biennale, Venice Biennale: Steve McQueen interview, in The Daily Telegraph. URL consultato il 1º agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2022).
  2. ^ Ealing's Local Web site, su ealingtoday.co.uk. URL consultato il 1º agosto 2013.
  3. ^ Kathleen Kuiper, Steve McQueen, su Encyclopaedia Britannica, 23 dicembre 2013. URL consultato il 18 maggio 2021.
  4. ^ Kristin McCracken, "Interview: Steve McQueen Talks 12 Years A Slave, Django Unchained, Pitt & Fassbender & More", su blogs.indiewire.com, 11 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2013).
  5. ^ Steve McQueen at Now Grenada. URL consultato il 3 marzo 2014.
  6. ^ Decca Aitkenhead, Steve McQueen: my hidden shame, in The Guardian, 4 gennaio 2014.
  7. ^ Steve McQueen: Profile, in BBC News, 1º dicembre 1999. URL consultato il 1º aprile 2010.
  8. ^ Steve McQueen, su fundaciotapies.org. URL consultato il 1º agosto 2013.
  9. ^ Steve McQueen, su newmedia-art.info. URL consultato il 1º agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2013).
  10. ^ (EN) Awards 2008, su festival-cannes.fr. URL consultato il 12 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  11. ^ 12 anni schiavo di Steve McQueen è il Miglior Film, su ilcinemaniaco.com. URL consultato il 3 marzo 2014.
  12. ^ (EN) The London Gazette, n. 56595, 15 giugno 2002, p. 24. URL consultato il 15 gennaio 2022.
  13. ^ (EN) The London Gazette, n. 59647, 31 dicembre 2010, p. 8. URL consultato il 15 gennaio 2022.
  14. ^ (EN) The London Gazette, n. 62866, 28 dicembre 2019, p. N2. URL consultato il 15 gennaio 2022.

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN96536223 · ISNI (EN0000 0000 8402 7606 · SBN TO0V395468 · ULAN (EN500114910 · LCCN (ENnr00001469 · GND (DE119535432 · BNE (ESXX5230720 (data) · BNF (FRcb144900604 (data) · J9U (ENHE987007459945705171 · NDL (ENJA01083161 · CONOR.SI (SL167990115 · WorldCat Identities (ENlccn-nr00001469