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L'opera dei pupi (òpira dî pupi in siciliano) è un teatro delle marionette[1] (dette pupi dal latino pupus, che significa bambino) tipico della tradizione siciliana. I pupari si servono di questi personaggi per rappresentare storie tratte dalla letteratura epico-cavalleresca di origine medievale (il ciclo carolingio, così come rielaborato nella storia dei Paladini di Francia) e su altre fonti, come l'Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, le vite dei santi e storie di famosi briganti[2]. Dei pupi siciliani si hanno già notizie nel Settecento, come documenta il puparo e studioso Enzo Mancuso[3].

Storia modifica

L'opera dei pupi nella forma che conosciamo oggi si sviluppò a Palermo alla fine del XVIII secolo, con i pupari in paggio (non armati) che rappresentavano alcuni racconti siciliani; di queste opere sono arrivate a noi soltanto le farse che ancora oggi vengono rappresentate. Sebastiano Lo Nigro ha dedicato ampie pagine ai pupi siciliani[4]. Una delle fonti primarie dell'opera dei pupi è il volume dello scrittore palermitano Giusto Lo Dico "Storia dei Paladini di Francia", pubblicato nel 1858.[5]

L'opera dei pupi si affermò nella prima metà del XIX secolo anche a Napoli, grazie a Giuseppina d'Errico chiamata "Donna Peppa"[6].

Dagli anni '50 del XX secolo questa arte teatrale cadde in disuso nell'isola. Poche famiglie siciliane ancora oggi tramandano la magica arte del cunto orale e del teatro dei pupi. Nel 2008 l'UNESCO ha iscritto l'opera dei pupi tra i patrimoni orali e immateriali dell'umanità[7], dopo averla originariamente proclamata nel 2001. È stato il primo patrimonio italiano ad essere inserito in tale lista. Come scrive l'Unesco "Le due principali scuole di burattini siciliani di Palermo e Catania si sono distinte principalmente per le dimensioni e la forma dei burattini, le tecniche operative e la varietà dei coloratissimi fondali scenici. [8]

Il pupo e il puparo modifica

Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi erano provvisti di vere e proprie corazze e variavano nei movimenti a seconda della scuola di appartenenza in palermitani oppure catanesi. La differenza più evidente stava nelle articolazioni: leggeri e snodabili i primi, più pesanti e con gli arti fissi i secondi

Il puparo curava lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi e, con un timbro di voce particolare, riusciva a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate. I pupari, pur essendo molto spesso analfabeti, conoscevano a memoria opere come la Chanson de Roland, la Gerusalemme liberata e l'Orlando furioso.

Ogni pupo rappresentava tipicamente un preciso paladino, caratterizzato per la corazza ed il mantello. Le armature e i costumi dell'opera dei pupi, però, erano anacronistici.[9]

Gli esperti e gli appassionati conoscono anche Peppininu, la maschera popolare catanese scudiero di Orlando e Rinaldo.

Spesso la rappresentazione si chiudeva con la farsa, uno spettacolo di marionette di tono licenzioso e buffo, con temi tratti dai personaggi delle tradizioni favolistiche siciliane.

A volte i pupari, per trasmettere contenuti non graditi alle autorità, si servivano di un gergo detto baccagghiu (baccaglio).

I personaggi modifica

Le figure più amate erano i paladini, tratti soprattutto dal poema di Ludovico Ariosto:

L'opera modifica

Nell'era della tecnologia e della multimedialità, parlare di pupi evoca immediatamente immagini d'altri tempi, di spettacoli di piazza, fra il vociare di piccoli e grandi ed il rumore delle armature, di minuscoli teatrini polverosi.

Ancora oggi sopravvivono alcuni pupari che cercano di mantenere viva la tradizione: alcuni proponendo rappresentazioni per turisti, altri attraverso una vera e propria rassegna teatrale. Tra le storiche famiglie di pupari c'erano la famiglia Munna di Monreale, che inventò la famosa "battaglia danzante" e compose i copioni per l’opera, come La distrutta di Agrigento, storia d’amore e di vendetta, Giacomo Cuticchio di Gela e il figlio Mimmo a Palermo. Poi le famiglie Argento, Mancuso famiglia Bumbello (compagnia Brigliadoro) e Greco di Palermo, la famiglia Canino di Partinico e Alcamo, le famiglie Crimi, Trombetta e Napoli di Catania, la famiglia Mangano di San Pietro Clarenza, le famiglie Pennisi, Macrì e Grasso di Acireale, la famiglia Profeta di Licata, le famiglie Puglisi e Vaccaro-Mauceri di Siracusa, la famiglia Immesi di Barletta, Lucio Corelli di Torre Annunziata e G.Botta a Sulmona.

Le più ricche collezioni di pupi si possono ammirare a Palermo, al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitré e a palazzo Branciforte[10].

Nelle città modifica

Alcamo modifica

Ad Alcamo il teatro dei pupi è rinato grazie a Salvatore Oliveri, nipote del famoso puparo Don Gaspare Canino che operò in questa città fin dai primi anni del Novecento, allorché aiutava Don Luigi Canino, dal quale ereditò l'arte del teatrino.[11]

Nel 1970, ormai vecchio e privo di ogni supporto economico da parte degli enti pubblici, cedette il suo Teatro dei pupi al Museo internazionale delle marionette di Palermo. Salvatore Oliveri, a distanza di 20 anni, ha cominciato a ricostruire interamente il suo vecchio teatro; è stata così rinnovata una tradizione che perdura dal 1820, quando Don Liberto Canino, suo antenato, realizzò il primo pupo siciliano.[11]

Oggi questo teatro dei pupi ha una sede stabile all'interno del castello dei conti di Modica e durante l'anno vengono dati diversi spettacoli.

Caltagirone modifica

A Caltagirone ne è un illustre esempio il Teatro-Museo dei pupi siciliani di via Verdumai. Il Teatro stabile della primaria compagnia dell'opera dei pupi di Caltagirone nasce in tempi difficili, alla fine del primo conflitto mondiale, per opera di Giovanni Russo. Dopo di lui l'Opra passa in eredità ad altri uomini, i quali superano le difficoltà che un'attività come questa comporta, grazie alla loro tenacia: Gesualdo e Salvatore Pepe, Eugenio Piazza. Nel 1978, il Comune di Caltagirone, prendendo spunto dal grande successo di pubblico che la Compagnia aveva riscosso nel corso di una rassegna di pupi ad Acicastello, le affida il locale di via Verdumai. Restaurato ed adattato all'uopo, il teatro ospita oggi, oltre alla sala per gli spettacoli, una mostra dei pupi siciliani, appartenuti alla collezione di Gesualdo Pepe, ed un'esposizione di locandine e di libri storici.

La collezione di pupi comprende settanta soggetti interamente costruiti in legno, e cinquanta teste di ricambio che consentono di avere a disposizione un gran numero di personaggi. I pupi sono vestiti con abiti in raso e velluto e dotati d'armature in rame e ferro lavorati a mano.

Gli spettacoli, che ripropongono le gesta eroiche dell'epopea cavalleresca rinnovate di volta in volta dalla fantasia e dall'estro degli artisti, si svolgono sul palcoscenico dotato di numerosi fondali intercambiabili dipinti a mano. Manovratori e oratori danno vita e voce ai pupi, mentre gli aiutanti assicurano l'avvicendarsi dei vari personaggi.

Palermo modifica

A Palermo, centro della scuola palermitana, si può ammirare una ricca collezione di Pupi al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitré e soprattutto al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, dove dal 1975 si trovano circa 3.500 tra pupi siciliani, marionette e burattini provenienti da varie parti del mondo. Il Museo internazionale delle marionette, in occasione della quinta sessione dell'Assemblea Generale degli stati aderenti alla Convenzione Unesco, svoltasi a Parigi dal 2 al 5 giugno 2014, è stato accreditato quale organizzazione non governativa consulente del Comitato Intergovernativo del Patrimonio Culturale Intangibile Unesco. Dunque è tra le poche ONG che in Italia costituiscono un interlocutore privilegiato dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura.

Una delle famiglie di pupari più conosciute è quella del teatro dei pupi di Mimmo Cuticchio in via Bara all'Olivella.[12] Nel 2015 la collezione di pupi siciliani iniziata dal padre Giacomo è stata acquisita dalla Fondazione Sicilia, ed è ora esposta a Palazzo Branciforte[13].

Il "Festival di Morgana", nato nel 1975, è un'importante rassegna annuale dell'opera dei pupi, organizzata dall'Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, in collaborazione con altri istituti internazionali[14].

Dal 2002 opera fra Palermo, Carini e Cefalù il puparo Angelo Sicilia con la sua Opera dei pupi antimafia: gli spettacoli rappresentano le storie di padre Pino Puglisi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Giuseppe Di Matteo e di tante altre vittime della mafia.

Monreale modifica

La nascita dell'opera dei pupi a Monreale si deve principalmente all'iniziativa di Ignazio Munna, nato a Erice nel 1879. Iniziò la sua esperienza nel mondo dell'opera dei pupi a soli dodici anni nel teatro dello zio materno Francesco Giarratano; in seguito nei primi del 900 si trasferì con la sua famiglia a Monreale impiantando un teatrino nello storico quartiere Carmine, precisamente nel cortile Manin. Egli compose i copioni per l'opera, come La distrutta di Agrigento, storia d’amore e di vendetta, quando nel 500 a.C. a dominare il mediterraneo erano i Cartaginesi; riscrisse a dispense alcuni poemi cavallereschi, La Rotta di Roncisvalle e Il Guidosanto, per citarne alcuni. Svolse l’attività di oprante fino al 1939 anno della sua scomparsa. Ignazio Munna con la sua voce roca e coinvolgente che negli anni successivi egli imitava sulla scena e della passione che metteva in atto nei combattimenti.Il teatrino fu ereditato dai figli Vincenzo Munna e Vito Munna che con la loro caratteristica “battaglia danzante”, ancora viva nella memoria dei monrealesi, eseguirono spettacoli in Italia e in tutto il Mondo, Giappone, Cina, California, Canada, Usa, Germania, Svizzera, Francia, Florida, Olanda, Londra, Bruxelles, Australia, Argentina, Brasile e non solo.

Siracusa modifica

Nel 1875 in uno scantinato di via Mario Minniti, allora vanedda Spata, Francesco Puzzo costruì il suo primo pupo. Fu lui a creare il teatrino Eldorado di via Maestranza, con l'aiuto del puparo Giuseppe Crimi che gli dipinse il sipario per il nuovo teatro. Il Puzzo creò successivamente il Teatro Bellini che spostò in molte sedi in città oltre che in provincia, agendo fino al 1917, quando i figli Ernesto, Giuseppe, Luciano e Salvatore ne seguirono le orme. Ernesto Puzzo, nel 1924 tenne a battesimo il Teatro Eden di Via Gemmellaro, che ospitò il grande attore e puparo catanese Giovanni Grasso, e successivamente, nel 1928, il Teatro San Giorgio di via Dante, oggi via dei Santi Coronati, a Siracusa. L'attività di Ernesto durò fino al 1947 mentre il fratello Luciano operò o Noto fino al 1937 quando scomparve. I pupi di Luciano, ceduti agli imprenditori siracusani Andrea Bisicchia e Carlo Pulvirenti, che nell'immediato dopoguerra gestirono un teatrino poi affidato a Ernesto Puzzo, andarono a un non identificato puparo di Modica, mentre il materiale marionettistico di Ernesto, nel 1957, fu rilevato dal puparo sortinese Ignazio Puglisi. Francesco Puzzo che era nato a Siracusa nel 1857, si spense nel 1936. Ernesto Puzzo, nato nel 1891, morì invece nel 1965.

Catania modifica

A Catania continua il mestiere dei Pupari la "Fratelli Napoli" antica famiglia catanese della tradizione, fondata nel 1921 da Gaetano Napoli, oggi giunta alla sua quarta generazione. [15]

Sulmona modifica

Nel 2015 l'artista Girolamo Botta, di origine palermitana, ha fondato a Sulmona la compagnia art G.Botta, portando in scena nel suo teatro mobile nel centro Italia i pupi e le pitture popolari, costruiti e dipinti da lui stesso, con una dimensione ridotta rispetto a quelli classici di scuola palermitana: essi misurano infatti 70 cm, riducendo anche il teatrino dell'opera dei pupi. In seguito fa nascere i "pupi italici" che raccontano le gesta dei guerrieri dei popoli Osco-umbri durante la Guerra sociale contro la Repubblica romana.

Nei media modifica

Nel film del 1974 Il padrino - Parte II vi è una scena in cui nella Little Italy del primo Novecento viene rappresentato un teatrino dei pupi siciliani.

Nel 2008 è stato realizzato un documentario, In viaggio con i Pupi di Maurizio Sciarra con Mimmo Cuticchio [16]. La regista Giovanna Taviani ha realizzato nel 2021 un documentario Cùntami sull'epopea dei pupi. [17]

Note modifica

  1. ^ La marionetta si distingue dal burattino per essere governata dall'alto tramite fili o altro mentre il burattino lo è dal basso, direttamente dalle mani dell'operatore che si infilano nelle vesti. L'esempio tipico di quest'ultimo è Gioppino, burattino bergamasco.
  2. ^ SITO UNESCO, su ich.unesco.org.
  3. ^ L’origine dell’opera dei pupi – Mancuso Pupi, su www.mancusopupi.it. URL consultato il 14 febbraio 2018.
  4. ^ Sergio, Sebastiano Lo Nigro - Favola e verità dei pupi siciliani. URL consultato il 14 febbraio 2018.
  5. ^ Alessandro Napoli, Due parole di presentazione, foglio volante allegato al vol. I di Giusto Lodico, Storia dei Paladini di Francia, Clio, 1993-2000
  6. ^ Associazione Corelli, Compagnia Corelli - Un po’ di storia, su pupicorelli.com, 2018. URL consultato il 10 aprile 2019.
  7. ^ www.unesco.it
  8. ^ Opera dei Pupi, Sicilian puppet theatre
  9. ^ Vedi “I paladini, i cavalieri con la brunia” in “Nuovo Repertorio per l'Opera dei Pupi - Vol. 2” di Carmelo Coco – Edizioni Youcanprint, 2013.
  10. ^ www.palazzobranciforte.it
  11. ^ a b Copia archiviata, su operadeipupigasparecanino.com. URL consultato il 9 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  12. ^ www.balamrm.it
  13. ^ Fondazione Sicilia
  14. ^ Copia archiviata, su festivaldimorgana.it. URL consultato il 2 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2015).
  15. ^ cataniatoday.it
  16. ^ siciliafilmcommission.org
  17. ^ www.corriere.it

Bibliografia modifica

  • Giusto Lo Dico, Storia dei Paladini di Francia, IV volumi, Palermo, 1862, (ristampa Celebes editore, Trapani, 1971)
  • Giuseppe Guarraci, Pupi e pupari a Siracusa 1875-1975, Editrice Meridionale, Roma, 1975, OCLC 876640874
  • Fortunato Pasqualino, Il teatro con i pupi siciliani, Cavallotto Editore, Catania, 1980.
  • Valentina Venturini, Dal Cunto all'opera dei pupi: il teatro di Cuticchio, Audino, 2003
  • Antonio Pasqualino, L'opera dei pupi, Sellerio, 2008
  • Giuseppe Guarraci, Ernesto Puzzo e opera dei pupi nel siracusano AICS, 2011
  • Carmelo Coco, Nuovo repertorio per l'opera dei pupi, Vol.II; Edizioni Youcanprint, 2013
  • Gianni Arcidiacono, L'opera dei pupi in Sicilia, Lussografica, 2016
  • Carmelo Coco, I pupi siciliani nella letteratura, nel teatro, nel cinema nella TV e nella musica, Screenpress, 2012

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