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Amplificatori per chitarra

Un amplificatore per chitarra è un dispositivo che permette di trasformare il segnale elettrico prodotto dai pick-up di una chitarra elettrica in un vero e proprio segnale sonoro.

Componenti modifica

Un amplificatore per chitarra è costituito da tre componenti principali:

  • Altoparlanti (o coni): sono gli attuatori che convertono il segnale elettrico in onde sonore. Nell'amplificazione della chitarra elettrica sono utilizzati uno o più coni di diametro variabile tra 8 e 15 pollici, con impedenza di 4, 8 o 16 Ω.

Tipologie di amplificazione modifica

Amplificatore a valvole modifica

È un amplificatore per chitarra che utilizza valvole termoioniche nei circuiti del preamplificatore e del finale di potenza, per ottenere il guadagno del segnale.
L'amplificatore a valvole è stato il primo ad essere realizzato, ed ancora oggi questa è reputata la tipologia di amplificatore che offre il suono migliore per molti (ma non tutti) gli ambiti. La risposta non lineare delle valvole dà luogo ai fenomeni della compressione e soprattutto della distorsione, il che rende un amplificatore valvolare praticamente indispensabile nella musica rock e hard rock.
Confrontato con gli altri tipi di amplificatore, un valvolare ha maggiori dimensioni e maggior peso. È generalmente più costoso, si scalda di più ed è più delicato, a causa della fragilità delle valvole, specialmente quando sono calde. A parità di potenza nominale, un amplificatore dotato di un finale di potenza a valvole offre più pressione sonora di un amplificatore allo stato solido o digitale.
Nel preamplificatore vengono utilizzati doppi triodi come le valvole 12AX7 (altrimenti dette ECC83), mentre per il finale di potenza la scelta avviene generalmente tra due tipi di valvola: storicamente, i costruttori americani come Fender e Mesa Boogie utilizzano tetrodi come le 6L6, mentre i costruttori inglesi come Marshall e Vox utilizzano pentodi come le EL34. Oggi moltissimi produttori di amplificatori valvolari offrono differenti modelli dotati dell'uno o dell'altro tipo di valvole. Lo schema costruttivo dell'amplificatore può anche prevedere l'uso di una valvola rettificatrice come una GZ34.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Codifica delle valvole termoioniche.

Amplificatore a transistor (stato solido) modifica

È un amplificatore per chitarra che utilizza dei transistor, tipicamente dei MOSFET, nel preamplificatore e nel finale di potenza.
Un amplificatore allo stato solido offre una risposta al segnale molto più lineare rispetto a quella di un valvolare: il suono rispecchia più fedelmente il segnale in uscita dai pick-up. Un amplificatore a transistor produce sonorità molto aspre: per questo alcuni chitarristi heavy metal li preferiscono. I transistor hanno una minore tendenza alla distorsione, per questo molti amplificatori progettati appositamente per i chitarristi jazz, come il Polytone Minibrute, sono allo stato solido.
Un amplificatore a transistor, confrontato con uno a valvole, è più economico, meno ingombrante, più solido e produce meno calore; a parità di potenza un finale di potenza allo stato solido offre meno pressione sonora rispetto ad uno a valvole.

Amplificatore ibrido modifica

Questo tipo di amplificatore utilizza un preamplificatore a valvole, per ottenere un suono "caldo", accoppiandolo però ad un finale di potenza a transistor, per ridurre il costo, l'ingombro e la fragilità dell'intera apparecchiatura. Un esempio di questo tipo di amplificatore è la famiglia Valvestate della Marshall.
Alla fine degli anni Settanta Leo Fender realizzò amplificatori di concezione diametralmente opposta, che vennero commercializzati dalla Music Man: progettati per le sonorità cristalline della musica country, erano dotati di un preamplificatore a transistor, per evitare la distorsione, e di un finale di potenza a valvole, per garantire maggiore pressione sonora.[1]

Amplificatore digitale modifica

In questa tipologia di amplificatore il segnale in entrata viene convertito da analogico a digitale, per poi essere processato in modo da ottenere virtualmente ogni tipo di sonorità, dalle più classiche alle più moderne. Un amplificatore digitale offre spesso numerosi effetti integrati; inoltre molti di questi amplificatori offrono, in modo più o meno raffinato, una funzione di amp modeling, che permette di imitare il suono di numerosi amplificatori "famosi".

Disposizione dei componenti modifica

Combo modifica

 
Un amplificatore combo

Un amplificatore combinato, detto semplicemente combo, ospita i tre componenti (preamplificatore, finale di potenza, altoparlanti) nella stessa struttura, di solito costruita in legno. Questa soluzione è pratica e consente di risparmiare spazio e tempo di montaggio. Un amplificatore combo può però diventare molto pesante (specie se valvolare), e di norma un combo non ospita mai più di due coni. Inoltre le vibrazioni prodotte dall'altoparlante possono danneggiare i componenti elettronici del preamplificatore e del finale di potenza.








Testata e cassa modifica

 
Tre half stacks della Marshall

Un amplificatore testata e cassa, detto anche stack, è composto di due unità distinte: la testata ospita il preamplificatore ed il finale di potenza, mentre nella cassa trovano alloggio gli altoparlanti. La cassa, di solito realizzata in legno, può contenere da uno ad otto coni. La configurazione classica, detta half stack, prevede che la testata venga appoggiata su una cassa contenente quattro coni; la configurazione full stack è composta da due casse da quattro coni una sopra l'altra, con la testata in cima alla pila.
L'amplificatore testata e cassa è più costoso e ingombrante di un combo, e le due parti necessitano di essere adeguatamente collegate con un cavo di potenza (un errato collegamento, come il collegamento di una cassa di impedenza totale minore di quella prevista dalla testata, può danneggiare il trasformatore di uscita, anche irreparabilmente). Benchè tradizionalmente la testata sia posizionata sopra la cassa, le vibrazioni prodotte dagli altoparlanti potrebbero, come nel caso del combo, danneggiare i componenti elettronici: alcuni chitarristi preferiscono tenere la testata a fianco della cassa per evitare questi problemi.



Rack modifica

 
Il complesso sistema rack di Billy Corgan

Un sistema di amplificazione modulare, detto anche rack, prevede che i tre componenti fondamentali (preamplificatore, finale di potenza, altoparlanti) siano alloggiati in tre unità diverse, da collegare poi tra di loro. Il vantaggio di questa configurazione sta nella versatilità: il chitarrista può utilizzare preamplificatore, finale e cassa di marche diverse. Per contro, questo sistema è il più costoso ed anche il più difficile da gestire, dato che i vari componenti non sono necessariamente progettati nello stesso modo e potrebbero avere interfacce diverse.
Il preamplificatore ed il finale di potenza sono alloggiati in scatole metalliche delle stesse dimensioni dei rack usati nell'informatica, e possono essere alloggiati in armadi; per esigenze di portatilità i chitarristi di solito preferiscono inserire le varie unità in speciali valigie molto robuste, dette flight cases. Un sistema rack utilizza le stesse casse degli amplificatori testata e cassa.





Effetti integrati modifica

Un amplificatore digitale può emulare ogni tipo di effetto. Qui di seguito sono invece descritti gli effetti che sono comunemente integrati negli amplificatori non digitali.

Distorsione (Overdrive) modifica

In ambito musicale, la distorsione del suono generata dalla saturazione delle valvole di un amplificatore valvolare è chiamata overdrive.
Negli anni Cinquanta la distorsione era considerata una caratteristica negativa del suono della chitarra elettrica amplificata: il suono veniva distorto quando il volume dell'amplificatore era impostato su valori troppo alti, provocando la saturazione delle valvole del finale di potenza. Con l'avvento della musica rock i chitarristi iniziarono a cercare volontariamente la distorsione del suono, per ottenere sonorità più dure e ruvide. La distorsione provocata dalle valvole finali era però poco controllabile, in quanto ottenibile solo ad altissimi volumi, il che rendeva il sistema chitarra-amplificatore propenso ad entrare in feedback, ovvero a provocare l'effetto Larsen. Una prima soluzione a questo problema fu ottenuta dal chitarrista Eddie Van Halen, che modificava i suoi amplificatori per alimentare le valvole ad una tensione più bassa, per ottenere la distorsione a volumi inferiori. [2]
In seguito i costruttori di amplificatori iniziarono a progettare preamplificatori capaci di distorcere il segnale, collegando le valvole "in cascata": questo offriva la possibilità di ottenere l'effetto a volumi più contenuti e di regolare la quantità di distorsione del suono attraverso un potenziometro. Quasi tutti gli amplificatori moderni utilizzano questa tipologia di distorsione, attivabile spesso tramite un interruttore, per poter cambiare istantaneamente da un suono "pulito" ad un suono distorto.
Gli amplificatori a transistor ottengono questo effetto attraverso un circuito elettrico dedicato. La distorsione così ottenuta produce un suono più secco ed aspro rispetto all'overdrive delle valvole, dato che contiene più armoniche dispari, meno gradevoli all'orecchio [3].

Riverbero modifica

 
Un Fender Twin Reverb

L'effetto di riverbero simula la riflessione delle onde sonore da parte di un ostacolo, aggiungendo profondità al suono come se l'amplificatore fosse posizionato in un grande spazio chiuso. Questo effetto viene ottenuto artificialmente grazie ad una molla ed a due trasduttori elettromeccanici, ottenendo uno "sdoppiamento" del segnale elettrico e, di conseguenza, del suono emesso dall'altoparlante. A partire dagli anni Sessanta questo effetto è stato integrato in numerosi amplificatori, primo tra tutti il Fender Twin Reverb che utilizzava un riverbero a molla della Accutronics.[4]
Anche utilizzando molle molto lunghe, il ritardo del segnale non supera mai l'ordine di grandezza dei millisecondi (10−3 secondi): per questo si parla di riverbero e non di effetto eco o delay.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Riverbero § Riverbero a molla.



Note modifica

  1. ^ [1]
  2. ^ [2] (in inglese)
  3. ^ [3]
  4. ^ [4] (in inglese)

Voci correlate modifica

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