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Centro Museale "Museo delle Scienze Agrarie" (MUSA)
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPortici
IndirizzoReggia di Portici - Via Università 100
Caratteristiche
TipoNaturalistico, scientifico
Direttoreprof. Stefano Mazzoleni [1]
Sito web

Il Centro Museale "Museo delle Scienze Agrarie" (MUSA) è un Centro Museale dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, istituito nel maggio del 2011[2] allo scopo di valorizzare nel contempo il Sito Reale di Portici, la storia della Scuola di Agraria e le importanti collezioni museali ad essa risalenti. Ha sede insieme al Dipartimento di Agraria nella suggestiva Reggia di Portici e costituisce uno dei Centri museali dell’Ateneo napoletano.

Il MUSA fin dalla sua fondazione è stato pensato come Centro Museale che riunifica i diversi Musei precedentemente afferenti ai vari Istituti e Dipartimenti. Esso comprende: l’Orto Botanico di Portici, il museo Botanico Orazio Comes, il museo Entomologico Filippo Silvestri, il museo Mineralogico Antonio Parascandola, il museo di Meccanica Agraria Carlo Santini, il museo Anatomo-zootecnico Tito Manlio Bettini e la Biblioteca storica dei musei.

Il MUSA gestisce anche la fruizione dell’Herculanense Museum.

Nel novembre 2020 sono iniziati i lavori di restauro del Piano nobile della Reggia finalizzati a dare una collocazione definitiva alle collezioni museali[3].

Cenni storici modifica

Sin dal 1872, anno della sua fondazione, la Scuola superiore di agricoltura di Portici, divenuta nel 1935 Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli Federico II ed infine dall'anno accademico 2013-2014 Dipartimento di Agraria dello stesso Ateneo, ha visto accumularsi numerose collezioni di materiali di ogni genere la cui raccolta, nel tempo, ha raggiunto dimensioni notevoli e una rilevanza scientifica significativa. Le cattedre afferenti ai vari Istituti e Dipartimenti universitari hanno via via accumulato, a sostegno dell'attività didattica svolta, un gran numero di collezioni di reperti associati allo studio delle diverse discipline insegnate presso la Scuola.

L'orto botanico modifica

I Musei delle Scienze agrarie modifica

Museo Botanico Orazio Comes modifica

Il primo nucleo delle collezioni botaniche conservate nel Museo risale all'attività di Nicola Pedicino, primo docente della Cattedra di Botanica (1872-1877). Fu però il suo successore alla Cattedra, Orazio Comes, a cui il Museo è intestato, a riunire tra il 1877 e il 1917 le varie collezioni botaniche che nel frattempo si erano costituite soprattutto su sua iniziativa. Tra queste spicca un erbario costituito da campagne di ricerca e dall’acquisto di importanti erbari e reperti come la Xilotomoteca italica di Adriano Fiori. Di particolare interesse sono gli erbari storici, tra i più antichi d’Europa, comprendenti collezioni di essiccata di altissimo valore quali quelle di Vincenzo Petagna, Domenico Cirillo, Vincenzo e Francesco Briganti, oltre a numerose altre collezioni provenienti da escursioni ed erborizzazioni in diverse aree del mondo. Rilevanti inoltre sono le collezioni didattiche di vetrerie e tavole iconografiche e gli acquarelli ottocenteschi raffiguranti frutta e ortaggi. A cavallo tra ottocento e Novecento le collezioni si arricchirono con contributi di scienziati autorevoli, quali Michele Tenore, Giovanni Gussone e Giuseppe Antonio Pasquale. Le difficoltà della Seconda guerra mondiale portarono a un inesorabile declino della botanica napoletana. Nel 1943, in seguito all’occupazione della parte sud della facoltà, l’Istituto di Botanica dovette liberare frettolosamente i locali dall’arredamento e dal materiale scientifico e didattico. Solo verso gli anni Cinquanta l’istituto trovò nuovamente una sistemazione dignitosa dei laboratori al primo piano della Reggia. Nello stesso periodo, la direttrice dell’Istituto di Botanica, Valeria Mezzetti Bambacioni, diede nuovo impulso al recupero e alla riorganizzazione del patrimonio scientifico rap-presentato dalle collezioni che si erano via via costituite. Nel 1958, il Museo rinnovato fu intitolato a Orazio Comes. Dopo il terremoto del 1980, l’Istituto di Botanica fu nuovamente trasferito e in tale trasloco si rischiò di perdere gran parte delle collezioni di erbari storici che fortunatamente sono state recuperate tra il 1990 e il 2004. Questo meritorio lavoro di recupero delle collezioni ha reso possibile il riavvio degli studi specialistici sui materiali presenti nei diversi erbari. Recenti ricerche basate su datazioni isotopiche, perizie calligrafiche e analisi della filigrana delle carte e delle camicie degli erbari hanno permesso di identificare nell’Erbario storico campioni databili tra Cinquecento e Seicento, confermando la straordinaria importanza delle collezioni. Ulteriori lavori hanno ripreso la catalogazione dell’erbario storico e in questi giorni si sta finalmente procedendo alla definizione dell’archivio digitale delle collezioni principali.

Museo Entomologico Filippo Silvestri modifica

Istituito nel 1958, raccogliendo l’eredità del precedente Gabinetto di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli, il Museo conserva collezioni di insetti e di materiale zoologico acquisiti a partire dal 1876[4]. Ne fu pioniere l’entomologo Achille Costa (1823—1899) costituendo una raccolta di oltre centomila insetti provenienti da ogni parte del mondo. Acquisizioni successive ampliarono e articolarono il materiale scientifico disponibile. Nel 1890 Antonio Berlese (1863-1927) allestiva un consistente numero di preparati microscopici di diverse famiglie di acari, qualche anno più tardi (1904) Filippo Silvestri (1873-1949) contribuiva a sua volta con importanti collezioni di dipluri, tisanuri, termiti e strepsitteri. L’opera di arricchimento delle collezioni è poi continuata nei decenni a seguire attraverso l’acquisto di nuovo materiale e con le donazioni da parte di studiosi italiani e stranieri consentendo così la formazione di un patrimonio di rilevante interesse scientifico. Attualmente la collezione entomologica costituisce il cuore del posseduto museale comprendendo quasi duecentomila reperti di insetti, non solo italiani, di tutti gli ordini anche rari e di specie dannose in ambito agrario, forestale e urbano. Si distinguono in particolare le raccolte di Apterigoti primitivi, svariate specie in circa trecento contenitori, di Termiti, circa duecentosessanta barattoli di vetro con esemplari da tutto il mondo, di Cocciniglie, circa seimila campioni, di Imenotteri e di insetti dannosi alle piante. A questa collezione si affiancano raccolte che hanno funzioni essenzialmente didattiche e dimostrative, come quella degli insetti esotici e quelle delle stampe e dei materiali storici. La collezione zoologica è un’altra componente di rilievo del patrimonio museale. Essa comprende diverse centinaia di reperti della fauna italiana e mediterranea, soprattutto uccelli, pesci e mammiferi. Gli uccelli, in particolare, costituiscono la sezione prevalente in quanto rappresentati da oltre quattrocento esemplari tassidermizzati, esposti in una decina di vetrine, comprendenti anche specie non più presenti sul territorio nazionale.

Museo Mineralogico Antonio Parascandola modifica

Costituito nel 1990 il Museo ospita i materiali scientifici appartenenti all’ex Istituto universitario di Mineralogia e Geologia Agraria di Portici. Quest’ultimo, nato nel 1876, ha accumulato nel tempo un interessante patrimonio formato non solo da rocce e minerali di varia provenienza geografica ma anche da fossili, strumentazioni e documentazione specialistica. L’utilizzo per mostre presso altre sedi universitarie e la loro conservazione in appositi spazi espositivi già ai primi del Novecento ne testimonia l’importanza e il valore scientifico. Attualmente il Museo è articolato in collezioni di diversa composizione che offrono una giusta panoramica sul mondo mineralogico e sulle sue particolarità. La Collezione Generale comprende reperti mineralogici provenienti dalle diverse  parti del mondo, con una particolare attenzione per l’area vesuviana. Risultano in inventario 3868 campioni di cui 1200 riordinati e ricatalogati secondo i criteri cristallochimici della catalogazione Strunz. La collezione tedesca riguarda un centinaio di esemplari provenienti dalla ditta Krantz di Bonn, attiva nella commercializzazione di oggetti naturalistici fin dal 1833, tra cui emergono una rara fuchsite e la caratteristica quarzite di acqua dolce. La Collezione Petrografica consta di 75 campioni provenienti da diverse località italiane. Le più numerose sono le rocce sedimentarie seguite da quelle magmatiche e da quelle metamorfiche. La Collezione Vesuviana è costituta da 600 campioni frutto dell’attività del complesso Somma-Vesuvio. Vi si trovano bombe di lava di varia forma e dimensione insieme a proietti, frammenti di lava eruttati allo stato solido, contenenti vesuvianite e leuciti. La Collezione di marmi prevede circa 300 esemplari di marmi italiani e diversi tipi di materiali usati in campo ornamentale. Si spazia dalle lastre di bardiglio delle Alpi Apuane alla pietra di Trani passando per il perlato campano. La Collezione di Fossili si caratterizza per la presenza di una trentina di esemplari rappresentanti la fauna meso-cenozoica italiana. Le Collezioni didattiche, infine, comprendono una raccolta di preparati microscopici con circa 500 campioni di sezioni di sezioni sottili di rocce minerali di vario tipo, 137 modelli cristallografici in legno, cartone e vetro, usati in passato per lo studio dei cristalli. Ad essi si aggiunge il Medagliere, una raccolta di 15 medaglie coniate con la lava del Vesuvio tra le quali spicca quella del 1861 raffigurante Vittorio Emanuele II, re d’Italia. Il museo è dedicato ad Antonio Parascandolo (1902-1977), vulcanologo e mineralogista italiano.

Museo di Meccanica Agraria Carlo Santini modifica

Dedicato alla memoria di Carlo Santini (1895-1963) il Museo conserva un’interessante collezione di macchine agricole costruite dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del secolo successivo. Collocati nell’ala nord della Reggia di Portici, i modelli raccolti, originariamente destinati a scopi divulgativi e didattici per gli studiosi e gli specialisti della meccanizzazione agraria, propongono una chiave di lettura tecnologica per la comprensione delle trasformazioni che hanno interessato l’agricoltura moderna. Suggestiva è la collezione di aratri, dai tipi più antichi, di legno e a trazione animale, a quelli più recenti in cui compare il vomere, per il rovesciamento degli strati di terreno. Diverse macchine motrici, tra cui spiccano una locomobile del 1887 e un maneggio a piano inclinato a un cavallo del 1886, si accompagnano ai primi esemplari di macchine seminatrici a righe, trapanatrici, falciatrici e trebbiatrici. Nella parte novecentesca interessante è l’esposizione di due trattrici, una Massey Harris con quattro ruote motrici isodiametriche del 1920 e una Cassani 40 CV con motore diesel a due tempi del 1927.

Museo Anatomo-zootecnico Tito Manlio Bettini modifica

Nato nel 1872, in contemporanea con la fondazione della Scuola Superiore di Agricoltura di Portici, il Museo attualmente custodisce materiali utili alla comprensione dell’anatomia e fisiologia animale, e della zootecnia. Originariamente destinato al supporto didattico, come moderno laboratorio per la formazione e la ricerca, in pochi decenni si trasformò in una struttura a più forte vocazione museale. Di rilievo furono gli anni 1892-1902, durante i quali si assistette ad un importante incremento dei materiali presenti. Collezioni osteologiche, fotografie, modelli in gesso, oggetti dell’allevamento animale si aggiunsero all’esistente esaltandone il valore scientifico. L’attenzione verso i materiali didattici ed espositivi continuò anche negli anni successivi grazie all’interesse e all’azione propositiva dei diversi docenti come, ad esempio, Nello Fotticchia e Tito Manlio Bettini. Traumatico si rivelò il decennio 1939-1948. Gli eventi bellici ebbero un effetto devastante sul Museo che oltre ai danni alle strutture murarie sopportò anche la perdita dell’integrità delle collezioni. Nel dopoguerra il materiale recuperato venne accantonato e sottoposto a rari interventi di conservazione. Dal 1992, sotto la direzione del prof. Antonio Crasto, il Museo ha avviato una vasta opera di recupero, restauro, classificazione e catalogazione del patrimonio scientifico culminata nella sistemazione definitiva in un’apposita sala di un edificio sito nel Parco Gussone, annesso alla Reggia di Portici. Attualmente il Museo, articolato in vari percorsi esplicativi su un’area di circa 120 mq, si presenta strutturato nelle seguenti sezioni :

  • Plastici e preparati a secco di organi di mammiferi domestici;
  • Crani, scheletri completi di mammiferi, ossa e articolazioni di mammiferi;
  • Animali imbalsamati;
  • Collezioni di preparati in formalina;
  • Preparati in gesso di teste di suini e cinghiali;
  • Attrezzi di mascalcia e di medicina operatoria;
  • Cataloghi di registrazione per il deposito di animali e produzione di latte e latticini;
  • Collezioni di stampe del XIX e XX secolo;
  • Armadi in legno fine ‘800 ed inizi ‘900.

Il Museo è dedicato a Tito Manlio Bettini, direttore dell’Istituto di Produzione animale della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli dal 1955 al 1978

L'Herculanense Museum modifica

Gli altri progetti modifica

Trasporti modifica

I musei del Centro Museale MUSA sono raggiungibili tramite:

Note modifica

  1. ^ D.R. n.1202 del 06/04/2017
  2. ^ Santini, p. 299
  3. ^ Restauri al piano nobile della Reggia, su centromusa.it.
  4. ^ Museo del Dipartimento di Entomologia e Zoologia Agraria - Università di Napoli Federico II, su unisob.na.it. URL consultato il 26 novembre 2020.


Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

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