Citrus × myrtifolia

specie di pianta della famiglia Rutaceae

Il chinotto (Citrus × myrtifolia (Ker Gawl.) Raf., 1838) è un agrume della famiglia delle Rutacee.

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Chinotto
frutti di chinotto
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Malvidi
OrdineSapindales
FamigliaRutaceae
SottofamigliaAurantioideae
TribùCitreae
GenereCitrus
SpecieC. × myrtifolia
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseRosidae
OrdineSapindales
FamigliaRutaceae
GenereCitrus
SpecieC. × myrtifolia
Nomenclatura binomiale
Citrus × myrtifolia
(Ker Gawl.) Raf., 1838

La sua origine non è esattamente accertata. Prevale l'opinione che si tratti di una mutazione dell'arancio amaro che col tempo si è sviluppata nella specie oggi conosciuta.[senza fonte]

Descrizione

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Un frutto in sezione

L'albero raggiunge al massimo i 3 metri e ha rami spesso diritti con ramificazioni brevi e compatte. Le foglie sono piccole, coriacee, e ricordano quelle del mirto, da cui il termine specifico derivato dal latino.

Unico tra le specie di Citrus, il chinotto è privo di spine.

Il fiori sono piccole zagare bianche che crescono sia in gruppi alle estremità dei rami, sia pure con singoli fiori vicini allo stelo. Questo particolare rende la pianta molto piacevole a vedersi, per cui viene spesso coltivata in vaso come pianta ornamentale.

I frutti, arancioni nella maturità, sono piccoli e schiacciati ai poli, hanno un succo molto amaro e acido. Come la maggior parte degli agrumi, anche i chinottini possono aspettare a lungo sulla pianta prima di venir colti. Sembra anzi che al chinotto spetti il primato, dato che si dice possa rimanere sul ramo fino a due anni. Normalmente i frutti maturano alla metà di giugno. La pianta teme il freddo.

 
Zagare di chinotto

Origini e distribuzione

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Il chinotto deve il suo nome alla Cina, luogo da cui sarebbe stato importato verso la fine del '500 o all'inizio del '600 da un livornese o savonese[senza fonte]. Secondo alcuni ricercatori invece la pianta sarebbe originaria del Mar Mediterraneo dove si sarebbe sviluppata a seguito di una mutazione gemmaria dell'arancio amaro[senza fonte]. In questo caso il nome potrebbe significare soltanto che si tratta di un frutto "di tipo cinese". Attualmente, non ci sono notizie su alcun tipo di coltivazione del chinotto nei paesi asiatici.

All'infuori dell'Italia (Liguria, Toscana, Sicilia e Calabria), la sua presenza si limita alla Costa Azzurra francese[senza fonte].

La pianta produce piccoli frutti amari, tradizionalmente usati per produrre marmellate, canditi e sciroppi.

In Europa fu tradizionale, alla fine del 1800 e fino al 1918, (la cosiddetta Belle époque), un uso esteso dei frutti immaturi (1-2,5 cm di diametro), parzialmente trattati per ridurre il sapore amaro e sciroppati in soluzioni zuccherine; furono consumati assieme a bevande alcoliche (come i vini all'assenzio), come aperitivo; il prodotto sciroppato è ancora in vendita. I frutti, dei quali esistevano estese coltivazioni in Italia (principalmente nella Riviera Ligure), erano esportati in vari paesi europei.

Il succo di chinotto è componente in molte bevande digestive e in amari. La maggior parte di esso viene comunque impiegata per la produzione dell'omonima bevanda, conosciuta in Italia appunto come chinotto e a Malta come kinnie.

 
Chinotto al Giardino botanico delle Isole di Brissago.

Presidio Slow Food

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Il Chinotto di Savona è presidio di slow food.[2] Dato il rischio di estinzione della pianta, dal 2014 il Comune di Quiliano ha avviato un'operazione di piantagione estensiva presso il Parco di San Pietro in Carpignano.[3]

  1. ^ (EN) Citrus × myrtifolia, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 25 marzo 2023.
  2. ^ Savona città del Chinotto, Comune di Savona
  3. ^ Il chinotto di Savona rinasce a Quiliano, mentelocale.it, su savona.mentelocale.it. URL consultato il 3 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2014).

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