Euphrasia alpina

specie di pianta della famiglia Scrophulariaceae

Eufrasia delle Alpi (nome scientifico Euphrasia alpina Lam., 1786) è una piccola pianta erbacea montana, appartenente alla famiglia delle Orobanchaceae.[1]

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Eufrasia delle Alpi
Euphrasia alpina
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Orobanchaceae
Tribù Rhinantheae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Scrophulariales
Famiglia Scrophulariaceae
Genere Euphrasia
Specie E. alpina
Nomenclatura binomiale
Euphrasia alpina
Lam., 1786

Etimologia modifica

Il nome generico (Euphrasia) venne introdotto nella classificazione scientifica delle piante da Linneo nel 1735 ed è derivato da una parola greca "εuφροσύνη" (= gioia, allegria, diletto, ilarità).[2] Qualche altro testo fa riferimento a una delle “tre Grazie” (celebrate nell'opera più conosciuta di Antonio Canova), chiamata appunto “Eufrosine”, figlia di Zeus.[3] L'epiteto specifico (alpina) fa riferimento all'habitat tipico di questa pianta.[4]

Il binomio scientifico attualmente accettato (Euphrasia alpina) è stato proposto dal naturalista, zoologo, botanico enciclopedista e chimico francese Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829) nella pubblicazione ""Encyclopedie Methodique. Botanique. Paris - 2(1): 400. 1786"" del 1805.[5]

Descrizione modifica

 
Portamento

Sono delle piante “emiparassita” : vivono sulle radici di altre piante per prelevare acqua e sali minerali, mentre sono capaci di svolgere la funzione clorofilliana (al contrario delle piante “parassite assolute”). Il portamento è eretto e comunque con minime altezze: 3 – 20 cm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme, sono inoltre munite di asse fiorale eretto con poche foglie. La superficie di queste piante può essere pubescente oppure glabra.[3][6][7][8][9]

Radici modifica

La radice è piccola e legnosa.

Fusto modifica

Il fusto è eretto, semplice o poco ramoso.

Foglie modifica

Le foglie sono sessili e sono disposte in modo alternato nella parte basale, e in modo opposto nei pressi dell'infiorescenza. Hanno il margine dentato (3 - 4 denti acuti per lato, più uno apicale). La forma è molto variabile, comunque normalmente è ovale-stretta con base cuneata. La pagina inferiore è percorsa da grossolane nervature. Entrambe le pagine sono verdi, quindi svolgono la normale funzione clorofilliana.

Infiorescenza modifica

L'infiorescenza è formata da fogliose spighe terminali di pochi fiori. Questi sono disposti in modo sessile all'ascella di brattee romboidali, brevemente pelose e poco differenziate dalle foglie, ma lievemente più grandi. Queste foglie-brattee hanno un rapporto lunghezza/larghezza di circa 1 – 2,5, con larghezza massima verso la metà della foglia. Sono dentate (3 – 6 lunghi dentelli per lato) e il dente apicale è acuto (con un angolo minore di 90º), mentre i denti laterali hanno un angolo ancora più acuto (minore di 45º). Lunghezza dei dentelli: 1,5 – 3 mm

Fiore modifica

 
I fiori
Località: Cortina (BL), 1400 m s.l.m. - 25/07/2008

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi e tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calicecorollaandroceogineceo).

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (4), [C (2+3), A 2+2], G (2), (supero), capsula[7]
  • Calice: il calice, gamosepalo, ha quattro denti (tetramero); la forma è tubulosa-campanulata.
  • Corolla: la corolla, pentamera (a cinque lobi), simpetala, è bilabiata; il labbro superiore ha una forma che ricorda un elmo squadrato dal bordo smarginato o anche bilobo con un orlo rovesciato all'indietro; il labbro inferiore è a tre lobi anch'essi con i bordi smarginati e a loro volta divisi in due lobi. La corolla è priva di sperone, sacco o gozzo. I due labbri formano un angolo retto, e quello inferiore è più dilatato e lungo almeno 1,5 volte quello superiore. Il colore è lillacino-violetto con striature longitudinali violacee e una macchia chiara o gialla al centro della corolla. Lunghezza della corolla : 8 – 14 mm.
  • Androceo: gli stami sono quattro didinami (2 lunghi più 2 brevi); sono inseriti nel tubo corollino, in particolare ascendono sotto il labbro superiore della corolla. Le antere sono conniventi ed hanno una loggia portante un cornetto allungato. Le sacche polliniche hanno l'estremità inferiore a forma di freccia[9],
  • Gineceo: i carpelli sono due e formano un ovario supero biloculare (derivato dai due carpelli iniziali). Lo stilo è unico lievemente più lungo degli stami ed è inserito all'apice dell'ovario; lo stimma è capitato.
  • Fioritura: da giugno a ottobre.

Frutti modifica

Il frutto è del tipo a capsula deiscente. La forma è oblunga, cavato-compressa e contiene diversi piccoli semi striati. La capsula è cigliata al margine e la lunghezza è come quella del calice. Lunghezza della capsula : 5 – 8 mm.

Riproduzione modifica

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat modifica

 
Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[10] – Distribuzione alpina[11])

Fitosociologia modifica

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:[11]

Formazione : delle comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite.
Classe : Juncetea trifidi

Tassonomia modifica

La famiglia di appartenenza della specie (Orobanchaceae) comprende soprattutto piante erbacee perenni e annuali semiparassite (ossia contengono ancora clorofilla a parte qualche genere completamente parassita) con uno o più austori connessi alle radici ospiti. È una famiglia abbastanza numerosa con circa 60 - 90 generi e oltre 1700 - 2000 specie (il numero dei generi e delle specie dipende dai vari metodi di classificazione[12][13]) distribuiti in tutti i continenti. Il genere Euphrasia è distribuito in Europa, Asia settentrionale e Nord America; le sue specie preferiscono climi freddi e temperati delle regioni extratropicali. Comprende circa 170 -350 specie di cui almeno 18 sono presenti nella flora spontanea italiana.[8]

Filogenesi modifica

La classificazione tassonomica del Euphrasia alpina è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa il suo genere apparteneva alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Orobanchaceae[14] (anche i livelli superiori sono cambiati - vedi box tassonomico a destra).

La famiglia Orobanchaceae in base agli ultimi studi di tipo filogenetico è monofiletica e viene divisa in 8 gruppi (tra tribù e generi isolati). Il genere Euphrasia appartiene alla tribù Rhinantheae Lamarck & de Candolle (con 18 generi totali e 540 specie) insieme ad altri due generi importanti: Bartsia e Rhinanthus.[14]

Sandro Pignatti nella sua “Flora d'Italia”[15] divide il genere in due “gruppi”: sezione CILIATAE con capsula cigliata al margine; e sezione ANGUSTIFOLIAE con capsula glabra. Euphrasia alpina appartiene al primo gruppo insieme alle altre seguenti specie spontanee del territorio italiano:

Quasi tutte queste specie sono distribuite nel Nord Italia, soprattutto sono riunite nella zona alpina (a parte Euphrasia liburnica) per cui facilmente si creano degli ibridi; oltre a questo sono piante molto simili, per cui a volte risulta difficile la distinzione tra una specie e l'altra.

Variabilità modifica

Come le altre specie del genere Euphrasia, anche l'”Eufrasia delle Alpi” è un fiore molto variabile. È inoltre presente un certo dimorfismo stagionale (dimorfismo dovuto a due fioriture successive nello stesso anno) :

Non sempre c'è accordo fra i vari Autori se una certa varietà può essere definita come sottospecie oppure specie autonoma. Qui vengono elencate alcune specie che secondo Pignatti[16] sono molto “affini” a quella di questa voce:

  • Euphrasia christii Favrat: la macchia centrale gialla è più marcata.
  • Euphrasia cisalpina Pugsley: il portamento è più lussureggiante; i denti delle foglie sono più lunghi e la capsula è più corta. È diffusa soprattutto nelle Alpi Svizzere.
  • Euphrasia songeonii Chabert (ora considerata sinonimo di Euphrasia alpina).


Nell'elenco seguente sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):

  • Euphrasia alpina Lam. subsp. asturica (Pugsley) Nava & Fern. Casado (1986)
  • Euphrasia alpina Lam. subsp. cantabrica (Font Quer & Rothm.) G. Monts. (1984)
  • Euphrasia alpina Lam. subsp. pulchra O. Bolòs & Vigo (1983)
  • Euphrasia alpina Lam. var. alpina R. Br. (1846)
  • Euphrasia alpina Lam. var. angustifolia Benth. (1846)
  • Euphrasia alpina Lam. var. humilis Benth. (1846)

Ibridi modifica

  • Euphrasia alpina x stricta.[17]

Sinonimi modifica

La specie di questa scheda ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Euphrasia alpina Bubani (1897)
  • Euphrasia alpina R. Br. (1810)
  • Euphrasia alpina Gremli (1893)
  • Euphrasia christii Favrat
  • Euphrasia sennenii (Chabert) Sennen
  • Euphrasia songeonii Chabert

Specie simili modifica

 
Foglie di alcune specie della sezione Ciliatae

La forma della corolla (labiata) del fiore avvicina la pianta di questa voce ai generi della famiglia delle Lamiaceae che tuttavia si distinguono in quanto il calice delle Lamiaceae è a cinque denti (pentamero) e il frutto è un tetrachenio.
Nell'ambito dello stesso genere una specie molto vicina è l'Euphrasia rostkoviana Hayne (Eufrasia officinale). Quest'ultimo fiore si distingue comunque per le brattee la cui zona più larga è a 1/3 dalla base, ed inoltre hanno la base rotonda (non a cuneo). Il colore della corolla è più decisamente bianco. Le differenze tra la varie specie di Euphrasia sono estremamente deboli anche a causa della variabilità di questo genere. Anche le foglie, in genere, sono soggette a varietà morfologiche, tuttavia hanno dei caratteri abbastanza specifici per cui possono essere utili per distinguere una specie dall'altra. Il disegno, a lato (tratto da Pignatti), mostra la forma delle foglie di alcune specie della sezione Cilatae.

Usi modifica

  Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia modifica

Le proprietà farmacologiche di queste piante (derivate soprattutto dalla medicina popolare antica) sono molto simili a quelle di altre specie dello stesso genere Euphrasia. Il nome di Euphrasia officinalis dato inizialmente da Linneo sembra sia in realtà un nome collettivo di varie specie affini e poco distinguibili (attualmente è considerata una denominazione ambigua). In effetti la variabilità delle specie del genere Euphrasia è molto marcata creando non poche difficoltà ai vari botanici intenti a dividere tassonomicamente le varie specie.
Per questa specie quindi sono indicate fin dai tempi antichi le seguenti proprietà curative[18]: tonica (rafforza l'organismo in generale), digestiva, astringente (limita la secrezione dei liquidi), diuretiche (facilita il rilascio dell'urina) e vulneraria (guarisce le ferite).

Altre notizie modifica

L'eufrasia alpina in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:

  • (DE) Alpen-Augentrost
  • (FR) Euphraise des Alpes

Note modifica

  1. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 25 ottobre 2014.
  2. ^ David Gledhill 2008, pag. 159.
  3. ^ a b Motta 1960, Vol. 2 - pag. 186.
  4. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 25 ottobre 2014.
  5. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 25 ottobre 2014.
  6. ^ Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 584.
  7. ^ a b Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 18 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  8. ^ a b Judd 2007, pag. 496.
  9. ^ a b Strasburger 2007, pag. 852.
  10. ^ Conti et al. 2005, pag. 94.
  11. ^ a b c d Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 248.
  12. ^ Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, pag. 850, ISBN 88-7287-344-4.
  13. ^ Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 20 ottobre 2014.
  14. ^ a b Angiosperm Phylogeny Website, su mobot.org. URL consultato il 21 agosto 2009.
  15. ^ Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, pag. 580, ISBN 88-506-2449-2.
  16. ^ Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, pag. 583, ISBN 88-506-2449-2.
  17. ^ Flora Europaea (Royal Botanic Garden Edinburgh), su 193.62.154.38. URL consultato il 25 ottobre 2014.
  18. ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 22 agosto 2009.

Bibliografia modifica

  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di montagna, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2001, pag.147.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, pag. 186.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, pag. 582, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004, pag. 248.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, pag. 852, ISBN 88-7287-344-4.
  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 25 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.

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