Federico Zapelloni

aviatore italiano

Federico Zapelloni (Roma, 15 settembre 1891Roma, 16 gennaio 1979) è stato un militare italiano. Generale di Squadra Aerea A.A.r.n., ingegnere aeronautico e pioniere dell'aeronautica, è stato un asso dell'aviazione italiana di bombardamento[3], Medaglia d'oro al valor militare nella prima guerra mondiale.

Federico Zapelloni
Federico Zapelloni in uniforme da capitano alla fine della Prima Guerra Mondiale[1]
NascitaRoma, 15 settembre 1891
MorteRoma, 16 gennaio 1979
Cause della mortecause naturali
Luogo di sepolturaFerentino (Fr)
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
Reparto13ª Squadriglia
GradoGenerale di squadra aerea
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
Comandante di13ª Squadriglia
15º Stormo
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
Medaglia d'argento al valor militare (4)
Medaglia di bronzo al valor militare
Medaglia d'argento al valor civile
Croce al merito di guerra (2)
[2]
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Federico Zapelloni

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
LegislaturaXXX

Dati generali
Partito politicoPNF
Titolo di studiolaurea
Professionemilitare
Immagine del "Veleggiatore Zapelloni" recante la data del 1907 (immagine tratta da un piatto, parte di un servizio realizzato per l'Associazione Pionieri dell'Aeronautica Italiana).
Stemma della XIII Squadriglia Bombardamento Caproni.
Insegna della Squadra della Comina, raggruppamento di squadriglie con base presso l'aeroporto di Comina, il motto "da lontano e da vicino ferisce" coniato da Gabriele D'Annunzio venne illustrato dal pittore Adolfo De Carolis[4].

Biografia

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Nato a Roma in una famiglia di origini piemontesi, fin da giovanissimo mostra interesse per la nascente aeronautica ed i problemi tecnici ad essa connessi, arrivando a spiccare per la prima volta il volo il 4 aprile 1911 a bordo di un aliante monoplano da lui progettato e costruito, il Veleggiatore Zapelloni, nelle vicinanza del Forte Bravetta[5].

Intrapresa la carriera militare come ufficiale del Regio Esercito, assegnato all'arma di fanteria prende parte alla Guerra italo-turca inquadrato nel 60º Reggimento dall'ottobre 1913 al febbraio 1914, rientrato in Italia fu trasferito all'82º Reggimento. Alla dichiarazione di guerra all'Austria, raggiunge il fronte col 2º parco automobilistico. Nel novembre del 1915 consegue il brevetto di pilota militare, venendo destinato alla scuola di pilotaggio di Pisa come istruttore[6] e ottenendo, su domanda, di essere inviato nuovamente al fronte solo nel 1916.

Il tenente Zapelloni viene assegnato nell'agosto 1916 alla 13ª Squadriglia da Bombardamento di Comina (Friuli-Venezia Giulia), equipaggiata con i lenti e pesanti Caproni Ca.32, un facile bersaglio per i veloci ed agili caccia austriaci[7], seppe letteralmente invertire le parti con una manovra consistente nel lasciarsi prendere in scia dall'avversario per poi impostare una rapida cabrata accompagnata dal blocco dei motori, la conseguente perdita di quota e di velocità del suo aereo, portato quasi in stallo, costringeva i caccia nemici, impossibilitati a cambiar di rotta e ridurre la velocità in tempo utile, a sorvolarlo portandosi così a tiro anche della mitragliatrice prodiera del bombardiere[8]. Nominato rapidamente capitano il 10 aprile 1917 assumerà il comando della 13ª che, ai suoi ordini, sarà l'unica squadriglia ad aver partecipato con tutti i suoi effettivi a tutte le missioni assegnatele senza subire perdite[9].

A questo periodo risalgono le sue prime esperienze di volo notturno, in principio da solo e quindi in gruppo, che culmineranno la notte tra il 26 ed il 27 giugno 1917 in un «volo notturno di esercitazione, istruzione e impiego», durante il quale comandando una formazione di 3 Caproni Ca.33 bombarderà Nabresina (oggi Aurisina) e il campo di Prosecco (Trieste). I piloti che parteciparono all'azione vennero insigniti di medaglia d'argento al valor militare[10].

Successivamente collaborerà alla pianificazione, preparazione ed esecuzione delle missioni di bombardamento ideate da Gabriele D'Annunzio del porto e dell'arsenale di Pola, la più importante base navale austriaca sull'Adriatico[11], cui prenderà poi parte lo stesso Vate. La notte tra il 2 ed il 3 agosto 1917 dagli aeroporti di Comina, Campoformido e di Aviano decollarono 36 Caproni, con un carico di 8 tonnellate di esplosivo, 12 apparecchi saranno costretti a rientrare per avarie tecniche prima di raggiungere l'obiettivo, gli altri 20 porteranno a termine la missione senza subire perdite. La stessa azione sarà ripetuta la notte successiva e poi ancora la notte tra l'8 ed il 9 agosto. La prua - cioè il muso e la fusoliera - del Caproni Ca.33 matricola 2380[12], il velivolo pilotato da Zapelloni, riporterà, come per ogni missione, memoria degli eventi con l'iscrizione di luoghi e date[13]. Zapelloni cederà il comando della squadriglia il 20 febbraio 1918.

Alla fine della guerra, in qualità di aiutante del colonnello Ernesto La Polla e di comandante un gruppo misto di Caproni e SVA, il capitano Zapelloni fu membro della Missione Militare Italiana per l'Armistizio con l'Austria che ebbe la sua sede a Vienna dal 28 dicembre 1918 al 19 gennaio 1920. Qui, sul campo di volo di Aspern, incontrerà l'asso della caccia austriaca Godwin Brumowski che riconosciuto il Ca.33 dalla livrea azzurra che Zapelloni aveva adottata nell'ultimo periodo bellico - un primitivo e sperimentale tentativo di camuffamento militare - gli dirà di averlo attaccato il 22 giugno 1918 nel cielo di Conegliano e di essere stato costretto ad un atterraggio di fortuna per i danni subiti durante lo scontro[14]. Sempre a Vienna, intrattenendosi con altri piloti austriaci, domandando come mai dopo un suo bombardamento notturno e in solitaria sulla base aerea di Aviano, all'epoca in mani nemiche, non venisse più effettuato alcun bombardamento su Venezia e Padova, scopre di essere riuscito da solo a mettere fuori combattimento tutta la forza aerea ivi schierata[15]. Durante questo periodo è inviato in Cecoslovacchia a presiedere la commissione italiana d'inchiesta istituita in seguito all'incidente aereo in cui trovarono la morte Milan Rastislav Štefánik e tre aviatori italiani a poca distanza da Bratislava[16].

Nel 1923 cessa di appartenere ai ruoli del Regio Esercito e come comandante di squadriglia, denominazione successivamente mutata in quella di capitano, passa alla Regia Aeronautica.

Col grado di comandante di gruppo (maggiore)[17] è addetto militare aeronautico a Madrid dal 1925 al 1927; durante il soggiorno spagnolo avrà modo di collaborare con la Escuadrilla Elcano all'organizzazione del raid Madrid-Manila (1926) agevolandone il sorvolo di Tripolitania e Cirenaica[18], in particolare stringerà amicizia con uno dei suoi membri, Joaquín Loriga, il pilota del volo inaugurale dell'autogiro di Juan de la Cierva[19].

Rientrato in Italia è nominato aiutante di campo di Vittorio Emanuele III e, di nuovo, comandante di squadriglia di bombardamento; da tenente colonnello assumerà, nel novembre del 1932, il comando del 7º Stormo[20] e da colonnello, nel giugno 1935, il comando del 15º Stormo, tenuto fino al giugno 1936 quando passa alla Commissione suprema di difesa. Nel 1935 presenta allo Stato Maggiore della Regia Aeronautica il progetto del Siluro Aereo F.Z., uno speciale tipo di bomba a slittamento portata da un aliante agganciato al ventre di un bombardiere[21]. Nel 1937 è nominato generale di brigata ed assume il comando dell'Aeronautica della Sardegna, quindi della 4ª brigata aerea. Destinato successivamente all'ispettorato scuole nel 1938 collauda per conto della Reale unione nazionale aeronautica (RUNA)[22] l'AVIA FL.3 caldeggiandone l'adozione da parte della Regia Aeronautica.

Allo Stato Maggiore della Regia come generale di divisione allo scoppio della seconda guerra mondiale, sarà poi membro della Commissione italiana d'armistizio con la Francia e presidente della RUNA[23]. Nel marzo del 1943 viene nominato Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni in rappresentanza della gente del mare e dell'aria[24], successivamente destinato all'Aeronautica dell'Egeo; l'8 settembre 1943 lo vede convalescente a Roma per un intervento chirurgico, ricercato dai tedeschi è costretto alla macchia. Alla fine della guerra viene congedato.

Nel secondo dopoguerra Fiorello La Guardia, col quale Zapelloni si era legato in amicizia durante la prima guerra mondiale, lo vuole all'UNRRA; ritiratosi a vita privata, continuerà il proprio impegno per l'aeronautica presiedendo l'Associazione Pionieri dell'Aeronautica Italiana e si dedicherà a ricerche tecniche ed ingegneristiche in campo civile conseguendo alcuni brevetti[25].

Onorificenze

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Italiane

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«Superando le ben già note e fulgide sue qualità di pilota da bombardamento, per le quali durante un anno ed in ripetute spedizioni e combattimenti aveva meritato più ricompense al valore, con felice ed ardito intuito della guerra nel cielo, in una notte brumosa ed illune, sfidò volontariamente l’ignoto di una pericolosa navigazione e la vigilanza delle difese antiaeree avversarie, eseguendo importanti ed efficaci azioni di bombardamento sul territorio nemico. Azione mai prima d’allora compiuta in nessun esercito e che fu vanto dell'aviazione italiana. Cielo della Fronte italiana nell'anno di guerra 1917
— Regio Decreto 11 maggio 1922.[26][27]
«Prode pilota d'aeroplano e comandante di squadriglia di singolare valore, con lena infaticabile e con grande slancio e ardire, compì volontariamente numerose azioni di bombardamento su territorio nemico, affrontando sempre ed ovunque, impavido, ogni sorta di pericoli, mirabile esempio di freddo e sereno coraggio, di costante, eroico spirito di sacrificio. Cielo della Fronte Giulia, 14 agosto; cielo del Carso 24 settembre 1917
— Decreto Luogotenenziale 13 giugno 1918.
«Pilota abile e coraggioso, fu costante esempio di slancio e di fermezza. Sempre primo ovunque fosse un'impresa ardita da compiere, eseguì numerosi bombardamenti sul nemico, dando prova di indomito valore, trascinando i propri dipendenti e sfidando, impavido, ogni pericolo. Cielo del Carso e del Trentino, 25 settembre - 31 dicembre 1917
— Decreto Luogotenenziale 23 ottobre 1921.
«Prode pilota e Comandante di squadriglia da bombardamento, fu costante esempio d'ardimento e di adempimento del dovere. in numerose azioni offensive su territorio nemico sia di giorno che di notte, superando ogni difficoltà, assolse brillantemente e con generoso slancio il proprio mandato, malgrado il tiro delle batterie antiaeree e gli attacchi dei velivoli da caccia nemici. Cielo della Fronte Giulia e del Trentino, 20 aprile - 11 agosto 1917. ().»
— Decreto Luogoteneniale 25 luglio 1921.
«Pilota d'aeroplano da bombardamento, primo fra i primi per perizia e intuito della guerra nel cielo, essendo tra i più prodi di valore, di tenacia, di serenità, di entusiasmo e di fede incrollabile, compiuto un anno di guerra, con magnifico slancio, brillanti azioni offensive, rinunciando ad un periodo di riposo concessogli, seguiva volontario, con indomita e serena energia ed altissimo sentimento del dovere, la sua opera di forte aviatore, compiendo ancora forti ed importanti bombardamenti, superando sempre le più aspre difficoltà opposte dalle condizioni atmosferiche, dall'artiglieria e dagli apparecchi da caccia nemici. Cielo del Trentino e del Piave, 28 marzo -23 ottobre 1918
— Regio Decreto 25 febbraio 1921)[28]
«Prode fra i prodi delle squadriglie da bombardamento, in numerosissimi voli di guerra, vittorioso sempre in aspri combattimenti, col suo apparecchio lento e pesante di fronte a fin cinque veloci e leggeri caccia nemici, fu costante esempio di caldo entusiasmo, di tenace ardimento, di fermezza d'animo. Cielo della Fronte Giulia e del Trentino, 25 settembre - 31 dicembre 1917
— Regio Decreto 11 maggio 1920.[29]
«Pilota d'aeroplano eseguì voli di bombardamento tornando al campo con l'apparecchio colpito da fuoco di fucileria. Cielo d'Albania, giugno - agosto 1920.[30]»
— Decreto Luogotenenziale 12 aprile 1921
  1. ^ Probabilmente poco prima della fondazione della Regia Aeronautica (1923), si notino l'assenza di mostrine, il distintivo da pilota portato sul petto e non più sul braccio ed il fregio sul berretto del Corpo Aeronautico Militare: una granata ornata di elica, sormontata da una fiamma piegata dal vento, da cui diramano sei saette.
  2. ^ Il medagliere del generale Zapelloni è conservato presso il Museo storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle, qui si sono indicate le solo decorazioni al valore nazionali, per quelle straniere e le altre onorificenze si veda oltre (Pistono, Op.cit, p. 34, dà erroneamente la medaglia al valor civile come di bronzo, è invece d'argento come riportato correttamente da Ludovico, Op.cit., elenchi; mentre Scerrato, Op.cit., gli attribuisce invece erroneamente quattro croci al merito di guerra quando sono solo due).
  3. ^ Se il suo nome non figura nella graduatoria ufficiale degli assi per numero di aerei nemici abbattuti è solo perché in questa classifica venivano inclusi esclusivamente i piloti di caccia.
  4. ^ Si tratta probabilmente dell'insegna non ufficiale del 4º Gruppo, cui appartenevano le squadriglie da bombardamento I, V, VIII e XIII.
  5. ^ Cobianchi, Op.cit, pp. 376, 417. Secondo altri questa prima esperienza di volo sarebbe però da anticipare al 1909 (Scerrato Op.cit.) se non al 1908 (Federico Zapelloni in "Rivista Aeronautica", marzo 1959, articolo riportato da Pistono, Op. cit., pp 137-138) o addirittura al 1907 (così su un piatto dell'Associazione Pionieri dell'Aeronautica Italiana, v. apparato iconografico a questo articolo).
  6. ^ Pistono indica erroneamente la scuola di volo di Foggia e cita tra i suoi allievi anche Fiorello La Guardia (Op.cit., p. 49), il che non può essere visto che La Guardia raggiunse Foggia col contingente di allievi piloti americani solo nel marzo del 1917 (Lawson, Op.cit., pp. 170-171). È comunque certo che i due si conobbero al fronte dove divennero amici (Hallion, Op.cit., p. 391), insieme parteciparono a 13 azioni di guerra.
  7. ^ Negli ultimi mesi dell'anno e nei primi del 1917, in seguito ad una serie di sfortunate azioni in cui erano stati impiegati i Ca.33, non ultima quella che vide protagonista il capitano Oreste Salomone, nei rapporti quotidiani stilati dai comandanti delle squadriglie Caproni i bombardieri venivano frequentemente dichiarati "idonei al volo ma non a quello di guerra" (Federico Zapelloni,L'avion Caproni 300/450 dans la guerre 1914-18, Op.cit).
  8. ^ Pistono, Op.Cit., p. 51, Scerrato, Op.cit.
  9. ^ Pistono, Op.Cit., p. 50.
  10. ^ «Volo notturno di esercitazione, istruzione e impiego» sono le esatte parole usate dal maggiore Luigi Falchi informando l'ingegner Gianni Caproni sull'esito della missione e sulle difficoltà riscontrate dai piloti nel portarla a termine, gli equipaggi suggerivano infatti l'adozione di un sistema di illuminazione per la carlinga o ancor meglio di strumentazione fosforescente, la lettera concludeva dando notizia che i sei ufficiali piloti che avevano preso parte all'azione erano stati insigniti di medaglia d'argento al valor militare (Camurati, Op.cit., p. 135). Per quanto riguarda Zapelloni, è probabile che l'argento in questione sia quello successivamente commutato in oro (cfr. v. oltre).
  11. ^ L'11 maggio 1917, l'allora capitano Gabriele D'Annunzio presentava al generale Luigi Cadorna il Memoriale all'uso delle Squadriglie da Bombardamento nelle prossime azioni, in cui si propugnava l'impiego massiccio dell'aviazione pesante in operazioni notturne a largo raggio.
  12. ^ Caproni Ca.33 matricola 2380 del capitano Zapelloni, su google.com, http://www.aereimilitari.org/. URL consultato il 17 marzo 2012.
  13. ^ Per Gabriele D'annunzio e il bombardamento di Pola, Camurati, Op.cit. e Ludovico, Op.Cit.; per foto leggibili del dettaglio della fusoliera del Ca.33 matricola 2380, Pistono Op.cit, p.68.
  14. ^ I mitraglieri del Ca.33 matricola 2380 nel corso dello stesso combattimento avevano abbattuto altri 3 caccia austroungarici (Pistono, Op.Cit., pp. 85-87, Scerrato, Op.cit.). Altrove lo Zapelloni anticipa lo scontro con Brumowski al 23 maggio 1917 (Federico Zapelloni, L'avion Caproni 300/450 dans la guerre 1914-18, Op.cit).
  15. ^ La base aerea e la città di Padova - dove la XIII squadriglia si era rischierata dopo Caporetto - insieme a Venezia, erano fatte oggetto di continui attacchi aerei quasi sempre all'imbrunire; all'ennesimo segnale di allarme Zapelloni, che aveva fatto preparare segretamente il proprio velivolo, decollò senza autorizzazione puntando sull'aeroporto di Aviano, da cui riteneva partissero gli avversari; giunto sull'obiettivo ebbe conferma dei propri sospetti: infatti, credendolo un apparecchio austriaco rientrante dalla missione, un riflettore illuminò la pista per favorirne l'atterraggio; sceso di quota, Zapelloni colpì prima la fotoelettrica proseguendo poi a bombardare l'infilata degli hangar a volo radente, quindi si dispose in attesa degli apparecchi austriaci di ritorno da Padova; al loro arrivo si accese un secondo proiettore e Zapelloni, distruttolo, ne approfittò questa volta per danneggiare la pista d'atterraggio; all'accensione del terzo proiettore ripeté l'azione. Tutti gli apparecchi austriaci andarono perduti, distrutti a terra o durante l'atterraggio al buio sulla pista danneggiata (Federico Zapelloni, Un generale in gamba racconta, Op.cit). Lo stesso racconto è riportato senza varianti di rilievo dallo Zapelloni nella memoria pubblicata in francese su "Vieilles Tiges", dove però aggiunge che il fatto d'armi per il quale avrebbe meritato la medaglia di bronzo al valor militare si sarebbe svolto la notte di plenilunio tra il 30 ed il 31 dicembre 1917 (Federico Zapelloni, L'avion Caproni 300/450 dans la guerre 1914-18).
  16. ^ Biagini e Miroslav, Op.cit, menzionando l'accordo diplomatico mediato da Štefánik tra francesi e italiani per le competenze dei rispettivi eserciti in Cecoslovacchia, riferiscono anche della serrata concorrenza italo-francese per la fornitura di aerei all'aviazione cecoslovacca, adombrando il sospetto che il rapporto del capitano Zapelloni fosse viziato dalla volontà di non compromettere la reputazione degli aerei Caproni (l'aereo caduto era infatti un Ca.33). Leggendo la relazione stilata da Zapelloni ed anche i rapporti immediatamente successivi all'incidente, la ricostruzione dei fatti risulta quantomeno azzardata se non addirittura fantapolitica.
  17. ^ Zapelloni venne nominato comandante di gruppo della R.A., grado corrispondente all'attuale maggiore, nel 1926 (Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia 24-9-1926 , n° 222).
  18. ^ Il 5 aprile 1926 i piloti Joaquín Loriga, Eduardo Gallarza e Ramon Estevez partirono dall'aeroporto di Cuatro Vientos a bordo di tre biplani Breguet XIX per un volo in venti tappe diretto a Manila; in riconoscimento dell'aiuto prestato, Zapelloni sarà nominato membro onorario dell'aviazione spagnola il 16 novembre 1927, insieme a Francesco De Pinedo e Ruth Elder.
  19. ^ Al suo rientro in Italia Zapelloni, intuendone l'estrema flessibilità operativa, si adopererà a far acquisire dalla Regia Aeronautica due esemplari dell'autogiro a scopo di valutazione (uno è oggi conservato al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, Pistono, Op. cit., p. 139; non si tratta però di un prototipo come ivi sostenuto ma del terzo modello di produzione, costruito in Gran Bretagna nel 1929 dall'A.V. Roe Ltd, l'Avro 671 o Cierva C.30).
  20. ^ Il movimento negli alti gradi della Regia Aeronautica, in LaStampa 25 settembre 1932 - numero 229 p. 2
  21. ^ Il dispositivo prevedeva un siluro da una tonnellata di esplosivo, l'aliante dopo un esatto puntamento veniva sganciato dal ventre dell'aereo raggiungendo rapidamente una quota prestabilita sul pelo dell'acqua e, in prossimità dell'obiettivo, il siluro si staccava automaticamente infilandosi in acqua; le prove dei modelli nella vasca idrodinamica e nella galleria del vento di Guidonia portarono alla realizzazione di alcuni prototipi sperimentati al vero nel 1936 lungo il litorale tra Ostia e Furbara utilizzando un S.M.81 Bis. Il progetto di Zapelloni venne tardivamente ripreso e sperimentato di nuovo con successo nel 1942-43 utilizzando un S.M.79, ma l'ordinativo di 300 esemplari non ebbe seguito dopo l'armistizio.
  22. ^ Oggi Aero Club d'Italia.
  23. ^ Sarà proprio lo Zapelloni, in qualità di presidente della RUNA, a comunicare a Mario De Bernardi che la Federazione Aeronautica Internazionale aveva iscritto il volo del Campini-Caproni C.C.2 del 30 novembre 1941 nella lista ufficiale delle "prove controllate" aggiungendo che per il riconoscimento del primato si sarebbe dovuto attendere che la Commissione Sportiva potesse riunirsi per deliberare l'istituzione dell'allora inesistente categoria delle "aerodine a reazione".
  24. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia 1-4-1943, n° 75.
  25. ^ https://www.google.com/patents/US2792457 https://www.google.com/patents/US2815960.
  26. ^ In commutazione della medaglia d'argento concessagli con Decreto Luogotenenziale il 12 giugno 1919 (Ludovico, Op.Cit., p. 185).
  27. ^ ZAPELLONI Federico, su Il sito ufficiale della Presidenza della Repubblica, http://www.quirinale.it/. URL consultato il 15 marzo 2012.
  28. ^ In commutazione della medaglia di bronzo concessagli con R.D. 25 agosto 1919.
  29. ^ Zapelloni in più occasioni affermerà di considerare questa decorazione, per il reale motivo del conferimento, ovvero l'annientamento della flotta aerea austriaca, di maggior peso rispetto all'oro e agli argenti al valor militare di cui venne insignito (Federico Zapelloni, Un generale in gamba racconta e L'avion Caproni 300/450 dans la guerre 1914-18, Op.cit).
  30. ^ Conferita sul campo.
  31. ^ Zapelloni Gen.D.A. Federico, su Il sito ufficiale della Presidenza della Repubblica, http://www.quirinale.it/. URL consultato il 15 marzo 2012.

Bibliografia

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  • Federico Zapelloni, Un generale in gamba racconta, in "La Domenica del Corriere", ritaglio di giornale s.d., ma 1964 (riprodotto fotograficamente in Mario Pistono, Op.Cit., p. 61).
  • Federico Zapelloni, Con un Caproni contro i caccia nemici, in "Corriere dell'Aviatore", 31 luglio 1968 (interamente riportato in Mario Pistono, Op.Cit., pp. 85–87).
  • Federico Zapelloni, L'avion Caproni 300/450 dans la guerre 1914-18, in "Pionniers, Revue Aéronautique Trimestrelle des Vieilles Tiges", 15 ottobre 1972, pp. 6–8.
  • ZAPELLONI, Federico, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937.  
  • Gastone Camurati, Aerei Italiani 1914-1918, Roma, Aeronautica Militare, 1974.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le medaglie d'oro al valor militare dal 1915 al 1916, Roma, Tipografia regionale, 1968.
  • Mario Cobianchi, Pionieri dell'aviazione in Italia, Roma, Editoriale Aeronautico, 1943.
  • Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I reparti dell'Aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • (EN) Richard Hallion, Taking Flight: Inventing the Aerial Age, from Antiquity through the First World War, Oxford, Oxford University Press, 2003, ISBN 0-19-516035-5.
  • (EN) Jane Lawson e Eric Lawson, The First Air Campaign: August 1914- November 1918, Pennsylvania, Combined Books, 1996.
  • Domenico Ludovico, Gli aviatori italiani del bombardamento nella guerra 1915-1918, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1980.
  • Roberto Mandel, La guerra aerea, Milano, Edizioni Aurora, 1934.
  • Manlio Molfese, L'aviazione da ricognizione italiana durante la grande guerra europea (maggio 1915-novembre-1918), Roma, Provveditorato generale dello Stato, 1925.
  • Miroslav Musil e Antonello Biagini,, Milan Rastislav Štefánik vo svete talianskych archívov, Bratislava, 2010, ISBN 978-80-968910-2-3.
  • Mario Pistono, Nel mito del cielo. Vita eroica di Federico Zapelloni, aquila d'oro di Santhià, Santhià, GS Editrice, 1999, ISBN 88-87374-35-X.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
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