Fontane di Napoli
Le fontane di Napoli sono parte integrante della storia cittadina dall'età classica, arricchendo ulteriormente (assieme alle edicole sacre ma soprattutto alle scale, vero e proprio elemento distintivo della città[1]) il panorama dell'urbanistica partenopea.
«E tutte le fontane di Napoli sono lagrime: quella di Monteoliveto è formata dalle lagrime di una pia monachella che pianse senza fine sulla Passione di Gesù; quella dei Serpi sono le lagrime di Belloccia, una serva fedele innamorata del suo signore; quella degli Specchi è fatta delle lagrime di Corbussone, cuoco di palazzo e folle di amore per la regina cui cucinava gli intingoli; quella del Leone è il pianto di un principe napoletano, cui unico e buon amico era rimasto un leone che gli morì miseramente; e quella di fontana Medina sono le lagrime di Nettuno, innamorato di una bella statua cui non arrivò a dar vita.» |
(Matilde Serao, Leggende napoletane[2]) |
L'approvvigionamentoModifica
Il problema di condurre le acque in città: gli acquedottiModifica
Il più antico acquedotto napoletano è quello della Bolla e ha fornito l'acqua alla città per più di duemila anni[3]. Esso iniziava il suo percorso dalle colline nell'entroterra casertano e attraversando la pianura denominata appunto Bolla o Volla da cui trae il nome, giungeva nella zona di Stadera. L'acqua veniva poi distribuita inizialmente nelle seguenti zone: Loreto, Mercato, Dogana, Annunziata e Cappella Vecchia.
L'antichità di questa struttura è testimoniata anche da vari fatti storici, come quello che vide Belisario nel 537 d.C.[4] intento a cacciare i Goti dalla città. Per assoggettarsi Napoli, il generale cominciò l'assedio tagliando l'acquedotto Claudio (poi distrutto nel corso dei secoli). Tuttavia, la popolazione non soffrì una reale mancanza di acqua, proprio per la presenza dell'acquedotto in oggetto. In quell'occasione la struttura dimostrò di essere più che sufficiente alle esigenze cittadine.
In epoca moderna, con la crescita demografica[5], la peste del 1528 e la nuova disposizione urbanistica, il viceré Don Pedro de Toledo decise di espandere ulteriormente l'acquedotto della Bolla. I lavori furono affidati all'ingegnere Antonio Lettieri. Quest'ultimo pensò oltremodo anche di far rivivere una parte dell'acquedotto Claudio. Con queste nuove disposizioni anche le zone di Palazzo Reale, Vicaria, Tribunali, Foria, Santa Lucia e Toledo non ebbero più problemi di approvvigionamento idrico.
Tali nuove disposizioni non furono però effettivamente sufficienti, in quanto la città soffriva già del fenomeno dell'urbanesimo. Il terremoto del 1626 e i vari danni ad esso collegati fecero sì che si facesse ancora più insostenibile l'ormai mediocre approvvigionamento idrico. Per far fronte a tali problematiche si convogliò ben presto verso Napoli l'acqua del fiume Faenza ad Airola, vicino a Sant'Agata de' Goti. I lavori furono diretti dall'Ingegnere Alessandro Ciminelli, a spese di Cesare Carmignano, da cui l'acquedotto prese il nome[6]. Grazie a questi nuovi lavori la città poté alimentare diverse fontane e mulini. Oltremodo questa struttura andava unendosi con l'acquedotto della Bolla, potendo così alimentare anche la zona della Villa Reale.
Le zone collinari della città, tuttavia, non furono raggiunte da un acquedotto almeno fino alla costruzione di quello del Serino (XIX secolo). Queste zone, per sopperire a tale manchevolezza, usarono delle cisterne che raccoglievano l'acqua piovana.
L'acquedotto del Serino venne costruito sotto Umberto I di Savoia e utilizzava appunto le sorgenti del Serino. Venne costruito nel periodo del Risanamento e convogliava le acque raccogliendole in due grandi serbatoi locati, uno a Capodimonte e all'altro allo Scudillo. Per l'inaugurazione di questo acquedotto venne costruita una grande fontana circolare posta al centro di piazza del Plebiscito.
Ancora oggi sono visibili, sia nel sottosuolo di Napoli che in superficie, vari esempi di questi acquedotti, dei veri e propri complessi sistemi idraulici che per secoli hanno accompagnato la storia della città.
Infine, restando in tema di opere idrauliche, è da menzionare anche la notevole rete di canali lunga 56 km costruita in epoca spagnola ed ampliata notevolmente sotto i Borbone nel XIX secolo. Tra i primi architetti intervenuti vi fu Domenico Fontana. Furono costruiti per combattere le piene del fiume Clanio, che da secoli rendevano scarsamente popolata la zona, ma anche per permettere alla stessa Napoli di crescere verso nord. Oggi sono ritenuti dei veri e propri capolavori d'ingegneria idraulica.[7]
Le "sorgenti di quartiere": le acque sorgive di NapoliModifica
L'approvvigionamento d'acqua proveniva dagli acquedotti oppure acque sorgive sparse in varie zone della città.
Per la sua leggerezza e freschezza, ma soprattutto per le sue abbondanti riserve d'acqua, la sorgente del convento di San Pietro Martire fu tra le più celebri acque sorgive della città. Alimentava le scomparse fontane del Tre cannoli e fu molto amata anche da importanti figure storiche come ad esempio Carlo V, che prima di lasciare Napoli fece rifornire le sue galee proprio dell'acqua di questo convento.
A Napoli quasi ogni rione era provvisto di almeno un'acqua sorgiva, di conseguenza numerose altre sono passate alla storia, solo per citarne altre: a Santa Lucia vi erano due acque sorgive, ma quella che ha lasciato maggiori testimonianze di sé è la sorgente naturale che fuoriusciva dal Monte Echia[8]. Altre due erano site nella zona della basilica di San Paolo Maggiore e nel quartiere aristocratico di Chiaia, sempre nella zona di Santa Lucia ma sulla scogliera del Castel dell'Ovo (un'acqua sorgiva molto amata ed usata dai Borbone).
Cenni storici sulle fontaneModifica
Periodo greco-romanoModifica
Le fontane e le stesse acque sorgive della Napoli antica entrarono a far parte della vita del popolo già nel periodo della Magna Grecia. Oltre che per l'aspetto utile, furono protagoniste di divinizzazioni e/o costituirono dei veri e propri punti di riferimento, dunque anche per quanto riguarda alcuni aspetti socio-religiosi, nonché esoterici; da quanto pervenuto nessuna fontana greca della città è sopravvissuta sino ad oggi.
In epoca romana la città si arricchì ulteriormente di queste strutture idriche. Tra le poche sopravvissute ricordiamo quella sita all'interno della villa Imperiale di Pausilypon: essa, lunga circa 26 metri, era in origine abbellita da marmi.[9]
Dall'età medievale al XVIII secoloModifica
Nel medioevo anche a Napoli nacquero raffinate fontane che, esattamente come accadeva in epoca antica, aggiungevano all'aspetto utilitario, ulteriori funzioni di decoro e arredo urbano. In questo periodo la città, che era diventata la più popolosa d'Europa con Parigi[10], necessitò di nuove risorse idriche, specie di fontane: un problema che si pose in maniera più forte in età moderna.
Nella prima metà del Cinquecento vi fu un vero e proprio boom di fontane: Napoli stava superando i 200.000 abitanti e il popolo assetato chiese a gran voce più acqua. Alcune fontane pubbliche vennero costruite addossate a mura, chiese, palazzi o altri edifici, onde evitare che il popolo intralciasse piazze e slarghi o per consuete leggi emanate (vedi ad esempio la fontana del Capone). Si ricorda inoltre che alcune fontane della città furono costruite anche per motivi celebrativi, a rappresentanza di un determinato periodo storico o a raffigurazione di un sovrano.[11]
Le varie dinastie al potere spesso promossero le costruzioni di varie strutture idriche, anche al fine di aggraziarsi il consenso popolare; non di rado usarono far dono ai cittadini di nuove e magnifiche fontane, a simboleggiare la loro generosità o il loro potere[12]. Ciò accadde soprattutto fino al XVIII secolo. Con tale procedura, come è testimoniato da antiche mappe e/o documenti, Napoli si ritrovò con uno spropositato numero di fontane, in vari punti della città.
Allo stesso modo le fontane sono state anche "vittime" delle vicende storiche della città: spesso infatti capitava che vari ex regnanti, prima di lasciare la città perché soppiantati da un nuovo regnante o da una dinastia avversa, distruggessero o sfregiassero fontane o altre strutture idriche (un sorta di punizione inferta al "popolo traditore"). Altre ancora vennero invece razziate e portate nei luoghi d'origine (caso emblematico è quello della pregevole fontana della Venere giacente).
Dal Risanamento alla prima metà del XX secoloModifica
Nel corso del tempo vari progetti che prevedevano la costruzione di ulteriori fontane rimasero sulla carta, mentre alcune che già adornavano la città vennero ulteriormente spostate e/o modificate. Le fontane considerate inopportune, invece, ebbero vita breve (come nel caso della fontana del Serino del 1885 installata in Piazza del Plebiscito, di cui una parte oggi è probabilmente esposta a Teano). Quest'ultimo periodo, passato alla storia come Risanamento, fu caratterizzato da svariate demolizioni prevalentemente per motivi igienico-funzionali che coinvolsero soprattutto i quartieri storici. Nella Napoli di fine Ottocento le autorità, speranzose di risolvere i numerosi problemi che affliggevano i quartieri popolari della città, applicarono le nuove concezioni urbane che sventrarono interi rioni popolari, distruggendo anche varie opere storiche.
Vero e proprio caso emblematico fu la distruzione di quel gruppo di strutture idriche che facevano bella mostra fuori dal centro, nelle immediate vicinanze del Cimitero di Poggioreale, di cui oggi ne è sopravvissuta soltanto una traccia, conservata nel Chiostro di Sant'Eligio Maggiore.
Infine, il fascismo che in Napoli vide il punto di partenza ideale per una politica coloniale, comportò la costruzione della Mostra d'Oltremare: un vasto complesso composto da numerosi edifici di vario genere e da numerose fontane.
Oggi, nonostante le vicissitudini patite e la mancanza di un adeguato piano di restauro e tutela di tali strutture, il numero delle fontane di Napoli è ancora considerevole; sono più di centocinquanta solo le fontane storiche della città (escluse le fontanelle e comprese anche quelle private site in chiostri, palazzi, ecc.) e sono racchiudibili in due categorie: quelle monumentali e quelle ornamentali. Altre fontane pubbliche sarebbero oltremodo rinchiuse nei depositi comunali del Chiatamone, in attesa di restauro e di visibilità.
Fontane monumentaliModifica
Le fontane monumentali di Napoli sono solitamente di grandi-medie dimensioni, ad eccezione dell'enorme fontana dell'Esedra (un'opera di epoca fascista del 1938); con un'estensione di 900 m²[13] è senza dubbio la più imponente e monumentale fontana napoletana, ispirata alle fontane della reggia di Caserta[14]. Tuttavia, a tal proposito andrebbero in realtà incluse anche quest'ultime fontane monumentali, in quanto il palazzo reale di Caserta, esattamente come le altre architetture settecentesche costruite extra moenia, rientrava in quel complesso programma edilizio ed urbanistico napoletano di stampo illuminista volto a donare alla città attrezzature degne di una capitale di livello europeo[15][16].
Le fontane monumentali sono state realizzate grossomodo in un arco di tempo che va dal periodo medievale alla prima metà del XX secolo, tranne la fontana del Carciofo (1956).
La magnificenza scultorea di molte di queste è dovuta non solo ad artisti di livello (Bernini, Domenico Fontana, Michelangelo Naccherino, ecc.) ma, in alcuni casi, anche a sapienti scultori di ignote botteghe napoletane.
Di seguito, site nelle zone più disparate della città (dalle piazze ai parchi delle regge cittadine), vengono elencate le fontane più monumentali di Napoli:
- La fontana dell'Esedra (XX secolo) è sita nella Mostra d'Oltremare. È un'opera di Carlo Cocchia e Luigi Piccinato; essa può contenere una massa d'acqua di 4000 m³ ed emettere getti alti fino a 40 metri. Intorno è circondata da ottocento alberi d'alto fusto, soprattutto da pini e lecci. La fontana può contare su 76 vasche ad esedra[17], 1300 ugelli fatti di ottone e di bronzo, dodici fontane a cascata e altrettante elettropompe. Le decorazioni in ceramica sono di Giuseppe Macedonio.
- La fontana del Nettuno (1595-1599) è stata realizzata su disegno di Domenico Fontana e lavorata da Giovanni Domenico D'Auria, Michelangelo Naccherino, Pietro Bernini e Cosimo Fanzago; ha cambiato numerose volte collocazione.
- La fontana del Sebeto (XVII secolo) fu voluta dal viceré Emanuele Zunica e Fonseca conte di Monterey, che ne affidò il progetto e la realizzazione a Cosimo Fanzago. Essa rappresenta le vicende del Sebeto (antico fiume che scorreva nel cuore di Napoli). L'acqua sgorga dai due mostri posti ai lati della struttura; la fontana è caratterizzata da un vecchio simboleggiante il corso d'acqua.
- La fontana di Santa Lucia (XVII secolo) fu voluta dal viceré Giovanni Alfonso Pimentel d'Errera duca di Benavente; a differenza della precedente, è caratterizzata da numerosi bassorilievi. Venne realizzata da Michelangelo Naccherino con la collaborazione di Alessandro Ciminiello, Geronimo d'Auria ed altri.
- La fontana di Monteoliveto (XVII secolo) detta anche di re Carluccio, venne dedicata a Carlo II di Spagna. Alla creazione parteciparono anche Dionisio Lazzari e Cosimo Fanzago. Tra i marmorai si segnalano Bartolomeo Mori, Pietro Sanbarbiero e Giovanni Maiorino.
- La fontana della Tazza di Porfido (XIX secolo), molto probabilmente, è la più antica del complesso vanvitelliano; originariamente, la tazza di porfido era locata nel quadriportico della Cattedrale di Salerno. Il piatto circolare, un reperto archeologico proveniente da Paestum, era abbellito anche dal Toro Farnese; questo, rinvenuto dalle Terme di Caracalla di Roma, fu rimosso nel 1826 per essere conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli (già Real Museo Borbonico). La fontana è detta anche delle quattro stagioni, poiché è delimitata da quattro statue allegoriche.
- La fontana del Formiello (XVI secolo) fu voluta da don Pedro Téllez-Girón, duca d'Ossuna. Il suo aspetto mostra un'elegante struttura in muratura, costituita da vari materiali: ad esempio, la vasca è in travertino, mentre le quattro colonne che la compongono sono in marmo di Cararra; essa richiama spunti di architettura suddivisa in due ordini. In basso dove c'è la vasca, ci sono tre maschere con le facce da leone dalla quale sgorga acqua; mentre, al di sopra di queste, piccole sculture in bassorilievo e tre grandi stemmi.
La fontana della Tazza di Porfido (proveniente dal Tempio di Era di Paestum) e le sculture allegoriche delle quattro stagioni
- La fontana del Belvedere di Capodimonte (XIX secolo) è sicuramente la fontana più monumentale di Capodimonte opera del fiammingo Giuseppe Canart; alta circa 5 metri e circondata da una vasca lunga 20, è posta nel parco della reggia di Capodimonte.
- La fontana del Gigante (XVII secolo) è stata voluta dal duca d'Alba don Antonio Alvarez di Toledo e creata per opera del Bernini e di Michelangelo Naccherino. Oggi è posta sul lungomare di Napoli.
- La fontana della Sellaria (XVII secolo) è una delle fontane barocche di Napoli; fu realizzata nel 1649 con le spese dei proprietari delle case poste in quel rione che versarono le quote al giudice della Vicaria, questo, provvide a pagare gli artisti e le maestranze. Il progetto fu commissionato all'architetto e ingegnere Onofrio Antonio Gisolfi con affidamento ai lavori al marmoraro Onofrio Calvano, al capomastro Leonardo de Mayo, al fabbro Salvatore Daniele e allo scappellino Domenico Pacifico; fu terminata nel 1653.
- La fontana della Sirena (XIX secolo) è opera del prof. Onofrio Buccino (scultore), realizzata nel 1869 anche con la collaborazione di un giovanissimo Francesco Jerace. Essa è formata da una vasta vasca ellittica circondata di sua volta da giardini. Al centro si trova l'opera scultorea caratterizzata dalla Sirena Parthenope, da quattro animali marini e da motivi floreali.
- La Fontana della Duchessa è una delle fontane di Capodimonte: essa è posta nelle immediate vicinanze della Basilica dell'Incoronata Madre del Buon Consiglio. Venne eretta nel 1939 per volontà di Elena d'Orléans, moglie di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta.
- La fontana del Gruppo Europa, sita nella Villa Comunale, la fontana è un'opera di Angelo Viva, eseguita nella seconda metà del XVIII secolo. Il complesso scultoreo raffigura una donna intenta a trattenere il proprio manto; quest'ultimo, forma un arco che le "sventola" sulla testa. Ai lati, due sirene cercano di salvarla dalla furia del toro.
- La fontana del Carciofo, una delle fontane più recenti di Napoli, sita al centro di piazza Trieste e Trento, commissionata negli anni cinquanta del XX secolo dal sindaco di allora Achille Lauro. Si chiama così per via del carciofo, in realtà una composizione floreale formata da tre strati di foglie l'uno sull'altro che ricordano il comune ortaggio.
Altre
- Fontana dei Papiri
- Fontana delle Sirene (reggia di Portici, la grande statua della sirena è oggi esposta nel MANN)
Fontane ornamentaliModifica
Sebbene anche le fontane monumentali della città rivestino un ruolo ornamentale, quelle che rientrano per antonomasia in questa categoria sono prevalentemente le fontane di medie-piccole dimensioni. Anch'esse sono situate nei posti più disparati della città e costruite da rilevanti artisti, specie quelle più antiche.
Qui sotto vengono descritte ed illustrate alcune tra le più famose fontane ornamentali della città.
- La fontana del Leone (XVIII secolo) fu voluta da Ferdinando IV di Borbone, perché in questo sito scorreva un'acqua molto fresca, tanto da essere richiesta anche dalla famiglia reale; soprattutto quando passava del tempo nella zona di Mergellina. La fontana ha una forma semicircolare, si raggiungono i gettanti attraverso una rampa di scale.
- Il cortile delle carrozze era lo slargo dove venivano accolte tutte le carrozze in arrivo al Palazzo Reale. La fontana del Cortile delle Carrozze è una delle fontane presenti nei cortili della residenza reale. Seppur venne quasi sempre usata come abbeveratoio per cavalli, acquisì comunque un notevole fascino donatogli dai dalla statua proveniente dalla fontana dei Quattro del Molo.
- La fontana del Capone risale al XV secolo ed è opera di Giovanni da Nola. Essa, faceva parte del piano di rinnovamento dei servizi pubblici emanato da Don Pedro de Toledo. È caratterizzata da un mascherone in marmo bianco e da una vasca semicircolare il cui fondo è composto da lastre di pietra bianca e grigia.
- La fontana degli Incanti fu costruita nel XVI secolo in piazza di Porto (o del Mercato di Porto), dove attualmente si apre piazza Bovio; la sua storia cominciò quando il viceré Pedro Álvarez de Toledo volle realizzare una struttura idrica per l'approvvigionamento degli abitati del luogo. Fu disegnata da Giovanni da Nola, ma al rifacimento di alcune parti andate distrutte partecipò anche lo scultore Annibale Caccavello che scolpì la statua di Venere.
- La fontana al Capo Posillipo fu costruita, molto probabilmente, tra il XIV e il XV secolo. La sua conformazione è tipicamente a edicola, in piperno, con lesene doriche e nicchia al centro. In origine vi si trovava una testa di leone che fungeva da gettante.
- Le fontane della rotonda Armando Diaz furono inaugurate il 24 maggio 1936 e vennero costruite a contorno dell'omonimo monumento al duca della vittoria Armando Diaz. Sono caratterizzate entrambe da due grosse vasche circolari.
Altre (elenco incompleto)
- Area 28 fontane
- Fontana della Spinacorona o delle "Zizze"
- Fontane-obelischi
- Fontana di Oreste ed Elettra
- Fontana di Castore e Polluce
- Fontana del Ratto delle Sabine
- Fontana del Marinaretto
- Fontana della Scapigliata
- Fontana della Pietra del Pesce
- Fontana della Maruzza
- Fontana di Capodimonte
- Fontana di Masaniello (dal 1812 nella piazzetta di Cerreto Sannita)
- Fontana del Tritone
- Abbeveratoio monumentale di Capodichino
- Fontana della Marinella
- Fontana dei Leoni (in cattivo stato di conservazione)
- Fontana delle Conchiglie (in cattivo stato di conservazione)
- Fontana della Flora Capitolina
- Fontane dei giardini pensili di Palazzo Reale[18]
- Fontana del Pescatore (piazza Pignatelli)
- Fontana della Fortuna
- Fontana della Flora del Belvedere
- Fontana di Sant'Eligio (è una fontana d'arredo cittadino, sebbene oggi si trovi nel chiostro di Sant'Eligio Maggiore)
- Fontana dei Cigni (reggia di Portici)
- Fontana di Mezzo (bosco della reggia di Capodimonte)
- Fontana medievale marmorea (ritrovamento del 2007 nei pressi del Duomo, durante i lavori per la stazione della metro)
- Fontana di Mezzocannone (resti: la testa di Medusa è oggi esposta al Museo di San Martino)
- Fontana seicentesca alle spalle di piazza del Mercato[19] (resti)
- Fontane del tondo di Capodimonte e dei giardini della Principessa Iolanda
- Fontana di San Pietro a Patierno (in cattivo stato di conservazione)
- Fontana in piperno in via Pia a Soccavo
- Fontana di Vigliena
- Fontana in piazza Vincenzo Aprea
- Fontana degli Specchi (demolita nel 1885)
- Fontana dei Serpi (scomparsa durante il Risanamento)[20]
- Fontana dei Quattro del Molo (scomparsa)
- Fontane di Poggioreale (scomparse)
- Fontana dell'Aquaquilia (scomparsa)
- Fontana dei Delfini di via del Piliero (scomparsa)
Fontane e pozzali in palazzi minori, chiostri e villeModifica
Le strutture idriche in oggetto sono meno conosciute ma molto più numerose rispetto ad altre fontane ornamentali della città.
Pietro Bernini fu uno dei maggiori produttori di fontane di questo tipo; creò soprattutto numerose fontane da giardino per le ricche famiglie nobiliari dell'epoca. Tuttavia, a causa di dispersioni documentarie rimane difficoltoso individuare con precisione quali e quante fontane sono state create da suddetto artista.
Fontana del Cervo di palazzo Berio (opera di Luigi Vanvitelli)
Fontana di un palazzo monumentale in via dei Mille n.25 (nei pressi di palazzo Mannajuolo)
Generalmente, per quanto riguarda questa tipologia di strutture idriche, solo di alcune vi si conosce il nome o la storia per intero; mentre molte altre, sono talmente sconosciute che non compaiono neanche in molti libri prettamente sulle fontane di Napoli o in libri riguardanti anche quest'argomento: è il caso della fontana di via del Chiatamone sopra illustrata.
Infine, testimoni di pregevoli forme architettoniche, anche i pozzali della città meritano attenzione; in città ve ne sono di varie forme, dimensioni e stili, solo per citarne alcuni: i pozzali nei chiostri dei Girolamini alimentati dall'acquedotto della Bolla, quelli di San Lorenzo Maggiore, Santa Teresa degli Scalzi, San Paolo Maggiore, ecc.
Una delle fontane del monastero di Santa Chiara
Altri (elenco incompleto):
- Fontana nel chiostro piccolo di Monteoliveto
- Fontana nei pressi della chiesa di Santa Maria del Faro a Posillipo (probabilmente nei giardini di una villa storica, di forma circolare e stemmi intorno)
- Fontana di palazzo in via San Nicandro al rione Sanità (civico 27?): piccola vasca rettangolare in piperno e bocca di leone
- Fontane del palazzo del MANN
- Fontana dell'acquario di Napoli
- Fontana della Conchiglia di palazzo d'Avalos del Vasto
- Fontane del chiostro dei Santi Marcellino e Festo
- Fontana del chiostro di Sant'Antonio a Posillipo
- Fontana del palazzo dell'Ammiragliato (di Michelangelo Naccherino)
- Fontana-pozzale degli Obelischi nel chiostro di Santa Maria Regina Coeli
- Fontana nel retro della basilica di San Francesco di Paola
- Fontana nel chiostro di San Pietro Martire
- Fontana nel giardino della Facoltà di Scienze Politiche (complesso di San Marcellino)
- Le "Due fontane" (nel palazzo dei principi di Monaco)
- Pozzale del chiostro della Stella
- Fontana del chiostro grande (Certosa di San Martino)
- Fontane all'interno della fabbrica della Torre (Capodimonte)
- Fontana dell'Annunziata (complesso religioso)
- Fontana della Pigna all'Annunziata (complesso ospedaliero)
- Fontana all'interno dell'Orto Botanico
- Fontana di palazzo Melofioccolo (in vico Melofioccolo, alcuni resti)
- Fontana di palazzo in via Santa Caterina da Siena n. 79
- Fontana di palazzo in piazza Cavour n. 68
- Fontana di palazzo Cirella
- Fontanella di palazzo in via Bisignano n.4
- Fontana del palazzo del Maggiordomo (Molosiglio - Darsena)
- Fontanelle nel chiostro di Santa Maria della Sanità
- Fontanelle in edifici storici-residenziali in Piazza Amedeo
- Fontana edificio storico-residenziale viale Gramsci n. 22
- Fontana del MANN
- Fontana edificio storico-residenziale viale Gramsci n. 17
- Fontane del complesso termale di Agnano
- Fontanella di Palazzo Cattaneo-Barberini
- Fontana di palazzo Cellammare
- Fontana di palazzo Ischitella
- Fontana di palazzo Ruffo di Castelcicala
- Fontana di villa Pignatelli
- Fontana del casino della Regina (Capodimonte)
- Fontana del Complesso di Santa Maria dei Monti (Ponti Rossi)
- Fontane di villa Floridiana
- Fontana della Fruttiera (giardino della fruttiera di basso, Capodimonte)
- Fontane di villa Lucia (opera di Antonio Niccolini)
- Fontana circolare all'interno del complesso degli Incurabili
- Fontana circolare all'interno del complesso di Sant'Andrea delle Dame
- Fontana/e di villa Bisignano
- Fontana di villa Giulia
- Fontana/e di villa Pignatelli di Monteleone
- Fontana a via dei Griffi all'interno di un palazzo di fronte alla chiesa di Santa Barbara dei Marinai
FontanelleModifica
Numerosissime sono le piccole fontanelle; esse, di metallo o ghisa e perlopiù di forma cilindrica, si trovano solitamente nei parchi della città. Alcune sono caratterizzate da teste leonine poste più o meno alla sommità del cilindro. All'inizio del XXI secolo, le opere di riqualificazione urbana hanno ulteriormente incrementato il loro numero.
Le nuove fontane (dalla seconda metà del XX secolo fino ai giorni odierni)Modifica
Nel secondo dopoguerra vennero costruite altre fontane. Sono degli anni cinquanta gli esempi più rilevanti di questo periodo, la monumentale fontana del Carciofo già citata precedentemente e le fontane di piazza Municipio (sia le quattro tazze dirimpettaie a Palazzo San Giacomo, sia la fontana rettangolare locata nei giardinetti di fronte al teatro Mercadante, oggi rimosse per i lavori della stazione della metropolitana).
Altre rilevanti costruzioni di fontane si ebbero poi negli anni novanta, con la realizzazione del Centro direzionale ad opera di Kenzō Tange. La più imponente di queste è la fontana di piazza Salerno.
Tuttavia, anche negli ultimi anni gli interventi di riordino e nuovo arredo urbano hanno donato alla città nuove fontane, solo per illustrarne alcune:
Altre (elenco incompleto)
- Fontane di Secondigliano
- Fontana della Lava dei Vergini (situata in via Vergini)
- Fontana Itaca (in via Alessandro Scarlatti)
- Fontana dell'ARIN (situata lungo via Argine, presso la sede dell'azienda idrica municipale)
NoteModifica
- ^ Espresso.repubblica.it
- ^ Leggende napoletane, Matilde Serao
- ^ Educazionesostenibile.it. URL consultato il 16 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2017).
- ^ Treccani.it
- ^ Books.google.it p.88
- ^ Acquedotto del Carmignano, su xoomer.virgilio.it.
- ^ Regi Lagni, su porfesr.regione.campania.it.
- ^ Books.google.it p.282
- ^ Villa Imperiale di Pausylipon p.156, su academia.edu.
- ^ Books.google.it p.123
- ^ Bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it
- ^ Danpiz.net
- ^ Mostra d'Oltremare - sito ufficiale, su mostradoltremare.it. URL consultato il 2 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2012).
- ^ Books.google.it p.32
- ^ Giancarlo Alisio, Urbanistica napoletana del Settecento, 1993
- ^ Storico.org
- ^ Mostradoltremare.it
- ^ Napoli.repubblica.it
- ^ Ilvaporetto.com
- ^ Bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it
BibliografiaModifica
- Aurelio De Rose, Le fontane di Napoli, Ed. Newton&Compton Roma Prima Ed. 1994, Tascabili Economici Newton, 1994.
- F. De Filippis, Piazze e fontane di Napoli, Napoli 1979
- F. Ferrajoli, Palazzi e fontane nelle piazze di Napoli, Napoli 1973
- L. Gasperini, Le fontane di Napoli, Napoli 1978
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulle Fontane di Napoli
Collegamenti esterniModifica
- Le Fontane di Napoli e l'acqua sorgiva, su napoliontheroad.it. URL consultato il 4 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2007).
- Il degrado delle fontane di Napoli, su napoli.repubblica.it.
- Degrado di alcune fontane della città, su corrieredelmezzogiorno.corriere.it.
- Video sulle fontane di Napoli, su aeroportomalpensa.it. URL consultato il 24 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2010).