Jean Mathieu Philibert Sérurier

militare e politico francese
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Jean Mathieu Philibert Sérurier (Laon, 8 dicembre 1742Parigi, 21 dicembre 1819) è stato un militare e politico francese elevato da Napoleone Bonaparte al rango di Maresciallo dell'Impero. Fu soprannominato la "Vergine d'Italia".

Jean Mathieu Philibert Sérurier
Jean Mathieu Philibert Serurier
Soprannome"la Vergine d'Italia"
NascitaLaon, 8 dicembre 1742
MorteParigi, 21 dicembre 1819
Luogo di sepolturaPère-Lachaise
Dati militari
Paese servito Regno di Francia
Bandiera della Francia Regno di Francia (1791-1792)
Bandiera della Francia Prima Repubblica francese
Bandiera della Francia Primo impero francese
Restaurazione borbonica
Forza armata Reale esercito francese
Esercito rivoluzionario francese
Grande Armata
Specialitàfanteria
Anni di servizio1755 - 1792
1792 - 1819
GradoMaresciallo dell'Impero
GuerreGuerra dei sette anni
Guerre rivoluzionarie francesi
Guerre napoleoniche
BattaglieBattaglia di Mondovì
Assedio di Mantova (1796)
Battaglia di Castiglione (1796)
Battaglia di Verona (1799)
Battaglia di Magnano
Battaglia di Cassano d'Adda (1799)
Battaglia di Verderio
DecorazioniCavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore
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Biografia modifica

Gli inizi modifica

Nato da una famiglia della piccola nobiltà,[1] divenne tenente della milizia provinciale di Laon per poi entrare nel Reale Esercito Francese, con il grado di cadetto e poi di alfiere, combattendo nella guerra dei sette anni.

Partecipò alle campagne di Hannover del 1759, del Portogallo, nel 1762,[1] ottenendo una promozione temporanea a tenente. Nel successivo periodo di pace venne retrocesso a sottotenente, non per un giudizio negativo sulle sue qualità militari[2], in quanto la piccola nobiltà era poco favorita nelle promozioni. In seguito partecipò, nel 1771, alle operazioni militari contro le forze ribelli di Pasquale Paoli in Corsica;[1] successivamente prese parte alla mobilitazione durante le guerre rivoluzionarie americane[3], riuscendo ad ottenere la promozione a primo tenente nel 1778 e poi a capitano nel 1779. In questo periodo si distinse soprattutto come addestratore di soldati e preparatore di sottufficiali, oltre che come lettore appassionato di Jacques de Guibert, scrittore e militare, sostenitore delle operazioni di fanteria leggera. Nel 1781 fondò e comandò la compagnia cacciatori del reggimento di linea Medoc.

La Rivoluzione francese modifica

All'inizio della rivoluzione francese raggiunse il grado di maggiore anche se ebbe dei tentennamenti e probabilmente pensò anche di emigrare. Presto iniziò tuttavia a mostrare un diverso atteggiamento verso la rivoluzione francese, che, tra l'altro, rimosse i vincoli che bloccavano le promozioni per gli ufficiali della piccola nobiltà e che riservavano i gradi più elevati all'alta nobiltà.

Riuscì infatti a diventare tenente colonnello nel 1791, sostituendo uno dei numerosi ufficiali aristocratici emigrati, quindi colonnello, nel 1792, del reggimento Medoc, ora denominato LXX° demi-brigade. Dopo un breve arresto per sospetta collusione con gruppi monarchici, venne liberato e reinsediato al comando del reggimento, che condusse in battaglia nella zona di Nizza contro i soldati sardi, con esiti altalenati, ma dimostrando una buona capacità di imporre la disciplina alle reclute più inesperte.

Per le sue qualità venne promosso a generale di brigata nell'estate del 1793.[4]

Nella ritirata da Nizza di quell'anno si dimostrò molto abile, ma venne nuovamente arrestato sia per sospette simpatie monarchiche che per essersi ritirato troppo "impetuosamente" davanti al nemico.

Venne però poi riabilitato e reintegrato, ed anzi venne promosso a generale di divisione, nel 1795,[4] dando una prova di sé, se non sempre brillante, quantomeno più che sufficiente, sempre sul fronte dell'armata d'Italia. Qui, anzi, divenne una figura, in un certo senso popolare e molto stimata, sia dai superiori che dai soldati. Anche se di sovente era accusato di simpatia monarchiche riusciva sempre ad uscire indenne da tutte le inchieste, mentre nei combattimenti dimostrava una grande energia e una buona capacità di mantenere disciplina e sangue freddo,[5] anche se dopo la battaglia di Loano la sua divisione sfiorò l'insubordinazione: lui stesso entrò in lite con i superiori per la mancanza di rifornimenti e di rinforzi.

Dalla Campagna d'Italia all'Impero modifica

Con l'arrivo di Napoleone nel 1796 Sérurier decise di rimandare il desiderio andare in pensione e rimase nell'armata d'Italia. Fu una decisione gravida di conseguenze, visto che l'esperto generale divenne uno dei quattro più fidati consiglieri e subordinati di Napoleone durante la prima campagna d'Italia, partecipando da protagonista a quasi tutti i principali scontri. Fu consultato da Napoleone per organizzare quasi tutte le sue finte strategiche, come fatto a Valenza, ad esempio.[6] Napoleone fu colpito per il suo coraggio, ma si rese conto che la salute di Sérurier era oramai compromessa. Viceversa Napoleone ne apprezzava enormemente l'onestà e lo scrupolo amministrativo, infatti fu uno dei pochi generali dell'epoca a non approfittare del saccheggio per arricchirsi, riuscendo a reprimere il saccheggio tra i suoi subordinati e a mantenere i conti dell'intendenza in ordine e senza alcuna frode. Questo lo fece soprannominare "la Vergine d'Italia", visto che rimase uno dei pochi ufficiali onesti.

Proprio per questo, dopo la campagna d'Italia, Napoleone lo utilizzò soprattutto per incarichi nel fronte dell'interno e di carattere amministrativo, sapendo che li avrebbe portati a termine con correttezza e professionalità, giudicandolo troppo anziano per incarichi di prima linea. Ciononostante, Sérurier diede prova di essere ancora un generale capace guidando con successo i francesi nelle battaglie di Mondovì, Castiglione e nell'assedio di Mantova. Nel febbraio 1799 occupò la Repubblica di Lucca, ponendo fine al governo aristocratico in carica dalla metà del XVI Secolo.

Combattè sotto i generali Schérer e Moreau nel corso della guerra del 1799 in Italia contro Austria e Russia. Guidò con successo le sue truppe nel corso della battaglia di Verona, ottenendo una vittoria parziale a Pastrengo. Poi, in seguito ad una bizzarra manovra ordinata dallo stesso Schérer, si dovette scontrare con un contingente austriaco nei pressi di Parona, venendo sconfitto dopo l'arrivo dei rinforzi imperiali. Guidò l'occupazione di Villafranca durante gli scontri a Magnano e si occupò del fianco sinistro dello schieramento francese a Cassano d'Adda. In questa battaglia, la sua divisione, rimasta isolata e circondata nei pressi di Verderio, si arrese al generale austriaco Vukassovich.[7]

Nel 1799 mostrò grande talento amministrativo come governatore di Lucca, e nel 1801 a Venezia,[1] aiutando Bonaparte nello concretizzare il colpo di Stato del 18 brumaio. Nell'ambito del Primo Impero francese fu nominato, senatore, conte, maresciallo, e governatore dell'Hôtel des Invalides a Parigi, dove, nel marzo 1814, al momento dell'arrivo degli eserciti della sesta coalizione, bruciò personalmente 1417 bandiere e distruggendo, sia la spada che la fascia di Federico il Grande, per non farli cadere in mani nemiche.

Ultimi anni modifica

Si unì a Napoleone durante i Cento giorni e questo gli causò la perdita del suo posto agli Invalides, una volta che Napoleone venne di nuovo sconfitto.[1]

Morì in pensione e fu sepolto al cimitero di Père-Lachaise. Successivamente il suo corpo fu trasferito agli Invalides nel 1847. Fu eretta una statua in sua memoria a Laon.[1]

Onorificenze modifica

«promozione del 25 pratile dell'anno XII»

Araldica modifica

Stemma Descrizione Blasonatura
Jean Mathieu Philibert Sérurier
Conte Sérurier
Di rosso al levriero seduto d'argento. Cantone da conte senatore dell'Impero francese. Ornamenti esteriori da conte senatore e maresciallo dell'impero francese, cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'onore.
Jean Mathieu Philibert Sérurier
Conte Sérurier
Di rosso al levriero seduto d'argento su base di nero. Ornamenti esteriori da conte pari e maresciallo di Francia, cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'onore.

Note modifica

  1. ^ a b c d e f Chisholm, p. 684.
  2. ^ Anzi, era ritenuto un ufficiale competente e coraggioso, essendo stato ferito diverse volte in combattimento.
  3. ^ In cui però rimase sempre lontano dai combattimenti, con tutto il suo reggimento "Medoc".
  4. ^ a b Fiebeger, p.18.
  5. ^ Soprattutto nei combattimenti di Borghetto santo Spirito.
  6. ^ von Clausewitz, p.72.
  7. ^ Tuetey, pp.233-267.

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN161997739 · ISNI (EN0000 0001 1143 8620 · CERL cnp01087048 · GND (DE11746791X · BNF (FRcb10706943k (data) · WorldCat Identities (ENviaf-161997739