Rivolte del 1953 nella Germania Est
Le rivolte del 1953 nella Germania Est furono una serie di sollevazioni avvenute nella Repubblica Democratica Tedesca quando uno sciopero di manovali edili si trasformò in una rivolta contro il governo della DDR. I tumulti a Berlino Est, il 17 giugno, vennero repressi con la forza dal Gruppo di forze sovietiche in Germania (ГСВГ, Группа советских войск в Германии).
Rivolte del 1953 nella Germania Est | |||
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Data | 16-17 giugno 1953 | ||
Luogo | Germania Est | ||
Esito | Moti soppressi | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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Voci di rivolte presenti su Wikipedia | |||
StoriaModifica
Nel maggio 1953 il Politbüro del Partito Socialista Unificato di Germania (SED) innalzò le quote di lavoro dell'industria tedesca orientale del 10 percento. Il 16 giugno, una sessantina di operai edili di Berlino Est iniziarono a scioperare quando i loro superiori annunciarono un taglio di stipendio in caso di mancato raggiungimento delle quote. Di fronte alla Haus der Ministerien (la sede dei ministeri della Repubblica Democratica Tedesca), la folla chiese di poter parlare con Walter Ulbricht (primo segretario del partito) e Otto Grotewohl (Presidente del Consiglio dei Ministri): solamente il Ministro dell’Industria Pesante Fritz Selbmann e il professor Robert Havemann, presidente del Consiglio per la pace della DDR, emersero dall’edificio. Subito dopo, il Politbüro del SED provvedette a revocare l’innalzamento delle quote di lavoro industriali.[1][2] Nonostante tale concessione, la dimostrazione, probabilmente fomentata da forze politiche esterne,[1] si trasformò in una rivendicazione politica più ampia, e il giorno seguente diventò la scintilla che causò lo scoppio delle proteste in tutta la Germania Est.[3] Lo sciopero portò al blocco del lavoro e a proteste in praticamente tutti i centri industriali e le grandi città del paese.
Le domande iniziali dei dimostranti, come il ripristino delle precedenti (e inferiori) quote di lavoro, si erano tramutate infatti in richieste politiche. I manifestanti chiesero le dimissioni del governo della Germania Est. Il governo, per contro, si rivolse all'Unione Sovietica, che schiacciò la rivolta con la forza militare il 17 giugno. Ci furono complessivamente quasi 5000 arresti.[senza fonte] Ancora oggi non è chiaro quante persone morirono durante le sollevazioni e per le condanne a morte che seguirono. Il numero ufficiale delle vittime è 51.[senza fonte] Dopo l'analisi dei documenti resi accessibili a partire dal 1990, il numero di vittime sembrerebbe essere di almeno 125.[senza fonte]
Malgrado l'intervento delle truppe sovietiche, l'ondata di scioperi e proteste non venne riportata facilmente sotto controllo. In più di 500 città e villaggi ci furono dimostrazioni anche dopo il 17 giugno e il momento più alto delle proteste si ebbe a metà luglio.
In memoria dei moti nella Germania Est, la Germania Ovest dichiarò il 17 giugno come festa nazionale (fino al 1990, quando venne sostituito dal 3 ottobre, data della formale riunificazione) e la Charlottenburger Chaussee che attraversava Berlino Ovest venne ribattezzata Straße des 17. Juni.
Accuse di influenze statunitensiModifica
Le autorità della DDR, tra cui Otto Nuschke, l'allora presidente dell'Unione Cristiano-Democratica (uno dei partiti del Fronte Nazionale), sostennero che le sommosse del giugno del 1953 includessero numerosi manifestanti provenienti da Berlino Ovest e che il governo della DDR godesse in realtà di un ampio supporto popolare.[4]
Lo storico statunitense Christian Ostermann ha osservato come “nuove prove dagli archivi ora accessibili del Partito Socialista Unificato di Germania e recenti documenti governativi degli Stati Uniti declassificati mostrino che l’amministrazione Eisenhower, sebbene sorpresa dalla sommossa [operaia], riconobbe subito l’opportunità […] e ideò un piano di guerra psicologica con l’obbiettivo di destabilizzare ulteriormente la situazione nella Germania dell’Est”.[1]
Lo storico del ventesimo secolo Garreth Pritchard ha invece rimarcato gli elementi nazisti coinvolti nelle proteste: ponti, muri e lavagne scolastiche furono deturpate con slogan fascisti e svastiche, mentre in alcuni posti furono inneggiate canzoni naziste. Molti abitanti delle zone orientali della Germania, infatti, erano ancora molto legati alle idee nazionaliste e nazionalsocialiste del Terzo Reich.[5]
NoteModifica
- ^ a b c Christian F. Ostermann, "Keeping the Pot Simmering": The United States and the East German Uprising of 1953, in German Studies Review, vol. 19, n. 1, 1996, pp. 61–89, DOI:10.2307/1431713. URL consultato il 18 marzo 2023.
- ^ Christian F. Ostermann, The United States, the East German Uprising of 1953, and the Limits of Rollback, in COLD WAR INTERNATIONAL HISTORY PROJECT, vol. 11, WOODROW WILSON INTERNATIONAL CENTER FOR SCHOLARS, 1994.
- ^ Peter Bruhn Der 16. Juni 1953 bleibt mir unvergesslich Archiviato il 6 aprile 2013 in Internet Archive. (Testimonianza oculare)
- ^ NDR 1 Radio MV - Programm - Erinnerungen für die Zukunft - Leben in der DDR- Der Gruppenvorgang "Schmarotzer", su web.archive.org, 19 agosto 2009. URL consultato il 19 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2009).
- ^ Pritchard, Gareth, The Making of the GDR: From antifascism to Stalinism, Manchester, Manchester University Press, 2000.
BibliografiaModifica
17. Juni 1953 - Bibliographie Database con bibliografia internazionale
https://web.archive.org/web/20170108175037/http://www.offen-siv.com/Bucher/Unter-Feuer.pdf
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su moti operai del 1953 nella Germania Est
Collegamenti esterniModifica
- 17 giugno 1953 - La rivolta operaia, su bessarabia.altervista.org.
- Teresa Malice, Berlino Est, 17 giugno 1953. Lo sguardo della sinistra italiana sulla rivolta operaia nella DDR, Tesi di laurea in World History, Università di Bologna, Anno accademico 2012-2013.
- Ilko-Sascha Kowalczuk: 17. Juni 1953. Geschichte eines Aufstands. Beck, München 2013.
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