Cornelio Bentivoglio (cardinale)

arcivescovo cattolico, cardinale e scrittore italiano
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Cornelio Bentivoglio d'Aragona, anche noto come Selvaggio Porpora (Ferrara, 27 marzo 1668Roma, 30 dicembre 1732), è stato un cardinale, arcivescovo cattolico e scrittore italiano.

Cornelio Bentivoglio d'Aragona
cardinale di Santa Romana Chiesa
Ritratto del cardinale Bentivoglio d'Aragona
 
Incarichi ricoperti
 
Nato27 marzo 1668 a Ferrara
Ordinato diacono8 dicembre 1711
Ordinato presbitero28 dicembre 1711
Nominato arcivescovo16 marzo 1712 da papa Clemente XI
Consacrato arcivescovo3 aprile 1712 dal cardinale Fabrizio Paolucci
Creato cardinale29 novembre 1719 da papa Clemente XI
Deceduto30 dicembre 1732 (64 anni) a Roma
 

Biografia

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Nacque a Ferrara il 27 marzo 1668, figlio del tragediografo Ippolito e di Lucrezia Pio di Savoia. Tra i suoi avi figura il cardinale Guido Bentivoglio e fu, questa, una discendenza che lo aiutò nella carriera ecclesiastica.[1]

Nel 1712 fu nunzio apostolico a Parigi; in quella sede si oppose fermamente al giansenismo e ai suoi seguaci - il Quesnel in particolare -, finché il duro scontro divenne problematico e convinse il pontefice Clemente XI a richiamarlo in patria.[1]

Papa Clemente XI lo elevò alla dignità cardinalizia nel concistoro del 29 novembre 1719. Fu ascritto alla congregazione della Consulta e a quella de Propaganda Fide e resse per sei anni la legazione apostolica di Ravenna. Nel 1726 fu nominato ministro plenipotenziario del re di Spagna presso la Santa Sede. Partecipò ai conclavi che elessero Innocenzo XIII, Benedetto XIII e Clemente XII.

Fece parte dell'Accademia degli Intrepidi, della quale fu eletto principe, ospitò e protesse l'Accademia della Selva e aderì con il nome di Entello Epiano all'Accademia dell'Arcadia.

Si dedicò sin da giovane alla composizione di poesie. Al 1692 risale « un oratorio secentesco sonoro e pomposo », La vita trionfante della morte, e copiosa fu la produzione di sonetti e odi.[2] Tradusse in prosa una tragedia di Corneille, la Pulchérie, ma la sua fama è principalmente legata alla celebre versione poetica della Tebaide di Stazio, pubblicata tre anni prima della morte.

Nel 1726 Bentivoglio aveva preso sotto la sua protezione il giovane poeta Carlo Innocenzo Frugoni, e fu opinione diffusa, per molto tempo e in virtù dello stile utilizzato, che proprio quest'ultimo avesse tradotto i versi di Stazio. In realtà, come spiega Carlo Calcaterra, « non già il Frugoni fu maestro al Bentivoglio di frugonianismo, ma il Bentivoglio al Frugoni ».[3] I versi della Tebaide, al pari delle poesie bentivogliesche, rivelano l'influsso della Gerusalemme liberata.

Morì a Roma il 30 dicembre 1732 all'età di 64 anni e fu sepolto nella sua chiesa titolare di santa Cecilia.

Genealogia episcopale

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La genealogia episcopale è:

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
8. Enzo Bentivoglio, I marchese di Scandiano 16. Cornelio I Bentivoglio, I marchese di Gualtieri  
 
17. Isabella Bendidio  
4. Cornelio II Bentivoglio, I marchese di Magliano  
9. Caterina Martinengo Colleoni 18. Francesco Martinengo Colleoni, conte  
 
19. Beatrice Langosco  
2. Ippolito II Bentivoglio, II marchese di Magliano  
10. Alfonso Strozzi, conte 20. Nicola Palla Strozzi, patrizio di Ferrara  
 
21. Anna Bevilacqua  
5. Anna Strozzi  
11. Caterina Turchi 22. Alfonso Turchi, II conte di Crespino e Ariano  
 
23. Livia Obizzi  
1. Cornelio Bentivoglio  
12. Enea Silvio Pio di Savoia, reggente di Sassuolo 24. Marco Pio di Savoia, signore di Sassuolo  
 
25. Lucrezia Roverella  
6. Ascanio Pio di Savoia, principe di San Giorgio  
13. Barbara Turchi 26. Ippolito Turchi, I conte di Crespino e Ariano  
 
27. Ippolita Tassoni  
3. Lucrezia Pio di Savoia  
14. Enzo Bentivoglio, I marchese di Scandiano (= 8) 28. Cornelio I Bentivoglio, I marchese di Gualtieri (= 16)  
 
29. Isabella Bendidio (= 17)  
7. Beatrice Bentivoglio  
15. Caterina Martinengo Colleoni (= 9) 30. Francesco Martinengo Colleoni, conte (= 18)  
 
31. Beatrice Langosco (= 19)  
 
  1. ^ a b Si veda la scheda biografica nell'Introduzione di C. Calcaterra a C. Bentivoglio, La Tebaide di Stazio, Torino, Unione Tipografico Editrice Torinese, 1928, vol. I.
  2. ^ C. Calcaterra, Introduzione, in op. cit., pp. XII-XIII.
  3. ^ C. Calcaterra, Introduzione, in op. cit., p. X.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN195253503 · ISNI (EN0000 0003 5719 6940 · SBN MILV047937 · BAV 495/11974 · CERL cnp01024772 · ULAN (EN500353678 · LCCN (ENn86134949 · GND (DE116123230 · BNE (ESXX1566831 (data) · BNF (FRcb145232697 (data) · CONOR.SI (SL275502691