Arturo I di Bretagna

nobile bretone

Arturo I Plantageneto di Bretagna (Nantes, 29 marzo 1187Normandia, 3 aprile 1203) fu Duca di Bretagna[1] e Conte di Richmond[1], dal 1196, e Conte d'Angiò, dal 1199 alla sua morte. Nella sua breve esistenza fu in lotta con lo zio Giovanni Senza Terra per la successione di Riccardo Cuor di Leone.

Arturo I di Bretagna
Duca di Bretagna
Conte di Richmond
In carica1196 - 1203 (in co-regno con la madre Costanza di Bretagna fino al 1201)
PredecessoreCostanza di Bretagna
SuccessoreAlice di Thouars
Conte d'Angiò
In carica1199 –
1203
PredecessoreRiccardo Cuor di Leone
Successoretornato alla Corona di Francia
NascitaNantes, 29 marzo 1187
MorteNormandia (Rouen o Cherbourg), 3 aprile 1203
Luogo di sepolturaNormandia, Notre-Dame di Rouen o Abbazia di Notre-Dame du Bec
DinastiaPlantageneti
PadreGoffredo II di Bretagna
MadreCostanza di Bretagna

Origine modifica

Secondo la Chronica Albrici Monachi Trium Fontium, Arturo era l'unico figlio maschio del Duca di Bretagna e Conte di Richmond, Goffredo II e della Duchessa di Bretagna e Contessa di Richmond, Costanza[2], che, secondo il monaco benedettino inglese, cronista della storia inglese, Matteo da Parigi, era nato postumo[3].
Secondo la Chronique de Robert de Torigni, abbé du Mont-Saint-Michel, tome I, Goffredo II di Bretagna era il quarto figlio maschio del re d'Inghilterra Enrico II Plantageneto (1133-1189)[4] e, come risulta dalla Chronica Albrici Monachi Trium Fontium, della duchessa d'Aquitania e Guascogna e contessa di Poitiers, Eleonora[5], che ancora secondo la Chronica Albrici Monachi Trium Fontium, era la figlia primogenita del duca di Aquitania, Guglielmo X il Tolosano[5], appartenente alla dinastia dei Ramnulfidi e di Aénor di Châtellerault, figlia del visconte Americo I di Châtellerault e della Maubergeon, l'amante di suo nonno, il duca di Aquitania, Guglielmo IX il Trovatore.
Costanza di Bretagna, secondo la Chronica Albrici Monachi Trium Fontium era l'unica figlia del Conte di Richmond, duca di Bretagna e Conte di Tréguier e di Guingamp, Conan IV[2] e della moglie[6][7], Margherita di Huntingdon, come ci confermano gli Annales de Burton[8].

Biografia modifica

Appena dopo la sua nascita, il re di Francia, Filippo II Augusto, ne reclamò la tutela[9].

Già prima del 1190 lo zio, il re d'Inghilterra, Riccardo Cuor di Leone, aveva dichiarato che come erede al trono d'Inghilterra e del territorio francese della corona inglese preferiva Arturo a Giovanni Senza Terra[10]. Riccardo intendeva così escludere il fratello Giovanni dalla successione al regno.
Arturo fu designato ufficialmente erede, nel corso della terza crociata, quando re Riccardo, era in Sicilia lo fidanzò con una delle quattro figlie di Tancredi re di Sicilia, all'interno di un trattato stipulato tra i sovrani (marzo 1191), come ci conferma Matteo da Parigi[11].
Tuttavia, nel dicembre di quell'anno l'imperatore Enrico VI conquistò, in nome della moglie, Costanza d'Altavilla, il Regno di Sicilia e il fidanzamento con l'erede normanna non ebbe seguito.

Nel 1196, Riccardo confermò ancora una volta il giovane nipote Arturo come suo erede. Costanza proclamò duca di Bretagna con lei il giovane Arturo di nove anni. Questo ostacolava i piani di Riccardo, che lo richiamò, insieme alla madre Costanza, in Normandia. Ranulfo de Blondeville, sesto conte di Chester, il patrigno di Arturo, rapì Constanza su ordine di Riccardo.[12] Arturo fu portato segretamente in Francia per essere educato a corte con il principe Luigi.

Re Riccardo morì il 6 aprile 1199, e, sul letto di morte, proclamò suo fratello Giovanni come erede, temendo che Arturo, che aveva solo dodici anni, fosse troppo giovane per occuparsi del regno. Mentre Giovanni prendeva immediatamente il trono d'Inghilterra, gran parte dei nobili francesi non erano convinti di riconoscerlo come loro signore, preferendo Arturo, che si dichiarava vassallo di Filippo II di Francia[13].
Filippo II riconobbe ad Arturo i diritti su Anjou e Maine[13], mentre, per il Poitou, la nonna di Arturo, Eleonora d'Aquitania, rese omaggio a Filippo II, ma poi consegnò l'Aquitania a Giovanni[13].

Ma, col trattato di Le Goulet (maggio 1200) Filippo II riconobbe Giovanni come erede di suo fratello, il re Riccardo I d'Inghilterra[13], e abbandonò ogni sostegno alla pretesa di Arturo sul trono inglese. Sentendosi offeso da Filippo II, Arturo si rifugiò presso lo zio Giovanni dal quale venne trattato con gentilezza. Tuttavia, più tardi Arturo divenne sospettoso nei confronti del re e fuggì di nuovo a Angers.

Nel 1202, Filippo II, promise ad Arturo il matrimonio con Maria di Francia, figlia sua e di Agnese di Andechs-Merania[13].
Filippo II aveva concesso ad Arturo la signoria sulla Bretagna, Aquitania, Turenna, Angiò e Maine[14].

Il 31 luglio 1202, Arturo venne sorpreso dalle forze di Giovanni mentre assediava Mirebeau, dove teneva in ostaggio Eleonora d'Aquitania, sua nonna e madre di Giovanni, come ci viene narrato dal Radulphi de Coggeshall Chronicon Anglicanum, Arturo, assieme al signore di Lusignano e Conte de La Marche, Ugo IX avevano posto l'assedio al castello di Mirebeau, dove si era ritirata Eleonora[15], ed il 31 luglio 1202, Arturo venne sorpreso dalle forze di Giovanni e fu fatto prigioniero assieme a Ugo IX ed altri[16]; e mentre Arturo fu relegato in diverse prigioni, Ugo IX ed altri furono liberati dietro giuramento che sarebbero rimasti fedeli a Giovanni[17].
Catturato da Giovanni ed i suoi baroni, Arturo fu imprigionato a Falaise in Normandia[14], sorvegliato da Hubert de Burgh. Nello stesso tempo la sorella Eleonora veniva catturata e imprigionata a Corfe Castle, nel Dorset. L'anno successivo Arturo fu trasferito a Rouen[14] e poi scomparve nel mese di aprile 1203, e viene accreditato che fu ucciso il giorno prima del venerdì santo, il 3 aprile[14].

La scomparsa di Arturo ha dato luogo a varie storie. Gli Annali di Margam ci forniscono il seguente resoconto della morte di Arturo:

  • "Dopo che Giovanni ebbe catturato Arturo e lo ebbe tenuto in prigione per qualche tempo nel castello di Rouen, dopo cena il Giovedì prima di Pasqua, mentre era ubriaco e posseduto dal diavolo (ebrius et daemonio plenus), lo uccise di sua mano, e legando una pietra pesante al corpo, lo gettò nella Senna. Venne scoperto da un pescatore nella sua rete e, dopo essere stato trascinato alla banchina e riconosciuto, fu portato via per una sepoltura in segreto, per paura del tiranno, al convento di Bec chiamato Notre Dame de Pres".


Gli Ex Chronico Britannico Altero narrano che Arturo, l'anno dopo essere stato catturato, fu assassinato ed il corpo sommerso nel mare[18].

Dopo la scomparsa di Arturo, le sorti di Guglielmo de Braose si sollevarono notevolmente, ricevendo nuove terre e titoli nelle Marche gallesi. Molti anni più tardi, dopo un conflitto con il re Giovanni, la moglie di Guglielmo de Braose accusò il re di aver ucciso personalmente e direttamente Arturo: questo provocò che la donna, suo figlio maggiore e Guglielmo furono imprigionati[19].nel Corfe Castle, nel Dorset. Guglielmo de Braose fuggì in Francia[19], dove avrebbe pubblicato una dichiarazione su quanto era accaduto ad Arturo, ma nessuna copia è stata trovata, e avrebbe raccontato gli avvenimenti direttamente al re Filippo II[20]; mentre la moglie ed il figlio furono rinchiusi nel castello di Windsor e lasciati morire di fame[19].

Fortuna del personaggio modifica

Nella letteratura modifica

Arturo I di Bretagna appare diverse opere, comprese:

Arturo anche venne accennato a nei romanzi La signora del Clan (Saving Grace, 1993) di Julie Garwood e Prince of Darkness (2005) di Sharon Kay Penman e nella serie di romanzi e di racconti brevi di fantasy Lord Darcy de Randall Garrett, nella quale Riccardo Cuor di Leone sopravvive nel 1199, muore nel 1219 ed è seguito al trono da Arturo.

Nella musica modifica

  • Nel 1912, il compositore bretone Guy Ropartz compose un'opera sinfonica intitolata La chasse du Prince Arthur basata sul poema di Auguste Brizeux.
  • La banda bretone folk-rock Tri Yann ha scritto una canzone intitolata Arthur Plantagenest sulla vita di Arturo. Le parole della canzone sono in Francese medioevale e potrebbero essere state tratte da un manoscritto anonimo, probabilmente datato nel 1400.

Alla televisione modifica

Arturo appare nella serie Robin Hood, interpretato da Peter Asher (tre puntate, prima e secunda stagioni), Richard O'Sullivan (una puntata, terza stagione) e Jonathan Bailey (una puntata, quarta stagione). Venne anche interpretato da Simon Gipps-Kent nella serie televisiva dramatica della BBC The Devil's Crown (1978).

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Goffredo V, conte d'Angiò e del Maine, duca di Normandia Folco V, conte d'Angiò  
 
Eremburga, contessa del Maine  
Enrico II, re d'Inghilterra e duca di Normandia  
Matilde d'Inghilterra Enrico I, re d'Inghilterra  
 
Matilde di Scozia  
Goffredo II, duca di Bretagna  
Guglielmo X, duca di Aquitania Guglielmo IX, duca d'Aquitania  
 
Filippa, contessa di Tolosa  
Eleonora, duchessa d'Aquitania  
Eleonora di Châtellerault Almerico I, visconte di Châtellerault  
 
Dangereuse de L' Isle Bouchard  
Arturo I, duca di Bretagna  
Alano, I conte di Richmond Stefano I, conte di Penthièvre  
 
Havoise di Blois  
Conan IV, duca di Bretagna  
Berta, duchessa di Bretagna Conan III, duca di Bretagna  
 
Matilde FitzRoy  
Costanza di Bretagna  
Enrico, III conte di Huntingdon Davide I, re di Scozia  
 
Maud, II contessa di Huntingdon  
Margherita di Huntingdon  
Ada de Warenne Guglielmo di Warenne, II conte di Surrey  
 
Elisabetta di Vermandois  
 

Note modifica

  1. ^ a b Assieme alla madre Costanza di Bretagna, sino al 1201.
  2. ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, tomus XXIII, Chronica Albrici Monachi Trium Fontium, anno 1186, pag. 859
  3. ^ (LA) Matthæi Parisiensis, monachi Sancti Albani, Chronica majora, tome II, pag. 325
  4. ^ (LA) Chronique de Robert de Torigny, abbé du Mont-Saint-Michel, tome I, pag. 312
  5. ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, tomus XXIII, Chronica Albrici Monachi Trium Fontium, anno 1152, pag. 841 Archiviato il 3 marzo 2018 in Internet Archive.
  6. ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus XII, Genealogia Comitum Richemundiæ post conquestum Angliæ, pagina 569
  7. ^ (LA) Gesta Regis Henrici Secundi Benedicti Abbatis, The Chronicle of the reigns of Henry II and Richard I 1169-1192, anno 1186, pagina 361
  8. ^ (LA) Annales Monastici Vol. I, Annales de Burton, pagina 209
  9. ^ Frederik Maurice Powicke, "I regni di Filippo Augusto e Luigi VIII di Francia", cap. XIX, vol. V della Storia del Mondo Medievale, 1999, pag 796
  10. ^ Frederik Maurice Powicke, "Inghilterra: Riccardo I e Giovanni", cap. II, vol. VI della Storia del Mondo Medievale, 1999, pagg 148 e 149
  11. ^ (LA) Matthæi Parisiensis, monachi Sancti Albani, Chronica majora, tome II, pag. 364
  12. ^ Jacques Choffel, La Bretagne sous l'orage Plantagenêt, 1990, pp.203-204
  13. ^ a b c d e Frederik Maurice Powicke, "I regni di Filippo Augusto e Luigi VIII di Francia", cap. XIX, vol. V della Storia del Mondo Medievale, 1999, pag 802
  14. ^ a b c d Frederik Maurice Powicke, "I regni di Filippo Augusto e Luigi VIII di Francia", cap. XIX, vol. V della Storia del Mondo Medievale, 1999, pag 805
  15. ^ (LA) Radulphi de Coggeshall Chronicon Anglicanum, pag 137
  16. ^ (LA) Radulphi de Coggeshall Chronicon Anglicanum, pagg 137 e 138
  17. ^ (LA) Radulphi de Coggeshall Chronicon Anglicanum, pag 138
  18. ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus XVIII, Ex Chronico Britannico Altero, pag. 330
  19. ^ a b c Frederik Maurice Powicke, "Inghilterra: Riccardo I e Giovanni", cap. II, vol. VI della Storia del Mondo Medievale, 1999, pag 188
  20. ^ Frederik Maurice Powicke, "I regni di Filippo Augusto e Luigi VIII di Francia", cap. XIX, vol. V della Storia del Mondo Medievale, 1999, pag 811

Bibliografia modifica

Fonti primarie modifica

Letteratura storiografica modifica

  • Frederik Maurice Powicke, "I regni di Filippo Augusto e Luigi VIII di Francia", cap. XIX, vol. V (Il trionfo del papato e lo sviluppo comunale) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 777–828.
  • Frederik Maurice Powicke, "Inghilterra: Riccardo I e Giovanni", cap. II, vol. VI (Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 143–197.
  • F. M. Powicke, King John and Arthur of Brittany, in "The English Historical Review", XXIV (1909), pp. 659–674
  • M. Dominica Legge, William the Marshal and Arthur of Brittany, in "Historical Research", LV (1982).
  • François Neveux, La Normandie des ducs aux rois, Rennes 1998. ISBN 2737309859
  • Judith Everard - Michael Jones: The charters of Duchess Constance of Brittany and her family, 1171-1221, Woodbridge 1999.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN6437906 · ISNI (EN0000 0000 3983 9592 · BAV 495/318423 · CERL cnp02094902 · LCCN (ENn86870390 · GND (DE1046354698 · BNF (FRcb14871098b (data) · J9U (ENHE987007271676105171 · WorldCat Identities (ENlccn-n86870390