Umberto Fadini (Crema, 19 novembre 1862Cavazuccherina, 8 luglio 1918) è stato un generale italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della prima guerra mondiale.

Umberto Fadini
NascitaCrema, 19 novembre 1862
MorteCavazuccherina, 8 luglio 1918
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
Anni di servizio1881-1918
GradoMaggior generale
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
BattaglieBattaglia del solstizio
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
dati tratti da Le Medaglie d'Oro al Valor Militare 1918[1]
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Biografia modifica

 
Un disegno raffigurante Umberto Fadini

Nacque a Crema[2] il 19 novembre 1862, figlio di Gerolamo e Luigia Tensini.[3] Dopo aver frequentato il Collegio militare di Milano nel 1879 si arruolò nel Regio Esercito, venendo ammesso alla Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino da cui uscì due anni dopo con il grado di sottotenente assegnato all'arma di artiglieria.[3] Assegnato in servizio al 14º Reggimento artiglieria da campagna, con la promozione a tenente, avvenuta nel 1884, fu trasferito al 10º Reggimento artiglieria da campagna.[3] Con la promozione a capitano, nel novembre 1890, passò in servizio al 13º Reggimento artiglieria da campagna, e promosso maggiore, fu dapprima al 20º Reggimento artiglieria da campagna, e dal maggio 1907, al 19º Reggimento artiglieria da campagna.[3] In forza a questo reggimento prese parte, dal dicembre 1911 al febbraio 1912, alla guerra italo-turca combattendo in Libia.[3] Promosso tenente colonnello fu assegnato in servizio presso il Ministero della guerra a Roma, e dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, nel giugno dello stesso anno fu promosso colonnello assumendo il comando del 19º Reggimento artiglieria da campagna partendo per la zona di operazioni.[3] Divenuto maggiore generale nel luglio 1917, dal 15 marzo dell'anno successivo assunse il comando dell'artiglieria del XXIII Corpo d'armata,[2] posizionato sul Piave, all'estrema destra della 3ª Armata del Duca d'Aosta, verso il mare.[3] Dopo essersi particolarmente distinto durante la battaglia del solstizio,[N 1] che terminò con la sconfitta degli austro-ungarici,[2] in vista di un attacco che doveva portare alla riconquista di alcuni tratti di territorio tra il Piave e il Sile, eseguì una missione di ricognizione sul terreno.[3] Il 7 luglio il veicolo su cui viaggiava fu colpito dallo scoppio di granata mentre si trovava in prossimità di Cavazuccherina, ed egli, rimasto gravemente ferito, decedette il giorno successivo.[4] La salma fu tumulata nel cimitero di San Michele del Quarto, dove successivamente lo raggiunse quella del tenente generale Vittorio Luigi Alfieri.[5] Per onorarne il coraggio fu insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

Onorificenze modifica

«Intelligente, ardito, abilissimo comandante di artiglieria di Corpo d’armata, per ventun giorni consecutivi di battaglia fu l’anima della poderosa azione sviluppata dalle sue batterie. Al congegno già mirabilmente preparato seppe dare con opportune, personali direttive sul terreno, frutto di assiduo studio e di geniale intuizione, tutta la snellezza e varietà di giuoco che gli eventi di una fortunosa e movimentata lotta imponevano, e al buon esito della quale validamente cooperò anche con frequenti ricognizioni per zone battute da intenso fuoco avversario e con ascensioni in pallone pel controllo dei tiri più importanti. Quando già la vittoria aveva sorriso al suo Corpo d’armata dopo due battaglie, in un’ardita escursione sulle posizioni dai nostri raggiunte cadde colpito in pieno da un proiettile nemico, chiudendo con una gloriosa morte sul campo un’esistenza costantemente e risolutamente dedicata al dovere ed alla Patria. Basso Piave, 15 giugno-7 luglio 1918
— Decreto Luogotenenziale del 23 marzo 1919.[6]
— Regi Decreto 16 e 30 gennaio 1916.[7]

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ Durante la battaglia non esitò a salire su un pallone aerostatico per meglio osservare il tiro dei suoi cannoni.

Fonti modifica

  1. ^ Carolei, Greganti, Modica 1968, p. 134.
  2. ^ a b c Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 103.
  3. ^ a b c d e f g h i Combattenti Liberazione.
  4. ^ Sbalchiero 2019, p. 103.
  5. ^ Sbalchiero 2019, p. 209.
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  7. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.85 dell'11 aprile 1917, pag.1797.

Bibliografia modifica

  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del Solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le medaglie d'oro al valor militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968.
  • Sergio Sbalchiero, Un piccolo comune una grande guerra: il territorio altinate tra il 1915 e il 1918, Raleigh, Lulu.com, 2019, ISBN 978-0-244-77771-5.

Collegamenti esterni modifica

Video