Utente:Grasso Luigi/sanbox1/Nome comune (chimica)

Tantalo, dio Greco (Gioacchino Assereto).
L'elemento chimico tantalio, nome comune proveniente dalla figura mitologica adiacente.


In chimica, un nome comune, anche nome volgare o nome banale,, è un nome non sistematico per denotare una sostanza chimica. Cioè, il nome non è riconosciuto secondo le regole di qualsiasi sistema formale di nomenclatura chimica come quella IUPAC inorganica o IUPAC organica. Un nome comune non è un nome formale e di solito è banale, insignificante e futile.

In generale, i nomi comuni non sono utili nel descrivere le proprietà essenziali della cosa che viene nominata. Non indicano le proprietà di un composto chimico come la struttura molecolare. E, in molti casi, i nomi comuni creano ambiguità o assumono significati diversi in settori diversi o in aree geografiche diverse. (Per esempio, un nome come metallo bianco può significare varie cose.) D'altro canto, i nomi sistematici possono essere così contorti e difficili da analizzare per cui si preferiscono i loro nomi comuni. Di conseguenza, un numero limitato di nomi chimici banali sono detti nomi preferiti, una parte accettata della nomenclatura.

I nomi banali spesso provengono dalla lingua comune; possono originare da usi storici, ad esempio l'alchimia. Molti nomi banali precedono l'istituzione di convenzioni di denominazione formali. I nomi si possono basare su una proprietà della chimica, come l'apparenza (colore, gusto o olfatto), la consistenza, e la struttura cristallina; il luogo dove è stato trovato o da dove viene lo scopritore; il nome di uno scienziato; una figura mitologica; un corpo astronomico; la forma delle molecole; e persino figure immaginarie. Tutti gli elementi chimici isolati hanno nomi comuni.

Definizioni

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Nei documenti scientifici, trattati internazionali, brevetti e definizioni giuridiche, i nomi per i prodotti chimici li devono identificare in modo univoco. Questa esigenza è soddisfatta dai nomi sistematici.

Uno di questi sistemi, istituito dalla IUPAC, è stato creato nel 1950. Altri sistemi sono stati sviluppati dall'ACS, dalla IOS, e WHO. Tuttavia, i chimici usano ancora molti nomi che non sono sistematici perché sono tradizionali o perché sono più convenienti rispetto ai nomi sistematici. Questi sono detti "nomi comuni" o "nomi banali". La parola "banale", spesso usata in senso peggiorativo, intendeva significare "riferimento comune".[1]

Oltre ai nomi comuni, i chimici hanno creato i nomi semi-comuni aggiungeno un simbolo standard al nome comune della radice.[2] Alcuni nomi comuni e semi-comuni sono così ampiamente utilizzati che sono stati ufficialmente adottati da IUPAC; questi sono noti come nomi preferiti.

Elementi

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Elemento chimico § Nomi elementi.

I nomi tradizionali degli elementi chimici sono banali, alcuni hanno orgini dall'alchimia. IUPAC ha accettato questi nomi, ma ha anche definito nomi sistematici per elementi che non sono ancora stati ottenuti. Ha adottato una procedura per il nuovo nome che può essere proposto dagli scienziati a cui è attribuita la preparazione di un elemento. Una volta che IUPAC ha accettato questo nome così banale, lo sostituisce con quello sistematico.[1]

Origini

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Una targhetta commemorativa in una miniera a Ytterby dove il minerale estratto ha permesso di isolare quatto nuovi elementi chimici.
 
Il curio prende il nome dai chimici francesi Pierre e Marie Sklodowska Curie.

Nove elementi erano conosciuti nel Medioevooro, argento, stagno, mercurio, rame, piombo, ferro, zolfo, e carbonio.[3]Il nome mercurio deriva da quello del pianeta Mercurio, con cui gli alchimisti mettevano in relazione il metallo, ma il simbolo deriva dal latino hydrargyrum, che a sua volta deriva dal greco υδράργυρος , che significa argento liquido; il mercurio è anche conosciuto come argento pronto in inglese.[1] I simboli per i restanti otto vengono derivati dai loro nomi in latino.[3]

La nomenclatura sistematica inizia con Louis-Bernard Guyton de Morveau che affermava la necessità di "un metodo costante di denominazione, che aiuta l'intelligenza e allevia la memoria ".[4] Il sistema risultante è stato reso popolare dalla publicazione di Antoine Lavoisier Méthode de nomenclature chimique (Il metodo della nomenclatura chimica) nel 1787. Lavoisier propose che gli elementi prendevano il nome basandosi sulle loro proprietà. Nei successivi 125 anni, la maggior parte dei chimici ha seguito questo suggerimento, usando radici Greche e Latine per formare i nomi; per esempio, idrogeno ("producendo acqua"), ossigeno ("producendo acido"), azoto ("producendo soda"), bromo ("cattivo odore"), e argon ("non reattivo") si basano su radici Greche, mentre i nomi iodio e cloro derivano da parole Greche che descrivono i loro caratteristici colori. Indio, rubidio, e tallio sono stati nominati allo stesso modo per i colori di linee particolari nei loro spettri di emissione. L'Iridio, che forma composti con differenti colori, prende il nome da iris, dal Latino "arcobaleno".[3] I gas nobili prendono nomi dalle loro origini o proprietà. L'Elio origina dal Greco helios, significa "sole" perché è stato rilevato per la prima volta come una linea nello spettro del sole (non si capisce la scelta del suffisso -ium, che viene utilizzato per i nomi dei metalli).[5] Gli altri gas nobili sono neon ("nuovo"), argon ("lento, pigro"), krypton ("nascosto"), xenon ("sconosciuto"), e radon ("da radium" o "da radio").[6]

A molti altri elementi sono stati dati nomi che hanno poco o nulla a che fare con le loro proprietà. I nomi di alcuni originano dai corpi celesti (elio, selenio, tellurio, per il sole, la luna e la terra; cerio e palladio per Cerere e Pallas, che sono due asteroidi). Altri derivano da figure mitologiche, come Titano in generale (titanio) e Prometeo in particulare (promezio); da divinità Romane e Greche (uranio, nettunio, e plutonio) e i loro discendenti (tantalio per Tantalo, un figlio di Zeus, e niobio per Niobe, una figlia di Tantalo); e divinità di Norse (vanadio per la dea Vanadis e torio per il dio Thor).[6]

Some elements were named for aspects of the history of their discovery. In particular, technetium and promethium were so named because the first samples detected were artificially synthesised; neither of the two has any isotope sufficiently stable to occur in nature on Earth in significant quantities. The connection to the Titan Prometheus was that he had been fabled to have stolen fire from the gods for mankind.

Discoverers of some elements named them after their home country or city. Marie Curie named polonium after Poland; ruthenium, gallium, germanium, and lutetium were based on the Latin names for Russia, France, Germany, and Paris. Other elements are named after the place where they were discovered. Four elements, terbium, erbium, ytterbium, and yttrium were named after a Swedish village Ytterby, where ores containing them were extracted.[3] Other elements named after places are magnesium (after Magnesia), strontium, scandium, europium, thulium (after an old Roman name for the far north of Scandinavia), holmium, copper (derived from Cyprus, where it was mined in the Roman era), hafnium, rhenium, americium, berkelium, californium, and darmstadtium.[6]

For the elements up to 92 (uranium), naming elements after people was discouraged. The two exceptions are indirect, the elements being named after minerals that were themselves named after people. These were gadolinium (found in gadolinite, named after the Finnish chemist Johan Gadolin) and samarium (the mineral samarskite was named after a Russian mining engineer, Vasili Samarsky-Bykhovets). Among the transuranium elements, this restriction was relaxed, there followed curium (after the Curies), einsteinium, fermium (Enrico Fermi), mendelevium (Dmitri Mendeleev), nobelium (Alfred Nobel), and lawrencium (after Ernest Lawrence ). [6][7]320

Relazione con gli standard IUPAC

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Chemical elements in East Asian languages.

IUPAC has established international standards for naming elements. The first scientist or laboratory to isolate an element has the right to propose a name; after a review process, a final decision is made by the IUPAC Council. In keeping with tradition, names can be based on a mythological concept or character, astronomical object, mineral, place, property of the element or scientist.[4] For those elements that have not yet been discovered, IUPAC has established a systematic name system. The names combine syllables that represent the digits of the atomic number, followed by "-ium". For example, "unununium" is element 111 ("un" being the syllable for 1).[8] However, once the element has been found, the systematic name is replaced by a trivial one, in this case roentgenium.[1]

The IUPAC names for elements are intended for use in the official languages. At the time of the first edition of the IUPAC Red Book (which contains the rules for inorganic compounds), those languages were English and French; now English is the sole official language.[9] However, other languages still have their own names for elements. The chemical symbol for tungsten, W, is based on the German name wolfram, which is found in wolframite and comes from the German for "wolf's foam", how the mineral was known to Saxon miners. The name tungsten means "heavy stone", a description of scheelite, another mineral in which tungsten is found.[10] The German names for hydrogen, oxygen, and nitrogen are Wasserstoff (water substance), Sauerstoff (acid substance), and Stickstoff (smothering substance). Russian names for hydrogen, oxygen and carbon are "vodorod", "kislorod" and "uglerod" (generating water, acid and coal respectively). The corresponding Chinese names are qīngqì (light gas), yǎngqì (nourishing gas), and dànqì (diluting gas). A scheme for translating chemical names into Chinese was developed by John Fryer and Xu Shou in 1871. Where traditional names were well established, they kept them; otherwise, a single character for a name was compounded out of one of the five xing (phases) – metal, wood, water, fire, and earth – and a sound from the English name of the element.[11]

Chimica inorganica

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Red hematite-rich sample from a banded iron formation nel Wyoming.

Early terminology for compound chemicals followed similar rules to the naming of elements. The names could be based on the appearance of the substance, including all five senses. In addition, chemicals were named after the consistency, crystalline form, a person or place, its putative medical properties or method of preparation.[12]68

Salt (sodium chloride) is soluble and is used to enhance the taste of food. Substances with similar properties came to be known as salts, in particular Epsom salt (magnesium sulfate, found in a bitter saline spring in the English town of Epsom). Ammonium (with the little-used formal name nitrogen trihydride) was first extracted from sal ammoniac, meaning "salt of Amun". Ancient Romans noticed crystals of it in Egyptian temples devoted to the god Amun; the crystals had condensed from the smoke of burning camel dung.[13] Lead acetate was called sugar of lead.[12]70,77–78 However, other names like sugar of lead (lead(II) acetate), butter of antimony (antimony trichloride), oil of vitriol (sulfuric acid), and cream of tartar (potassium bitartrate) borrowed their language from the kitchen.[12]65–66 Many more names were based on color; for example, hematite, orpiment, and verdigris come from words meaning "blood-like stone", "gold pigment", and "green of Greece".[12]70

Some names are based on their use. Lime is a general name for materials combining calcium with carbonates, oxides or hydroxides; the name comes from a root "sticking or adhering"; its earliest use was as mortar for construction. [14]

Water has several systematic names, including oxidane (the IUPAC name), hydrogen oxide, and dihydrogen monoxide (DHMO). The latter was the basis of the dihydrogen monoxide hoax, a document that was circulated warning readers of the dangers of the chemical (for example, it is fatal if inhaled).[15][16]


Chimica organica

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In organic chemistry, some trivial names derive from a notable property of the thing being named. For instance, lecithin, the common name for phosphatidylcholine, was originally isolated from egg yolk. The word is coined from the Greek λέκιθος (lékithos) for yolk.[17][18]

Many trivial names continue to be used because their sanctioned equivalents are considered too cumbersome for everyday use. For example, "tartaric acid", a compound found in wine, has a systematic name of 2,3-dihydroxybutanedioic acid. The pigment β-Carotene has an IUPAC name of 1,3,3-trimethyl-2-[(1E,3E,5E,7E,9E,11E,13E,15E,17E)-3,7,12,16-tetramethyl-18-(2,6,6-trimethylcyclohexen-1-yl)octadeca-1,3,5,7,9,11,13,15,17-nonaenyl]cyclohexene.[19] However, the trivial name can be potentially confusing. Based on its name, one might come to the conclusion that the molecule theobromine contains one or more bromine atoms. In reality it is an alkaloid similar in structure to caffeine.


Basati sulla struttura molecolare

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Several organic molecules have semitrivial names where the suffixes -ane (for an alkane) or -ene (for an alkene) are added to a name based on the shape of the molecule.[7]xi Some are pictured below. Other examples include barrelene (shaped like a barrel),[7]58 fenestrane (having a window-pane motif),[7]55 ladderane (a ladder shape), olympiadane (having a shape with the same topology as the Olympic rings) and quadratic acid (also known as squaric acid).

Basati su nomi esistenti

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L'antibiotico Rudolphomycin is named after the character Rodolfo from the opera La Bohème.

The Bohemic acid complex is a mixture of chemicals obtained through fermentation of a species of actinobacteria. In 1977 the components were isolated and have been found useful as antitumor agents and anthracycline antibiotics. The authors named the complex (and one of its components, bohemamine) after the opera La bohème by Puccini, and the remaining components were named after characters in the opera: alcindoromycin (Alcindoro), collinemycin (Colline), marcellomycin (Marcello), mimimycin (Mimi), musettamycin (Musetta), rudolphomycin (Rodolfo) and schaunardimycin (Schaunard).[7]64[20] However, the relationships between the characters do not correctly reflect the chemical relationships.[21]

A research lab at Lepetit Pharmaceuticals, led by Piero Sensi, was fond of coining nicknames for chemicals that they discovered, later converting them to a form more acceptable for publication. The antibiotic Rifampicin was named after a French movie, Rififi, about a jewel heist. They nicknamed another antibiotic "Mata Hari" before changing the name to Matamycin.[21]

Voci correlate

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  1. ^ a b c d Leigh
  2. ^ (EN) Smith Peter A. S., Trivial names for chemical substances: Will they be taught or forgotten in the twenty-first century?, in J. Chem. Educ., vol. 69, n. 11, 1992, pp. 877, Bibcode:1992JChEd..69..877S, DOI:0.1021/ed069p877.
  3. ^ a b c d (EN) Whitten Kenneth W.; Raymond E. Davis; George G. Stanley; Larry M. Peck, Names of the elements, in Chemistry, 8ª ed., Belmont, Thomson Brooks/Cole, 2007, pp. 64–65, ISBN 9780495011965.
  4. ^ a b (EN) W. H. Koppenol, Naming of new elements (IUPAC Recommendations 2002), in Pure Appl. Chem., vol. 74, n. 5, 2002, pp. 787–791, DOI:10.1351/pac200274050787.
  5. ^ (EN) William B. Jensen, Why Helium Ends in "-ium" (PDF), in J. Chem. Educ., vol. 81, n. 7, 2004, pp. 81–82, Bibcode:2004JChEd..81..944J, DOI:10.1021/ed081p944. URL consultato il 4-11-2013.
  6. ^ a b c d (EN) Enghag Per, 7.1. Element names, in Encyclopedia of the Elements Technical Data - History - Processing - Applications., Weinheim, Wiley-VCH, 2004, pp. 71–78, ISBN 9783527612345.
  7. ^ a b c d e Nickon e Silversmith
  8. ^ J. Chatt, Recommendations for the Naming of Elements of Atomic Numbers Greater than 100, in Pure and Applied Chemistry, vol. 51, n. 2, 1979, pp. 381–384, DOI:10.1351/pac197951020381. URL consultato il 4 November 2013.
  9. ^ Ture Damhus, Reply to 'Wolfram vs. Tungsten' by Pilar Goya and Pascual Román, in Chemistry International, vol. 27, July–August 2005. URL consultato il 4 November 2013.
  10. ^ Piler Goya, Wolfram vs. Tungsten, in Chemistry International, vol. 27, July–August 2005. URL consultato il 4 November 2013.
  11. ^ Chang Hao, Chinese Terms for Chemical Elements: Characters Combining Radical and Phonetic Elements, in Chemistry International, vol. 26, January–February 2004. URL consultato il 4 November 2013.
  12. ^ a b c d Maurice P. Crosland, Historical studies in the language of chemistry, First published in 1978; 2004 reprint, Mineola, N.Y., Dover Publications, 2004, ISBN 9780486438023.
  13. ^ Stephen Lower, Naming chemical substances, in General Chemistry Virtual Textbook. URL consultato il 6 November 2013.
  14. ^ Douglas Harper, lime (n.1), in Online etymology dictionary, 2001–2013. URL consultato il 4 November 2013.
  15. ^ Karl S. Kruszelnicki, Mysterious killer chemical, in ABC Science, America Broadcasting Corporation, 17 May 2006. URL consultato il 5 November 2013.
  16. ^ Craig Jackson, Ban Dihydrogen Monoxide!, Coalition to ban DHMO, 1994.. Coalition to ban DHMO officers, Coalition to ban DHMO..
  17. ^ GW Dalmeijer, Prospective study on dietary intakes of folate, betaine, and choline and cardiovascular disease risk in women., in European Journal of Clinical Nutrition, vol. 62, n. 3, 2008, pp. 386–94, DOI:10.1038/sj.ejcn.1602725.
  18. ^ Nicolas Theodore Gobley, Sur la lécithine et la cérébrine, in Journal de Pharmacie et de Chimie, 1874, pp. t20, 98–103, 161–166.
  19. ^ beta Carotene - Compound Summary, in PubChem Compound, National Center for Biotechnology Information. URL consultato il 10 November 2013.
  20. ^ Donald E. Nettleton, Antitumor Agents From Bohemic Acid Complex, III. The Isolation of Marcellomycin, Musettamycin, Rudolphomycin, Mimimycin, Collinemycin, Alcindoromycin, and Bohemamine, in Journal of Natural Products, vol. 43, n. 2, 1980, pp. 242–258, DOI:10.1021/np50008a003.
  21. ^ a b Jeff Aronson, That's show business, in British Medical Journal, vol. 319, n. 7215, BMJ Group, 1999, DOI:10.1136/bmj.319.7215.972.

Bibliografia

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  • (EN) Leigh G. J., Principles of chemical nomenclature : a guide to IUPAC recommendations, 2011ª ed., Cambridge, RSC, 2011, ISBN 9781849730075.
  • (EN) May Paul W., Molecules with silly or unusual names, Londra, Imperial College Press, 2018, ISBN 978-1-84816-207-5.
  • (EN) W. B. Sonneveld; K. L. Loening, A terminologist's and a chemist's look at chemical neologisms, in Strehlow Richard A. (a cura di), Standardization of technical terminology : principles and practices (secondo volume), Philadelphia, PA, ASTM STP 991, 1988, pp. 23–28, ISBN 978-080311183-7.

Collegamenti esterni

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  Portale Chimica: il portale della scienza della composizione, delle proprietà e delle trasformazioni della materia