Chiesa di San Salvatore
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Umbria
LocalitàSpoleto
Religionecattolica
TitolareSanto Salvatore
DiocesiArcidiocesi di Spoleto-Norcia
Stile architettonicolongobardo
 Bene protetto dall'UNESCO
Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)
 Patrimonio dell'umanità
Tipoculturali
Criterio(ii)(iii)(vi)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2011
Scheda UNESCO(EN) Longobards in Italy. Places of the power (568-774 A.D.)
(FR) Scheda

La chiesa di San Salvatore si trova a Spoleto sul colle Ciciano, all'interno del Cimitero monumentale della città. Rappresenta una delle principali testimonianze architettoniche longobarde della Langobardia Minor.

Fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.

Storia modifica

Sulle origini modifica

Non esiste documentazione in grado di collocare nel tempo, in modo inequivocabile, le fasi costruttive dell'edificio che ha sempre suscitato un eccezionale interesse artistico e storico, tanto da stimolare studi e ricerche lungo tutti gli ultimi 150 anni. Le analisi effettuate, spesso in concomitanza di interventi di conservazione e restauro, hanno permesso di esplorare e approfondire la tecnica costruttiva, le manomissioni e le modifiche subite nei secoli, ma non hanno consentito una datazione certa. La difficoltà è dovuta alla mancanza quasi completa di documenti d'archivio e alla presenza, in tutto l'edificio, di più elementi architettonici eterogenei, aggiunti via via durante i restauri avvenuti in tempi assai remoti.

Le ipotesi modifica

Gli esiti degli esami diretti dell'edificio hanno dato origine a ipotesi riassumibili in tre diversi orientamenti che abbracciano un tempo lunghissimo, dal IV al XIII secolo, una distanza impressionante, dovuta alla presenza di elementi architettonici che per loro natura stilistica si allontanano di molti anni, di secoli[1]:

Sul colle Ciciano si trovavano le sepolture dei primi testimoni di fede: tra questi San Ponziano, martirizzato nel 175, sul cui sepolcro venne fondata la chiesa a lui dedicata, e San Senzia, sulla cui tomba gli spoletini fabbricarono un primo oratorio. In base a ciò alcuni studiosi ritennero che la basilica del IV secolo fosse dedicata a San Senzia; restaurata nell'VIII secolo, ebbe la nuova titolazione longobarda di San Salvatore; solo tra il X e XI secolo fu intitolata a San Concordio, quando le monache benedettine, che in epoca imprecisata avevano costruito un monastero contiguo alla basilica, documentato dal IX secolo, fecero traslare le reliquie di San Concordio dalla originaria sepoltura raccogliendole insieme a quelle di San Senzia.

È la chiesa più antica di Spoleto sorta in luogo di una villa romana dove erano state sepolte le spoglie di San Concordio, martire sotto Marco Aurelio. Un folto gruppo di studiosi fu concorde nel datare la basilica agli inizi del secolo IV[3]

Venne costruita dai monaci siri, nel IV e V secolo. Rimase dedicata a San Concordio fino all'anno 814, quando, in seguito ad un devastante incendio, venne ampiamente rinnovata dai Longobardi che la dedicarono al Salvatore[4].

L'idea che prima vi sorgesse una basilica civile fu sostenuta anche da Arpago Ricci che nel 1916-17 esaminò le malte impiegate, le cui varietà erano avvicinabili a quelle greche.

  • Origine altomedievale fra l'VIII e il IX secolo.
  • Origine romanica connessa alla fioritura artistica verificatasi a Spoleto tra il XII e il XIII secolo.

I resoconti di ogni indagine sono stati raccolti in una pubblicazione del 2012 edita dal Centro italiano di studi sull'alto medioevo dal titolo La Basilica di San Salvatore di Spoleto. L'opera si suddivide in tre tomi:

  • il primo raccoglie i numerosi contributi di Mario Salmi che iniziò a studiare la basilica pietra su pietra fin dal 1921[5]; in seguito ne fece il principale oggetto di studio durante le lezioni tenute all'Università di Firenze nell'anno accademico 1945-1946; ancora nel 1951 le dedicò una minuziosa monografia e, tra il 1962 e il 1980, ulteriori quattro studi di aggiornamento.
  • Nel secondo tomo sono ristampati undici documenti di altri studiosi editi tra il 1860 e il 2008.
  • Infine il terzo mette insieme studi inediti: un resoconto del restauro della facciata effettuato tra il 1992 e il 2000, e sei nuovi studi, uno dei quali relativo alla datazione di una ciotola trovata nel 1996 durante il restauro della trabeazione del portale. Questa scoperta ha fornito nuovi indizi di datazione. La piccola ciotola di terracotta non smaltata conteneva ossa di animali, presumibilmente i resti di un pasto avanzato ad uno dei costruttori del portale. Una parte della ciotola è stata inviata al Centro universitario datazioni e archeometria-Milano Bicocca (CUDaM) e analizzata con il metodo della termoluminescenza; i risultati hanno collocato la realizzazione della ciotola fra gli anni 540 e 780. Campioni delle ossa sono state inviate all' Oxford Accelerator Radiocarbon Unit di Oxford, e al laboratorio di spettrometria di massa con acceleratore dell'università di Utrecht. I risultati hanno stabilito che il pranzo del lavoratore potrebbe risalire ad un periodo compreso tra il 535 e il 641. Quindi, solo quattro anni fa abbiamo scoperto che il principale portale ovest di San Salvatore, e per estensione, presumibilmente, l'intera basilica di cui fa parte, potrebbe essere stato costruito fra il VI secolo e la prima metà del VII.



Dal 1983-1984 in occasione di interventi di conservazione e restauro, che si sono prolungati per circa tredici anni, sono emerse nuove informazioni archeologiche che hanno riaperto la questione della datazione per i due edifici gemelli. un elenco di spoglie antiche scoperte durante il lavoro sul facciata e una relazione sulla datazione di una ciotola di ceramica contenente ossa di animali strappati dai materiali incoerenti durante il restauro della trabeazione del portale principale nel 1996. Questa scoperta ha fornito i nuovi indizi di datazione.

Al decadimento si è aggiunto il danno causato dal terremoto del 19 settembre 1979 a imporre il restauro: i marmi formanti l'archivolto della finestra centrale del secondo piano della facciata ovest si erano spostati in maniera allarmante; e l'imposta della cupola ottagonale all'interno del presbiterio di San Salvatore era severamente danneggiata. Venne stabilizzato tutto l'edificio ancora nel 1981-82,

Venne gestita dai frati agostiniani eremitani fino a quando, nel 1263, il vescovo Bartolomeo Accoramboni concesse loro di trasferirsi nella chiesa dedicata a San Nicolò.

Fu consacrata da Lorenzo Castrucci nel 1621 dopo un'altro probabile rinnovo[6].

Nel 1919 Mario Salmi, in veste di Ispettore ai Monumenti dell'Umbria, sottolineava che

«...la basilica è giunta fino a noi spietatamente sfigurata da ingiurie che vi lasciarono una traccia indelebile, ciò che impedisce di apprezzarne, in un primo momento, l'alto valore»

. Sotto la sua guida venne effettuato un restauro conservativo limitato al consolidamento del presbiterio, alla riapertura delle finestre dei due ambienti a lato dell'abside, alla rimozione della tamponatura di una campata delle navate, al riposizionamento di frammenti di una mensola della porta mediana della facciata, ed altre opere minori.

Molti studi hanno sostenuto che la chiesa sia legata ad un altro tempio distante circa 13 chilometri sulla via Flaminia a nord di Spoleto, il Tempietto del Clitunno. Entrambi sono considerati preziose sopravvivenze del primo medioevo, prodotti di una prima fase del dominio ducale longobardo nell'Italia centrale, databili tra la fine del VI secolo e l'inizio dell'VIII.

Descrizione modifica

Esterno modifica

La facciata dell'VIII secolo è scandita da lesene e divisa in due ordini da una cornice; si presenta con tre portali e tre finestre marmoree con cornici intagliate con motivi classici, resti di un nobile ordinamento del quale si sono purtroppo persi la ricca decorazione e il frontone triangolare; le decorazioni provengono da materiale di risulta ricavato da edifici romani preesistenti, come quasi sempre avveniva in opere longobarde.

Interno modifica

L'interno è lungo 39 metri e largo 19. L'impianto è basilicale a tre navate divise da tamburi di colonne doriche e da pilastri in sette campate. Queste furono quasi tutte tamponate in seguito ad un restauro dell'VIII secolo che snaturò il primitivo ordinamento delle navate, idealmente ricostruibile attraverso i frammenti superstiti. La struttura originaria dell'edificio è ancora ben visibile nel presbiterio ove si trovano, associate ad una trabeazione dorica, alte colonne corinzie, forse di spoglio, che sostengono una cupola a base ottagonale.

una sequenza di colonne doriche, forse di spoglio, sottoposte ad una trabeazione e concluse in alto da una cornice, sulla quale trovavano posto una serie di lesene ioniche racchiudenti riquadri simili a finti matronei; la sopraelevazione della navata centrale si articolava in ampie finestre a tutto sesto, ornate di ghiera.

Anche il presbiterio è tripartito, ed è coperto da una . La navata principale, sulla quale si aprono grandi finestre, termina con un'abside semicircolare esternamente chiusa da un muro rettilineo; ai lati la fiancheggiano due ambienti absidati, con volta a crociera, probabilmente sacelli dedicati a qualche santo, in origine separati dalla chiesa stessa mediante pareti nelle quali si aprivano porte di accesso alle navi minori, sostituite nel XVII o XVIII secolo da due ampie arcate.

L'interno ha perduto l'originale decorazione a stucco e pittorica, ma conserva la ricca trabeazione con fregio dorico, impostata su colonne anch'esse doriche (nella navata) o corinzie (nel presbiterio).

Nonostante la scarsa propensione dei duchi committenti ad accogliere la contemporanea rinascita anticheggiante che si sperimentava a Roma, il restauro della chiesa spoletina condotto dai Longobardi raggiunse, come già nel Tempietto del Clitunno, una coerenza classicheggiante eccezionale, sia nella struttura architettonica scandita dalle colonne di navata e presbiterio, sia nella ripresa dei modelli decorativi romani[8].

Nell'absidiola della navata sinistra sono raffigurati Padre Eterno benedicente, nella lunetta, e Madonna tra un santo non identificabile e San Paolo, opera molto deperita di un pittore spoletino che presenta affinità con Jacopo Zabolino di Vinciolo.

Il presbiterio, risparmiato dai rifacimenti longobardi, è autentico del IV secolo, un tempo aveva l’iconostasi recintata all’orientale e ai lati il diakonikon (locale destinato al deposito di arredi sacri e alla vestizione del clero) e la prothesis (luogo del presbiterio in cui viene effettuata la preparazione della liturgia). Nell'abside, al centro del muro curvilineo, in un arco a sesto oltrepassato v'è una croce gemmata, resto della decorazione collegata al rifacimento dell'VIII secolo. In alto a destra v’è un frammento di affresco del XIII secolo, raffigurante la Madonna col Bambino e un santo, accanto ad esso una Crocifissione cinquecentesca di scuola dello Spagna. Nel pavimento dell'abside si trova un resto di impiantito ad opus alexandrinum, forse pertinente ad un litostrato rinnovato in epoca romanica. Nell'absidiola di destra decorazioni pittoriche della stessa mano di quella sinistra: sono raffigurati Padre Eterno benedicente, nella lunetta, e Madonna tra San Concordio e San Sebastiano, opera datata 1478.


probabilmente di origine funeraria

https://www.academia.edu/33806210/_The_Basilica_of_San_Salvatore_in_Spoleto_The_Structural_History_

Note modifica

  1. ^ Ignazio Carlo Gavini, Bollettino d'Arte, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, 1934, http://www.bollettinodarte.beniculturali.it/opencms/multimedia/BollettinoArteIt/documents/1437568488801_04_-_Gavini_1.pdf.
  2. ^ Achille Sansi, Monumenti dell'Epoca Romana (PDF), in Degli edifici e dei frammenti storici, Foligno, 1869, pp. 224-227.
  3. ^ Heinrich Hübsch, Achille Sansi,
  4. ^ Basilica di San Salvatore, su comunespoleto.gov.it, Comune di Spoleto. URL consultato il 9 agosto 2016.
  5. ^ Mario Salmi, La Basilica di San Salvatore di Spoleto, in Dedalo, rassegna d'arte diretta da Ugo Ojetti, vol. 3, Milano-Roma, Casa editrice d'arte Bestetti e Tumminelli, 1921-22, p. 628. URL consultato il 23 novembre 2017.
  6. ^ Achille Sansi, Storia del Comune di Spoleto dal secolo XII al XVII, parte II (PDF), 1884, p. 271. URL consultato il 22 novembre 2017.
  7. ^ Mario Salmi, La Basilica di San Salvatore di Spoleto, collana Studi dell'Accademia spoletina, Firenze, Leo S. Olschki, 1951, p. 5.
  8. ^ De Vecchi-Cerchiari, p. 344

Bibliografia modifica

  • Bonaventura Viani, Memorie dell'antica Chiesa, ora detta del Crocifisso, presso Spoleto, in Annuario dell'Accademia spoletina, Spoleto, 1860, pp. 107-126.
  • Hartmann Grisar, Il tempio del Clitunno e la chiesa spoletina di S. Salvatore, in Nuovo Bullettino di archeologia cristiana, Roma, Libreria Spithöver, 1895, pp. 127-146.
  • Giuseppe Sordini, Di un cimitero cristiano sotterraneo nell'Umbria. Memoria letta in una solenne adunanza del III Congresso Internazionale di archeologia cristiana, in Atti dell II Congresso internazionale di archeologia cristiana, tenuto in Roma nell'aprile del 1900, Roma, Libreria Spithöver, 1902, p. 119. URL consultato il 10 novembre 2017.
  • Giovanni Teresio Rivoira, Le origini dell'architettura lombarda, II, Roma, Ermanno Loescher, 1907, pp. 43 e 605.
  • (DE) Werner Hoppenstedt, Die Basilika S. Salvatore bei Spo­leto und der Clitunnotempel, Halle a. s., 1912.
  • Arpago Ricci, Di alcune malte antichissime nelle fondamenta della basilica di San Salvatore in Spoleto, in Atti dell'Accademia Spoletina, 1917-1919, Spoleto, 1920, pp. 61-84.
  • Mario Salmi, La Basilica di San Salvatore di Spoleto, in Dedalo, rassegna d'arte diretta da Ugo Ojetti, vol. 3, Milano-Roma, Casa editrice d'arte Bestetti e Tumminelli, 1921-22, p. 628. URL consultato il 23 novembre 2017.
  • Mario Salmi, La Basilica di San Salvatore di Spoleto, collana Studi dell'Accademia spoletina, Firenze, Leo S. Olschki, 1951.
  • Bruno Toscano, Per la storia del San Salvatore di Spoleto, in Scritti di Storia dell'Arte in onore di Mario Salmi, I, Roma, 1961, pp. 89-91.
  • Elena Rapetti, Rapporti armonici e culto dei martiri nel San Salvatore di Spoleto, in Umbria cristiana: dalla diffusione del culto al culto dei santi. Atti del XV Congresso internazionale di Studi sull’Alto Medioevo, 23-28 ottobre 2000, vol. 2, CISAM - Centro italiano di studi sull'alto medioevo, 2001, p. 892.
  • (DE) Carola Jäggi, San Salvatore in Spoleto: Studien zur spätantiken und frühmittelalterlichen Architektur Italiens, Reichert Verlag, 1998, ISBN 3895000787.
  • Massimiliano Bassetti, Letizia Ermini Pani e Enrico Menestò (a cura di), La Basilica di San Salvatore di Spoleto, Spoleto, Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo, 2012, ISBN 978-88-7988-756-4.
    • Primo tomo, dedicato ai lavori di Mario Salmi pubblicati fra il 1951 e il 1980
      • La basilica di San Salvatore di Spoleto 1951
      • San Salvatore di Spoleto il tardo antico e l'alto Medioevo 1961
      • Tardo antico e alto Medioevo in Umbria 1965
      • Ancora per la storia di San Salvatore di Spoleto 1968
      • Note sulla basilica di San Salvatore di Spoleto
    • Secondo tomo, dedicato ad articoli già pubblicati fra il 1860 e il 2008
      • Bonaventura Viani, Sulla chiesa ora detta del Crocefisso presso Spoleto
      • Luigi Fausti, Clitunno pagano e Clitunno cristiano
      • Werner Hoppenstedt, La basilica di San Salvatore di Spoleto
      • Friedrich Wilhelm Deichmann, L'epoca in cui hanno avuto origine la chiesa del Salvatore e il tempietto sul Clitunno vicino a Spoleto
      • John Bryan Ward Perkins, La chiesa di San Salvatore a Spoleto: alcune note strutturali
      • Bruno Toscano, Per la storia del San Salvatore di Spoleto
      • E. Russo, Su S. Salvatore di Spoleto e sul tempietto del Clitunno
      • Silvestro Nessi, Sulla intitolazione originaria del San Salvatore di Spoleto
      • Renzo Pardi, Considerazioni sulla chiesa di S. Salvatore di Spoleto
      • Elena Repetti, Rapporti armonici e culto dei martiri nel S. Salvatore di Spoleto
      • Elena Repetti, Da spolia in re a spolia in se. S. Salvatore di Spoleto e il Tempietto sul Clitunno
    • Terzo tomo, dedicato ad articoli inediti scritti fra il 1992 e il 2000
      • Eugenio Susi, L'intitolazione della basilica spoletina del Salvatore
      • Carola Jäggi, San Salvatore di Spoleto: una chiesa di corte longobarda del VII secolo?
      • Renzo Pardi, Studio su San Salvatore di Spoleto. Completamenti ed espunzioni
      • Letizia Pani Ermini e Patrizio Pensabene, Rileggendo San Salvatore
      • Silvana Casartelli Novelli, Tra iconografia e tipologia: i modelli forti della croce "fagliata" e della croce "gemmata", contestuali nella basilica dedicata al Salvatore
      • Silvana Casartelli Novelli, Nota su un prezioso documento scultoreo della "memoria collettiva" dei nuovi Europei, costituito da quattro pilastrini frammentari
      • Giordana Benazzi, La facciata e il suo restauro (1992-2ooo). Nuovi elementi per la conoscenza della chiesa di San Salvatore di Spoleto
      • Paolo Virilli, Il restauro della facciata di San Salvatore: note tecniche. Dorica Manconi, Materiali antichi nella facciata di San Salvatore
      • Brunetto Giovanni Brunetti, La datazione dei frammenti ossei animali e dei frammenti ceramici, materiali incoerenti trovati durante il restauro della trabeazione del portale principale nel 1996.
  • (EN) Judson Emerick, The Basilica of San Salvatore in Spoleto: The Structural History, in Spoletium, vol. 52-53, 2017.


traduzione abstract Emerick
Un importante nuovo studio, pubblicato nel 2012 dal Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, ha affermato che San Salvatore ha avuto due importanti fasi costruttive, una nella metà del V secolo quando una basilica a tre navate si ergeva in un cimitero paleocristiano sul Colle Ciciano fuori dalle mura della città di Spoleto e una seconda progettata per riparare e ingrandire l'edificio precedente dopo la parziale distruzione durante le guerre bizantine-gotiche a metà del VI secolo. I ricercatori hanno annunciato di essere stati in grado di datare questa seconda fase con il metodo Carbon-14 in un periodo di 110 anni, dal 531 al 641 d.C. In questo saggio riporto il mio lungo studio su San Salvatore, che ho iniziato con campagne annuali in loco tra il 1978 e il 1984 per misurare e sondare l'edificio. Io sostengo che la basilica aveva ** una grande fase storica ** e quella che deve essere la chiesa a cui si applica la prova C-14. Questo edificio con la sua elaborata estremità orientale --- con un presbiterio a cupola su colonne giganti --- fu danneggiato da un incendio e riparato, poi danneggiato da un incendio o da un terremoto e riparato di nuovo, quindi ridotto ad un monastero agostiniano in tempi moderni. San Salvatore non sembra essere il prodotto di nessuna cultura umbra paleocristiana, ma invece frutto di una civiltà altomedievale nel ducato longobardo di Spoleto. Le sue scenografiche visualizzazioni a colonne, presentate nel 2012 come un pastiche (risultato di una difficile fase 2 di riparazione), emergono ora come il prodotto di un'attenta pianificazione. Io sostengo che il design fa parte di una lunga tradizione romana ellenistica e antica che solo ora iniziamo a capire.

See http://whc.unesco.org/en/list/1318 (accessed 15 March 2016).

Carola Jäggi presentazione: Le opere d'arte senza reali paralleli, precursori o successori hanno sempre particolarmente confuso i ricercatori della storia dell'arte. Nel caso di S. Salvatore a Spoleto l'impossibilità di ancorare l'architettura entro le tipologie e le serie di sviluppo conosciute ha portato ad uno spettro assolutamente assurdo di approcci di datazione dal 4 ° fino al 12 ° secolo. Un ruolo importante per la discussione è giocato dalla scultura edilizia che, per la sua alta qualità artistica secondo l'opinione popolare, suggerisce paradossalmente una datazione al primo periodo di Cesare. Tuttavia, la sua parziale interezza cristiana dei motivi esclude la sua comparsa prima dell'editto di tolleranza del 313. Come si può spiegare questo fenomeno? Le risposte a questa domanda possono essere date solo sulla base di una solida analisi degli edifici con la sua storia di restauro come viene presentata in questo volume. La visione della topografia sacrale di Spoleto durante il periodo in discussione ha lo scopo di far luce sul contesto di la storia locale degli edifici. Infine, S. Salvatore si confronta con edifici italiani dal VI all'VIII secolo in cui la forma esterna di tali edifici non è affatto identica a quella della chiesa, ma mostra una certa somiglianza con tali forme, almeno da un punto strutturale di vista per quanto riguarda la ricezione specifica di forme architettoniche e di decorazione più antiche, nonché l'esistenza di forme orientali

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