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Tigre dell'Amur o siberiana

Panthera tigris altaica
Zoo di Filadelfia, USA
Stato di conservazione
Critico
Classificazione scientifica
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Famiglia Felidae
Genere Panthera
Specie P. tigris
Sottospecie P. t. altaica
Nomenclatura trinomiale
Panthera tigris altaica
Temminck, 1844
Nomi comuni

tigre dell'Amur
tigre siberiana
tigre coreana
tigre della Manciuria
tigre della Cina settentrionale

Areale

La tigre dell'Amur o tigre siberiana (Panthera tigris altaica, Temminck 1844) è una rara sottospecie di tigre, un mammifero carnivoro della famiglia Felidae.
La sua popolazione attuale - stabile o in modesta ripresa dopo un lungo periodo di declino - conta alcune centinaia di esemplari diffusi prevalentemente nell'Estremo Oriente russo e, in misura minore, nell'area di confine con la Manciuria e la Corea del Nord (Nowell e Jackson 1996; Miquelle 1998[1][2]; Handwerk, 2005[3]).

Caratteristiche fisiche modifica

Taglia e peso modifica

La tigre dell'Amur è ritenuta popolarmente il maggiore rappresentante in natura della famiglia Felidae, ma secondo la letteratura scientifica più recente, le sue dimensioni non differiscono significativamente dalla più comune tigre del Bengala.

Come affermato da Dale Miquelle - direttore del Siberian Tiger Project - le misure rilevate su un campione di circa cinquanta esemplari suggeriscono che la taglia della tigre dell'Amur sia comparabile con quella della sottospecie indiana (Thapar, 2004). Tipicamente, l'altezza al garrese è inferiore di una decina di centimetri rispetto alla tigre del Bengala - che raggiunge, in media, i 107-110 cm (Matthiessen e Hornocker, 2001) - e la lunghezza media di un maschio anziano è compresa tra i 190 e i 220 cm escludendo la coda che per esemplari di questa età misura circa 1 metro. L'esemplare maschio di maggiori dimensioni di cui abbiamo dati attendibili raggiungeva i 350 cm di lunghezza totale comprensiva della coda (Mazák, 1983).

Sebbene il peso degli esemplari maschi possa superare facilmente i 280 chilogrammi (Turner e Antón, 1997), il valore medio è inferiore e si aggira attorno ai 230 kg. Sono stati catalogati esemplari dal peso superiore ai 360 kg e, in letteratura, sono menzionati alcuni maschi anziani che raggiungevano i 384 kg, ma queste misure non sono sostenute da fonti attendibili (Mazák, 1983). Le femmine sono usualmente più minute dei maschi e il loro peso oscilla tra i 100 e i 167 kg (Nowak, 1999) raggiungendo, talvolta, i 180 kg (Sunquist M. e Sunquist F., 2002).

Il peso maggiore misurato nell'ambito del Siberian Tiger Project è di soli 215 kg (David Prynn, 2002). Il numero di esemplari catalogati dal progetto è ridotto, ma alcuni zoologi ritengono che questo valore discrimini correttamente le massime misure reali dalle stime, spesso esagerate, fornite dai cacciatori (Matthiessen e Hornocker, 2001).

Mantello modifica

La tigre dell'Amur si differenzia dalle altre sottospecie di tigre anche per il mantello, dalle tonalità più chiare con strisce di colore marrone scuro invece che nere.
Il mantello invernale differisce sensibilmente da quello estivo sia nella forma (è più lungo, spesso e folto) sia nel colore (si schiarisce ulteriormente o assume delle tonalità ocra) per offrire alla tigre un migliore mimetismo e una protezione efficace contro le rigide temperature del proprio habitat naturale (Heptner e Sludskii, 1972[4]).

Habitat ed etologia modifica

Distribuzione modifica

A dispetto del nome comune di "tigre siberiana" che suggerisce un'ampia distribuzione geografica, questa sottospecie è diffusa esclusivamente nell'estrema parte sudorientale della Siberia ovvero nella regione a sud-est del basso corso del fiume Amur e ad est del suo affluente Ussuri. L'area comprende i territori montuosi del Primorskij e del Chabarovsk centro-meridionale che costituiscono, a livello amministrativo, la porzione sud-orientale del Distretto Federale Estremo-orientale della Russia e, a livello geografico, l'esteso massiccio montuoso costiero del Sichote-Alin. Nel Sichote-Alin vive la gran parte della popolazione di felidi, mentre gruppi molto più esigui sono stati segnalati sulla catena montuosa cino-nordcoreana del Changbai Shan e sulla fascia di confine tra il Primorskij e la provincia cinese di Jilin (Jackson 1993; Nowell e Jackson 1996[5]; Miquelle 1998[1][2]; Jackson, 2004[6]; IUCN 2007[7]).

La popolazione russa è distribuita stabilmente nel Sichote-Alin e solo sporadicamente è stata segnalata più a nord del 50° parallelo o più ad ovest - presso il corso del fiume Amur - nella regione dell'Oblast' dell'Amur (Heptner e Sludskii, 1972[4]). I Monti Stanovoj, l'altopiano dell'Aldan e i monti Džugdžur sono situati a latitudini (tra 55° e 60°) che vengono oltrepassate molto raramente.[8]

La popolazione cinese sopravvive - in un habitat degradato e frammentato - sul massiccio montuoso del Changbai Shan (in gran parte compreso nella provincia di Jilin), e nella fascia montuosa compresa tra gli affluenti di sinistra del fiume Tumen e il confine con la Corea del Nord, la Russia e la provincia cinese di Heilongjiang (WWF, 2007[9]). Questa fascia di confine, che include l'area protetta cinese di Huangnihe, si trova direttamente a nord-est del Changbai Shan.
L'areale di questa popolazione non è stato determinato con precisione, ma la presenza della tigre sulla stretta fascia di confine con la Russia è stata confermata con sufficiente sicurezza sulla base del censimento degli attacchi ai capi di bestiame all'interno della riserva naturale cinese di Hunchun (Hötte e Li, 2006[10]). La riserva è situata circa 50 km a ovest di Vladivostok ed è contigua con l'area naturale protetta federale (in russo: zakaznik) di Barsovy che si estende sulla fascia di confine russo da Ussurijsk a Slavjanka e comprende (a circa 25-30 km a est dal confine) la riserva naturale (zapovednik) di Kedrovya Pad (Hötte e Li, 2006[10]).

L'entità della popolazione in Corea del Nord non è nota a causa delle condizioni politiche del paese che impediscono l'istituzione di un progetto di monitoraggio internazionale. Un rapporto dell'Istituto di Geografia nordcoreano suggerisce la presenza della tigre sul monte Paektusan, la vetta più alta del massiccio del Changbai Shan (Miquelle, 1998[2]).

Habitat modifica

 
La foresta boreale e temperata mista del Sikhote-Alin costituisce l'habitat tipico della tigre siberiana.

La tigre è un animale che si è adattato agli ecosistemi più svariati, ma il suo habitat ideale è sempre caratterizzato da tre fattori fondamentali: «una densa copertura vegetativa, un ampio numero di ungulati [ le prede tipiche ] e l'accesso all'acqua» (Nowell e Jackson, 1996[11]).

L'habitat della tigre siberiana comprende la foresta boreale e la foresta temperata mista che sono i due biomi tipici delle zone montane della Siberia sud-orientale. Si tratta di un ecosistema vegetale misto costituito prevalentemente da foreste di conifere (abeti, larici, pini, betulle) alternate a boschi di piante decidue e zone umide, e caratterizzato da bassa piovosità e temperature molto rigide con medie annuali comprese tra 0° e 5°C, ma che possono scendere molto sotto lo zero durante l'inverno.

Alcuni specialisti, tra cui Mel e Fiona Sunquist, Ullas Karanth e Alan Rabinowitz, considerano l'habitat caratteristico come il fattore chiave per la sopravvivenza della tigre; altri invece, come Dale Miquelle, danno un peso alquanto maggiore al complesso delle specie predate e allo loro diffusione. Il dibattito interessa in modo particolare la tigre dell'Amur in quanto la quasi totalità della popolazione rimane confinata all'interno del Sichote-Alin senza che vi siano variazioni determinanti della flora al confine dell'area di diffusione (Miquelle et alii, 1999[12]).

Il Sichote Alin è un massiccio montuoso costiero non molto elevato (la maggior parte delle vette non supera gli 800 metri di quota) situato al margine meridionale della taiga siberiana e dotato di un'ampia copertura forestale[13] costituita dalla combinazione dei due biomi precedentemente descritta.

La specie vegetale maggioritaria è il pinus koraiensis (pino coreano) associato a diverse specie di latifoglie (quercus mongolica, tilia amurensis, larix dahuricus, betula papyrifera e altre) mentre la parte centro-settentrionale e più elevata del massiccio (tra gli 800 e i 1000 metri di quota) è dominata da foreste miste di abeti (abies nephrolepis e altre) e pini (picea ajanensis e altre)(Miquelle et alii, 1999[14][15]; Tiger.ru, 2007[16]). La transizione tra i due biomi è evidenziata non solo dalla diminuzione di quota delle conifere spostandosi verso nord tanto che, all'estremità settentrionale del Sichote-Alin, queste sono presenti a bassa quota presso la costa (Miquelle et alii, 1999[14]), ma anche dalla variazione della copertura vegetale dominante che vede il pino coreano cedere gradualmente il passo alla foresta mista di abeti e pini a nord del 47° parallelo, all'incirca in corrispondenza del confine tra il kraj Primorskij e quello di Chabarovsk (Miquelle et alii, 1999[15]).

Un monitoraggio - effettuato tra il 1992 e il 1995 tramite radiocollare su 5 esemplari - evidenzia una moderata preferenza da parte della tigre per le foreste di pino coreano (27,9% del territorio totale frequentato) e di querce (31,5%), seguite dagli habitat di foresta mista di betulle/pioppi (betula papyrifera e populus tremula, 13,2%) e di foreste di abeti e larici (8,4% e 8,8% rispettivamente). Le aree meno frequentate sono le foreste fluviali (2,3%) (Miquelle et alii, 1999[17]).

Alimentazione modifica

La tigre dell'Amur è un carnivoro ed un abile predatore. Come tutte le tigri predilige cacciare nelle ore di alba e tramonto assalendo le proprie prede alle spalle dopo un breve scatto dal punto di agguato. La preda, se possibile, viene costretta a terra e uccisa per strangolamento serrando le fauci sulla gola o la nuca (Nowell e Jackson, 1996).

Il complesso delle prede tipiche è vario e rappresentato da specie che vivono in entrambi i biomi precedentemente descritti come il cervo nobile, il cinghiale, il capriolo, il sika, il goral e il cervo muschiato. Tra questi ungulati, solo il cervo nobile e il cinghiale sono diffusi anche nel Changbai e nella Manciuria nord-orientale. La distribuzione e l'habitat combinato di queste due specie è largamente sovrapponibile (per il 67-68%) a quello della tigre siberiana fornendo una chiara indicazione del livello di associazione predatore/preda, anche se va tenuto presente che la tigre può effettuare ampi spostamenti al di fuori del proprio areale tipico (Miquelle et alii, 1999[18]).

Specie predata / habitat Sovrapposizione dell'areale della tigre con quello dell'habitat e della preda (%) Sovrapposizione dell'areale dell'habitat e della preda con quello della tigre (%) Areale tot. condiviso con la tigre (%) Media pesata (%)
SINGOLA SPECIE
cervo nobile 61 73 50 59
cinghiale 37 84 34 45
sika 9 67 9 21
capriolo 31 72 27 38
cervo muschiato 19 29 3 15
AREALE COMBINATO DI DUE SPECIE
Cervo n./cinghiale 74 73 58 67
cervo n./capriolo 71 78 59 68
cervo n./sika 72 67 53 63
cinghiale/capriolo 76 46 41 56
cinghiale/sika 80 41 37 55
capriolo/sika 72 32 28 46
HABITAT
pino coreano 24 85 23 36
cervo n./cinghiale 93 52 50 68
FONTE: Dale Miquelle et alii, 1999 (Heirarchical spatial analysis of Amur tiger relationships to habitat and prey, op. cit., p. 83)

Cinghiali e cervi nobili sono le prede principali e costituiscono il 65-90% della sua dieta in Russia, seguiti da caprioli, sika e goral. I cervi muschiati, diffusi nel nord del Sichote Alin o alle altitudini più elevate, costituiscono una preda secondaria e solo in certe condizioni di habitat. Prede occasionali sono animali di piccola taglia come lagomorfi (lepri, conigli e pika) o pesci come i salmoni.
Costituiscono parte della dieta, per una percentuale compresa tra il 5 e l'8% (Mazák, 1983), anche l'orso nero asiatico e l'orso bruno, sebbene gli esemplari adulti di orso possano costituire una minaccia per la tigre.

Uno studio esteso a tutte le sottospecie di tigri dell'Asia tropicale, ha mostrato una correlazione precisa fra la densità di popolazione delle tigri e quella degli ungulati (Rabinowitz, 1989. Citato in Nowell e Jackson, 1996). Nel caso specifico della tigre dell'Amur, la massima densità di tigri nella riserva di Lazovskiy occorreva quando quella degli ungulati superava i 2,25 esemplari per km2 (Bragin, 1986. Citato in Nowell e Jackson, 1996).

Sulla base dei dati ottenuti dal programma di monitoraggio demografico annuale coordinato dalla Wildlife Conservation Society (WCS) per il periodo 1998-2006, si è calcolato il rapporto numerico reale tra tigri e ungulati nella regione russa del Sichote Alin (1/300) e lo si è confrontato con quello ideale per garantire un incremento della popolazione (1/500). Questo risultato ha determinato - da parte del WWF - l'avvio di un programma di protezione e ripopolamento delle prede (WWF Russia, 2006[19]).

Areale abituale di attività modifica

Come le altre sottospecie e con l'eccezione delle femmine con prole, la tigre dell'Amur è un animale generalmente solitario che non forma coppie stabili né divide l'areale abituale di attività (homerange) con i propri simili o con altri predatori. Occasionalmente le tigri siberiane uccidono anche i lupi in quanto loro competitori alimentari[20], ed è stata verificata una correlazione geografica e numerica tra l'aumento della densità di popolazione dei lupi e il decremento di quella della tigre.[21]

L'areale abituale di attività della tigre dell'Amur può variare notevolmente in posizione ed estensione su base stagionale (dai 100-400 km2 per le femmine agli 800-1000 km2 per i maschi[21]) in quanto l'animale tende a seguire la migrazione degli ungulati, sue prede tipiche (Nowell e Jackson, 1996).
L'ampiezza degli spostamenti è evidenziata dalla massima latitudine raggiunta: oltre 60° N[8], quasi mille chilometri a nord dell'usuale area di distribuzione.

Riproduzione modifica

Come per le altre sottospecie, l'età di prima riproduzione si aggira sui 3-4 anni e il periodo riproduttivo copre l'intero arco dell'anno. Le femmine vanno in estro per circa 7 giorni ogni 20 o 30 e mostrano la loro disponibilità marcando con urina e graffi i tronchi d'albero (Nowell e Jackson, 1996). Dopo un periodo di gestazione di circa 103 giorni (Sankhala 1978; Sunquist e Sunquist 1991; Kitchener 1991. Citati in Nowell e Jackson, 1996), la femmina partorisce in una tana riparata in media da 1 a 4 cuccioli con un picco delle nascite nella tarda estate[21].

La densità di popolazione delle prede svolge un ruolo determinante anche nel successo riproduttivo: una bassa densità di prede - inferiore a 2-5 ungulati per km2 - rende più difficoltoso per la femmina condurre a termine la gravidanza e provvedere al mantenimento della prole (Nowell e Jackson, 1996).

Stato di conservazione modifica

Agli inizi del novecento la tigre siberiana era diffusa su un territorio più vasto dell'attuale che comprendeva, oltre ai territori prima menzionati, anche l'intera penisola coreana, la Manciuria e la Mongolia nordorientale.

Il declino della tigre siberiana ebbe inizio con la metà del XIX secolo soprattutto in Cina e Corea[6] per effetto della caccia intensiva per la pelliccia e le ossa, per divertimento o perché considerata dalla popolazione locale un animale dannoso per il bestiame o la propria sicurezza. Negli anni quaranta del XX secolo, la popolazione totale si era ridotta ad una cinquantina[22] di esemplari in Russia e ad alcune centinaia in Cina[6] (in Corea del Sud si sarebbe estinta all'inizio degli anni cinquanta durante la guerra di Corea[23]).

In Russia modifica

Dopo che il governo russo, nel 1947, ne bandì la caccia, si osservò una lenta ripresa demografica che avrebbe portato a censire, alla metà degli anni ottanta, una popolazione di tigri compresa tra i 250 e 430 esemplari (Pikunov 1988, Bragin and Gaponov 1990. Citato in Nowell e Jackson, 1996).

I censimenti annuali effettuati a partire dagli anni '50 nella "riserva naturale del Sichote-Alin" (in russo Сихотэ-Алинь заповедник, Sikhote Alin Zapovednik) sono stati utilizzati come indicatori delle variazioni della popolazione globale in Russia.

L. G. Kaplanov[24], nel 1948, stimava non più di 10-12 tigri all'interno della riserva, un numero che - suggeriva questo autore - poteva rappresentare la metà della popolazione totale russa.

Due studi comparativi dei censimenti annuali effettuati all'interno della riserva tramite il controllo delle dimensioni e della frequenza delle orme di tigre (1957-1980, Matjuschkin et alii, 1981; 1966-1993, Smirnov e Miquelle, 1999[25]) evidenziano un decremento della popolazione che continua durante tutti gli anni cinquanta. Nonostante il bando del 1947, la caccia illegale e la cattura di cuccioli di tigre (che si concludeva spesso con l'abbattimento delle madri) non era diminuita, e la riduzione temporanea, tra il 1951 e il 1960, dell'estensione dell'area protetta da 300.000 a 99.000 ettari nonché la costruzione di strade ad uso dei boscaioli al suo interno, aveva ulteriormente aggravato questa situazione.

Il trend demografico si invertì nel 1966. Da quel momento si osservò un incremento relativamente costante sia nel numero (da 3-4 esemplari senza distinzione d'età, nel 1966, a 25-31 nel 1993) che nel tasso riproduttivo. Le ragioni, secondo Smirnov e Miquelle, sono da individuare nel più efficace controllo della caccia di frodo e nella chiusura dei confini con la Cina che azzerava di fatto il commercio internazione di pelli e ossa.
Questo commercio costituiva, tuttavia, una minaccia costante per la sopravvivenza della tigre in Russia e in Cina e, nel 1987, il CITES spostava[26] la tigre siberiana dall'Appendice II all'Appendice I della Convenzione proibendone, di conseguenza, qualunque tipo di commercio (Nowell e Jackson, 1996).

Lo sviluppo economico e infrastrutturale della regione siberiana negli anni novanta e l'apertura delle frontiere dopo il crollo dell'Unione Sovietica, favorirono, nuovamente, un aumento della pressione venatoria da parte dei bracconieri, peggiorando[27] la già critica situazione della sottospecie. Le migliorate infrastrutture stradali rendevano, di contro, più efficace anche il contrasto della caccia di frodo da parte dell'amministrazione russa e delle ONG ambientaliste internazionali (Pikunov, 1994. Citato in Nowell e Jackson, 1996).

Nel 1992, la Wildlife Conservation Society (WCS) avviò - in collaborazione con il parco naturale russo del Sichote-Alin - il Siberian Tiger Project (Progetto tigre siberiana), il più importante progetto di conservazione e di studio della tigre siberiana operante nel massiccio montuoso dell'Sichote-Alin. Nonostante l'avvio di programmi specifici di conservazione come questo, la popolazione totale della tigre dell'Amur in Russia si era tuttavia ridotta, nel 1994, a soli 150-200 esemplari (A. Amirkhanov, ministero dell'ambiente russo, 1994. Citato in Nowell e Jackson, 1996).

Nel 1996, lo IUCN ne determinò lo stato di conservazione classificando la sottospecie a "rischio critico" di estinzione (Baillie e Groombridge, 1996; IUCN 2007) e stimando la sua popolazione non superiore ai 250 esemplari adulti con un trend demografico in diminuzione (IUCN, 2007). Un censimento compiuto, sempre nello stesso anno, stimava una popolazione di esemplari adulti leggermente superiore (tra i 330 e i 371 esemplari) a cui si aggiungevano tra gli 85 e 105 cuccioli (Matyushkin et alii, 1996[19]; Handwerk, 2005[3]). Sempre nel 1996, sulla base dell'analisi della diversità genetica di alcuni esemplari in libertà si stimava una popolazione teorica di 500-600 esemplari adulti (IUCN Conservation Action Plan, 1996[19]).

Il monitoraggio demografico annuale del Siberian Tiger Project mostrò un leggero incremento nel periodo 1997-1998 seguito da un costante decremento per tutto il periodo 1999-2004 rilevabile sia dalla diminuita densità di tracce lasciate dalle tigri lungo le rotte di spostamento che dalla diminuzione del numero di esemplari giovani.[30] Sebbene le nascite annuali fossero rimaste in media costanti, il tasso di mortalità degli esemplari giovani era aumentato. L'indice di stabilità della popolazione globale, al 2004, si assestava sul valore di -14,5%[33] evidenziando la situazione di declino. Tuttavia, nello stesso anno, si osservava una inversione di tendenza di uno degli indicatori secondari: il numero di zone dove si registravano nascite dopo sette anni di stabilità era raddoppiato passando da 5 aree su 16 totali a 11 su 16 (WCS 2004[34])

I rapporti successivi mostrano un trend discordante dei vari indicatori attribuito all'effetto combinato della riduzione delle prede nell'area sudorientale del massiccio montuoso del Sikhote-Allin e della caccia di frodo. Nelle aree di riserva naturale continua, infatti, il trend demografico negativo degli anni precedenti, ma a livello globale - considerando tutti e 16 i siti di osservazione - si osserva, invece, un valore positivo. Viene inoltre confermato l'aumento delle zone interessate da nascite già rilevato nel 2004.(WCS, 2006[35]).

Il contrasto alla caccia di frodo e i programmi di tutela della riserva naturale del Sikhote-Alin sembrano, dunque, aver interrotto il trend negativo. Nel 2005, un nuovo censimento ha evidenziato, infatti, un leggero incremento o comunque una stabilizzazione della popolazione ai valori censiti nel 1995: la stima degli esemplari adulti è di 334-417 esemplari, quella dei cuccioli è compresa tra 97 e 112 esemplari (Handwerk, 2005[3]). Se la popolazione adulta appare stabile, il numero di cuccioli risulta ancora basso (Kerley et alii, 2003) inducendo il WCS a classificare la sottospecie come vulnerabile (Gratwicke et alii, 2005[36]).

In Cina modifica

Nel 1996, la Cina prese finalmente concreti provvedimenti per arginare il disastro ecologico provocato dall'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali che aveva decimato la fauna della provincia dello Jilin e minacciava di provocare l'estinzione delle minuscole popolazioni locali di tigre e leopardo dell'Amur costrette nelle aree boschive più isolate delle contee cinesi dell'Hunchun settentrionale, del Wangqing e dell'Antu (Miquelle, 1998[1]; WWF Cina, 2006[37]).

Nel 1996 il governo provinciale di Jilin bandì totalmente la caccia per un periodo di cinque anni, reiterando nuovamente il bando - per altri cinque anni - nel 2001 e ancora - per dieci anni - nel 2006. Inoltre, furono istituite negli anni, nove riserve naturali con il risultato positivo, nel 2006, di mettere sotto tutela l'11,6% del territorio provinciale e ottenere un aumento del densità di cervidi e cinghiali - le prede abituali della tigre - rispettivamente del 44% e dell'80% (WWF Cina, 2006[37]). La bassa densità di ungulati nel Jilin è considerata, infatti, il principale ostacolo al ripopolamento della tigre (Miquelle, 1998[1])

Due anni dopo, la popolazione di felidi non si era ancora ripresa. Un monitoraggio del WCS condotto dall'equipe di Dale Miquelle tra il febbraio e il marzo del 1998 stimava la presenza di una popolazione totale di sole 4 o 6 tigri e 4 o 7 leopardi (Miquelle, 1998[1]).

Nonostante la presenza di cacciatori di frodo, l'ostacolo principale rilevato da Miquelle era costituito dall'eccessiva pressione venatoria sugli ungulati (circa 3.000 animali uccisi all'anno) così elevata da rendere difficoltoso il procacciamento del cibo da parte dei predatori. Il secondo fattore di rischio era costituito dalla frammentazione eccessiva dell'habitat di queste popolazioni, un problema che toccava anche la piccola popolazione russa (6-8 tigri e 20 leopardi stimati nello stesso anno) situata sul confine sinorusso (Miquelle, 1998[1]).

La necessità di ridurre la frammentazione delle popolazioni sul confine avrebbe condotto la Cina ad istituire, nel 2001, la riserva naturale di Hunchun a ridosso del Changbai settentrionale per creare un corridoio di passaggio - attraverso l'area protetta di Barsovy - verso quella russa di Kedrovya Pad e favorire la fusione tra le due popolazioni. La riserva di Hunchun ha un'estensione di circa 1.400 km2 e svolge un ruolo significativo per la protezione non solo della tigre, ma anche del leopardo dell'Amur (Tigris Foundation, 2002[38]; Hötte e Li, 2006[39])

Nel 2006, il governo locale ha annunciato un controverso piano di reintroduzione di alcune tigri allevate in cattività allo scopo di consolidare l'esigua popolazione selvatica.[40] [41]

Principali minacce modifica

Distruzione dell'habitat e caccia di frodo modifica

La tigre siberiana è un animale protetto, ma la sua caccia di frodo è alimentata dal fiorente e redditizio commercio delle ossa utilizzate, a vario scopo, nella medicina tradizionale cinese. A questo commercio (dichiarato illegale nel 1993 dal governo cinese[40]) è attribuito, in particolare, il più recente calo demografico subito durante gli anni ottanta e novanta del XX secolo (Pikunov 1988; Bragin e Gaponov 1990. Citato in Nowell e Jackson, 1996). Dalla fine degli anni novanta, tuttavia, la pressione venatoria è diminuita grazie al più efficace contrasto da parte delle autorità locali.

Il primo[42] fattore di rischio - che riguarda a livello generale tutte le tigri - è oggi la riduzione e la frammentazione dell'habitat di diffusione per effetto dell'aumento dell'attività antropica. Questo incremento favorisce il disboscamento delle foreste per ricavarne legname o spazio per la costruzione di nuovi insediamenti urbani (Nowell e Jackson, 1996).

Declino delle prede tipiche modifica

La popolazione ideale di ungulati per favorire l'incremento della tigre dell'Amur in Russia è stata calcolata in 200.000-250.000 esemplari ovvero circa il 40% in più del numero attuale (WWF Russia, 2006[19]). Pertanto, un significativo fattore di rischio per la tigre è costituito dalla eccessiva pressione venatoria sulle prede abituali: si contano dai 15.000 ai 20.000 esemplari uccisi l'anno considerando anche la caccia illegale (Loboda 2004; Miquelle et alii, 2004; WWF Russia, 2006[43]).

Altre cause antropiche sono la deforestazione e la frammentazione e diminuzione della qualità dell'habitat come risultato del disboscamento per il legname e dell'ampliamento della rete stradale locale (Darman e Williams, 2002; Kerley et alii 2002).

L'azione dell'uomo non è il solo fattore di rischio in quanto la popolazione di ungulati subisce già periodiche diminuzioni per cause naturali. Gli inverni più rigidi, per esempio, provocano la moria di questi animali peggiorando il rapporto numerico con i loro predatori e favorendone la morte per inedia: una situazione che nella regione di Primorskij si verifica con cadenza quadriennale (Hepter and Sludskii, 1972[4]) e che, nel 1986, spinse gruppi di tigri affamate verso gli insediamenti abitati provocando l'abbattimento di 46 esemplari (Kucherenko, 1986[19]). Una situazione climatica simile - a cui si è cercato di far fronte arginando la moria di ungulati - si è verificata nel 2002 (WWF Russia, 2006[19]).
Ma la densità di ungulati può variare anche per altre ragioni naturali come le malattie o la competizione fra specie per le risorse alimentari (come nel caso del sika rispetto a cervi e cinghiali più sotto evidenziato).

I dati sulla densità delle prede (misurata in numero di tracce per km2) raccolti dal WCS nel periodo 1998-2006 evidenziano una diminuzione del numero di cinghiali, cervi nobili e caprioli soprattutto nell'area sud-orientale del massiccio montuoso del Sikhote Allin. Il numero di cinghiali, in particolare, si è dimezzato nel 2002 rispetto al valore iniziale, e rimane molto basso sebbene sia in moderata ripresa. La popolazione di sika è rimasta, invece, sostanzialmente costante nonostante le elevate fluttuazioni annuali (WCS, 2006[44]).

I dati ottenuti sulla variazione demografica del cinghiale evidenziano come le ragione del decremento siano difficilmente prevenibili e possano essere influenzate da variazioni locali in aree distanti. I cinghiali del Sikhote Allin, infatti, compiono grandi spostamenti durante l'inverno e non sempre tornano nelle zone di partenza. Per esempio, il declino del 2002 è coinciso con una larga moria nella fascia costiera del Primorskij, ma si è riflesso per anni su tutto l'entroterra (WCS, 2006[45])

Le ragioni del declino naturale dei cervidi non sono chiare, anche se è stata evidenziata una correlazione statistica tra la variazione della popolazione di sika e quella di cervi e caprioli che può fornirne una spiegazione. Quando la densità delle varie specie di ungulati è globalmente bassa, il tasso di crescita è simile per tutte quante, ma quando la popolazione di sika raggiunge un valore critico (50 tracce/km2), la popolazione di cervi e caprioli declina rapidamente, mentre quella dei sika aumenta. Si è ipotizzato che la ragione sia da ricercare nel comportamento gregario del sika che lo porta a concentrarsi nel territorio tanto da relegare ai margini dell'ecosistema gli altri cervidi (WCS, 2006[46])

A partire dal 2001, è stata monitorata anche la popolazione di cervi muschiati. Questi moschidi costituiscono una preda secondaria per la tigre in quanto prediligono le foreste di abeti di alta quota che non costituiscono l'habitat privilegiato del felide siberiano, ma proprio per questo motivo sono indicativi del grado di abbondanza delle tigri. Il monitoraggio ha evidenziato, in questo caso, un decremento certamente imputabile all'opera dell'uomo: il maschio del cervo muschiato, infatti, è intensamente cacciato, al di fuori delle riserve, a causa della sua ghiandola odorosa che viene utilizzata in larga misura nell'industria profumiera (WCS, 2006[47]).

Escludendo le cause naturali di declino, gli zoologi ritengono che limitare o proibire la caccia degli ungulati in tutta l'area di distribuzione della tigre siberiana costituirebbe un passo molto importante per la sopravvivenza della sottospecie, così come è stato fatto vietandone l'uccisione diretta (Nowell e Jackson, 1996).

Il ripristino della popolazione di ungulati è particolarmente importante nella zona sud-occidentale di Primorskij e lungo il confine sinorusso dove l'areale della tigre siberiana (e soprattutto del leopardo dell'Amur) è estremamente frammentato e ridotto. In tempi recenti sono stati avviati progetti come l'Ungulate Recovery Program del WWF che ha riconvertito alcune fattorie russe abbandonate in coltivazioni di foraggio per gli ungulati (WWF Russia, 2007[48]).

Vulnerabilità al di fuori delle aree protette modifica

L'animale rimane particolarmente vulnerabile, nonostante i programmi di protezione, in quanto solo il 20% della sua popolazione vive all'interno delle riserve naturali la cui estensione copre in minima parte l'area totale di diffusione della sottospecie (Bragin e Gaponov, 1989; Nowell e Jackson, 1996). La riserva naturale del Sikhote-Alin, per esempio, ha una estensione di 3.471 km2 rispetto ai 180.000 km2 del massiccio montuoso omonimo monitorato dal Siberian Tiger Project; la riserva di Lazovskiy ha una estensione di 1.165 km2 e quella di Kedrovaya Pad di soli 179 km2.

La diminunzione del numero di ungulati si riflette non solo sulle capacità di alimentazione delle popolazioni di tigre, ma anche sulla percezione delle popolazioni locali verso questo felide che viene percepito come un competitore dai cacciatori favorendo il suo abbattimento illegale. [49]

La presenza delle tigri in prossimità di aree ad elevata densità di popolazione umana costituisce un ulteriore fattore di rischio in quanto si possono registrare episodi di attacchi verso animali domestici e l'uomo che si concludono con l'abbattimento o la reclusione in cattività degli esemplari coinvolti. Un modo per fronteggiare questa situazione da parte degli enti di conservazione è quello di spostare questi esemplari dalle aree critiche a quelle di riserva naturale.[50]

In cattività modifica

 
Un esemplare in cattività mentre si stira (Aalborg Zoo, Danimarca).

La popolazione in cattività della tigre dell'Amur comprende alcune centinaia di esemplari (501 esemplari conservati negli zoo secondo il 1997 International Tiger Studbook[21]), la maggior parte dei quali ospitati nei giardini zoologici europei e nordamericani, e, in misura minore, asiatici.

La maggior parte degli esemplari attuali discendono un gruppo di 83 tigri prelevate in natura nell'ambito del Species Survival Plan (SSP) promosso dalla statunitense Association of Zoos and Aquariums (AZA)[51] per la tigre siberiana che è diventato il più vasto e longevo progetto di allevamento in cattività di una sottospecie di tigre[21]. L'SSP è un programma di allevamento, riproduzione selettiva e, in alcuni casi, reintroduzione in natura, coordinato tra gli zoo aderenti all'associazione ed è stato istituito nel 1981. Vi fanno parte 161 specie incluse in 107 programmi diversi[52] tra cui quello della tigre dell'Amur istituito nel 1982 nell'ambito di un progetto più ampio di cui fanno parte anche altre due sottospecie (Panthera tigris corbetti e Panthera tigris sumatrae).[42]

L'SSP comprende due popolazioni principali[53] di tigri siberiane in cattività: una nordamericana costituita da 150 esemplari (North American Species Survival Plan) e una europea di 225 esemplari (European Breeding Program). Gli esemplari vengono scambiati frequentemente all'interno e tra le due popolazioni al fine di mantenere elevata la variabilità genetica della prole.[21][42] L'obiettivo dell'AZA è quello di mantenere il grado di variabilità genetica al 90% per un periodo di 100 anni.[54]

In accordo con la maggior parte degli esperti, la popolazione globale di tigri dell'Amur in cattività è sufficientemente grande per essere stabile e geneticamente sana[21], ma sembra molto probabile che l'obiettivo dell'AZA non possa essere raggiunto senza l'acquisizione di nuovi esemplari selvatici.[42] La variabilità genetica della popolazione selvatica attuale sembra, tuttavia, esser inferiore a quella in cattività. Un'analisi del DNA mitocondriale effettuata su 82 campioni di feci raccolte sull'intero areale russo e attribuibili ad almeno 27 esemplari diversi, rivela un grado estremamente basso di differenziazione dell'aplotipo CR: tre varianti in tutto, una delle quali con un grado di diffusione pari al 96,4% (Russello et al., 2004). Il confronto di questi dati con una precedente ricerca effettuata su 14 esemplari in cattività ha permesso di determinare la variazione del citocromo b mitocondriale evidenziando una più ridotta variabilità genetica (Russello et al., 2004).

L'allevamento della tigre siberiana è agevole, ma la possibilità di reintrodurre gli animali allevati in natura è scarsa. Una tigre nata in cattività è disadattata alla vita selvatica e di conseguenza la sua reintroduzione risulta, secondo gli esperti, «estremamente difficile, onerosa in termini economici e di tempo, e un'opzione da prendere in considerazione solo nel caso non ve ne siano altre disponibili»[55]

In Cina, la riproduzione forzata attraverso l'inseminazione artificiale ha permesso un notevole incremento della popolazione locale di tigri in cattività (1.300 esemplari di tigre siberiana nati dall'inizio del 1990[40] in parte destinati a sostenere la domanda interna di prodotti utilizzati nella farmacopedia cinese[41]), ma a fronte di un impoverimento della variabilità genetica tale da rendere la reintroduzione di questi esemplari, secondo il WWF, una strategia inadeguata per la conservazione della popolazione selvatica.[41]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f Dale Miquelle, Tiger-leopard survey in Jilin province, China, su tigrisfoundation.nl, Wildlife Conservation Society report, 22 marzo 1998. URL consultato il 25 ottobre 2007..
  2. ^ a b c Dale Miquelle, North Korea trip report, su tigrisfoundation.nl, Wildlife Conservation Society report, 18-22 settembre 1998. URL consultato il 25 ottobre 2007.
  3. ^ a b c B. Handwerk, Siberian Tigers Stable, According to Landmark Survey, su news.nationalgeographic.com, National Geographic, 16 giugno 2005. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  4. ^ a b c V. G. Heptner, A.A. Sludskii, A.A. 1972, Mammals of the Soviet Union. Vol. 3: Carnivores (Feloidea), Vyssha Shkola, Mosca (in russo), 1972. Ed. in inglese: R.S. Hoffmann, Smithsonian Institution and the National Science Foundation, Washington DC, 1992. (Citato in Nowell e Jackson, 1996).
  5. ^ K. Nowell, P. Jackson, Tiger, Panthera tigris (Linnaeus 1756) in Wild Cats. Status Survey and Conservation Action Plan, IUCN/SSC Cat Specialist Group. IUCN, Gland, Svizzera, 1996, pp. 55-63
  6. ^ a b c Peter Jackson, [Recensione] di David Prynn, Amur Tiger, 2002, su savethetigerfund.org, National Fish and Wildlife Foundation, 2004. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  7. ^ (EN) Cat Specialist Group 1996, Nanae/Sandbox/Voci/2, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  8. ^ a b Ognev (1935) e Mazák (1981) menzionano l'abbattimento di un esemplare nel 1905, avvenuto alla latitudine record di 60° 40' N lungo il corso del fiume Aldan, 80 km a nord del villaggio russo di Ust'-Maja, e il rilevamento di impronte fresche di tigre, cinque giorni dopo l'uccisione (Nowell e Jackson, 1996).
  9. ^ Amur/Heilong Ecoregion Complex Newsletter (PDF), su wwfchina.org, WWF, aprile-giugno 2007. URL consultato il 27 ottobre 2007.
  10. ^ a b Michiel Hötte e Eve Li, Amur tiger conservation in China - p. 12, su tigrisfoundation.nl, Tigris Foundation, Wildlife Conservation Society, 2006. URL consultato il 25 ottobre 2007.
  11. ^ Wild Cats. Status Survey and Conservation Action Plan, op. cit., p. 58.
  12. ^ Heirarchical spatial analysis of Amur tiger relationships to habitat and prey, op. cit. p. 71
  13. ^ E' coperto da foreste circa il 72% del territorio del Primorskij e del Chabarovsk meridionale.(Miquelle et alii, Heirarchical spatial analysis..., 1999).
  14. ^ a b Heirarchical spatial analysis of Amur tiger relationships to habitat and prey, op. cit. p. 73-74
  15. ^ a b A habitat protection plan for the Amur tiger: developing political and ecological criteria for a viable land-use plan, op. cit., pp. 274-276.
  16. ^ Sikhote-Alin Reserve - Main species - Plants, su tigers.ru. URL consultato il 27 ottobre 2007.
  17. ^ Heirarchical spatial analysis of Amur tiger relationships to habitat and prey, op. cit. p. 88.
  18. ^ Heirarchical spatial analysis of Amur tiger relationships to habitat and prey, op. cit. p. 79 e seguenti.
  19. ^ a b c d e f Ungulate Recovery Programme in the Amur Tiger Habitats of Far East Russia, su panda.org, WWF Russia, 29 agosto 2006. URL consultato il 27 ottobre 2007.
  20. ^ The IUCN-Reuters Media Awards 2000, su iucn.org, IUCN. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  21. ^ a b c d e f g Amur Tiger, su savethetigerfund.org, Save The Tiger Fund. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  22. ^ Negli anni trenta il numero della popolazione russa di tigri dell'Amur si stima fosse ancora inferiore: non più di 20 o 30 esemplari (Matjuschkin et alii, 1980. Citato in Nowell e Jackson, 1996).
  23. ^ Won Pyong-Oh, Red Data Book of the Republic of Korea: rare and endangered species of animals and plants, Korean Assn. for the Conservation of Nature, 1981. Citato in Nowell e Jackson, 1996
  24. ^ L. G. Kaplanov, Tigers in Sihkote-Alin, in Materials on the Fauna and Flora of the USSR n° 14, pp. 18–45 (originale in russo), 1948. Citato in Smirnov e Miquelle, Population dynamics of the Amur tiger in Sikhote-Alin Zapovednik, Russia, 1999, p. 67.
  25. ^ Smirnov e Miquelle, Population dynamics of the Amur tiger in Sikhote-Alin Zapovednik, Russia, 1999, pp. 61-70.
  26. ^ A differenza della sola tigre dell'Amur, tutte le altre sottospecie di tigre erano già state incluse nell'Appendice I nel 1975. Fonte: Conservation of and trade in tigers and other Appendix-I Asian big cat species, su cites.org, CITES, 2000. URL consultato il 22 ottobre 2007..
  27. ^ Sessanta esemplari uccisi ogni anno secondo una stima del 1993 da parte del Primorsky Krai Ecology Committee.
  28. ^ Il monitoraggio del WCS rientra nell'ambito della Russian National Strategy for Tiger Conservation (Stategia nazionale russa per la conservazione della tigre) varata, negli anni novanta, dal governo russo, e coinvolge, oltre alle principali riserve naturali dell'Estremo Oriente russo (Sikhote-Alin State Biosphere Zapovednik, Lazovski State Zapovednik, Ussuriski Zapovednik, Botchinski Zapovednik, Bolshe-Khekhtsirski Zapovednik), anche rappresentanti dell'Accademia Russa delle Scienze e del World Wide Fund For Nature. Il progetto è finanziato prevalentemente da Save the Tiger Fund, un fondo per la salvaguardia della tigre creato dall'ente governativo statunitense National Fish and Wildlife Foundation e dalla compagnia petrolifera ExxonMobil.
  29. ^ A monitoring... Ninth-year report: 2005-2006 winter, op. cit. p. 8
  30. ^ a b A monitoring program for the Amur tiger - Third-year report: 1999-2000 winter (e successivi rapporti), op. cit., Executive Summary.
  31. ^ A monitoring program for the Amur tiger - Third-year report: 1999-2000 winter (e successivi rapporti in pagine differenti), op. cit., pp. 11-13.
  32. ^ Misurata come rapporto percentuale tra le rotte in cui sono state individuate tracce di tigre e le rotte totali.
  33. ^ Calcolato, sulla base del confronto del tasso di mortalità e natalità, rispetto ad un valore 0 che indica una popolazione stabile.
  34. ^ A monitoring program for the Amur tiger - Seventh-year report: 2003-2004 winter, op. cit., Executive Summary.
  35. ^ A monitoring program for the Amur tiger - Ninth-year report: 2005-2006 winter, op. cit., Executive Summary.
  36. ^ Starving off extinction..., op. cit., pp. 30-31
  37. ^ a b WWF Awarded Leaders for a Living Planet (LLP) in Jilin Province, su wwfchina.org, WWF Cina, 7 novembre 2006. URL consultato il 25 ottobre 2007.
  38. ^ Conservation in China, su tigrisfoundation.nl, Tigris Foundation, 2002. URL consultato il 25 ottobre 2007.
  39. ^ Michiel Hötte e Eve Li, Amur tiger conservation in China - p. 6-7, su tigrisfoundation.nl, Tigris Foundation, Wildlife Conservation Society, 2006. URL consultato il 25 ottobre 2007.
  40. ^ a b c Population of artificially-bred tigers exceeds 4000 in China, China View, 2 marzo 2006.
  41. ^ a b c Judy Mills, CATT Alert #24: Conservationists Disavow China's Tiger Transplant Plans, National Fish and Wildlife Foundation, 7 marzo 2006.
  42. ^ a b c d The Minnesota Zoo, Home of the AZA Tiger Species Survival Plan®, su mnzoo.com, Minnesota Zoo, 2007. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  43. ^ WWF Russia, Ungulate Recovery Programme in the Amur Tiger Habitats of Far East Russia, 2006.
  44. ^ A monitoring program for the Amur tiger - Ninth-year report: 2005-2006 winter, op. cit., pp. 30-43.
  45. ^ A monitoring program for the Amur tiger - Ninth-year report: 2005-2006 winter, op. cit., pp. 34-36.
  46. ^ A monitoring program for the Amur tiger - Ninth-year report: 2005-2006 winter, op. cit., pp. 39-40, 43-44.
  47. ^ A monitoring program for the Amur tiger - Ninth-year report: 2005-2006 winter, op. cit., pp. 45.
  48. ^ Amur-Heilong >Featured Projects, su worldwildlife.org, WWF Russia. URL consultato il 27 ottobre 2007.
  49. ^ B. Gratwicke, Starving off extinction..., op. cit., p. 32
  50. ^ John Goodrich, Dale Miquelle, Translocation of problem Amur tigers Panthera tigris altaica to alleviate tiger-human conflicts, su journals.cambridge.org, Cambridge Journals, 2005. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  51. ^ Si tratta della principale associazione statunitense di questo tipo e coordina una associazione analoga mondiale, la World Association of Zoos and Aquariums (WAZA).
  52. ^ Species Survival Plan® Program, su aza.org, Association of Zoos and Aquariums, 2007. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  53. ^ Oltre a queste due vi sono anche una novantina di esemplari rinchiusi negli zoo del Giappone che però non prendono parte al programma di riproduzione.
  54. ^ Kathy Traylor-Holzer, Evaluation of the AZA Tiger SSP and Its Relation to the Global Siberian Tiger Program, su mnzoo.com, Minnesota Zoo, 2007. URL consultato il 22 ottobre 2007.
  55. ^ Citazione tradotta di una dichiarazione di Sarah Christie (London Zoological Society). Testo originale: «Reintroduction of large carnivores is extremely difficult, time consuming and expensive, and should only be undertaken when no other options are available.». In Judy Mills, CATT Alert #24: Conservationists Disavow China's Tiger Transplant Plans, National Fish and Wildlife Foundation, 7 marzo 2006.

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