Vera Croce

croce su cui fu crocifisso Gesù

Vera Croce è il nome dato alla croce sulla quale Gesù fu crocifisso. La reliquia sarebbe stata ritrovata a Gerusalemme nell'anno 327-328 dalla madre dell'imperatore romano Costantino I, Flavia Giulia Elena.

Icona ortodossa bulgara di Costantino I ed Elena con la Vera croce.

Secondo la tradizione cristiana, la Vera Croce sarebbe stata in parte conservata a Gerusalemme, in parte a Costantinopoli e in parte a Roma. La reliquia di Gerusalemme vi rimase fino al 1187, quando se ne persero le tracce dopo la conquista della Città Santa da parte del Saladino. In diversi luoghi esistono frammenti che si vorrebbe provengano da essa[1].

Data del ritrovamento modifica

Il racconto del ritrovamento deve essere successivo al 337, anno in cui Eusebio di Cesarea scrisse la Vita di Costantino, dove racconta che Costantino I trovò il luogo della crocifissione e tomba di Gesù ed edificò il complesso della basilica del Santo Sepolcro, senza fare alcuna menzione della croce.[2] In particolare Eusebio ricorda che gli scavi per la scoperta della tomba furono portati avanti da Macario di Gerusalemme per volere di Costantino, il quale aveva avuto un sogno premonitore (luglio 325);[3] la chiesa fu dedicata nel settembre 335, ma ancora non vi è traccia della croce.[4] Nel 340-345 un pellegrino di Bordeaux, visitando Gerusalemme, afferma l'esistenza del complesso costruito da Costantino (una grande basilica, il martyrium, un atrio chiuso da un triportico costruito attorno alla tradizionale roccia del Calvario, e una chiesa rotonda, anastasis, che conteneva il sepolcro), ma non cita la croce.[5]

Le Catechesi di Cirillo, però, riferiscono della croce; essendo state scritte tra il 348 e il 350, permettono di datare la tradizione del ritrovamento ai primi anni 340. Ai tempi di Cirillo, infatti, frammenti della Croce erano già stati distribuiti in varie regioni del mondo cristiano.[6][7]

Racconti del ritrovamento modifica

 
La ricerca della croce, Agnolo Gaddi, Firenze, 1380.

Socrate Scolastico (nato nel 380 circa) fornisce un resoconto del ritrovamento nella sua Storia ecclesiastica.[8] Narra come Elena, madre di Costantino I, avesse fatto distruggere il tempio pagano posto sopra al Sepolcro e, riportatolo alla luce, vi ritrovò tre croci e il Titulus crucis (il cartello posto sulla croce di Gesù). Secondo il racconto di Socrate, Macario, vescovo di Gerusalemme, fece porre le tre croci una per volta sopra il corpo di una donna gravemente malata. La donna, miracolosamente, guarì perfettamente al tocco della terza croce, che venne identificata con l'autentica croce di Cristo. Socrate sostiene che fossero stati ritrovati anche i chiodi della crocefissione e che Elena li avesse mandati a Costantinopoli, dove furono incorporati nell'elmo dell'imperatore e uno fu trasformato nel morso del proprio cavallo (questo morso sarebbe quello conservato prima nell'antica Basilica di Santa Tecla e, dopo la traslazione del 1548 voluta dal Vescovo Carlo da Forlì, nel Duomo di Milano, a decine di metri d'altezza dal suolo). Secondo una tradizione (contraddetta recentemente da un'analisi che ne ha rivelato la natura argentea[9]) un altro chiodo dovrebbe circondare l'interno della corona ferrea, oggi conservata nel Duomo di Monza.

Sozomeno (morto nel 450 circa), nella sua Storia ecclesiastica,[10] fornisce in pratica la stessa versione di Socrate. In più egli aggiunge che era stato detto (non specifica da chi) che il luogo del sepolcro era stato « [...] rivelato da un ebreo che abitava ad est, e che aveva tratto questa informazione da certi documenti ereditati da suo padre» (lo stesso autore mette però in dubbio l'autenticità di questo aneddoto) e che un morto era stato resuscitato dal tocco della Croce. Versioni più tarde della vicenda, di tradizione popolare, sostengono che l'ebreo che aveva aiutato Elena si chiamasse Giuda, e che in seguito si fosse convertito al Cristianesimo e avesse preso il nome di Ciriaco.

Teodoreto di Cirro (morto intorno al 457) riferisce quella che era divenuta la versione comune del ritrovamento della Vera Croce:

«Quando l'imperatrice scorse il luogo in cui il Salvatore aveva sofferto, immediatamente ordinò che il tempio idolatra che lì era stato eretto fosse distrutto, e che fosse rimossa proprio quella terra sulla quale esso si ergeva. Quando la tomba, che era stata così a lungo celata, fu scoperta, furono viste tre croci accanto al sepolcro del Signore. Tutti ritennero certo che una di queste croci fosse quella di nostro Signore Gesù Cristo, e che le altre due fossero dei ladroni che erano stati crocifissi con Lui. Eppure non erano in grado di stabilire a quale delle tre il Corpo del Signore era stato portato vicino, e quale aveva ricevuto il fiotto del Suo prezioso Sangue. Ma il saggio e santo Macario, governatore della città, risolse questa questione nella seguente maniera. Fece sì che una signora di rango, che da lungo tempo soffriva per una malattia, fosse toccata da ognuna delle croci, con una sincera preghiera, e così riconobbe la virtù che risiedeva in quella del Signore. Poiché nel momento in cui questa croce fu portata accanto alla signora, essa scacciò la terribile malattia e la guarì completamente»

Con la Croce furono anche rinvenuti i Sacri Chiodi, che Elena portò via con sé a Costantinopoli. Secondo Teodoreto, «[Elena] fece trasportare parte della croce di nostro Signore a palazzo. Il resto fu chiuso in un rivestimento d'argento e affidato al vescovo della città, che fu da lei esortato a conservarlo con cura, affinché potesse essere tramandato intatto ai posteri».

Vicende della reliquia di Gerusalemme modifica

La conservazione e la venerazione modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stauroteca.
 
Costantino I, Elena e la Vera Croce (icona albanese della seconda metà del XVI secolo).

Il reliquiario d'argento, custodito nella chiesa dal Vescovo di Gerusalemme, era mostrato periodicamente ai fedeli. Negli anni intorno al 380 una pellegrina cristiana di nome Egeria, recatasi a Gerusalemme in pellegrinaggio, descrisse la venerazione della Vera Croce in una lunga lettera, l'Itinerarium Egeriae, che mandò alla sua comunità religiosa:

«Quindi una sedia viene posta per il vescovo sul Golgota dietro la Croce, che adesso è in piedi; il vescovo prende posto sulla sedia, e davanti a lui viene posta una tavola coperta di un panno di lino; i diaconi stanno in piedi attorno alla tavola, e vengono portati uno scrigno argentato in cui si trova il sacro legno della Croce e la condanna, e posati sul tavolo. Lo scrigno viene aperto e [il legno] viene preso, e sia il legno che la condanna vengono posati sul tavolo. Ora, quando viene messo sul tavolo, il vescovo, sedendosi, mantiene con fermezza le estremità del sacro legno, mentre i diaconi fermi tutto attorno lo sorvegliano. Esso viene così sorvegliato perché è tradizione che le persone, sia i fedeli che i catecumeni, vengano una alla volta, inginocchiandosi davanti al tavolo, per poi baciare il sacro legno e allontanarsi. E a causa di ciò, non so quando successe, si dice che qualcuno abbia morso e quindi rubato una scheggia del sacro legno, ed è quindi sorvegliato dai diaconi che stanno tutt'attorno, nel caso che uno di quelli che vengono dovesse tentare di farlo di nuovo. E quando le persone passano una ad una, tutte inchinandosi, toccano la Croce e la condanna, prima con la fronte e poi con gli occhi; poi baciano la Croce e passano, ma nessuno stende la mano per toccarla. Quando hanno baciato la Croce e si sono allontanati, un diacono regge l'anello di Salomone e il corno con cui venivano Consacrati i Re; baciano il corno e guardano l'anello;[11]»

A lungo in precedenza, ma forse non fino alla visita di Egeria, era possibile anche venerare la corona di spine. Dopo varie peripezie dovrebbe essere finita a Costantinopoli, dove fu molto venerata ma alla fine fu data in pegno al re di Francia in cambio di una grande somma di denaro. Restò in Francia e, per la sua conservazione, è stata costruita la Sainte Chapelle, gioiello del gotico. A Gerusalemme si poteva venerare anche il palo a cui Cristo fu legato per la flagellazione e la Sacra Lancia, che gli trafisse il fianco. Inutile ricordare che di molte reliquie della Passione vi erano duplicati in mezzo mondo.

Il poema in antico inglese The Dream of the Rood menziona il ritrovamento della Croce e l'inizio della venerazione delle sue reliquie.[12]

Una leggenda medioevale (la Leggenda della Vera Croce) narra che essa fu costruita utilizzando l'Albero di Jesse (padre di re Davide), che è identificato con l'Albero della Vita, che cresceva nel Giardino dell'Eden.

Il trafugamento di Cosroe e quello di Saladino modifica

 
Reliquia della Vera Croce presso la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

Nel 614 il re dei re persiano, Cosroe II, dopo aver preso Gerusalemme, trafugò la Croce come trofeo e la portò nella sua capitale, Ctesifonte. Tredici anni dopo, nel 628, l'imperatore d'Oriente Eraclio sconfisse Cosroe e recuperò la Croce, che portò prima a Costantinopoli e poi restituì a Gerusalemme.[13]

Attorno al 1009, i cristiani di Gerusalemme nascosero la Croce e nascosta rimase fino al suo ritrovamento, avvenuto durante la prima crociata, il 5 agosto 1099, per mano di Arnolfo Malecorne, primo patriarca latino di Gerusalemme, in un momento in cui il morale aveva bisogno di essere tenuto alto. La reliquia scoperta da Arnolfo era un piccolo frammento di legno incastonato in una croce in oro.[14] Divenne la più sacra reliquia del regno di Gerusalemme, e non fu soggetta a nessuna delle controversie che avevano seguito in precedenza la scoperta della Sacra Lancia ad Antiochia. Fu conservata nella basilica del Santo Sepolcro sotto la protezione del patriarca latino, che la portava in marcia alla testa dell'esercito prima di ogni battaglia.

Fu portata anche sul campo della battaglia di Hattin nel 1187, ma l'esercito cristiano fu messo in rotta dal Saladino e della Vera Croce si persero successivamente le tracce.[15] Sicuramente fu presa dai musulmani e nelle cronache islamiche si ricorda come Saladino ne rifiutasse la restituzione ai rappresentanti cristiani che gliela chiedevano, ricordando loro come Gesù fosse per l'Islam un grandissimo profeta, degno di essere ricordato.[16]

Frammenti della Vera Croce modifica

Secondo la tradizione, già poco dopo il ritrovamento diversi frammenti vennero staccati dalle principali reliquie della Vera Croce e, dopo essere stati ulteriormente suddivisi, furono largamente distribuiti.

Quattro schegge della Croce - di dieci frammenti, con prove documentate degli imperatori bizantini, provenienti da chiese europee: Santa Croce in Gerusalemme a Roma, Notre Dame de Paris, il Duomo di Pisa e Santa Maria del Fiore - sono state analizzate al microscopio, concludendo con: «I pezzi vengono tutti da legno di olivo».[17]

La distribuzione e la numerosità dei frammenti modifica

Nel 348, in una delle sue Catecheses, Cirillo di Gerusalemme sostiene che "tutta la Terra è piena delle reliquie della Croce di Cristo",[18] e in un'altra «[...] il santo legno della Croce ci porta una testimonianza, visibile tra noi in questo giorno, e che da questo luogo adesso si è diffusa nel mondo intero, per mezzo di coloro che, nella loro fede, ne asportano dei pezzi».[19] Il resoconto di Egeria dimostra quanto queste reliquie della crocifissione fossero ritenute preziose. Giovanni Crisostomo riferisce che i frammenti della Vera Croce erano conservati in reliquiari d'oro, «che gli uomini con reverenza portavano sulla loro persona».[20]

A conferma della vasta estensione geografica della distribuzione delle reliquie sin dal primo ritrovamento si dice che un'iscrizione del 359, trovata a Tixter, nei dintorni di Sétif, in Mauretania[21], riportasse, in un elenco di reliquie, un frammento della Vera Croce, secondo una voce delle Roman Miscellanies, X, 441.

Attorno all'anno 455, Giovenale di Gerusalemme, patriarca di Gerusalemme inviò a papa Leone I un frammento del "prezioso legno", secondo le "Lettere" di papa Leone. Una parte della Croce fu portata a Roma nel VII secolo da papa Sergio I, che era di origine bizantina.

Ma la maggior parte delle reliquie più piccole arrivò in Europa da Costantinopoli, dopo che la città era stata aggredita e saccheggiata dai Veneziani del doge Andrea Dandolo durante la Quarta Crociata, nel 1204:

«Dopo la conquista della città di Costantinopoli fu trovata una ricchezza inestimabile, gioielli incredibilmente preziosi e anche una parte della Croce di Cristo, che Elena spostò da Gerusalemme e che fu decorata con oro e pietre preziose. In quel luogo era tenuta in somma ammirazione. Venne divisa dai presenti vescovi e spartita fra i cavalieri assieme alle altre reliquie preziose; in seguito, al ritorno in patria, fu donata a chiese e monasteri.»

Alla fine del Medioevo così tante chiese sostenevano di possedere un pezzo della Vera Croce, che Giovanni Calvino in aperta polemica contro la Chiesa cattolica e riprendendo di fatto quanto già osservato da Cirillo di Gerusalemme, affermò sarcasticamente che tutte queste supposte reliquie avrebbero potuto riempire una nave:

«Non c'è un'abbazia così povera da non averne un esemplare [di reliquia della Croce]. In alcuni luoghi se ne trovano grossi frammenti, come nella Santa Cappella a Parigi, a Poitiers, e a Roma, dove si dice che ne sia stato ricavato un crocifisso di discrete dimensioni. In breve, se tutti i pezzi ritrovati fossero raccolti, formerebbero un grande carico di nave. Tuttavia i Vangeli mostrano che poteva essere trasportata da un solo uomo.»

Tuttavia, anche se la frase di Calvino è tuttora presa alla lettera da molti commentatori, e anche se è chiaro che molti dei pezzi esistenti della Vera Croce siano delle contraffazioni create dai mercanti viaggiatori durante il Medioevo, l'affermazione non è corretta. Infatti, nel 1870 Rohault de Fleury, nel suo libro Mémoire sur les instruments de la Passion ("Memorie sugli strumenti della Passione"), stese un catalogo di tutte le reliquie conosciute della Vera Croce, sostenendo che, al contrario di quanto affermato da altri autori, i presunti frammenti della Croce, raccolti insieme, ammonterebbero al volume di soli 0,004 metri cubi, cioè 4 dm cubi corrispondenti ad un volume di appena 4 litri. Rohault calcolò, supponendo che la Croce fosse stata di legno di pino (in base alle sue analisi al microscopio dei campioni) e assegnandole un peso di circa settantacinque chilogrammi, possiamo calcolare il volume originale della croce essere 0,178 metri cubi. Resta quindi un volume di 0,174 metri cubi di legno ancora dispersi, distrutti o non conteggiati, il che induce anche a pensare che ad Hattin sia andata perduta quasi l'intera croce. In effetti non abbiamo informazioni credibili sulla struttura della croce, che di solito non era in un pezzo unico, ma costituita da un palo (fisso) e da un'asse (mobile) a volte costituita dal chiavistello di una porta; quindi il volume stimato da Rohault potrebbe essere errato. Questa incertezza deriva dal fatto che abbiamo un'idea insufficiente sulle dimensioni e volume degli strumenti per la crocefissione in epoca romana. In ogni caso 0,004 metri cubi, pari a un cubo di circa 16 cm di lato, oppure a un palo lungo un metro e del diametro di soli 7 cm circa, sono certamente molto meno del volume che la croce poteva avere.

La quantità di legno della croce presente nell'antichità impressionava comunque anche i credenti, e coloro che credevano all'autenticità della reliquia davano diverse spiegazioni. Ad esempio san Paolino invoca il miracolo della "reintegrazione delle croce": ovvero, per quanti pezzi e schegge se ne possano togliere, la Vera Croce resta sempre integra.[22]

Principali frammenti modifica

Oggi il Monastero di Santo Toribio de Liébana, in Spagna, ospita il più grande di questi pezzi. Un altro dei maggiori frammenti della Vera Croce si trova presso l'abbazia di Nonantola ed è visibile oggi presso il Museo diocesano d'arte sacra e benedettino dell'abbazia, nella sezione del tesoro abbaziale. Nella costruzione del reliquiario contenente il suddetto frammento, alcune schegge e ritagli furono donati dal cardinale Antonio Barberini iuniore al suo segretario, originario di Mola di Bari, mons. Giacomo Teutonico. Costui le consegnò a suo fratello Giuseppe che, infine, le cedette a suo nipote, don Nicola Teutonico. Don Nicola donò le reliquie a persone illustri di sua conoscenza di varie parti d'Italia (Milano, Fermo, Alessano, Rutigliano). Il Teutonico donò a Mola di Bari, suo paese d'origine, due pezzetti della Sacra Croce.

Frammenti in Puglia modifica

A Mola di Bari (BA), dal 1713, il Venerdì Santo, ha luogo la processione del Santissimo Legno, che, su disposizione dell'arcivescovo di Bari, Mons. Gaeta Senior, segue il percorso originario da ormai 300 anni. La reliquia, conservata nella chiesa Matrice dedicata a San Nicola di Bari, presenta i due frammenti disposti a forma di croce in un'urna di cristallo racchiusa in una croce d'argento. Sempre su volere dell'Arcivescovo Gaeta Senior, alla processione devono prendere parte tutte le maggiori cariche cittadine e religiose. A Rutigliano (BA) il Venerdì Santo ha luogo la processione del "Sacro Legno", reliquia della Croce conservata nella Chiesa Matrice della città (Collegiata Santa Maria della Colonna S. Nicola, XI sec.), a cui partecipano tutte le congreghe, le associazioni ecclesiali, le autorità ed il popolo.

In Puglia vi sono numerose altre Reliquie della Vera Croce di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ad Alberobello nella Chiesa Matrice Basilica minore Pontificia-Santuario-Parrocchia dei Santi Medici e Martiri Cosma e Damiano patroni di Alberobello , il reliquiario è identico a quello di Noci tranne nel colore perché ad Alberobello è d'argento mentre a Noci di colore dorato , la si conserva in sacrestia e viene esposta pubblicamente sull'altare il 14 settembre e nel Triduo Pasquale e in particolare nel Venerdì Santo e il sacerdote ne giorni in cui è esposta al termine della messa fa la benedizione con la Reliquia che è stata donata dal vescovo d'allora della ex diocesi di Conversano monsignore Antonio Lamberti (vescovo per 20 anni 3 mesi 24 giorni , dal lunedì 19 aprile 1897 alla domenica 12 agosto 1917 deceduto) il martedì 27 settembre 1910 meravigliato dei pellegrini numerosi durante i festeggiamenti della Festa Patronale dei Santi patroni Cosma e Damiano e nel martedì 14 settembre 2010 si festeggio il primo centenario.

A Noci è conservata nella Chiesa Matrice parrocchiale in archivio la reliquia della Vera Croce di Gesù Cristo, il reliquiario che contiene il frammento è identico a quello di Alberobello tranne nel colore essendo quella di Noci dorata mentre quella di Alberobello d'argento, da fonti storiche prima vi era l'indulgenza plenaria, era in passato venerata ed esposta nella Chiesa Matrice parrocchia nel centro di Noci e fino al giovedì 3 maggio 1934 si portava in processione nella festa della compatrona Madonna della Croce, ma poiché i fedeli erano attratti solamente dal quadro, allora fu deciso di non portarlo in processione.

A Conversano si conserva la Reliquia della Croce e la si porta dal vescovo alla fine alla Processione dei Misteri la sera del Venerdì Santo.

A Monte Sant'Angelo presso il tesoro del Santuario si conserva un reliquiario in cristallo di rocca contenente una scheggia della Croce donata da Federico II nel 1228[23].

A Monopoli si conserva la Reliquia della Croce e la si porta dal Vicario nella Processione dei Misteri la sera del Venerdì Santo.

A Rutigliano vi è conservata e usata dalla chiesa di San Rocco e la si porta nella Processione dei Misteri la sera del Venerdì Santo.

A Triggiano vi si trova la reliquia della Croce e usata nella Processione dei Misteri

A Bitritto e anch'essa nella suggestiva Processione dei Misteri con circa 30 misteri.

A Modugno e anch'essa la si porta nella processione dei misteri la sera del Venerdì Santo.

Ad Adelfia vi sta la Reliquia della Vera Croce e portata nella suggestiva Processione dei Misteri con tanti misteri dei 2 rioni del paese Canneto di Bari e Montrone.

A Valenzano la si custodisce nella Chiesa Matrice di Sa Rocco patrono dal 1858 , la si festeggia il 14 settembre e la si porta nella suggestiva processione dei 50 misteri il Venerdì Santo.

A Bitonto vi sta la reliquia della Croce e la si porta la sera tardi del Giovedì Santo ai Sepolcri-Altare della Reposizione in processione sulle spalle su un baldacchino della Gala del Venerdì Santo sera insieme alla copia Reliquia della Sacra Sindone.

Addirittura vi stanno reliquie della Croce ai 3 quartieri di Bari Spirito Santo , Carbonara di Bari e Ceglie del Campo ed entrambi i quartieri la portano nelle loro suggestive processioni dei Misteri a Spirito Santo con misteri , a Carbonara di Bari con 27 misteri dal 2010 a Ceglie del Campo con 56 misteri dal 2016.

Andando nel Salento possiamo trovare la Reliquia a Gallipoli e la si porta nella suggestiva Processione dei Misteri del Venerdì Santo.

Frammenti in altre regioni modifica

Altre schegge sono conservate in varie parrocchie in Italia.

A Ottaviano presso la chiesa collegiata di San Michele Arcangelo è conservata, insieme ai documenti attestanti l'autenticità, una reliquia della Santa Croce, portata in processione il 3 maggio per le vie della città. La parrocchia di Civitella Casanova possiede, accuratamente riposte in un reliquiario d'argento, delle reliquie attribuite alla Croce di Cristo. A Petroro, vicino a Todi, è conservata nel castello di Petroro, attuale abbazia ortodossa di San Martino, un frammento portato dai Templari nel secolo XI. A Chiaramonte Gulfi si conservano due frammenti del legno della vera croce: uno custodito nella chiesa di San Vito in un prezioso reliquiario in filigrana di argento e l'altro nella chiesa commendale del S.M.O.M. di San Giovanni Battista custodito in un reliquiario di argento, insieme ad altre reliquie, e accompagnata da un documento che ne afferma l'autenticità. A Gerace si conserva un piccolissimo frammento della croce in un grande reliquario contenente 100 tessuti dei santi. In cinque chiese e oratori di Castel Goffredo (MN) si conservano alcuni reliquiari contenenti dodici frammenti.[24][25]

Venerazione della Croce nella liturgia modifica

 
Una delle reliquie della Vera Croce portata in processione a Venezia. Gentile Bellini XV secolo
  Lo stesso argomento in dettaglio: Esaltazione della Santa Croce.

Giovanni Crisostomo ha scritto delle omelie sulla Croce:

«I Re togliendosi il diadema prendono le croci, il simbolo della morte del loro salvatore; sulla porpora, la croce; nelle loro preghiere, la croce; sul sacro altare, la croce; in tutto l'universo, la croce. La croce risplende più chiara del sole.»

La Chiesa cattolica, molti gruppi protestanti (spesso quelli di origine anglicana), e gli ortodossi celebrano la festa dell'Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre, anniversario della consacrazione della chiesa del Santo Sepolcro. Nei secoli successivi queste festività inclusero anche la commemorazione del recupero della Vera Croce dalle mani dei Persiani, nel 628. Nel rito gallicano (diffuso anche in Sicilia, Toscana e in Italia, soprattutto del Nord), a partire dal VII secolo, la festa della Croce si teneva il 3 maggio. Secondo l'Enciclopedia Cattolica, quando il rito gallicano e romano si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Esaltazione della Santa Croce nel 1963 ed era usato per commemorare la conquista della Croce ai Persiani, e la data in maggio fu mantenuta come "Invenzione della Santa Croce". In Occidente ci si riferisce spesso al 14 settembre come al Giorno della Santa Croce. Gli Ortodossi commemorano ancora entrambi gli eventi il 14 settembre, una delle dodici grandi festività dell'anno liturgico nella Chiesa ortodossa, e il 1º agosto festeggiano la "Processione del venerabile Legno della Croce", il giorno in cui le reliquie della Vera Croce furono trasportate per le strade di Costantinopoli per benedire la città.[26]

Papa Giovanni XXIII rimosse la festa di maggio dal calendario del rito romano nel 1960, perché fu considerata un doppione della festa di settembre. Essa sopravvive comunque in alcune località toscane (Casciana Terme), siciliane (Geraci e Castelbuono) e Lombarde (Busto Garolfo).

In aggiunta alle celebrazioni nei giorni fissi, ci sono alcuni giorni delle feste mobili in cui viene festeggiata la Croce. La Chiesa cattolica compie la formale adorazione della Croce durante gli uffici del Venerdì Santo[27], mentre gli Ortodossi celebrano un'ulteriore venerazione della Croce la terza Domenica della "Grande quaresima". In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Croce viene portata in processione.

Nell'arte modifica

Piero della Francesca affrescò la basilica di San Francesco ad Arezzo con gli episodi delle Storie della Vera Croce.

Un ciclo affrescato delle "Storie della Vera Croce", tratto dalla Legenda aurea di Jacopo da Varazze, si trova in una nicchia del campanile della chiesa di San Nicola di Lanciano; il ciclo risale al XIII secolo e fu scoperto negli anni '90.

Nei media modifica

  • Nel film Le crociate l'esercito cristiano porta la croce in battaglia, ma dopo la battaglia di Hattin, essa giace abbandonata sul campo circondata da cadaveri.
  • Nel libro di Matilde Asensi L'ultimo Catone, la storia è totalmente incentrata sul ritrovamento delle Sacre Reliquie (le schegge della vera Croce di Cristo).
  • Massimo Olmi, Indagine sulla croce di Cristo, La Fontana di Siloe, Torino 2015.
  • Louis de Wohl, L'Albero della vita (romanzo), 1947,

Note modifica

  1. ^ Da: Massimo Olmi, Indagine sulla croce di Cristo, La Fontana di Siloe, 2015
  2. ^ Eusebio, Vita di Costantino, iii.26-28.
  3. ^ Eusebio, Vita di Costantino, iii.26.5.
  4. ^ Eusebio, Vita di Costantino, iv.43.
  5. ^ Itinerarium Burdigalense, 593-593.
  6. ^ (EN) Jan Willem Drijvers, Helena Augusta: The Mother of Constantine the Great and her Finding of the True Cross. Leiden & New York: Brill, 1992.
  7. ^ Chiara Mercuri, La Vera Croce. Storia e leggenda dal Golgota a Roma, Bari, Laterza, 2014.
  8. ^ Socrate Scolastico, Storia ecclesiastica, xvii
  9. ^ La corona come opera d’arte – Museo Monza, su museoduomomonza.it. URL consultato il 2 ottobre 2023.
  10. ^ NPNF2-02. Socrates and Sozomenus Ecclesiastical Histories, su ccel.org. URL consultato il 6 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2008).
  11. ^ (EN) M.L. McClure and C. L. Feltoe, ed. & trans.The Pilgrimage of Etheria, Society for Promoting Christian Knowledge, London, 1919.
  12. ^ (EN) Medieval Sourcebook: The Anglo-Saxon Chronicle on Alfred the Great
  13. ^ (EN) Warren Treadgold, A History of the Byzantine State and Society, Stanford, Stanford University Press, 1997, p. 299, ISBN 0-8047-2630-2.
  14. ^ (EN) Steven Runciman, A History of the Crusades: Volume 1, The First Crusade and the Foundation of the Kingdom of Jerusalem, Cambridge, Cambridge University Press, 1951, p. 294, ISBN 0-521-34770-X.
  15. ^ (EN) Amin Malouf, The Crusades Through Arab Eyes, 1983.
  16. ^ (EN) Ciggaar, Krijnie & Teule, Herman, East and West in the Crusader States, Peeters Publishers, 1996 (?), ISBN 90-429-1287-1.
  17. ^ William Ziehr, La Croce, Stoccarda 1997, p.63
  18. ^ NPNF2-07. Cyril of Jerusalem, Gregory Nazianzen, su ccel.org. URL consultato il 6 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2004).
  19. ^ (EN) NPNF2-07. Cyril of Jerusalem, Gregory Nazianzen Archiviato il 12 settembre 2004 in Internet Archive.
  20. ^ Yvette Duval, Loca sanctorum Africae, Roma 1982, pp. 331-337 e 351-353
  21. ^ La Mauretania si trova nell'attuale Algeria
  22. ^ (EN) The Catholic Encyclopaedia, Vol. 4, p. 524
  23. ^ L'origine del Santuario, su santuariosanmichele.it.
  24. ^ Lisa Tabai, Corrado Bocchi (a cura di), Una croce, una madre e un figlio : la gioia del ritrovamento, la forza di un segno amaro a Castel Goffredo : 313-2013 anniversario dell'Editto della tolleranza, Castel Goffredo, 2013.
  25. ^ Castel Goffredo e la Croce, dodici le schegge conservate nelle chiese.
  26. ^ (EN) Procession of the Honorable Wood of the Life-Giving Cross of the Lord, su ocafs.oca.org, Orthodox Church in America. URL consultato il 21 marzo 2012.
  27. ^ Il significato liturgico di questa cerimonia è spiegato dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice con queste parole: "Perciò prostrandoci davanti al sacro legno, è al Signore che ci rivolgiamo: «Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo!»."Il sacerdote nella celebrazione del Triduo Pasquale

Bibliografia modifica

  • (FR) Jean-Luc Deuffic (ed.), Reliques et sainteté dans l'espace médiéval, Pecia 8/11, 2005 recensione di Pettiau Hérold
  • Chiara Mercuri, La Vera Croce. Storia e leggenda dal Golgota a Roma, Bari, Laterza, 2014.
  • Massimo Olmi, Sulle tracce della croce di Cristo, in "Frammenti", 15, 2011.
  • Massimo Olmi, Indagine sulla croce di Cristo, La Fontana di Siloe, Torino 2015
  • Massimo Olmi, Titulus Crucis, in "Fenix", 97, 2016.
  • Massimo Olmi, La croce del buon ladrone, in "Fenix", 104, giugno 2017.
  • Lisa Tabai, Corrado Bocchi (a cura di), Una croce, una madre e un figlio : la gioia del ritrovamento, la forza di un segno amaro a Castel Goffredo : 313-2013 anniversario dell'Editto della tolleranza, Castel Goffredo, 2013, ISBN 978-88-97668-07-7.

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