Bonifacio di Canossa

margravio di Toscana dal 1027 alla morte
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Bonifacio III di Canossa (o Bonifacio IV di Toscana) (985San Martino dell'Argine, 6 maggio 1052) fu margravio di Toscana dal 1027 alla morte. Padre di Matilde di Canossa, fu uno dei signori più potenti del suo tempo[1].

Bonifacio di Canossa
Bonifacio di Canossa nel manoscritto Vita Mathildis di Donizone di Canossa
Conte di Mantova
In carica1007 -
1052
PredecessoreTedaldo di Canossa
SuccessoreMatilde di Canossa
Margravio di Toscana
In carica1027
1052
PredecessoreRanieri di Toscana
SuccessoreFederico di Toscana
Nascita985
MorteSan Martino dall'Argine, 6 maggio 1052
Luogo di sepolturaDuomo di Mantova
DinastiaCasa di Canossa
PadreTedaldo di Canossa
MadreWilla degli Hucpoldingi
ConiugiRichilde di Toscana
Beatrice di Lotaringia
FigliBeatrice
Federico
Matilde
ReligioneCattolicesimo

Biografia

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Le origini

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Bonifacio detto "il Tiranno"[2] era figlio di Tedaldo di Canossa (figlio di Adalberto Atto detto Attone) e di Willa (figlia di Adimaro, a sua volta figlio di Bonifacio II, duca di Spoleto e appartenente alla dinastia degli Hucpoldingi), probabilmente il secondogenito.[3][4] Dal padre ereditò le contee di Modena, Reggio Emilia, Mantova, Brescia, Ferrara; dalla madre il controllo di ampi possedimenti in Toscana (tra Firenze, Lucca, Pisa, Pistoia). Nominato poi marchese ("duca") di Toscana (1027).

Il casato dei Canossa basava i suoi poteri non su concessioni feudali di territori e castelli, ma dai diritti conquistati e dalle consistenti proprietà allodiali della famiglia. Avevano ampliato i propri beni principalmente attraverso l'acquisto di terre o la permuta di beni cercando di cedere beni sparsi in favore della creazione di un nucleo di proprietà di notevole entità, ma anche grazie all'oculata gestione dei matrimoni. Oltretutto i Canossiani erano perfettamente inseriti nel sistema che procurava cariche ecclesiastiche in cambio di denaro (simonia) ed erano anche esperti gestori di proprietà altrui: molti signori o ecclesiastici lontani demandavano la gestione di castelli e cittadine che talvolta restavano a far parte del patrimonio dei Canossa. Alcuni contratti stipulati da Bonifacio prevedevano la "precaria", cioè un'occupazione di tre generazioni in cambio di altri beni; ma bastava che l'occupante non ricambiasse la parola data che si teneva il feudo. Vi erano infine le vere e proprie espropriazioni violente dei beni desiderati: più volte lo stesso Bonifacio non si fece scrupolo di prendere con le armi le proprietà delle chiese locali.

L'ascesa

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Museo diocesano di Nonantola, Bonifacio di Canossa e la moglie dispongono il passaggio dei loro beni all'abbazia di Nonantola se moriranno senza eredi. Anno 1017.

Bonifacio iniziò la sua carriera nel 1014, aiutando l'imperatore Enrico II nel deporre Arduino, marchese di Ivrea, proclamatosi re d'Italia, un titolo regale che l'Imperatore non aveva riconosciuto.

Nel 1016, Bonifacio era nuovamente schierato a fianco dell'imperatore, questa volta contro il margravio di Torino, Ulrico Manfredi II. Nel 1020-1021 dovette far fronte alle pretese del fratello Corrado per la successione al potere (suo padre Tedaldo lo aveva nominato unico erede dei possedimenti canossiani) e ne uscì vittorioso.

Nel 1027 Bonifacio sostenne la candidatura di Corrado II di Germania per la corona d'Italia e la corona imperiale contro altri pretendenti: Corrado II entrò Italia, ma a Lucca trovò le porte chiuse e così depose dalla carica margravio di Toscana, Ranieri, consegnando terre e titoli a Bonifacio. Questi collaborò attivamente alla politica dell'imperatore Corrado II: tenne contatti con gli altri fedeli dell'Impero, come l'arcivescovo Gebeardo di Ravenna e il vescovo Adalfredo di Bologna; insieme ad Ariberto da Intimiano partecipò con le sue truppe alla campagna repressiva condotta dall'imperatore contro il duca Oddone II di Blois, che si era asserragliato nel 1034 nella fortezza di Morat (vicino all'odierna Friburgo). Bonifacio condusse in prima linea l'azione, riuscendo con grande astuzia a conquistare la fortezza ed evitando quindi che il vassallo ribelle realizzasse il proprio obiettivo principale: annettere ai propri territori la Borgogna. L'azione destò notevole impressione e Bonifacio fu ricompensato con grandi doni dall'imperatore.[5] Lungo la via del ritorno vendicò il furto di alcuni destrieri dell'armata comandando una razzia contro un anonimo villaggio montano, per poi far tagliare i nasi e le orecchie dei ladri catturati.[6]

Nel Natale del 1037, Bonifacio intervenne nella repressione del tumulto antimperiale che agitò Parma, che insieme ad altre città padane aveva affiancato Ariberto nell'opposizione a Corrado II[7]. Nel 1043, per i servizi resi all'Impero, ricevette il Ducato di Spoleto e Camerino. Nel frattempo acquisiva maggiori territori tra Parma e Piacenza, mentre la sua residenza principale era Mantova. Nel 1046 accolse con onore e munificenza al loro arrivo a Piacenza Enrico III, venuto in Italia per essere incoronato imperatore, e la consorte Agnese di Poitou. Il rapporto tra Bonifacio ed Enrico, però, ben presto si deteriorà, probabilmente perché l'imperatore era timoroso della strapotenza di Bonifacio in Italia, e pare che in diverse successive occasioni abbia cercato di arrestarlo o di eliminarlo[7]. D'altra parte, Bonifacio poteva contare tra i suoi alleati i Conti di Tuscolo, parenti di Papi, e Guaimario IV di Salerno.

Bonifacio appoggiò il partito della riforma di papa Leone IX e fu presente al Sinodo di Pavia nel 1049. Sostenne con copiose elargizioni l'abbazia di Pomposa.

La morte

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Morì, ucciso a tradimento nel 1052,[8] a San Martino dall'Argine, o nel bosco di Spineda, durante una battuta di caccia; una leggenda vuole che sia stato assassinato per mano di Scarpetta de' Canevari di Parma[9], ma nella biografia di Donizone non si parla di morte violenta. Venne sepolto a Mantova nella chiesa di San Michele. La lapide sepolcrale si trova invece nella Cappella dell'Incoronata, all'interno del duomo di Mantova.[10]


Discendenza

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Fu sposato con Richilde, figlia del conte di Bergamo Gisalberto II, e poi nel 1037 con Beatrice di Lotaringia. Le sontuose nozze furono celebrate a Marengo[11], poco distante da Mantova. Da quest'unione nacquero tre figli:

  • Beatrice, morta in giovane età nel 1053
  • Federico, che ereditò i beni paterni, ma morì giovane
  • Matilde, la Gran Contessa.

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Sigifredo di Lucca  
 
 
Adalberto Atto di Canossa  
...  
 
 
Tedaldo di Canossa  
Sigifredo dei Supponidi  
 
 
Ildegarda dei Supponidi  
...  
 
 
Bonifacio di Canossa  
Bonifacio II di Spoleto Ubaldo I degli Hucpoldingi  
 
 
Adimaro  
Waldrada di Borgogna Rodolfo I di Borgogna  
 
Willa di Provenza  
Willa degli Hucpoldingi  
...  
 
 
...  
...  
 
 
 
  1. ^ Sapere.it. Bonifàcio (duca e marchese di Toscana)
  2. ^ I grandi personaggi che hanno cambiato l’Italia del Medioevo, 2019.
  3. ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 130, ISBN 978-88-6705-453-4.
  4. ^ Edoardo Manarini, I due volti del potere. Una parentela atipica di ufficiali e signori nel regno italico, Milano, Ledizioni, 2016, p. 326, ISBN 978-88-6705-453-4.
  5. ^ P. D. Ori, G. Perich, Matilde di Canossa, Milano 1980, pp. 7-12
  6. ^ Donzione, Vita di Matilde di Canossa, a cura di Paolo Golinelli, Jaca Book, Milano, 2023, p. 231.
  7. ^ a b Donizone, Vita Mathildis.
  8. ^ Vigna, p. 41.
  9. ^ Storia del Comune di Spineda Archiviato il 6 maggio 2006 in Internet Archive.
  10. ^ Vita di Matilde di Canossa.
  11. ^ Renato Bonaglia, Mantova, paese che vai..., Mantova, 1985.

Bibliografia

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  • A. Falce, Bonifacio di Canossa, padre di Matilde, 2 voll., Reggio nell'Emilia 1927
  • Margherita Giuliana Bertolini, BONIFACIO, marchese e duca di Toscana, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 12, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971. URL consultato il 9 settembre 2017.  
  • Guido Vigna, Storia di Mantova. Da Manto a capitale della cultura, Venezia, Marsilio, 2016, ISBN 978-88-317-2437-1.
  • Alfred Overmann, La contessa Matilde di Canossa. Sue proprietà territoriali, Roma, Multigrafica Editrice, 1980.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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