Carcere di Santo Stefano

ex carcere sull'isola di Santo Stefano, nel comune italiano di Ventotene (LT)

Il carcere borbonico di Santo Stefano è una struttura penitenziaria in disuso, costruita tra il 1755 e il 1795 sull'isola di Santo Stefano (sita nell'arcipelago delle Isole Ponziane e amministrativamente compresa nel comune italiano di Ventotene).

Carcere di Santo Stefano
Veduta del carcere, con il corpo centrale in primo piano
Stato
Stato attualeItalia
CittàVentotene
Informazioni generali
TipoCarcere
Inizio costruzione1795
Informazioni militari
Termine funzione strategica1796 - 1965
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È stato uno dei primi edifici carcerari al mondo ad essere costruiti secondo i principi del Panopticon enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham. È inoltre famoso per essere stato per alcune settimane il centro dell'autoproclamata Repubblica di Santo Stefano.

Dopo anni di abbandono, nel 2016 il Governo Italiano ha stanziato 70 milioni di euro per il suo recupero. Nel 2020 per velocizzare il processo del recupero il Governo nominò come Commissario straordinario di Governo la dott.ssa Silvia Costa, già europarlamentare, che è stata in carica fino a gennaio 2023. Da settembre 2023 è stato nominato Commissario straordinario di Governo il generale Giovanni Maria Macioce, tuttora in carica.

Storia modifica

 
Progetto di Panopticon, 1791.

Il progetto di costruzione del carcere, e la sua realizzazione, sono dovuti al maggiore del Genio Antonio Winspeare[1], incaricato da Ferdinando I delle Due Sicilie di installare sull'isola un penitenziario che servisse a separare fortemente i detenuti dal resto della società.[2] Winspeare si valse della collaborazione dell'architetto Francesco Carpi, il quale si rifece, per l'esecuzione del lavoro, ai principi illuministici propugnati dal filosofo inglese Jeremy Bentham, secondo il quale "nei tentativi di recupero dei detenuti. ... era possibile ottenere il dominio di una mente sopra un'altra mente... tramite una adeguata struttura architettonica".[3] Tali principi, sviluppati dallo stesso Bentham nel suo piano di carcere ideale, denominato Panopticon, prevedevano che tutti i detenuti, rinchiusi nelle proprie celle disposte a semicerchio, potessero essere individualmente sorvegliati da un unico guardiano posto in un corpo centrale, senza peraltro sapere se fossero in quel momento osservati o no.[4] Tale disposizione architettonica era intimamente coerente con il principio benthamiano della dissuasione a fare il male derivante dalla consapevolezza di essere costantemente sotto controllo. A summa dei principii ispiratori del modello carcerario, e della struttura stessa, Carpi fece installare sul suo ingresso l'iscrizione Donec sancta Themis scelerum tot monstra catenis victa tenet, stat res, stat tibi tuta domus.[5]

Il 26 agosto 1797, nel carcere vi fu un tentativo di evasione di massa, il quale poté essere domato solo grazie all'arrivo di rinforzi da Napoli e lasciò sul terreno due morti e numerosi feriti. Un altro tentativo fu effettuato nel 1798, e l'anno seguente la struttura accolse progressivamente la massa dei moti rivoluzionari del 1799.[6] Identica sorte ebbero i rivoluzionari del 1848, tra cui si annoveravano numerosi personaggi di rilievo come Silvio Spaventa[7] e Luigi Settembrini[8].

Le carceri borboniche, tra cui, oltre a Santo Stefano vi erano le segrete di Ischia, di Nisida, quelle di Procida scavate nella roccia o Montefusco, «erano allora al centro dell'interesse e dell'indignazione europea. Più di ventimila prigionieri di stato. (...) Il regime borbonico aveva escogitato, per la galera dei politici, la "mescolanza orrenda" con i delinquenti comuni, la mancanza di dialogo e la "morte della mente" (...)». In due opuscoli di Luigi Settembrini, Tre giorni in cappella e l'Ergastolo di Santo Stefano abbiamo «la straziante, realistica testimonianza delle ore tremende trascorse in attesa della morte, (...)»[9]

Nel 1860 vi fu una nuova e violenta rivolta, durante la quale gli 800 carcerati, principalmente camorristi della Bella Società Riformata che erano stati esiliati nell'isola dal governo borbonico, presero il controllo del carcere.[10][11] L'occasione fu data dalla partenza del distaccamento dell'Esercito delle Due Sicilie per unirsi alla resistenza organizzata a Capua dopo l'invasione sarda. Una volta messe le 40 guardie in condizione di non nuocere, i camorristi istituirono la cosiddetta Repubblica di Santo Stefano, le cui redini furono offerte al capintrito (capobanda) Francesco Venisca. L'effimera Repubblica, che ebbe il tempo di dotarsi di uno statuto di convivenza tra gli ex detenuti e gli abitanti dell'isola, ebbe però una vita limitata a poche settimane, e fu disfatta dall'arrivo delle truppe sarde.

Anche dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, il carcere mantenne il proprio ruolo sotto il governo italiano. In questo periodo, il carcere continuò ad accogliere detenuti comuni e speciali, tra cui il più noto capobrigante post-risorgimentale Carmine Crocco e l'anarchico Gaetano Bresci che aveva ucciso re Umberto I di Savoia e con ogni probabilità fu impiccato in cella dai secondini e seppellito frettolosamente[2][12].

Durante il ventennio fascista il carcere continuò ad essere un luogo privilegiato per la collocazione di dissidenti politici. Detenuti famosi di questo periodo furono Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro, Rocco Pugliese e Sandro Pertini, in seguito diventato Presidente della Repubblica Italiana.[13] Al termine della seconda guerra mondiale, il carcere riprese la sua funzione di ricetto dei delinquenti comuni, per poi essere chiuso definitivamente nel 1965. Da allora la struttura, unico esempio architettonico in Italia dei principii del Panopticon, è andata incontro ad una lenta e progressiva decadenza. Negli anni si sono alternati vari progetti di recupero, ivi compresa un'iniziativa privata che mirava a trasformarlo in struttura alberghiera, rimasti però senza esito.

Prospettive future modifica

 
Visuale sulla tripla campata delle celle nel carcere borbonico di Santo Stefano.

Nel gennaio 2016, durante una visita del presidente del Consiglio Matteo Renzi, del ministro per i beni culturali Dario Franceschini e del presidente del Lazio Nicola Zingaretti, fu annunciato un piano di recupero e di riutilizzo del carcere[14] in ottica europeista, utilizzando la struttura per la realizzazione di un centro di alta formazione.[15][16][17]

Ad agosto 2017 è stato inaugurato un eliporto all'interno del progetto di valorizzazione dell'isola e della struttura,[18] ed è stato firmato il Contratto Istituzionale di Sviluppo "per il Recupero e la rifunzionalizzazione dell’ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano" tra Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Agenzia del demanio, Invitalia, Regione Lazio, comune di Ventotene, Riserva naturale statale Isole di Ventotene e Santo Stefano e Area naturale marina protetta Isole di Ventotene e Santo Stefano.[19] È stato previsto un investimento di 70 milioni di euro,[14] stanziamento disposto dal governo Renzi e confermato dal governo Gentiloni[20].

A gennaio 2020 il governo Conte II ha nominato Silvia Costa commissario straordinario ai lavori,[21][22] e a giugno dello stesso anno è stato firmato l'accordo operativo tra MIBACT e Invitalia per l'avvio degli interventi di messa in sicurezza e ristrutturazione dell'ex-carcere e delle strutture pertinenti nell'isola.[23] Il piano di recupero attuale conferma la destinazione per finalità culturali, espositive e di alta formazione, in una dimensione europea ed euro-mediterranea.[23][24]

A giugno 2021 viene pubblicato da Invitalia il concorso internazionale di progettazione per il recupero dell'ex Carcere di Santo Stefano.[25] A gennaio 2022, su proposta del ministro della cultura Franceschini e della commissaria straordinaria Costa, è stato deciso di intitolare a David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo poc'anzi scomparso, la costituenda "Scuola di alti pensieri" annessa al progetto.[26]

Nella cultura di massa modifica

  • Sull'isola e tra gli ergastolani del carcere si svolge il racconto La signorina della posta (1964) di Silvano Ceccherini, scritto mentre il carcere era ancora in attività. L'autore esplicitamente omette il nome dell'isola per riserbo.
  • In Le maestose rovine di Sferopoli (2021) di Michele Mari è presente il racconto Panopticon.

Note modifica

  1. ^ Antonio Winspeare senior (Livorno, 1739 - Napoli, 1820), capostipite della casata dei Winspeare, fu un militare, intendente e ingegnere al servizio del Regno delle Due Sicilie. Insieme a Francesco Carpi è ricordato fra i migliori tecnici del governo borbonico. Trasferìtosi da giovane a Napoli, entrò nell'apparato governativo borbonico. Nella sua lunga carriera ricoprì numerose cariche, prendendo anche parte anche alla pianificazione urbanistica dell'isola di Ventotene e, con il grado di maggiore del genio civile, ebbe l'incarico di costituire la prima Scuola dei ponti e strade del Regno delle Due Sicilie. Dei suoi figli, David Winspeare fu valente giureconsulto, avvocato e filosofo, Roberto divenne nel 1827 generale maggiore dell'esercito russo, Francesco Antonio fu ministro della guerra di Francesco II di Borbone.
  2. ^ a b Viaggio nella casa di correzione penale di Santo Stefano, su ecn.org. URL consultato il 6 giugno 2020.
  3. ^ Ventotene: Carcere di Santo Stefano, su ventotene.in. URL consultato il 6 giugno 2020.
  4. ^ Bentham, Jeremy., Panopticon, ovvero la casa d'ispezione, Marsilio, 1983, ISBN 88-317-4609-X, OCLC 797300098. URL consultato il 7 giugno 2020.
  5. ^ . Fino a che la santa giustizia - qui identificata attraverso il nome della dea greca della giustizia, Temi - tiene in catene tanti esemplari di scelleratezza, resta salda la tua proprietà, rimane protetta la tua casa
  6. ^ Sandro Bassetti, Ludovico Negroni: Un carbonaro di Orvieto da Cortona a Sapri, Lampi di stampa, 1º maggio 2009, pp. 217-219, ISBN 978-88-488-0839-2. URL consultato il 6 giugno 2020.
  7. ^ Croce, Elena, 1915-1994., Silvio Spaventa., Adelphi, 1969, OCLC 2490713. URL consultato il 7 giugno 2020.
  8. ^ Settembrini, Luigi, Ricordanze della mia vita., Laterza, 1934 [1879], pp. 5-9, OCLC 833879389. URL consultato il 7 giugno 2020.
  9. ^ Renato Bertacchini ( a cura di), Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, La Nuova Italia Editrice, Firenze 1965.
  10. ^ Il carcere borbonico di Santo Stefano - Roma - Repubblica.it, su Roma - La Repubblica, 28 agosto 2013. URL consultato il 7 giugno 2020.
  11. ^ L'isola di Santo Stefano, su COSE CHE TI FARANNO AMARE IL CIRCEO, 27 agosto 2018. URL consultato il 7 giugno 2020.
  12. ^ Sandro Bassetti, Ludovico Negroni: Un carbonaro di Orvieto da Cortona a Sapri, Lampi di stampa, 1º maggio 2009, pp. 217-219, ISBN 978-88-488-0839-2. URL consultato il 6 giugno 2020.
  13. ^ Biografia di Sandro Pertini, su centropertini.org. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
  14. ^ a b L'ex carcere ergastolo di Santo Stefano in Ventotene, su Associazione per Santo Stefano in Ventotene. URL consultato il 6 giugno 2020.
  15. ^ System, UE, FRANCESCHINI: DA VENTOTENE PARTE IL PERCORSO PER LE CELEBRAZIONI DEI TRATTATI DI ROMA'Il carcere Santo Stefano luogo simbolo delle radici europee', su beniculturali.it. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2020).
  16. ^ Renzi: "80 milioni per aprire 'Scuola Santo Stefano'". E recuperare il carcere FOTO e VIDEO, su dire.it, 30 gennaio 2016. URL consultato il 6 giugno 2020.
  17. ^ Ventotene / La promessa di Renzi: "80 milioni per il carcere di Santo Stefano", su temporeale quotidiano, 30 gennaio 2016. URL consultato il 6 giugno 2020.
  18. ^ VENTOTENE, su MIBACT, 3 febbraio 2017. URL consultato il 7 settembre 2021.
  19. ^ CIS, Sottoscrittori, su cissantostefano.governo.it. URL consultato il 17 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2021).
  20. ^ Michele Marangon, Ex carcere di Santo Stefano, Boschi e Franceschini inaugurano elisuperficie, su Corriere della Sera, 8 febbraio 2017. URL consultato il 6 giugno 2020.
  21. ^ Saverio Forte, Un carcere per Silvia Costa, in alessioporcu.it, 24 gennaio 2020. URL consultato il 18 gennaio 2022.
  22. ^ Nomina del Commissario, su cissantostefano.governo.it. URL consultato il 17 settembre 2021.
  23. ^ a b Tavolo permanente, riunione del 4 giugno 2020, su Associazione per Santo Stefano in Ventotene, 4 giugno 2020. URL consultato il 6 giugno 2020.
  24. ^ Ex carcere di S. Stefano, Silvia Costa: progetto dovrà essere integrato, partecipato ed europeo, su AgCult, 17 settembre 2020. URL consultato il 20 settembre 2020.
  25. ^ Ex carcere Santo Stefano - Ventotene: parte il concorso internazionale di progettazione, su invitalia.it, 30 giugno 2021. URL consultato il 17 settembre 2021.
  26. ^ Desirée Maida, Intitolato a David Sassoli il Progetto Ventotene, polo culturale nell’ex carcere di Santo Stefano, in Artribune, 18 gennaio 2022. URL consultato il 18 gennaio 2022.

Bibliografia modifica

  • Antonio Perucatti, Quel "criminale" di mio padre. Eugenio Perucatti e la riforma del carcere di Santo Stefano. Una storia di umana redenzione, Ultima spiaggia, 2014, ISBN 978-8898607044.