Francesco Bacone

filosofo, politico, giurista e saggista inglese (1561-1626)

Francis Bacon, latinizzato in Franciscus Baco(-onis) e italianizzato in Francesco Bacone (Londra, 22 gennaio 1561Londra, 9 aprile 1626), è stato un filosofo, politico, giurista e saggista inglese vissuto alla corte inglese, sotto il regno di Elisabetta I Tudor e di Giacomo I Stuart.

Ritratto di Francis Bacon

Formatosi con studi in legge e giurisprudenza, divenne uno strenuo difensore della rivoluzione scientifica, sostenendo il metodo induttivo fondato sull'esperienza, in senso gnoseologicamente antitetico al metodo deduttivo cartesiano. Il suo approccio è anche alla base della futura teoria lockiana della tabula rasa (con questa espressione, già a partire da Aristotele, si esprime il rifiuto della concezione secondo cui l'essere umano, già dalla nascita, abbia in sé delle idee innate, dei contenuti di conoscenza che non derivano dall'esperienza).

Biografia modifica

Nacque il 22 gennaio 1561, nella York House[1] di Londra, la residenza di suo padre, sir Nicholas Bacon, che nei primi vent'anni del regno d'Elisabetta I Tudor, aveva tenuto il Gran Sigillo. Sua madre era Lady Anne Cooke, donna di grande cultura e poliglotta, cognata di Lord Burghley, che fu Lord Tesoriere della Regina Elisabetta, e uno degli uomini più potenti d'Inghilterra.

Nel 1573 a 12 anni iniziò a frequentare il Trinity College dell'Università di Cambridge, ma dopo tre anni se ne allontanò generando un'accesa ostilità verso il culto di Aristotele volendo allontanare la filosofia dalla disputa scolastica per portarla su campi più pratici per illuminare ed accrescere l'umana felicità[2]. Francis Bacon entrò nel giugno del 1576 nel Gray's Inn di Londra una delle scuole dove si formavano i giureconsulti e gli avvocati.

Tre mesi più tardi partiva per la Francia al seguito di sir Amias Paulet nuovo ambasciatore alla corte di Enrico III: della Francia ebbe un'impressione negativa della quale resterà traccia nelle Note sul presente stato della cristianità (Notes on Present State of Christendom) composte nel 1582. Nelle Note dice che il re gli pare un uomo dagli sregolati piaceri, dedito alle danze, ai festini, alle cortigiane, la Francia un paese profondamente corrotto, male amministrato, povero e prossimo alla rovina.

Il 20 marzo 1579 ritornò precipitosamente a Londra a causa della morte del padre.[3] Nel 1584 fu eletto in Parlamento[4] come rappresentante di Taunton. Nel 1595 il Conte di Essex, suo grande amico, gli fece dono di una proprietà a Twickenham; l'amicizia fra i due si infranse però quando il Conte fu scoperto congiurare contro la Regina Elisabetta e lo stesso Bacone prese parte attiva nell'accusa.

La sua carriera politica lo vede ricoprire la carica di Solicitor general nel 1607, Attorney general (Avvocato generale) nel 1613, membro del Consiglio privato della Corona nel 1616, lord guardasigilli nel 1617, Lord cancelliere nel 1618; fu quindi ammesso tra i pari come barone di Verulamio e visconte di Sant'Albano (1621). Nel 1621, dopo essere stato incarcerato per una condanna di peculato da cui comunque fu graziato dal re e scarcerato dopo qualche giorno di prigionia, si ritirò a vita privata dedicandosi esclusivamente ai suoi studi ed alla stesura delle sue opere attraverso le quali esercitò una forte influenza nel mondo politico e culturale.

Morì il 9 aprile 1626 a 65 anni nella residenza del conte di Arundel, a Highgate all'alba del giorno di Pasqua, dopo aver contratto la polmonite mentre, secondo un controverso aneddoto, cercava di congelare un pollo nella neve[5] per studiare gli effetti del congelamento sulle carni. Nel suo testamento lasciò ogni suo avere alla propria servitù.[6]

Metodologia scientifica modifica

(LA)

«In rebus quibuscumque difficilioribus non expectandum, ut quis simul, et serat, et metat, sed praeparatione opus est, ut per gradus maturescant.»

(IT)

«In tutte le cose, e specialmente nelle più difficili, non ci si deve aspettare di seminare e mietere nel medesimo tempo, ma è necessaria una lenta preparazione, affinché esse maturino gradatamente[7]

 
Illustrazione dal Sylva sylvarum

Nei suoi scritti filosofici si dipana una complessa metodologia scientifica, spesso indicata con il suo nome (metodo baconiano). Sir Francis Bacon è il filosofo empirista della rivoluzione scientifica che ha incentrato la sua riflessione nella ricerca di un metodo di conoscenza della natura che si può definire scientifico, nel senso che vuole essere ripetibile e che parta dall'osservazione della natura. Bacone teorizza che l'osservazione dei fenomeni naturali debba essere praticata compilando una tabula presentiae e una tabula absentiae in proximitate in cui si riportano i dati di temperatura, sostanze chimiche e altri fattori ambientali presenti e assenti in un dato momento in cui si è ottenuto un fenomeno di cui si cerca di scoprire i fattori che l'hanno determinato.

Se il fenomeno si manifesta sia in presenza che in assenza di un dato fattore presunto, allora il fattore che è rilevato nel contesto è ininfluente. Se il fenomeno muta d'intensità, in presenza del fattore, ma si manifesta anche in sua assenza, ciò significa che il fattore condiziona il fenomeno ma non ne è ancora la causa. L'obiettivo dell'analisi è trovare quel fattore la cui presenza è condizione necessaria (anche se non sufficiente) del fenomeno stesso.

La filosofia naturale si distingue in due parti: quella speculativa, che riguarda la ricerca delle cause dei fenomeni naturali, e quella pratica che si occupa della produzione degli effetti. La parte speculativa, a sua volta, si divide in fisica e metafisica: la fisica "indaga e tratta le cause materiali ed efficienti; la metafisica studia le cause finali e formali".

Senza conoscere una causa come condizione necessaria e sufficiente dell'esistenza di un fenomeno non si potrà riprodurlo e nemmeno conoscerlo: un attributo sarà presente in un oggetto se, stimolato con la causa necessaria e sufficiente di quell'attributo, diventerà visibile e conoscibile; altrimenti se non si manifesta, ciò vorrà dire che l'oggetto non possiede tale attributo.

Bacone trascorse la vita a cercare un esperimento che chiamò "istanza cruciale" (Experimentum crucis), tale da interrogare la natura in modo da costringerla a risponderci sì o no, come dicevano i naturalisti italiani.

«Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può quanto sa; nessuna forza può spezzare la catena delle cause naturali; la natura infatti non si vince se non ubbidendole.»

Le massimeTantum possumus quantum scimus (tradotta correntemente in «Sapere è potere»[9]) e Natura non nisi parendo vincitur («La natura può essere vinta solo ubbidendole»[10]) passeranno a detto comune.

Il suo metodo anticipa quello galileiano, che dimostrerà come occorra un approccio quantitativo con equazioni e misure per trovare delle condizioni necessarie e/o sufficienti per conoscere i fenomeni e replicare quelli a noi più utili (e non soltanto qualitativo con tabule presentiae ed absentiae, ancora oggi utilizzate negli esperimenti dove è importante indicare le condizioni ambientali in cui avviene la misura).

Il Novum Organum modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Metodo baconiano.
 
Bacone

In quest'opera, Bacone elabora una procedura di lavoro per poter raggiungere una conoscenza certa di un fenomeno. Tale procedura, definita metodo baconiano, consta di due parti fondamentali: la pars destruens e la pars costruens. Nella prima occorre liberare la mente dalle false credenze e convinzioni, che Bacone chiama "idola" e successivamente con la pars construens del Novum Organum o Novum Organum Scientiarum (trad. "Nuovo organo", "Nuovo Strumento delle Scienze"), elaborare una teorizzazione del ragionamento induttivo, più definita e rinnovata rispetto a quella già accennata da Aristotele. Infatti, l'induzione aristotelica, o induzione per enumerazione semplice, passa troppo presto dai casi particolari ai princìpi generali. Conclude, cioè, troppo precipitosamente, procedendo per semplice enumerazione. Ad esempio, dalle osservazioni particolari che questo cigno è bianco, che quest'altro è bianco, e che quest'altro ancora è sempre bianco, passa subito alla conclusione generale che tutti i cigni sono bianchi. Ma i dati raccolti per enumerazione semplice possono essere sempre confutati da esempi successivi (per es., nel nostro caso, dalla constatazione futura dell'esistenza di un cigno nero).

Il superamento di questa falsa o impropria induzione passa secondo Bacone per l'instaurazione di una nuova metodologia scientifica che conduca all'induzione vera, non più per enumerazione semplice ma per esclusione degli elementi inessenziali a un fenomeno, e per scelta di quelli essenziali. Quello che Bacone vuole scoprire con l'induzione vera è la legge dei fenomeni. Sennonché questa legge è ancora concepita da Bacone aristotelicamente come "forma" (o "essenza", o "causa", o "natura") del fenomeno studiato, e non, come farà Galileo, come relazione quantitativa, di tipo matematico. In altre parole, la forma di un fenomeno (per es., del calore) è intesa, più o meno alla maniera di Aristotele, come il complesso delle qualità essenziali del fenomeno stesso, ossia come ciò che lo fa essere quello che è. Più precisamente, Bacone intende per forma il principio interno che spiega la costituzione, la struttura del fenomeno (schematismo latente), ma che spiega anche il suo sviluppo, cioè la sua generazione e produzione (processo latente). Il limite di Bacone consiste dunque nel fissare la sua attenzione sugli aspetti qualitativi del fenomeno studiato, mentre la scienza moderna si interessa anche dei suoi aspetti quantitativi, ossia di quelli che, proprio perché quantitativi, possono essere misurati.

Gli Idola: la pars destruens modifica

 
La Instauratio Magna (La grande instaurazione) di Bacone. L'opera, che comprende il Novum Organum, rappresenta nella copertina il veliero del nuovo sapere che supera le classiche colonne d'Ercole del mondo conosciuto.

Nella pars destruens del suo Novum Organum sono esposti gli errori da cui dobbiamo liberarci per delineare il metodo della ricerca della verità. Occorre purificare la nostra mentalità da una serie di errori che avevano causato sino ad allora lo scarso progresso delle scienze. Ma prima ancora di classificare gli errori occorre indicare le cause degli errori:

  • prima causa: l'uomo è più attaccato alle proprie idee che alle cose, ovvero l'uomo spesso dà più valore alle proprie idee che alla realtà
  • seconda causa: l'insofferenza per il dubbio;
  • terza causa: attribuire false finalità alla conoscenza. La conoscenza dice Bacone non è né serva né cortigiana ma sposa. Lo scienziato non si deve vendere come la cortigiana né asservirsi al potere di qualcuno ma accudire con amore alla sola scienza.

«E allora la scienza non sarà più né una cortigiana, strumento di voluttà, né una serva, strumento di guadagno, ma una sposa legitima, rispettata e rispettabile, feconda di nobil prole, di vantaggi reali, e di oneste delizie.[11]»

Dopo aver parlato delle cause degli errori, Bacone elenca gli errori che chiama idoli poiché l'uomo li onora al posto del vero Dio, della verità:

«Gli idoli e le false nozioni che sono penetrati nell'intelletto umano fissandosi in profondità dentro di esso, non solo assediano le menti in modo da rendere difficile l'accesso alla verità ma addirittura (una volta che questo accesso sia dato e concesso) di nuovo risorgeranno e saranno causa di molestia anche nella stessa instaurazione delle scienze: a meno che gli uomini preavvertiti non si agguerriscano per quanto è possibile contro di essi...[12]»

  • Idola tribus, gli errori della tribù, quelli radicati nella specie umana, che è fatta in modo tale che inevitabilmente commette errori. Il fatto stesso di essere uomini ci porta ad errare;
  • Idola specus, cioè gli errori della spelonca platonica, dovuti alla soggettività particolare dell'uomo. Ogni uomo è fatto in modo tale che oltre agli errori che commette in genere come uomo ci sono quelli legati alla sua particolare individualità;
  • Idola fori, gli errori della piazza, delle «reciproche relazioni del genere umano»[13], del linguaggio, che è convenzionale ed equivoco.
  • Idola theatri, gli errori della finzione scenica che Bacone imputa alla filosofia che ha dato rappresentazioni non vere della realtà «favole recitate e rappresentate sulla scena»[13], e come è accaduto con il sistema aristotelico che ha descritto un mondo fittizio non corrispondente alla realtà.

La storia della filosofia allora da quest'ultimo punto di vista può essere suddivisa in tre specie: sofistica, empirica e superstiziosa. Di filosofia sofistica accusa Aristotele perché cercò di dare più una descrizione astratta delle cose che andare alla ricerca della loro vera realtà. Una filosofia empirica è quella di Gilbert e degli alchimisti, che spiegano le cose per mezzo di limitati e particolari esperimenti. La filosofia "superstiziosa", infine, è quella che si fonde con la teologia come la filosofia pitagorica e platonica.

Il metodo delle Tabulae: la pars construens modifica

L'induzione vera proposta da Bacone può anche definirsi la dottrina delle tavole. Secondo Bacone, infatti, quando vogliamo studiare la natura di un certo fenomeno fisico dobbiamo far uso di tre tavole: la tavola della presenza (tabula praesentiae), la tavola dell'assenza (tabula absentiae in proximitate) e la tavola dei gradi (tabula graduum).

  • Nella tavola della presenza sono raccolti tutti i casi positivi, cioè tutti i casi in cui il fenomeno si verifica (per esempio, tutti i casi in cui appare il calore, comunque prodotto, dal sole, dal fuoco, dai fulmini, per strofinamento, ecc.).
  • Nella tavola dell'assenza sono raccolti tutti i casi in cui il fenomeno non ha luogo, mentre si sarebbe creduto di trovarlo (per esempio, nel caso dei raggi della luna, della luce delle stelle, dei fuochi fatui, dei fuochi di Sant’Elmo, ecc.).
  • Nella tavola dei gradi, infine, sono presenti i gradi in cui il fenomeno aumenta e diminuisce (ad esempio, si dovrà porre attenzione al variare del calore nello stesso corpo in ambienti diversi o in particolari condizioni).

Solo dopo aver effettuato l'analisi e la comparazione dei risultati segnati nelle tre tavole, possiamo senz'altro tentare un'interpretazione iniziale o vindemiatio prima (prima vendemmia); in altre parole, le tavole consentono una prima ipotesi sulla forma cercata. Questa prima ipotesi procede per esclusione e per scelta. Lo scienziato esclude (cioè scarta) come forma del fenomeno le caratteristiche mancanti nella prima tavola, presenti nei corpi nella seconda, e che non risultano decrescenti col decrescere dell'intensità del fenomeno, o viceversa. Lo scienziato, invece, sceglie come causa del fenomeno una natura sempre presente nella prima tavola, sempre mancante nella seconda, e con variazioni correlate a quelle del fenomeno nella terza. Nel caso del calore, si può ipotizzare che la causa del fenomeno sia il movimento, non di tutto il corpo, ma delle sue parti, e piuttosto rapido. Il movimento, infatti, si trova quando il caldo è presente, manca quando il caldo è assente, aumenta o diminuisce a seconda della maggiore o minore intensità del calore. La causa del calore non può essere, invece, la luce, perché la luce è presente nella tavola dell'assenza.

L'ipotesi va poi verificata con gli esperimenti. Bacone propone ben 27 tipi diversi di esperimenti e pone al culmine l'experimentum crucis (esperimento della croce), il cui nome deriva dalle croci erette nei bivi decisionali: quando, dopo aver vagliato le tavole, ci troviamo di fronte a due ipotesi ugualmente fondate, l'esperimento cruciale ci toglie dall'incertezza, perché dimostra vera una delle due ipotesi, e falsa l'altra. Esempi di problemi che richiedono l'esperimento cruciale sono la teoria della rotazione o meno della Terra intorno al Sole, le teorie sul peso dei corpi, ecc. Consideriamo, per esempio, quest'ultimo problema. Ecco il bivio: o i corpi pesanti tendono al centro della Terra per la loro stessa natura, cioè per una qualità intrinseca, come voleva Aristotele, o sono attratti dalla forza della massa terrestre. Se fosse vera la prima ipotesi, un corpo dovrebbe avere sempre lo stesso peso; invece, se fosse vera la seconda ipotesi, un corpo dovrebbe pesare di più avvicinandosi al centro della Terra, e di meno allontanandosene. Ed ecco l'esperimento cruciale: si prendano due orologi, uno con contrappesi di piombo e l'altro a molla. Si accerti che le loro lancette si muovano alla stessa velocità. Si ponga il primo in cima a un luogo altissimo, e l'altro a terra. Se è vera l'ipotesi che il peso dipende dalla forza di gravità, l'orologio piazzato in alto si muoverà più lentamente, a causa della diminuita forza di attrazione terrestre.

La nuova Atlantide modifica

La nuova Atlantide è un testo che fa parte del genere letterario utopico, assieme, ad esempio, alle opere L'Utopia di Thomas More o La città del sole di Tommaso Campanella. Bacone prende spunto dal mito di Atlantide, narrato da Platone (che egli non apprezza) nel Crizia. Platone a capo del suo stato aveva messo i filosofi, Campanella un sacerdote, Bacone gli scienziati. Essi sono dotati di un sapere pratico capace di trasformare la realtà ed assicurare una vita migliore all'umanità. Le Utopie di Tommaso Moro e Campanella si ispirano a motivi morali e sociali: il tema centrale de La nuova Atlantide è da cercarsi invece nel potere che deriva all'uomo dalla scienza.

Al centro dell'intera società utopica vi è la famiglia, la cui prosperità diventa un affare di stato, partendo dal privato, dai piccoli amori domestici, per poi trasformarsi in universale. Bacone immagina di approdare a Bensalem (tale è il nome della città sull'isola ideale) in seguito ad un naufragio. Egli ed i suoi compagni di viaggio entrano in contatto con una cultura più avanzata, una civiltà che conosce tutte le altre, ma dalle quali non è conosciuta e che ha sempre saputo (e intende continuare a farlo) rimanere pura, non traviarsi, come invece è capitato a tutte le altre. Proprio per questo, in un primo tempo, sono riluttanti ad accogliere e a far sbarcare gli stranieri anche se successivamente non esiteranno ad aiutare l'intero equipaggio.

È una società radicalmente diversa rispetto a quelle allora conosciute, tuttavia qualcosa le accomuna; ad esempio le lingue sono il greco, l'ebraico, il latino e lo spagnolo; la loro religione è il Cristianesimo. Tutto ciò che gli abitanti di Bensalem si vedono intorno lo attribuiscono a Dio. Gli scienziati, che reggono la città, cercano di trasformare, alterare, imitare, riprodurre la realtà in quanto la conoscono secondo verità: il mondo stesso è a totale disposizione dell'uomo. Bensalem non è una semplice città ma un gigantesco laboratorio scientifico all'aria aperta il cui fine è conoscere le cause e le forze interne alla natura ed estendere i confini del potere umano. Ivi si preparano medicinali, si riproducono i fenomeni atmosferici, si fabbricano artificialmente insetti, si desalinizza l'acqua salata, si prolunga la vita dell'uomo, si edificano torri altissime, si creano pozioni, si sperimentano su animali ogni tipo di veleni per provvedere alla salute dell'uomo.

Caratteristiche:

  1. non si tratta di una democrazia;
  2. la politica è una tecnocrazia. In Bacone è fortissima la convinzione che il governo stesso debba essere in mano agli scienziati, i quali devono governare in funzione del benessere dei cittadini;
  3. nasce l'idea che il sapere non sia frutto di un singolo individuo, la scienza è un lavoro di équipe.

Verità e utilità della scienza modifica

Rodolfo Mondolfo ha esplicato le motivazioni storiche e culturali in un saggio su lavoro intellettuale e lavoro manuale dall'antichità al Rinascimento, parlando di un profondo mutamento nelle arti meccaniche e nel lavoro manuale, che si verificò in Europa fra XV e XVI secolo. La cultura Europea si avvicinava così ad una definitiva rottura con quella teoria dove la tecnica era inferiore rispetto alla scienza e il lavoro manuale inferiore rispetto a quello intellettuale. Il Mondolfo mostra da una parte " l'esistenza di una corrente spirituale nel mondo antico che onora il lavoro manuale", dall'altra lato spiega come in Grecia ci sia disprezzo per il lavoro manuale e le arti meccaniche soprattutto nelle classi militari. Il Mondolfo è consapevole che nella cultura del mondo antico prevalse proprio quella profonda opposizione fra tecnica e scienza. Paolo Rossi prova a dimostrare il rapporto tra alcune teorie centrali di Bacone e le teorie assunte da Mondolfo verso le arti meccaniche, ma essi sono giunti a conclusioni nettamente diverse.

Bacone si pone contro una possibile opposizione fra tecnica e scienza, lavoro manuale e lavoro intellettuale. Nella storiografia baconiana è presente una divisione in due gruppi degli interpreti di Bacone: quelli che hanno interpretato Bacone come un "utilitarista" e quelli che lo hanno difeso da questa accusa perché hanno visto in lui una valutazione "disinteressata" del sapere scientifico. Gli studiosi che hanno criticato la filosofia di Bacone partivano da un terreno comune, quello di una indispensabile opposizione fra scienza e tecnica e fra "verità" e "utilità". Chi invece come Liebig, un filosofo spiritualista, pensava che "la ricerca della verità" e la "realizzazione delle opere" fossero due campi distinti, concepì senza dubbio il pensiero baconiano come tipica espressione di "volgare utilitarismo". Bacone rifiuta categoricamente e gli fa apparire il sapere tradizionale come "sterile desiderio" la separazione tra verità e utilità e che tra teoria e pratica, tra sapere e operare è stata introdotta una frattura. Bacone infatti sostiene l'identità di questi termini. Un aspetto interessante della filosofia Baconiana è il tentativo che egli compie per far vedere come questa contrapposizione sia andata sempre man mano a rafforzarsi col passare dei secoli. Non è la filosofia a mettere in crisi tale contrapposizione, ma una serie di grandiosi mutamenti che sono avvenuti e hanno modificato la civiltà umana.

Il progetto baconiano di una storia letteraria (attualmente la nomineremmo storia delle idee) pubblicato nell'Advancement of Learning del 1605 è indicativo del punto di vista di Bacone. Si tratta di una storia dello sviluppo del sapere, del fiorire delle scuole scientifiche, dalle loro lotte delle loro dimenticanze, lo scopo era di insegnare agli uomini l'uso consapevole del sapere. Nella Instauratio Magna troviamo le critiche rivolte alla tradizione filosofica, attraverso la quale Bacone intendeva dar vita ad un'opera, nella cui realizzazione occorre che gli uomini siano consapevoli dell'identità fra progresso nella teoria e progresso nella pratica. Nella Conference of Pleasure del 1592 Bacone affermò la sovranità dell'uomo nella conoscenza, sostenendo che il fine della scienza è quello di servire alla vita e identificando l'uomo con "ciò che l'uomo conosce".

L'identità fra verità e utilità è stata espressa da Bacone in una serie di opere differenti. Nella Partis Instaurationis Secundae Delineatio et Argumentum, nei Cogitata et Visa e poi nel Novum Organum Bacone si occupa di rispondere a delle domande che potevano essergli mosse dalle filosofie tradizionali: non è la contemplazione del vero cosa di gran lunga più eccellente e degna di qualsiasi ritrovato pratico, per importante ed utile che esso sia? Per chi dedica alla meditazione ogni suo amore e ogni venerazione, non può suonare giustamente eccessiva, spiacevole e sgradita la continua insistenza sulle opere, sui risultati pratici sulle arti? Questo attardarsi in mezzo alle cose particolari non distoglie la mente dalla serenità e dalla tranquillità che sono proprie della scienza? Nella Partis Instaurationis Secundae Delineatio Bacone afferma che colui che protesta contro l'eccessiva insistenza delle opere va contro i suoi stessi desideri. Con ancor più forza, nei Cogitata et Visa Bacone dichiara che l'impero dell'uomo risiede solo nella scienza e che l'uomo può solo per quel tanto che sa. Secondo Bacone, insomma, esiste una radicale differenza di piani fra esperienza comune ed esperienza scientifica.

Egli afferma anche che tutti i fenomeni naturali siano riconducibili a un numero finito di elementi semplici. La coincidenza di sapere e potenza, di verità e utilità presuppone dunque l'adozione da parte dell'intelletto di precise regole tecniche. Solo l'adozione di un nuovo metodo garantisce questa coincidenza, la quale non è invece in alcun modo presente nè in alcun modo realizzabile ove la mente sia sprovvista di strumenti o ritenga di poter lavorare senza di essi. Chiedersi se le verità scientifiche dipendano dai processi impiegati per affermarle è per Bacone un dilemma privo di senso. Le due gemelle intenzioni umane, la scienza e la potenza coincidono in una sola e l'ignoranza delle cause provoca il fallimento delle opere: ciò che in sede teorica vale come causa, in sede operativa vale come regola. Ciò implica che a una causa che non possa contemporaneamente valere come regola non può legittimamente applicarsi la qualifica di causa e viceversa. Si tratta di un solo processo. Posta di fronte a un certo effetto "la contemplazione" muove alla ricerca della causa. A un vero precetto corrisponde un perfetto operare: la ricerca teorica e l'applicazione pratica sono la stessa cosa.

Ciò che interessa soprattutto a Bacone è che il progresso della condizione umana e il progresso delle costruzioni tecniche non vengano considerati separati o addirittura opposti. Quindi non basta solo affermare la convergenza tra utilità e verità ma anche non porre la verità in un rapporto di dipendenza con l'utilità. Una praticità senza verità è per Bacone arbitraria e casuale. La caccia al risultato pratico è tipico dei procedimenti della magia e dell'alchimia. In polemica con i procedimenti magico-alchemici, Bacone avanza l'esigenza di metodi rigorosi e codificabili, egli affermava che le opere andavano ricercate più come pegni di verità che non a causa delle comodità della vita. La preoccupazione per l'apparato teorico della ricerca scientifica appare particolarmente evidente nella Partis Instaurationis Secundae Delineatio del 1607. L'opera della ragione, scrive Bacone nella Delineatio è duplice e può avere un duplice fine e uso. Il fine dell'uomo è quello di contemplare o quello di agire od operare ed egli ricerca o la cognizione delle cause o l'abbondanza degli effetti. Conoscere la causa di un determinato effetto è il fine della conoscenza, introdurre in una determinata base materiale una certa natura è il fine della potenza. Bacone fornisce una giustificazione di tale distinzione. La divisione fra i termini "sapere" e "operare" dipende dunque per Bacone dal fatto che le operazioni umane sono attualmente affidate a una "prudenza" immediatistica e a una serie di accorgimenti di carattere empirico non sorrette da un metodo.

Se dalla Delineatio si passa al Novum Organum ci accorgiamo che la posizione di Bacone sembra essersi invertita. Qui afferma che data la pericolosità delle astrazioni sembra molto più sicuro iniziare la restaurazione delle scienze dai fondamenti. L'atteggiamento di Bacone nelle due opere differisce poiché nella prima opera Bacone ritiene più opportuno far leva su un'analisi degli assiomi o proposizioni generali per modificare il rapporto fra teoria e pratica o fra verità e utilità, mentre nella seconda Bacone ritiene sia più sicuro iniziare la riforma del sapere dalla pratica invece che dalla teoria. Anche laddove Bacone introduce una distinzione fra parte speculativa e parte operativa della filosofia naturale come nel De Augmentis, egli non smentisce nè contraddice la sua tesi dell'identità fra verità e utilità, causa e regola. La separazione fra i termini viene vista come preparatoria e provvisoria: essa ha un senso preciso nell'ambito di un tentativo di riforma delle condizioni attuali di scienza, perde ogni senso entro una scienza rinnovata che abbia superato la condizione di incertezza operativa. Questa incertezza è l'effetto e la causa della scissione fra verità e utilità. Per sbloccare questa situazione è necessario che l'uomo adotti verso la realtà naturale un nuovo atteggiamento, stabilendo così un contatto con la natura.

Quando bacone accusa Aristotele di aver avuto la pretesa di produrre il mondo mediante una serie di distinzioni verbali, costituite con grande acutezza, egli mira a colpire la logica che a suo dire si presenta come un ostacolo a ogni effettivo processo di indagine sulla natura. Quella logica, secondo Bacone, è senza dubbio in grado di insegnare agli uomini a trarsi d'impaccio dalle dispute. Nella logica tradizionale avvengono due fenomeni contro i quali Bacone prende posizione: il sistema delle relazioni logiche o delle regole del discorso veniva dichiarato autosufficiente e fornito di finalità intrinseche, veniva ignorata la necessità di operazioni capaci di applicare tali regole e tali significazioni alla realtà naturale. Da questi due punti deriva il pensiero tradizionale. La consapevolezza dell'identità fra progresso nelle teorie e progresso nella condizione umana era senza dubbio per Bacone un elemento indispensabile alla formulazione stessa di un progetto di restaurazione e riforma del sapere ma è altrettanto vero che l'identità di scienza e potenza e fra verità e utilità gli si presentava più come un fine da realizzare attraverso la riforma.

L'avallo delle deportazioni in Virginia modifica

Dopo la privatizzazione delle terre, come uomo politico concettualizzò la scienza del terrore assecondando e sostenendo le deportazioni di massa dei diseredati e dei poveri nelle colonie americane della Virginia. Tra le altre cose è necessario ricordare che nel 1619 il Consiglio Privato, di cui a quel tempo Bacone faceva parte, violando apertamente la legge inglese, e per assecondare la volontà della Virginia Company, costrinse alla deportazione nelle colonie americane ben 165 bambini, provenienti dal Bridewell Palace. Di quei 165 bambini (di età compresa tra gli 8 e i 16 anni) nel 1625 a seguito dei maltrattamenti subiti nelle piantagioni ne rimasero in vita solo dodici. Le deportazioni continuarono coinvolgendo altri millecinquecento bambini nel 1627 e ulteriori quattrocento, di origine irlandese, nel 1653[14].

Influenze del pensiero baconiano modifica

Per studiare le idee di Bacone, un gruppo di 12 scienziati inglesi fondò la Società Reale, divenuta in seguito l'accademia nazionale inglese delle scienze. Ispirò profondamente il pensiero ed il lavoro di Hobbes e di Locke. Durante l'Illuminismo francese, l'Encyclopédie è stata dedicata a Bacone; D'Alembert chiamò Bacone il massimo, il più universale e più eloquente filosofo. La Convenzione Nazionale pubblicò le opere di Bacone a spese dello Stato.

«Se siamo riusciti nel nostro intento, ne siamo debitori al Cancelliere Bacone.»

Nel Puritanesimo modifica

Sebbene Bacone non fosse un puritano, fu accolto molto positivamente quanto dichiarò nella prefazione del De interpretatione naturae del 1603:

(EN)

«the knowledge that we now possess will not teach a man even what to wish»

(IT)

«la conoscenza di cui disponiamo attualmente non insegnerà a un uomo nient'altro che quello che ha da desiderare»

L'affermazione si schierava a favore di un progresso pratico delle scienze, opposto ad uno sterile scolasticismo. Il ripudio della scienza scolastica trovò un solido punto di incontro con i puritani, che iniziarono a occuparsi dei frutti della terra al servizio di Dio. Tale processo di crescita sarebbe stato agevolato dal rifiuto meccanicistico dell'esistenza di un ordine divino della natura e quindi dalla possibile scelta di una metodologia descrittiva più semplice, in quanto priva della necessità di coniugare fede e ragione.
La visione del progresso fu spinta ai massimi termini in Magnalia naturae, opera che prefigurò un futuro nel quale il progresso avrebbe donato al genere umano l'allungamento della vita, la restituzione di un certo grado di giovinezza, il ritardo della vecchiaia, la cura delle malattie reputate incurabili e la mitigazione del dolore».[15][16][17]

Opere modifica

 
Sylva sylvarum, frontespizio dell'edizione del 1658

Note modifica

  1. ^ La York House è un'ala storica di St James's Palace
  2. ^ Will Durant, Gli eroi del pensiero, a cura di Ettore e Mara Fabietti, ed. Sugar Editore, 1964
  3. ^ Marta Fattori, La Rivoluzione scientifica - I protagonisti: Francis Bacon, Storia della Scienza (2012) -Ed. Treccani.it
  4. ^ Dizionario di Filosofia Treccani alla voce corrispondente
  5. ^ Massimiano Bucchi, Il pollo di Newton, Guanda 2013
  6. ^ Jane Austen, Shakespeare, Francis Bacon, sir Francis Drake: testamenti online, su blitzquotidiano.it. URL consultato l'11 marzo 2014.
  7. ^ Le parole di Bacone sono state citate da Beccaria nel frontespizio del suo Dei delitti e delle pene. La traduzione in italiano del passo è tratta dall'edizione Rizzoli, curata da Jemolo nel 1981, p. 53.
  8. ^ In F. Bacone, Scritti filosofici, a cura di Paolo Rossi, Torino, UTET, 1975, p. 389.
  9. ^ Cfr. ad esempio Otto Weininger, Delle cose ultime, Edizioni Studio Tesi, 1992, p. 246.
  10. ^ Simone Weil esprimerà al riguardo un commento entusiastico: «All'antica e disperante maledizione del Genesi, che faceva apparire il mondo come un luogo di pena e il lavoro come il marchio della schiavitù e dell'abiezione umana, egli ha sostituito in un lampo di genio la vera carta dei rapporti dell'uomo con il mondo: "L'uomo comanda alla natura obbedendole". Questa formula così semplice dovrebbe costituire da sola la Bibbia della nostra epoca. Essa è sufficiente a definire il lavoro vero, quello che rende gli uomini liberi, e questo nella misura stessa in cui è un atto di sottomissione cosciente alla necessità». (Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale, a cura di Giancarlo Gaeta, Milano, RCS - Corriere della Sera, 2011, p. 93)
  11. ^ In Ausonio Franchi, Letture su la storia della filosofia moderna: Bacone, Descartes, Spinoza, Malebranche, Volume 1, ed. Fratelli Ferrario, 1863, p. 156
  12. ^ F. Bacone, Novum Organum (in Ubaldo Nicola, Antologia di filosofia. Atlante illustrato del pensiero, Giunti Editore, p. 215)
  13. ^ a b Op. cit., ibidem
  14. ^ I ribelli dell'Atlantico, Peter Linebough e Markus Rediker, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 2000, ISBN 88-07-10374-5, Prima edizione in “Campi del sapere” novembre 2004, p. 67
  15. ^ Markku Peltonen, Peltonen Markku, The Cambridge Companion to Bacon, Cambridge Companions to Philosophy, Cambridge University Press, 26 aprile 1996, p. 328, OCLC 318179343.
  16. ^ M. Therese Lysaught, Joseph Kotva, Stephen E. Lammers, Allen Verhey, On Moral Medicine: Theological Perspectives on Medical Ethics, Wm. B. Eerdmans Publishing, 20 luglio 2012, p. 998, ISBN 9780802866011, OCLC 1003229578. URL consultato il 31 luglio 2020 (archiviato il 31 luglio 2020). Ospitato su Google Cache.
  17. ^ Celia Deane-Drummond, HGP as a Soteriologival Project, in Brave New World?: Theology, Ethics and the Human Genome, Bayou Press Series, A&C Black, 1º novembre 2003, p. 164, ISBN 9780567089366, OCLC 54092211 (archiviato il 31 luglio 2020). citando PMC 1081846.

Bibliografia modifica

 
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