Gianni Francesco Mattioli

politico e fisico italiano

Gianni Francesco Mattioli (Genova, 29 gennaio 1940) è un fisico e politico italiano, ministro per le politiche comunitarie dal 26 aprile 2000 all'11 giugno 2001 nel governo Amato II.

Gianni Francesco Mattioli
Giovanni Mattioli durante la XIII legislatura

Ministro per le politiche comunitarie
Durata mandato19 maggio 2000 –
11 giugno 2001
Capo del governoGiuliano Amato
PredecessorePatrizia Toia
SuccessoreRocco Buttiglione

Sottosegretario di Stato al Ministero dei lavori pubblici
Durata mandato22 maggio 1996 –
26 aprile 2000
ContitolareAntonio Bargone
Capo del governoRomano Prodi
Massimo D'Alema
PredecessorePaolo Stella Richter
Lucio Testa
SuccessoreAntonio Bargone
Salvatore Ladu
Domenico Romano Carratelli
Antonino Mangiacavallo

Portavoce della Federazione dei Verdi
Durata mandato9 dicembre 1990 –
21 marzo 1993
Predecessorefondazione partito
SuccessoreCarlo Ripa di Meana

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato2 luglio 1987 –
29 maggio 2001
LegislaturaX, XI, XII, XIII
Gruppo
parlamentare
XI: Verde
XI: Verdi
XII: Progressisti-Federativo
XIII: Misto/Verdi-L'Ulivo
CoalizioneProgressisti (XII)
L'Ulivo (XIII)
CircoscrizioneX-XI: Milano
XII-XIII: Emilia-Romagna
CollegioXII-XIII: Rimini-Riccione
Incarichi parlamentari
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoLV (1986-1990)
FdV (1990-2009)
AD (1994-1996)
SEL (2009-2016)
Titolo di studioLaurea in fisica
UniversitàUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"
ProfessioneDocente universitario

Biografia modifica

Nato il 29 gennaio 1940 a Genova, si è laureato in Fisica all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" nel 1964 con una tesi sulla diffusione delle particelle ad alta energia, e nel 1973 divenne docente della stessa materia presso la stessa Sapienza di Roma, conducendo in ambito universitario ricerche nel campo della meccanica quantistica e della meccanica razionale.[1]

Nel 1977 viene a contatto con il caso delle popolazioni di Montalto di Castro, dove sta per essere insediata una centrale nucleare. Da allora la passione e l'impegno civile a favore della tutela della salute e dell'ambiente diventeranno i cardini delle sue attività, che sfoceranno ben presto nell'impegno politico schierato sul versante ecologista.[1]

Nel 1978 fondò il "Comitato per il Controllo delle Scelte Energetiche", insieme a Massimo Scalia e altri tra cui il giovane Ermete Realacci, Gianni Silvestrini (Comitato Siciliano), Stefano Gazziano e altri che sarebbero diventati protagonisti delle vicende politiche anti-nucleari e ambientaliste.

Ha iniziato il suo impegno anti-nucleare nel Movimento Internazionale di Riconciliazione di Roma, e nel 1981 è fondatore, con Scalia, della rivista «Quale energia?», di cui fu direttore per sei anni.[1]

Elezione a deputato modifica

 
Mattioli rieletto alla Camera dei deputati nel 1992

Alle elezioni politiche del 1987 viene candidato alla Camera dei deputati, ed eletto per la Lista Verde nella circoscrizione Milano-Pavia, dove nella X legislatura fu componente della 5ª Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione; Negli stessi anni fu anche presidente dei Verdi dal 1988 al 1992 e uno dei membri del Comitato promotore del movimento politico "Verso Alleanza Democratica".

Rieletto deputato alla Camera dopo le elezioni politiche del 1992, divenne vicepresidente della 8ª Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati.

Nel 1994 si avvicina ai Cristiano Sociali e ad Alleanza Democratica (AD) di Willer Bordon, con cui alle elezioni politiche di quell'anno viene ricandidato alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Rimini-Riccione, sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra Alleanza dei Progressisti in quota AD, dove viene eletto con il 48,85% dei voti contro i candidati del Polo delle Libertà Marina Maggioli (24,77%), del Patto per l'Italia Pietro Pasini (14,84%) e di Alleanza Nazionale Giancarlo Barnabè (11,54%)[2]. Nel corso della XII legislatura è stato componente della 5ª Commissione Bilancio, tesoro e programmazione e vice-capogruppo in quota Verdi del gruppo parlamentare Progressisti-Federativo.

Sottosegretario e Ministro modifica

Alle politiche del 1996 si riavvicina alla Federazione dei Verdi, ricandidandosi nel collegio uninominale di Rimini-Riccione sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra L'Ulivo in quota Verdi, dove viene riconfermato deputato alla Camera con il 56,72% dei voti contro i candidati del Polo per le Libertà Massimo Ricci (36,79%) e della Lega Nord Francesco Anemoni (6,49%).[3]

Dopo la vittoria de L'Ulivo di Romano Prodi alle politiche del 1996, e con la nascita del suo primo governo, viene nominato dal Consiglio dei ministri sottosegretario di Stato al Ministero dei lavori pubblici, incarico che mantiene nei successivi governi D'Alema I e II fino al 26 aprile 2000[4]; negli stessi anni entrò nel comitato esecutivo di Legambiente.

Nel 2000, durante la formazione del secondo governo guidato da Giuliano Amato divenne Ministro senza portafoglio per le politiche comunitarie dopo che Edoardo Ronchi, suo collega di partito, aveva rifiutato tale incarico.[1]

Fuori dal Parlamento modifica

Nel 2009 aderisce all'Associazione Ecologisti di Loredana De Petris, nata da una scissione nella Federazione dei Verdi, che prende parte al processo di costituzione di Sinistra Ecologia Libertà (SEL), con cui il 20 dicembre entra nel coordinamento nazionale di SEL, di cui è responsabile delle politiche ambientali.

Incarichi parlamentari modifica

X legislatura modifica

XI legislatura modifica

XII legislatura modifica

XIII legislatura modifica

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ a b c d (EN) entita – Lazio 900, su lazio900.it. URL consultato il 29 settembre 2022.
  2. ^ Archivio storico elezioni, su elezionistorico.interno.gov.it.
  3. ^ Archivio storico elezioni, su elezionistorico.interno.gov.it.
  4. ^ la Repubblica/politica: D'Alema bis, ecco i sottosegretari, su www.repubblica.it. URL consultato il 30 settembre 2022.
  5. ^ [1]

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN90278072 · ISNI (EN0000 0001 0785 6504 · SBN RAVV002730 · LCCN (ENno2010206468 · WorldCat Identities (ENlccn-no2010206468