Lucrezia di Cosimo I de' Medici

duchessa consorte di Ferrara, Modena e Reggio
Disambiguazione – Se stai cercando altri membri della famiglia Medici con questo nome, vedi Lucrezia de' Medici.

Lucrezia de' Medici[1][2] (Firenze, 14 febbraio 1545Ferrara, 21 aprile 1561) è stata una nobildonna italiana, figlia dell'allora duca Cosimo I de' Medici[1][2] e della duchessa Eleonora di Toledo[1][2].

Lucrezia de' Medici
Ritratto di Lucrezia de' Medici, duchessa di Ferrara, Modena e Reggio, olio su tavola, opera di Agnolo Bronzino,[1] 1560[1] (Museo d'arte della Carolina del Nord[1])
Duchessa consorte di Ferrara,
Modena e Reggio
In carica3 ottobre 1559
21 aprile 1561
PredecessoreRenata di Francia
SuccessoreBarbara d'Austria
Altri titoliPrincipessa di Toscana
NascitaFirenze[1][2], 14 febbraio 1545[1][2]
MorteFerrara[2], 21 aprile 1561[1][2]
Luogo di sepolturaMonastero del Corpus Domini[2]
Casa realeMedici per nascita
Este per matrimonio
PadreCosimo I de' Medici[1][2]
MadreEleonora di Toledo[1][2]
ConsorteAlfonso II d'Este[1][2]
ReligioneCattolicesimo

Il 3 luglio 1558[1][2] sposò il duca Alfonso II d'Este[1][2] e come sua prima moglie fu duchessa consorte di Ferrara, Modena e Reggio, dal 1559 fino alla sua stessa morte (avvenuta nel 1561).

Alla duchessa Lucrezia è dedicato un monologo drammatico dal titolo My Last Duchess (La mia ultima duchessa), opera del poeta inglese Robert Browning.[3][4]

Biografia

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Infanzia

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Fu la quinta figlia del duca di Firenze, poi granduca di Toscana, Cosimo I de' Medici e di Eleonora di Toledo (figlia del viceré di Napoli Pedro Álvarez de Toledo). Crebbe nel clima brillante della Firenze medicea, anche se la sua educazione fu molto severa, modellata sul rigido cerimoniale di corte spagnolo della madre.

Matrimonio

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Nel 1557 per suggellare la pace tra Ercole II d'Este e Filippo II di Spagna fu deciso che il principe di Ferrara, Alfonso, sposasse Maria de' Medici, primogenita di Cosimo I, alleato del re di Spagna e mediatore del trattato. Tuttavia, Maria morì poco dopo di malaria e venne sostituita dalla sorella minore Lucrezia.

Il principe Alfonso fece il suo ingresso solenne a Firenze il 18 maggio 1558 e il 3 luglio vennero celebrate le nozze con Lucrezia in una cappella di Palazzo Vecchio. Tuttavia, poiché la ragazza non era ancora sessualmente matura, la duchessa Eleonora pretese di avere ancora con sé la figlia finché non fosse stata donna. Tre giorni dopo le nozze Alfonso lasciò Firenze, mentre Lucrezia continuò a vivere insieme alla sorella Isabella negli appartamenti della austera madre, isolata dal resto del mondo.

Duchessa consorte di Ferrara

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Monastero del Corpus Domini (Ferrara): tomba di Lucrezia de' Medici.

Alla morte del duca Ercole II - avvenuta il 3 ottobre 1559 - Alfonso divenne duca di Ferrara, Modena e Reggio col nome di Alfonso II d'Este e di conseguenza Lucrezia divenne duchessa consorte. Lucrezia lasciò la corte medicea e il 17 febbraio 1560 fece il suo ingresso trionfale a Ferrara. Tuttavia, restò isolata anche nella sua nuova corte e meno di un anno dopo morì di tisi, dopo due mesi di sofferenze, accudita da un medico fiorentino inviato appositamente dal padre. Sulla sua morte circolarono infondate storie di avvelenamento. La duchessa fu sepolta a Ferrara nel Monastero del Corpus Domini, luogo in cui trovavano riposo i membri della famiglia estense.

Alfonso II e Lucrezia non avevano avuto figli, pertanto il duca si risposò altre due volte per assicurarsi un erede: nel 1565 con l'arciduchessa Barbara d'Asburgo e nel 1579 con Margherita Gonzaga. Non ebbe figli da nessuna moglie e la sua morte decretò la fine del dominio estense sul ducato di Ferrara, inglobato dallo Stato pontificio. Il ducato di Modena e Reggio invece passò al nipote Cesare d'Este, discendente di un ramo illegittimo degli Este.

Di Lucrezia ci resta un bel ritratto di Agnolo Bronzino in un enigmatico vestito nero, una delle varietà di colore più pregiate e costose, che fa risaltare i suoi candidi lineamenti.

Lucrezia è l'«ultima duchessa» di My Last Duchess (La mia ultima duchessa), il monologo drammatico in versi di Robert Browning pubblicata per la prima volta con il titolo Italy nel 1842 nella raccolta Dramatic Lyrics (Liriche drammatiche) e nel 1845 con il titolo attuale, nella raccolta Dramatic Romances and Lyrics (Liriche e monologhi drammatici)[5][6].

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giovanni il Popolano Pierfrancesco il Vecchio  
 
Laudomia Acciaiuoli  
Giovanni dalle Bande Nere  
Caterina Sforza Galeazzo Maria Sforza  
 
Lucrezia Landriani  
Cosimo I de' Medici  
Jacopo Salviati Giovanni Salviati  
 
Elena Gondi  
Maria Salviati  
Lucrezia di Lorenzo de' Medici Lorenzo de' Medici  
 
Clarice Orsini  
Lucrezia di Cosimo I de' Medici  
Fadrique Álvarez de Toledo y Enríquez García Álvarez de Toledo y Carrillo  
 
María Enríquez de Quiñones y Cossines  
Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga  
Isabel de Zúñiga y Pimentel Álvaro de Zúñiga y Guzmán  
 
Leonor Pimentel y Zúñiga  
Eleonora di Toledo  
Luis Pimentel y Pacheco Rodrigo Alonso Pimentel  
 
María Pacheco y Portocarrero  
María Osorio y Pimentel  
Juana Osorio y Bazán Pedro Álvarez Osorio  
 
María de Bazán  
 
  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) Lucrezia de’ Medici, in madameguillotine.co.uk. URL consultato il 4 gennaio 2019.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Grazia Biondi, LUCREZIA de' Medici, duchessa di Ferrara, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 4 gennaio 2019.
  3. ^ My last duchess, Appunti di Letteratura Inglese. Università degli Studi di Roma La Sapienza, in www.docsity.com. URL consultato il 4 gennaio 2019.
  4. ^ Maria e Lucrezia de' Medici, in www.dols.it. URL consultato il 4 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2019).
  5. ^ (EN) Philip V. Allingham, Applying Modern Critical Theory to Robert Browning's "My Last Duchess", su victorianweb.org. URL consultato il 18 novembre 2010.
  6. ^ T. Joseph, S. Francis, «Browning's My Last Duchess». In: Encyclopaedia of World Great Poets, New Delhi: Anmol Publications PVT. LTD., 2004, pp. 171-190. ISBN 9788126120406 (Google books Archiviato il 27 settembre 2013 in Internet Archive.)

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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