Omayyadi
Omayyadi (al sing. omayyade, pron. [oˈmajade][1]), o Omaiadi (anticamente anche Ommiadi[2]), è il nome di due distinte dinastie califfali arabe che fanno derivare il loro nome dal clan di appartenenza, i Banū Umayya (in arabo: بنو أمية), a sua volta parte della tribù dei Banū Coreisciti della Mecca.

All'epoca del profeta Maometto il clan era uno dei più ricchi della Mecca e, come tale, governava di fatto la città insieme ad altre potenti famiglie in quella che è stata definita una "repubblica oligarchica mercantile".
Il personaggio di maggior rilievo era Abū Sufyān, figlio di Ḥarb, che contrastò a lungo l'attività di Maometto e si sottomise al nuovo modello religioso e politico solo quando gli fu inevitabile. La sera prima della resa della città a Maometto, nell'anno 630, accompagnato dai figli Yazīd e da Muʿāwiya, probabilmente su pressione dello zio del profeta al-ʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib (eponimo degli Abbasidi), si recò nel campo armato di Maometto e fece dichiarazione di fede islamica, sancendo di fatto la fine delle ostilità fra musulmani e pagani della Mecca e la vittoria dei primi.
I vantaggi per la sua famiglia furono subito evidenti. Abū Sufyān poté mantenere intatto il suo patrimonio e i suoi figli furono completamente coinvolti nella conduzione politica della Umma. Il primogenito ebbe incarichi militari di spicco (che lo porteranno poi a comandare uno dei corpi di spedizione in Siria e al suo governatorato all'epoca di ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb), il secondo fu segretario del Profeta trascrivendo alcune Rivelazioni coraniche per poi accompagnare il fratello come suo alfiere in Siria e raccogliendone l'eredità governatoriale quando morì di peste ad Emmaus (ʿUmwās) nel 639.
I califfi omayyadi di SiriaModifica
La prima dinastia califfale che guidò la Umma islamica dal 661 al 750 fu fondata da Muʿāwiya ibn Abī Sufyān, appartenente alla famiglia omayyade che aveva già espresso nel 644 un califfo nella persona di ʿUthmān ibn ʿAffān e che spostò a Damasco la capitale della Umma, precedentemente fissata a Medina (e poi ʿAlī ibn Abī Ṭālib l'aveva trasferita a Kufa). A Damasco, tuttavia, i califfi omayyadi spesso preferirono i loro palazzi o casini di caccia situati nella steppa (bādiya) siriana e transgiordanica: i cosiddetti "castelli omayyadi" di Quṣayr ʿAmrā, del Qaṣr al-Khayr al-Gharbī, del Qaṣr al-Mshattā e di molti altri, alcuni dei quali erano riadattamenti di precedenti strutture palaziali bizantine o ghassanidi, oppure costruite ex novo.
I califfi omayyadi di al-AndalusModifica
Quando la dinastia – distinta in una prima branca, detta "sufyànide" e in una seconda, detta "marwànide" – crollò sotto i colpi degli Abbasidi, ʿAbd al-Raḥmān b. Muʿāwiya, un membro della famiglia omayyade e nipote di un precedente califfo, riuscì a scampare alla strage operata dai vincitori ai danni della dinastia abbattuta. Costui riuscì a riparare in al-Andalus (la Spagna islamica) dopo essere stato accolto dalla famiglia berbera della madre in Nordafrica e lì si fece riconoscere emiro (amīr) dalla popolazione musulmana, ancora affezionata alla dinastia deposta, avviando una politica del tutto indipendente da quella dei suoi avversari abbasidi, fondando il califfato di Cordova.
ʿAbd al-Raḥmān mantenne come sua capitale la vecchia sede governatoriale di Cordova e si fece promotore di una politica di forte contrasto del regno cristiano asturleonese, nato dopo la conquista islamica di buona parte della Penisola iberica, e di una poderosa ascesa culturale che fortemente influenzò i confinanti regni cristiani.
Nel X secolo d.C. l'emirato si trasformò in califfato, anche per controbattere sul piano dell'immagine l'appena istituito (anti)califfato dei Fatimidi ismailiti, proponendosi definitivamente come legittima alternativa sunnita al califfato degli Abbāsidi.
Il califfato omàyyade andaluso finì alla fine del primo terzo dell'XI secolo e dopo di esso si aprì la stagione dei Reinos de Taifas (Mulùk al-tawàʾif), nome dato al vasto insieme di staterelli musulmani che si vennero a creare dopo la dissoluzione del califfato di Cordova.
Elenco dei califfi omàyyadi di Damasco (ramo sufyànide)Modifica
Elenco dei califfi omàyyadi di Damasco ed Harrān (ramo marwànide)Modifica
- Marwān I ibn al-Ḥakam, 684-685
- ʿAbd al-Malik ibn Marwān, 685-705
- al-Walīd I ibn ʿAbd al-Malik, 705-715
- Sulaymān ibn ʿAbd al-Malik, 715-717
- ʿUmar ibn ʿAbd al-ʿAzīz, 717-720
- Yazīd II ibn ʿAbd al-Malik, 720-724
- Hishām ibn ʿAbd al-Malik, 724-743
- al-Walīd II ibn Yazīd II, 743-744
- Yazīd III ibn al-Walīd, 744
- Ibrāhīm ibn al-Walīd, 744
- Marwān II (sposta la capitale a Harrān, Mesopotamia settentrionale), 744-750
Elenco degli emiri omayyadi di CordovaModifica
- ʿAbd al-Raḥmān I ibn Muʿāwiya, 756-788
- Hishām I ibn ʿAbd al-Raḥmān I, 788-796
- al-Ḥakam I ibn Hishām I, 796-822
- ʿAbd al-Raḥmān II ibn al-Ḥakam I, 822-852
- Muḥammad I ibn ʿAbd al-Raḥmān II, 852-886
- al-Mundhir ibn Muḥammad I, 886-888
- ʿAbd Allāh ibn Muḥammad, 888-912
- ʿAbd al-Rahmān III ibn Muḥammad, 912-929
Elenco dei califfi omayyadi di CordovaModifica
- ʿAbd al-Raḥmān III ibn Muḥammad, 929-961
- al-Ḥakam II ibn ʿAbd al-Raḥmān III, 961-976
- Hishām II ibn al-Ḥakam II, 976-1009
- Muḥammad II ibn Hishām II, 1009-1010
- Hishām II (secondo califfato), 1010-1010
- Sulaymān al-Mustaʿīn, 1010
- Hishām II (terzo califfato), 1010-1013
- Sulaymān al-Mustaʿīn (secondo califfato), 1013-1016
- ʿAlī ibn Ḥammūd (hammùdide'), 1016- 1018
- ʿAbd al-Raḥmān IV ibn Muḥammad, 1018
- al-Qāsim al-Maʾmūn (hammùdide'), 1018-1021
- Yaḥyà ibn ʿAlī (hammùdide), 1021
- al-Qāsim al-Maʾmūn (hammùdide, secondo califfato), 1021-1023
- ʿAbd al-Raḥmān V ibn Hishām, 1023-1024
- Muḥammad III ibn ʿAbd al-Raḥmān, 1024-1025
- Yaḥyà ibn ʿAlī (hammùdide, secondo califfato), 1025-1026
- Hishām III ibn Muḥammad, 1027-1031
NoteModifica
- ^ Luciano Canepari, Omayyade, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
- ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Omayyade", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2016, ISBN 978-88-397-1478-7.
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Omayyadi
Collegamenti esterniModifica
- Omayyadi, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Omàyyadi, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Omayyadi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 280131872 · GND (DE) 11858992X · NDL (EN, JA) 00573989 · WorldCat Identities (EN) viaf-69722088 |
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