Berberi

gruppo etnico del Nordafrica

I Berberi, nella loro stessa lingua Imaziɣen o Imazighen (al singolare Amaziɣ, che significherebbe in origine "uomo libero"[5]), sono le popolazioni autoctone di quei territori dell'Africa nord-occidentale conosciuti con il nome di Maghreb (corrispondente agli stati di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Mauritania) o, secondo una più recente denominazione sorta in ambito nazionalistico cabilo, Tamazɣa (che comprende anche i territori settentrionali del Mali e del Niger, l'oasi del Siwa - nell'Egitto occidentale, al confine col deserto libico -, le exclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla e le Isole Canarie[6]).

Berberi
Imaziɣen
ⵉⵎⴰⵣⵉⵖⵏ
Bandiera berbera
 
Luogo d'origineMaghreb (Tamazɣa)
Popolazione36 milioni[1]
Linguaberbero, arabo maghrebino
ReligioneIn maggioranza Islam (Sunnismo, Ibadismo)
Minoranze cristiane ed ebraiche
Distribuzione
Marocco Marocco20 milioni[2][3]
Algeria Algeria13 milioni[3]
Tunisia Tunisia800.000
Libia Libia750.000
Due suonatori tradizionali (idebbalen) e il calciatore Zinédine Zidane.

Per una serie di motivi storico-ideologici, a partire dal fatto che nei sopraccitati paesi la stragrande maggioranza della popolazione si sia arabizzata a causa dell'islamizzazione seguita alla conquista omayyade del Nordafrica nel corso del VII secolo, si è dunque soliti designare con tale nome solamente coloro che siano ancora di lingua madre berbera (tamaziɣt).

Il nome "berbero" è un calco del vocabolo francese berbère, a sua volta derivato dal termine greco-romano "barbaro", volto a designare chi non parlava il latino o il greco. Si veda per esempio Sallustio, che nel suo Bellum Iugurthinum definisce la lingua dei Libi "barbara lingua" (cap. 18).

StoriaModifica

Origini e antichitàModifica

 
Popolazioni berbere citate da fonti egizie
  Lo stesso argomento in dettaglio: Africa (provincia romana), Numidia, Mauretania, Garamanti e Getuli.

I fossili umani paleolitici affini ai berberi propriamente detti sono noti in paleo-antropologia con il nome di uomo di Mechta-Afalou, una variante del paleo-europoide del tipo di Cro-Magnon, databile intorno al 20000 a.C.

Nell'antichità i berberi erano noti sotto varie denominazioni: gli antichi egizi conoscevano i ṯḥnw (menzionati dal "Re Scorpione" dell'età predinastica, intorno al 3000 a.C.), i ṯmḥw, i Rbw e i mšwš (questi ultimi due probabilmente da leggere rispettivamente Libu, ovvero i "Libi", e Mashuash). Capi dei "mashuash" divennero addirittura faraoni intorno al 1000 a.C. Nello spirito di riscoperta delle proprie tradizioni che anima da alcuni decenni diversi intellettuali berberi, molti di loro fanno iniziare il loro calendario dal 950 a.C., approssimativa data di ascesa al trono di Sheshonq I, iniziatore della XXII dinastia egizia, anche se probabilmente era già libica anche la dinastia precedente.

In epoca successiva, molti nomi di popoli e tribù berbere ci giungono da storici greci e latini, a partire da Erodoto.

 
Popolazioni berbere citate da Erodoto

In particolare, si ricordano i Libi nelle regioni occidentali dell'attuale Libia, i Numidi nell'attuale Algeria, i Mauri nell'attuale Marocco, mentre nelle zone interne vi erano soprattutto i Garamanti e i Getuli.

A partire dal I millennio a.C., il Nordafrica conobbe la colonizzazione di vari popoli. Da principio Fenici e Greci (Cartagine è fondata intorno all'814 a.C., Oea-Tripoli nel VII secolo a.C., Cirene intorno al 630 a.C.). In seguito fu il turno dei Romani, che contesero ai Cartaginesi la supremazia sulla regione.

Intorno al III secolo a.C. si cominciano ad avere notizie precise su veri e propri Stati berberi, con propri re e una propria organizzazione: i regni di Numidia e di Mauretania. A quest'epoca risalgono alcune figure celebri come Massinissa, Giugurta, Giuba II, ecc.

Dopo diverse vicende, che li videro sempre meno autonomi, i regni berberi persero definitivamente la loro indipendenza nel 40 d.C., sotto Caligola.

Durante la dominazione romana molti Berberi romanizzati emersero nelle arti, nella politica e nella religione, esprimendosi nella lingua scritta del tempo: il latino.

Vi furono così:

Dopo essere rimasto per lungo tempo sotto la dominazione romana, il Nordafrica subì nel V secolo le invasioni dei Vandali di Genserico, che costituirono regni nord-africani, finché nel 534, una spedizione condotta da Belisario, inviata da Giustiniano lo riconquistò alla sovranità di Bisanzio. Tale conquista però durò poco più di un secolo, giacché nel VII secolo si affacciarono i nuovi conquistatori, gli arabi.

A questo periodo appartiene anche la costruzione dei jedar, tredici monumentali mausolei berberi situati a sud di Tiaret, in Algeria. Il loro nome deriva dall'arabo جدار (jidār, muro), ed erano tombe pre-islamiche risalenti alla tarda antichità (forse IV-VIII secolo).[7]

Dalla conquista islamica al colonialismoModifica

 
Una vecchia stanza berbera in Marocco.

La conquista araba del Nord Africa si svolse in varie fasi. Da principio gli eserciti musulmani, dopo aver sottomesso l'Egitto, si portarono ad ovest della Libia, raggiungendo la Tunisia meridionale e fondando la città-accampamento militare (misr ) di Qayrawan. Da lì Uqba ibn Nafi' partì, intorno al 685, per la sua celebre "cavalcata" che lo portò fino alle sponde atlantiche del Marocco meridionale (la tradizione vuole che fosse entrato nell'oceano a cavallo, a significare che aveva conquistato all'Islam tutte le terre fino agli estremi confini occidentali). ʿUqba trovò un forte avversario in Kusayla, un capo berbero da lui catturato e pubblicamente umiliato, che riuscì a fuggire, organizzò la resistenza, lo sorprese a Tahuda, sulla via del ritorno, e lo uccise. Dopo alterne vicende, la resistenza berbera all'invasione araba fu sostenuta da Dihya, regina dei berberi della tribù Gerawa, più conosciuta con il soprannome attribuitole dagli arabi, Kahina (traducibile in strega); condusse anch'essa un'aspra campagna e tenne a lungo in scacco gli invasori. Prevedendo la propria sconfitta essa esortò i suoi figli ad allearsi col futuro vincitore in modo da conservare comunque il potere. Poco dopo iniziò l'islamizzazione del Maghreb, e nel 711 le truppe islamiche che invasero la penisola iberica sotto la guida di Tāriq ibn Ziyād erano costituite in massima parte da maghrebini.

 
Ebrei berberi sul monte Atlante, Marocco, anno 1900.

GeografiaModifica

Per molto tempo (in pratica fino agli inizi del XIX secolo quando iniziò la colonizzazione europea) il Nordafrica è stato denominato dagli europei Barberìa, ossia il "Paese dei Berberi", cosicché gli stati del Nordafrica sono stati chiamati Stati barbareschi, e lingua franca barbaresca la lingua di scambio in uso in quelle regioni. Nel mondo arabo-islamico, invece era in uso soprattutto l'espressione Maghreb (ossia "Occidente"). Successivamente i berberi hanno creato, a partire dal loro nome, amazigh, l'espressione Tamazgha che si riferisce al complesso di tutti i paesi dove è (o è stata) parlata la lingua tamazight. I paesi che vengono considerati far parte di Tamazgha sono: Marocco, Algeria, Libia, Tunisia, Egitto, Sahara Occidentale, Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso, nonché le Isole Canarie in cui la lingua non è più parlata.

LinguaModifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua berbera e Letteratura berbera.

La lingua berbera o tamaziɣt appartiene alla famiglia linguistica afroasiatica o camito-semitica. La sua estensione copre quasi tutta l'Africa del Nord, dall'Oceano Atlantico fino all'Egitto occidentale; sembra che una varietà di berbero fosse un tempo parlata anche dai guanci delle Isole Canarie. L'Associazione di Cultura Tamazight, con sede a Las Palmas, si dedica alla ricerca e alla riscoperta di questa lingua.[8]

La lingua berbera fu in passato duramente repressa dai Paesi del Nordafrica che si proclamavano arabi, che procedettero a sistematiche campagne di arabizzazione; in tali Paesi non esistono canali di telecomunicazione di lingua berbera. Una rete televisiva satellitare in berbero è stata, invece, realizzata in Francia (Berbèr TV). Recentemente sono nati due canali televisivi in lingua berbera in Marocco (Tamazight TV) e Algeria (Berbère Télévision).

ScritturaModifica

I Berberi possiedono una scrittura, la cosiddetta "scrittura libica" (di cui si conoscono due varianti: quella orientale e quella occidentale), attestata da numerose iscrizioni antiche, risalenti anche al I millennio a.C. Questa scrittura è preservata solo dai Tuareg (che la chiamano "tifinagh"), è stata modificata per poter trascrivere i suoni tipici dei dialetti berberi del Nord ("neo-tifinagh") ed è stata adottata dall'Istituto Reale della Cultura Amazigh (IRCAM) per la trascrizione ufficiale del berbero in Marocco.

La scrittura adottata nelle scuole della Cabilia (Algeria) a partire dal 1995 è in caratteri latini ed è stata standardizzata secondo le indicazioni di una serie di convegni e conferenze sulla pianificazione linguistica del berbero.

 
La frase mnemonica che conterrebbe l'intero alfabeto tifinagh

EtniaModifica

I Berberi sono una popolazione europoide dell'Africa settentrionale (Tamazgha). Sembra che almeno fino all'età del Bronzo (circa 1200 a.C.) tra le popolazioni berbere fosse piuttosto diffusa la depigmentazione, cioè l'albinismo e il biondismo come carattere genetico, documentata anche da pitture rupestri del Tassili e in iscrizioni egiziane. La depigmentazione sopravvive in forma residuale, in particolare tra i berberi dell'Atlante, in Marocco, ed è anche testimoniata dagli spagnoli per i Guanci delle Canarie.

 
"Le signore del Tassili", una famosa pittura rupestre - Tassili n'Ajjer.

In realtà per quanto si risalga indietro nel tempo, i Berberi sembrano avere popolato il Nordafrica fin dal Neolitico. Questo popolo è entrato nella storia già 5000 anni fa: popolazioni berbere sono infatti citate nei testi egiziani fin dal 3000 a.C.

La maggior parte della popolazione in Marocco e Algeria è di origine berbera, per quanto si identifichi in larga parte come araba, e comunità significative berbere sono presenti in Tunisia e Libia. Ma minoranze berbere si trovano anche in Mauritania, nelle regioni più occidentali dell'Egitto settentrionale ed in alcuni stati dell'Africa occidentale, in particolar modo nel Niger e nel Mali (i Tuareg).

Molte associazioni culturali, in Nordafrica e nei paesi di emigrazione, sono sorte per rappresentare le istanze dei Berberi e per difendere i loro interessi e i loro diritti negati. Dal 1997 esiste un'organizzazione sovranazionale indipendente, il Congresso Mondiale Amazigh, che mira a rappresentare con una voce unica a livello internazionale le associazioni culturali berbere di ogni parte del mondo.

Soltanto a seguito della primavera araba i politici hanno reso la lingua berbera lingua ufficiale in Marocco dal 2011[9] e in Algeria dal 2016[10].

 
Famiglia berbera di umili condizioni economiche in una litografia dell'Ottocento

Cultura materialeModifica

AlimentazioneModifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina berbera.

Per quanto riguarda l'alimentazione[11], il piatto più caratteristico del Nordafrica è il cuscus, alimento costituito da semola di frumento o d'orzo cotta a vapore e guarnita in vari modi, perlopiù con carni in umido o verdure e qualche volta anche pesce in umido.

Un'altra consuetudine alimentare tipicamente nordafricana è quella di preparazioni a base di farina di orzo raccolto ancora verde e poi tostato (cui si uniscono ingredienti vari, tra cui fieno greco, lenticchie, cumino, ecc.). A seconda dei luoghi e delle lingue prevalenti, berbero (B) o arabo (A), queste preparazioni hanno il nome di tazemmiṭ (B), arkuku (B), swik (B), zummiṭa (A), tutte di un tipo che normalmente viene impastato solo con acqua e non dolcificato; aḍemmin (B), bsisa (A), ṭemmina (A), di un tipo che invece viene impastato anche con olio e spesso arricchito di elementi dolcificanti (datteri, miele...) arkul. Quest'ultimo cibo, gustoso e nutriente costituisce spesso l'elemento tipico dell'alimentazione durante il ramadan o per le partorienti che devono riprendere forze. Si tratta di un cibo assai antico (nel romanzo di Apuleio, Amore e Psiche, Psiche ammansisce Cerbero con due offae polentae "focacce fatte di farina di orzo tostato"). Questo cibo è anche una specialità delle isole Canarie, denominata gofio.

BevandeModifica

 
Rappresentazione del "rito del tè".

Il , soprattutto quello alla menta, è forse la bevanda più diffusa tra la gente berbera, soprattutto in Marocco e nel resto del Nordafrica

AbbigliamentoModifica

Riguardo all'abbigliamento maschile, l'elemento più caratteristico di tutto il Maghreb è il burnus, un ampio mantello di lana con cappuccio. Questo vale per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo o sull'Atlantico, mentre l'abbigliamento dei tuareg è leggermente diverso ed è caratterizzato da un velo (tagelmust) che copre la bocca e gran parte del volto, lasciando liberi solo gli occhi.

NoteModifica

  1. ^ Steven L. Danvers. Native Peoples of The World. Routledge, 2012. Google Books. Web. 10 Mar. 2015. Berber
  2. ^ World Directory of Minorities and Indigenous Peoples, Berber
  3. ^ a b Les Berbères en Afrique du Nord
  4. ^ Les langues de France : un patrimoine méconnu, une réalité vivante
  5. ^ Sulle diverse ipotesi circa origine e significato del termine amazigh si veda, tra l'altro, Chaker (1995).
  6. ^ Quest'ultime per il fatto d'esser state anticamente abitate da un popolo molto affine ad i berberi, i Guanci, che, benché decimati durante la conquista spagnola (a seguito della quale si "estinsero" come soggetto etnolinguistico e culturale autonomo), costituiscono ad oggi una parte dell'intero bacino genetico dell'arcipelago
  7. ^ Kadra (1983); LaPorte (2005) il quale fornisce alcune informazioni omesse da Kadra.
  8. ^ The language of Canaries (Tamazight Culture), su grancanariatraveltips.wordpress.com.
  9. ^ Approvato in Marocco il referendum per le riforme costituzionali volute da re Mohammed VI, su ilsole24ore.com.
  10. ^ Algeria. Approvate le riforme costituzionali, su nena-news.it.
  11. ^ Sull'alimentazione berbera, cf. Vermondo Brugnatelli, Elementi per uno studio dell'alimentazione nelle regioni berbere, in: D. Silvestri, A. Marra, I. Pinto (a c. di), Saperi e sapori mediterranei. La cultura dell'alimentazione e i suoi riflessi linguistici (Napoli, 13-16 ottobre 1999), Napoli 2002, vol. III, pp. 1067-1089.

BibliografiaModifica

  • Brett, Michael & Fentress, Elizabeth, The Berbers, Oxford UK-Cambridge USA, Blackwell, 1996 ISBN 0-631-16852-4
  • Bougchiche, Lamara: Langues et littératures berbères des origines à nos jours , Paris, Ibis Press, 1997, ISBN 2-910728-02-1
  • Camps, Gabriel, I Berberi, Milano, Jaca book, 1996 ISBN 88-16-43605-0
  • Chaker, Salem, "Amazigh, '(le/un) Berbère", in: S. Ch., Linguistique berbère. Études de syntaxe et de diachronie, Paris-Louvain, Peeters, 1995, pp. 125–131 - ISBN 2-87723-152-6
  • Chaker, Salem & Zaborski, Andrzej (eds.), Études berbères et chamito-sémitiques. Mélanges offerts à K.-G. Prasse, Paris-Louvain, Peeters, 2000 - ISBN 90-429-0826-2
  • Claudot-Hawad, Hélène, Touaregs. Apprivoiser le désert, Paris, Gallimard, 2002. (Collection Découvertes Gallimard; Cultures et société; nº 418).
  • Féry, Raymond, Médecin chez les Berbères , Versailles, Ed. de l'Atlanthrope, 1986, ISBN 2-86442-013-9
  • Hachid, Malika, Les premiers Berbères - entre Méditerranée, Tassili et Nil , Aix-en-Provence, Édisud, 2000, ISBN 2-7449-0227-6
  • Leguil, Alphonse, Contes berbères grivois du Haut-Atlas , Paris [u.a.] , L'Harmattan, 2000, ISBN 2-7384-9904-X
  • Leguil, Alphonse, Contes berbères de l'Atlas de Marrakech , Paris, L'Harmattan, 1988, ISBN 2-7384-0163-5
  • Fatima Kadria Kadra, 1983. Les Djedars. Monuments funéraires Berbères de la région de Frenda.. Office des Publications Universitaires, Algeri.
  • Jean-Pierre LaPorte, 2005. Les Djedars, monuments funéraires Berbères de la région de Tiaret et Frenda. In: Identités et Cultures dans l'Algérie Antique, Università di Rouen (ISBN 2-87775-391-3).

Voci correlateModifica

Altri progettiModifica

Collegamenti esterniModifica

Controllo di autoritàGND (DE4005571-1 · NDL (ENJA00560623