Il Tango della morte (in tedesco Todestango; in russo Танго смерти?, Tango smerti) è un misterioso brano musicale che si dice fosse intonato dall'orchestra dei prigionieri del lager di Janowska (Leopoli) durante l'esecuzione di altri prigionieri. Secondo la tradizione, poco prima dell'abbandono del lager, gli stessi musicisti furono abbattuti dalle SS uno alla volta, nell'ultima interpretazione del tango.

La più nota ma dubbia immagine dell'orchestra dei prigionieri di Janowska, divenuta iconica del Tango della morte[1]

La vicenda appare autentica nei suoi elementi costitutivi, ma sembra essersi ricomposta in una trama leggendaria, suggestiva ed emblematica delle atrocità del nazismo. I tedeschi usavano la musica nei lager in molte occasioni, comprese le esecuzioni dei prigionieri, ma è implausibile che sia stato composto un brano apposito, mentre l'identificazione del Tango della morte in un brano già noto è tardiva e non sostenuta da prove. È certo che Janowska ebbe un'orchestra e che i suoi membri furono trucidati, ma non nel modo eroico narrato dalla leggenda.

Orchestra dei prigionieri di Janowska

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Sebbene l'impiego della musica per vari fini sia documentato nella maggior parte dei campi di concentramento e in quasi tutti i campi di sterminio nazisti,[2][3] gli organici potevano variare di molto dall'uno all'altro: da un semplice trio a Treblinka a un'orchestra stabile di ottanta elementi nel campo principale di Auschwitz,[4] passando per ensemble di medie dimensioni di archi e fiati, che rappresentavano la maggioranza dei casi.[2]

Janowska fu un campo misto: creato nel 1941 come campo di lavoro,[5] divenne campo di transito nel 1942,[6][7] e attuò omicidi di massa in modo continuo per fucilazione, anche indipendentemente da deportazioni o da selezioni di inabili al lavoro.[8][9] Pur in assenza di camere a gas, il numero delle vittime del lager fu molto alto (35000-40000).[10][11]

Secondo la narrazione tradizionale, fu per iniziativa del comandante del lager Gustav Wilhaus e del vicecomandante Richard Rokita[4][12][13] che Janowska dispose di un'orchestra di circa quaranta elementi, musicisti di Leopoli, in genere professionisti.[14] Si sono tramandati i nomi di: Jakub Mund, compositore e direttore d'orchestra del Teatro dell'Opera; Leonid Striks, violinista e docente del Conservatorio; Marceli Horowitz e Alfred Stadler, direttori d'orchestra; Leon Eber, violoncellista; Albert Feller, cantante lirico; Leopold Münzer, pianista; Zygmunt Schatz (Szac), violinista folk. Marek Bauer, Artur Gold, Józef Herman, Artur Hermelin, Eduard Steinberger, Leon Zak; Vogel, oboista; Breier e Hildebrand.[n 1][4][13][15][16]

Nessun musicista sopravvisse all'Olocausto. Si può notare che i nomi di Mund e Striks, spesso indicati anche come compositori del tango e come direttori d'orchestra, non appaiono quasi mai menzionati al di fuori della vicenda del Tango della morte; Striks sembra anzi l'unico membro dell'orchestra ricordato – come «Leon Shtriks»[17] – con pochi dati biografici nel database delle vittime della Shoah di Yad Vashem.[18]

Funzione e repertorio

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Nei lager nazisti la musica accompagnava gli appelli e segnava i ritmi del lavoro forzato, ma era usata anche in altri frangenti, tra cui le esecuzioni dei prigionieri.[14] Questo sadico impiego, non avulso da feroci tratti disciplinari,[19][n 2][20][21] affiancava nei campi di concentramento e di sterminio numerosi altri scopi: d'ordine,[n 3] rappresentativo,[n 4] celebrativo,[n 5] d'inganno,[n 6] di puro diletto degli ufficiali.[19][21][22]

Le orchestre di alcuni campi di sterminio, come Birkenau, erano a volte costrette a suonare anche durante l'arrivo dei prigionieri e le selezioni, al termine delle quali gli inabili al lavoro erano messi a morte; singoli orchestrali dovevano suonare anche nei pressi dei forni crematori.[4] Sebbene queste pratiche fossero occasionali, esse lasciavano ai musicisti sopravvissuti depressione e senso di colpa per il resto della vita.[23]

A quanto si legge nelle testimonianze dei superstiti di Janowska, in questo campo la musica fu usata, come altrove, per accompagnare la marcia dei detenuti verso il lavoro forzato o di ritorno da esso, e durante la messa a morte dei prigionieri.[24]

Il tango, ballo popolarissimo nell'anteguerra,[14] fu spesso parte del repertorio vocale degli internati: dozzine di tanghi cantati nei lager nazisti sono stati raccolti nelle collezioni Kaczerginski e Kulisiewicz custodite all'USHMM di Washington.[25] La musica strumentale dei lager era molto ampio e includeva marce militari, canzoni popolari, inni, musica leggera e da ballo, melodie d'operetta, temi cinematografici, brani classici, arie d'opera;[19] nel repertorio orchestrale l'importanza del tango doveva essere quindi minore.[26]

Origine del mito

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La vicenda del Tango della morte fu formalizzata in un'accusa mossa dal procuratore aggiunto sovietico Lev Smirnov al processo di Norimberga,[27] come risulta dai verbali del 14 febbraio 1946.[28]

(EN)

«The Germans executed their tortures, ill-treatments, and shooting to the accompaniment of music. For this purpose they created a special orchestra selected from among the prisoners. They forced Professor Stricks and the famous conductor Mund to conduct this orchestra. They requested the composers to write a special tune, to be called the Tango of Death. Shortly before dissolving the camp the Germans shot every member of the orchestra.»

(IT)

«I tedeschi eseguivano torture, abusi e fucilazioni con l'accompagnamento della musica. A questo scopo crearono una speciale orchestra selezionata tra i prigionieri. Costrinsero il professor Striks e il noto direttore d'orchestra Mund a dirigere il complesso, e chiesero ai compositori di scrivere un'apposita melodia, da intitolare Tango della morte. Poco prima di smantellare il campo, i tedeschi spararono a tutti i membri dell'orchestra.»

Smirnov introdusse al processo molti dossier della Črezvyčajnaja Gosudarstvennaja Komissija (ČGK), la commissione straordinaria sovietica per le indagini sui crimini di guerra nazisti. Il rapporto sulla regione di Leopoli includeva una fotografia acquisita dall'Armata Rossa nel quartier generale della Gestapo e registrata come segue:[29]

(EN)

«A photograph of the orchestra of musicians from prisoners in the Janowska camp playing the Death Tango during the shooting of Soviet citizens.»

(IT)

«Immagine fotografica dell'orchestra dei prigionieri del lager di Janowska che suonano il Tango della morte durante l'esecuzione di cittadini sovietici.»

A sua volta, il dossier della commissione trae origine dalle indagini di Sergej Kuzmin, che riferisce di aver appreso della vicenda nell'estate 1944, ma senza aver potuto ricostruire le note del tango: ciò a causa del dolore dei testimoni, ex prigionieri, incapaci di richiamare alla memoria un simile atroce ricordo.[c 1][30][31] Questa spiegazione sembra di comodo, o almeno in contrasto con i successi vantati da Kuzmin nella ricostruzione dei fatti raccolti dalla voce dei sopravvissuti.[32]

Le testimonianze rese nel settembre 1944 alla ČGK sull'orchestra di Janowska furono molto contraddittorie, ed ebbero un punto particolarmente critico: nessuna menzionava uno speciale brano destinato alle esecuzioni, né un tango,[24] che appare per la prima volta nel rapporto della commissione (novembre 1944).[33]

Diffusione e sviluppo

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La commissione aveva riferito l'uccisione dei musicisti «uno alla volta sotto gli occhi degli altri»,[34] ma il 23 dicembre 1944 la Pravda uscì con un reportage sugli esiti dell'inchiesta, che in un'offensiva propagandistica esacerbava ferocemente i crimini tedeschi a Janowska, attenuando invece le vicende relative all'orchestra.[35] Fu questa versione che entrò nel processo di Norimberga, storicizzata da un formale atto d'accusa, senza dettagli sulla dinamica delle uccisioni.[36]

La denunzia di Smirnov non trovò eco nei quotidiani tedeschi.[37] Ne riferirono soltanto The Jewish Telegraph Agency[38] e il settimanale ebraico Aufbau, quest'ultimo in un trafiletto di 24 righe a pagina 7 dell'edizione del 22 febbraio 1946. Intitolato Der Todestango, l'articolo ricamava sul resoconto di Smirnov, evocando i «toni cupi [düstere Klänge][n 7] del Tango della morte» e collocando i fatti in due lager, Janowska e il campo di sterminio di Bełżec.[39] Lo storico e appassionato di tango Dirk E. Dietz ritiene che questo trafiletto abbia offerto la base per lo sviluppo e la diffusione del mito da una vicenda che, mai più trattata a Norimberga, sarebbe stata altrimenti dimenticata.[37]

Alla diffusione contribuirono due organizzazioni nell'immediato dopoguerra: il Jewish Black Book Committee, attraverso la pubblicazione del Libro nero di Grossmann ed Ėrenburg (edizione newyorkese), e la Commissione storica centrale ebraica di Łódź, che diede alle stampe Die Todesbrigade di Leon Wells, Die Vernichtung der Lemberger Juden dello storico Philip Friedman e Die Universität der Mörder di Michał Borwicz. Wells e Borwicz erano reduci di Janowska.[40] Anche Wiesenthal contribuì a dare risonanza alla vicenda, descrivendone l'origine nell'autobiografia Gli assassini sono tra noi.[41]

Dietz ritiene che le tre pubblicazioni della Commissione si influenzarono: gli autori furono in contatto, poterono completarsi e correggersi a vicenda,[42] e la Commissione stessa incaricò Friedman di apportare correzioni redazionali al testo di Wells,[43] mentre Borwicz sembra aver usato proprio il testo di Friedman per le memorie sul Tango della morte.[44] Lo studio di Friedman e le memorie di Wells presentano entrambi almeno un'autocontraddizione sulla vicenda.[n 8] Il Libro nero menziona la vicenda in una narrazione mutuata parola per parola dall'accusa di Smirnov.[45][46]

A lungo la ricerca storica sull'Olocausto ha mancato di chiarire la vicenda del Todestango, e ha contribuito piuttosto a confermare la narrazione canonica, ad alimentarla e a consolidarla, riproducendola più e più volte, con rare eccezioni. Tra queste si annoverano la studiosa di letteratura Ola Hnatiuk, che nel 2019 rilevò puntuali incongruenze nei fatti narrati, rinunciando però a studiarle nell'insieme, e il criminologo Willem de Haan, che nel 2021 li sottopose a critica e concluse per la loro natura leggendaria.[47]

Aspetti critici

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Documentazione fotografica

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La documentazione fotografica sull'orchestra di Janowska è dubbia, ma ha avvalorato suggestivamente la narrazione sul Tango della morte. L'immagine più celebre e importante mostra un ensemble disposto in cerchio: i musicisti sono una trentina, ma la foto è incompleta e lascia presumere che manchi circa un quarto dell'orchestra.[48] Gli orchestrali sono in uniforme e non in abiti da campo; a destra in basso si scorgono un gruppo di militari e un bassotto. La pavimentazione, ben visibile nelle copie a risoluzione migliore, non corrisponde alle descrizioni che di Janowska offrono il superstite rabbino Dawid Kahane, la ČGK e il Libro nero.[49]

Il colonnello Smirnov illustrò un'immagine ma, anche se non è dato sapere quale, non doveva trattarsi della celebre foto, poiché egli mancò di sottolinearne le caratteristiche più vistose, come la disposizione dell'orchestra, la posizione del direttore e l'abbigliamento dei musicisti. Identificò invece l'Obergruppenführer Fritz Gebauer in un uomo a destra in divisa chiara, e dietro di lui il suo cane Rex. L'animale – asserì – era addestrato per attaccare le persone e «farle a pezzi», il che sarebbe evidentemente poco credibile in riferimento a un bassotto.[50]

 
Presunta immagine dell'orchestra schierata

L'USHMM identifica l'uomo in uniforme chiara in Gebauer e l'uomo alto sulla destra nell'Obersturmführer Wilhaus, al quale apparterrebbe il bassotto.[51] Ciò contraddice un'altra foto della stessa collezione,[52] che mostra Wilhaus a cavallo accompagnato da un pastore tedesco.[50]

La più verosimile – anche se non del tutto incontroversa – immagine dell'orchestra di Janowska schierata in riga mostra diverse differenze nell'organico e fu prodotta al processo in un'altra versione che inquadra due ufficiali (Wilhaus e Friedrich Warzok) con un pastore tedesco.[53] La più celebre foto degli orchestrali disposti in cerchio potrebbe in realtà mostrare l'orchestra del del ghetto di Leopoli,[54] e la sua ricostruzione come immagine dell'orchestra di Janowska, com'è quasi costantemente indicata, potrebbe derivare dalla ricezione acritica dell'interpretazione degli inquirenti sovietici.[n 9][55]

Identificazione del brano e dell'autore

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La narrazione sul Tango della morte non ha mai consentito la chiara identificazione di un brano. Alla versione tradizionale, in cui esso viene composto dagli stessi prigionieri per ordine delle SS,[4][16][c 2][56] si contrappongono due varianti nelle quali il tango è un pezzo già celebre riarrangiato. Tutte e tre le versioni fanno i conti con il mancato rinvenimento di qualsiasi spartito, tanto più sorprendente se si considera che non si sarebbe trattato semplicemente di comporre, bensì di un enorme lavoro di arrangiamento e trascrizione delle varie parti per tutti i gli strumenti del nutrito organico; ciò senza contare la possibilità che l'organico cambiasse nel tempo, con la morte di alcuni componenti e l'ingresso di altri che suonassero strumenti diversi.[57]

La versione che vuole il brano scritto appositamente non dà un'indicazione univoca dell'autore, identificato di volta in volta in Jacub Mund, Leonid Striks, Zygmunt Schatz o nel compositore Sigmund Schlechter.[n 10][58] Il generalmaggiore Tokarev sostiene che fu il comandante Wilhaus a informare Striks di aver incaricato un altro docente, anche lui internato, della composizione del pezzo.[c 2] Tokarev non conferma la tesi sostenuta da Smirnov che il titolo Tango della morte fosse prestabilito, e sostiene invece che si trattò del soprannome attribuito al brano dai prigionieri.[c 3][56][59] Tra i circa cinquecento brani composti nei lager nazisti raccolti da Francesco Lotoro e pubblicati in 24 CD nel 2011 sono inclusi sei tanghi,[60] nessuno dei quali intitolato Todestango.[26]

Aleksander Kulisiewicz, sopravvissuto a Sachsenhausen e curatore della collezione che porta il suo nome, raccolse la testimonianza della superstite di Janowska Anna Muzyczka, trascrivendo il testo in tedesco di una canzone; a questo testo dattiloscritto fu aggiunto a matita il titolo grammaticalmente errato Das Todestango.[61][62] Il brano fu incluso nell'album Songs from the Depths of Hell (1979) e adattato alle note del tango Plegaria,[63] del compositore argentino di simpatie fasciste Eduardo Bianco. Plegaria, noto in Germania come Der Glocken Ruf, fu popolare in Europa, ma è leggenda che Blanco suonò davanti a Hitler e a Goebbels,[c 4][64] e difficilmente sostenibile è la convinzione che i nazisti amassero tanto il suo brano da adottarlo ufficialmente come inno delle esecuzioni.[65] La tesi che vede in Plegaria il Tango della morte sostiene che quest'ultimo non sia stato composto, ma solo riarrangiato da Jakub Mund.[c 5][51][66] Ancora negli anni '20 del XXI secolo, Dietz attesta che Plegaria è tabù nei circoli del tango per effetto della nomea che lo identifica con il Tango della morte.[67]

 
Jerzy Petersburski

Altra versione, sorta dalla sceneggiatura di Igor Mališevskij per il documentario Eight Bars of Forgotten Music di Arnaldo Fernández (1982), sostiene invece che il brano era il malinconico tango To ostatnia niedziela dell'ebreo polacco Jerzy Petersburski. Il superstite Zygmund Leiner fu l'unico tra i musicisti intervistati a ricordarsi di un tango udito nel lager di Janowska, e l'identificazione avvenne mostrando un frammento di otto battute al docente Stepan Charina. La tesi è avallata dal documentario The Last Klezmer: Leopold Kozlowski, His Life and Music di Yale Strom (1994). Il protagonista, musicista sopravvissuto all'Olocausto, a sua volta identifica in To ostatnia niedziela il brano che i nazisti lo obbligavano a suonare nei campi di Kurowice e Jaktorów, satelliti del lager di Janowska, durante le esecuzioni. Anche in tal caso il tango sarebbe stato riarrangiato, dallo stesso Kozlowski.[68]

L'identificazione di un brano in particolare appare fumosa, disgiunta da solide fonti documentali e tardiva: rispetto a Plegaria, Dietz fa notare come il suo status di Tango della morte derivi, nei fatti, solo dall'associazione della melodia al testo attuata da Kulisiewicz nel 1979, quando si parlava sì del Todestango ma nessuno l'aveva mai identificato nel brano argentino.[69]

Identificazione del direttore

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Nella sua accusa, il colonnello Smirnov sostiene che il ruolo di direttore d'orchestra fu ricoperto dagli eminenti Mund e Striks, lasciando il dubbio su quale dei due sia identificabile nella fotografia allegata agli atti,[70] che peraltro potrebbe non ritrarre neppure l'orchestra di Janowska. Le varie fonti si alternano nel ritenere l'orchestra diretta dall'uno o dall'altro, o da entrambi,[16][70][71] mentre un anziano musicista di Leopoli, intervistato in Eight Bars of Forgotten Music, riconosce senza esitazioni Jakub Mund nella celebre immagine.[70]

Non è escluso che l'orchestra fosse diretta da un uomo delle SS, come riportato nella didascalia di un disegno tracciato da un sopravvissuto di Janowska. In tal caso, potrebbe trattarsi del sottotenente Rokita,[70] che sarebbe stato un musicista – si parla alternativamente di un violinista[72] o di un direttore d'orchestra jazz[12] – e che secondo Wiesenthal era solito dirigere concerti classici per le SS.[70][73]

Rokita fu in effetti un musicista, ruolo che rivestì anche nell'esercito durante la prima guerra mondiale[74] e in seguito nelle SS,[75] ma non è noto quale strumento suonasse. Gli indizi che emergono dalla sua biografia non depongono per il violino.[74] Nessuna delle testimonianze raccolte nel 1944, d'altronde, riferisce di averlo mai sentito suonare, né di aver appreso da altri che fosse violinista, mentre un solo superstite lo associa alla tromba.[24] Fu arrestato il 21 settembre 1960[76] e in interrogatorio confermò di aver fondato l'orchestra dei prigionieri, sebbene sia impossibile stabilire se ciò rispondesse al vero o fosse solo una tattica per ingentilire la propria immagine.[77]

Morte degli orchestrali

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L'epilogo leggendario della vicenda vede gli orchestrali uccisi a colpi di pistola, uno alla volta, mentre eseguono il tango «nello spirito della mistica wagneriana e a imitazione della haydniana Sinfonia degli addii».[c 6][78][27] Esso si basa sulla sola testimonianza della superstite Anna Korolëvna Pojcer.[79] La donna avrebbe assistito alla scena dalla finestra della cucina militare, e ne riferì in interrogatorio il 12 settembre 1944, per poi ripetere la deposizione davanti al tribunale militare di Krasnodar nel 1965.[c 7][30][80][81]

Il resoconto di Anna Pojcer era arricchito di dettagli sul contegno dei musicisti: secondo Tokarev questi, spogliati uno alla volta e colpiti a morte dalle SS, non mostravano timore e, allo spegnersi graduale della musica, tentavano di suonare più forte. La vicenda giunge al culmine nel gesto eroico del direttore (Striks) il quale, ultimo a cadere, sollevando l'arco del violino davanti ai carnefici, avrebbe intonato una canzone come atto estremo di resistenza.[c 8][82][83] Lo stesso resoconto è riportato da Kuzmin, ma con varie differenze e con l'aggiunta di dettagli sull'atteggiamento sardonico delle SS.[c 9][30][84]

Vi sono ragioni per dubitare, anche se non si può escludere, che la deposizione di Anna Pojcer sia realmente avvenuta al processo, nella cui documentazione non figura. [85] Nel 1944 la testimone fu senz'altro ascoltata, ma era meno che ventenne,[79] e l'interrogatorio si svolse con ogni probabilità in condizioni tali da poterla intimidire e suggestionare. Resta poi in ogni caso il sospetto che la testimonianza sia stata ulteriormente inquinata da un intento propagandistico e alterata dagli autori dei report sul processo (Kuzmin e Tokarev): essi d'altronde non vi avevano assistito, e riferivano solo sulla base delle risultanze dell'interrogatorio e di quelle processuali, assemblate tra loro dal KGB.[85]

Le mappe e le riprese aeree del campo di Janowska escludono che dalla finestra delle cucine fosse possibile osservare la scena nell'Appellplatz.[86]

Fondamento storico e mitizzazione

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Che a Janowska sia esistito un ensemble strumentale è sufficientemente provato, ma non si è conservata alcuna documentazione del suo repertorio,[87] e in particolare non esistono spartiti di un Tango della morte.[57] Ciò è in linea con la generale mancanza di documentazione originale sul lager.[88] Non v'è prova che una composizione sia stata commissionata ai musicisti, né che un brano già noto abbia incarnato il ruolo del Todestango. Alcuni hanno sostenuto che il nomignolo investisse una o più composizioni usate per l'occasione,[89] o addirittura qualunque musica eseguita in tali circostanze, a Leopoli, Auschwitz[c 10][90] o altrove.[89]

Secondo Dietz è probabile che l'orchestra – o forse una semplice banda – eseguisse una o più marce. Illuminanti paiono in questo senso le memorie del giovane Stefan Schoenfeld e del rabbino Kahane. Stefan fu vittima dell'Olocausto, ma la sua testimonianza originale è riportata nell'Unknown Black Book curato nel 2008 da Altman e Rubinstein. Il giovane riferisce qui di una «banda di ottoni» che suona sempre la «stessa marcia».[91] Tuttavia suo padre Joachim, a sua volta internato a Janowska e sopravvissuto, pubblicò della memoria una diversa versione, in cui «un'orchestra suonava più e più volte la stessa marcia, il Tango della morte».[92] Kahane, a sua volta, riferì che nel campo risuonava «brutale e cinica» la melodia della Marcia Radetzky.[93] Nel controsenso di chiamare «tango» una marcia e nel rinunciare ad affidarsi alla propria memoria, Joachim Schoenfeld avrebbe inteso da un lato rendere omaggio al figlio ucciso dai nazisti, dall'altro contribuire a tramandare una memoria collettiva il più possibile completa, adeguando il racconto di Stefan alla comune narrazione sul Todestango.[94]

È un fatto che il Todestango non sia mai menzionato nelle testimonianze rese dai reduci di Janowska nel 1944.[24] La stessa Anna Pojcer, in interrogatorio, non parlò di un tango.[38] Sorprendentemente poi nessuno ha mai saputo descrivere a parole il carattere del Tango della morte, com'era possibile e com'è infatti avvenuto per altre melodie,[95] né alcun testimone ha mai collocato l'esecuzione del brano in una situazione concreta, in un certo spazio, in un dato momento.[96] Questa sostanziale «incorporeità» della composizione si conferma nelle memorie di Wells, dalle quali pare emergere che ogni tipo di musica suonasse ai condannati nei pressi della fine come un Todestango: un concetto astratto equivalente a quello espresso da Seweryna Szmaglewska, reduce di Auschwitz, che parlò di marce tedesche rimaste impresse nella memoria dei prigionieri come una Todesmarsch (marcia della morte).[n 11][97]

Dietz conclude che nessuna composizione specifica assunse il ruolo del Tango della morte,[98] e che il nucleo di verità della leggenda sta nel modo in cui i prigionieri percepivano la musica, come parte del regime di terrore del lager. Quanto all'identificazione del brano, si tratterebbe di marce suonate sull'ingresso del campo, com'era tradizione di quasi tutti i lager nazisti,[99] tenuto conto anche del fatto che proprio alla «porta della morte» (Todestor) di Janowska le SS, durante gli appelli mattutini e serali, separavano i prigionieri ancora abili al lavoro dagli esausti destinati all'eliminazione.[100]

La messa a morte degli orchestrali avvenne, ma difficilmente con le modalità epiche descritte dalla narrazione tradizionale, ed ebbe luogo piuttosto in un ampio fossato esterno al lager. In questo senso depongono sia l'accusa al processo di Norimberga (che non fa menzione dell'interpretazione di un brano), sia il servizio della Jewish Telegraph Agency (17 febbraio 1946),[38] sia infine il fatto che le esecuzioni nell'Appellplatz erano state vietate a Janowska già il 1º luglio 1943,[101] quando Warzok era subentrato a Wilhaus nel ruolo di comandante del campo.[38]

Anche e soprattutto riguardo al culmine della vicenda, la morte eroica dei musicisti, la ricostruzione tradizionale parrebbe frutto di falsa memoria e del riadattamento spontaneo dei dettagli di un episodio traumatico. La leggenda si innesta però senz'altro su fatti reali (l'uso nazista, non esclusivo del lager di Janowska, di trucidare i prigionieri con l'accompagnamento di un'orchestra), che furono forse mitizzati in parte dalla propaganda sovietica,[n 12] in parte da una spontanea tensione a rendere gli eventi testimoniati emblematici, densi di significato. Secondo Willem de Haan:[102]

(EN)

«As a myth, the stories about the Death Tango fulfil a deeply felt need to morally condemn and distance oneself from the Holocaust without having to face all the shocking details of what actually took place.»

(IT)

«In quanto mito, la narrazione sul Tango della morte risponde alla necessità, profondamente sentita, di condannare moralmente e prendere le distanze dall'Olocausto senza dover affrontare tutti i dettagli scioccanti di ciò che in effetti ebbe luogo.»

Annotazioni

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  1. ^ Le testimonianze in interrogatorio dei reduci del lager riportano anche altri nomi (Dietz, pp. 46-52) non elencati dalle fonti secondarie.
  2. ^ Si narra che ad Auschwitz il tentativo di fuga di un prigioniero finì in impiccagione, con l'evaso fatto marciare tra le file dei compagni e costretto a suonare un tamburo cantando «Hurra, hurra, ich bin wieder da!» («Urrà, urrà, sono tornato!»). Durante la messa a morte l'orchestra suonava una marcia.
  3. ^ Ad esempio per annunciare un'ispezione.
  4. ^ Ad esempio in occasione di visite importanti.
  5. ^ Ad esempio nei compleanni di Hitler.
  6. ^ Inganno verso i prigionieri, con la musica in funzione rassicurante, o verso gli abitanti dei dintorni, per offuscare in qualche modo l'attività criminale in atto nel lager.
  7. ^ Al dativo nel testo.
  8. ^ Friedman contraddice sé stesso sul ruolo di Rokita in una nuova edizione (1956) del proprio studio (Dietz, p. 83), mentre Wells smentisce il proprio interrogatorio del 21 settembre 1944 quanto al nome del fondatore dell'orchestra (Dietz, p. 91).
  9. ^ È notevole in proposito anche la confusione che emerge dal racconto di due superstiti, Joseph Mendel Gerner e Michael Joseph Wind. I due testimoni fecero menzione di un'orchestra indicandone tre identici componenti; ma il primo la indicò come l'orchestra di Janowska e il secondo, anche se in contrasto con il racconto di tutti gli altri sopravvissuti, come l'orchestra del ghetto (Dietz, pp. 50-51).
  10. ^ Il nome di questo Schlechter o Schlächter è riferito da Wiesenthal, che da lui avrebbe appreso della vicenda. Non è chiaro però di chi si tratti.
  11. ^ L'espressione Todesmarsch avrebbe poi assunto un preciso significato storico, quello dei trasferimenti forzati di prigionieri dai lager orientali verso altri lager sotto la spinta dell'Armata Rossa (marce della morte). In molte lingue il termine marcia (Marsch) designa tanto la dislocazione militare quanto la composizione musicale destinata ad accompagnarla.
  12. ^ Nella ČGK, del resto, «aggiustare» gli esiti delle inchieste delle commissioni locali alle esigenze di propaganda era prassi comune (Dietz, p. 63).

Citazioni testuali

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  1. ^ (RU) «[К]огда мы попросили бывших узников воспроизвести, пусть даже приблизительно, тему траурного сочинения, у них не хватило душевных сил заставить себя предаться страшным воспоминаниям».
  2. ^ a b (RU) «"Что касается музыки, [...] то я заказал ее другому профессору, композитору, который тоже содержится здесь, в лагере"».
  3. ^ (RU) «"Танго смерти" назвали ее узники».
  4. ^ (DE) «Eduardo Bianco zwar dreimal in der Scala war, aber Hitler und Goebbels waren keinmal zugegen».
  5. ^ (RU) «[T]he piece was composed by Yakub Munt [...]. The music was based on an earlier work by Eduardo Bianco».
  6. ^ (RU) «[...] в духе вагнеровских мистерий и в подражание "Прощальной симфонии" Гайдна».
  7. ^ (RU) «Свидетельница Анна Пойцер, работавшая судомойкой в солдатской кухне лагерной охраны, рассказала о последних минутах жизни музыкантов-смертников».
  8. ^ (RU) «Оркестранты подняли инструменты, и "танго смерти" разнеслось над бараками. [... Н]а середину круга по одному выходили музыканты, раздевались, и эсэсовцы их расстреливали. [...] По мере того как под пулями фашистов падало все больше и больше музыкантов, мелодия затихала, глохла, но оставшиеся в живых старались играть громче [...]. Когда подошел его черед, профессор выпрямился [...] , поднял над головой смычок и на немецком языке запел польскую песню [...]».
  9. ^ (RU) «Эсэсовцы весело смеялись, видя, как таяло живое кольцо музыкантов вокруг профессора, и еще громче гоготали, когда он остался один [...]. – Господин профессор, ваша очередь, – ухмыляясь, произнес комендант. – Командование благодарит вас за музицирование, оно доставило нам истинное удовольствие».
    (IT) «Le SS ridevano divertite vedendo il cerchio umano dei musicisti rompersi intorno al professore, e sghignazzarono più forte quando rimase solo [...]. – Signor professore, tocca a lei, – disse sorridendo il comandante. – Il comando la ringrazia per la sonata, è stata una vera delizia».
  10. ^ «At Auschwitz, the term "Death Tango" was used for whatever music was played when groups of prisoners were executed».

Riferimenti

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  1. ^ Dietz, pp. 95-113.
  2. ^ a b Fackler, p. 8.
  3. ^ De Haan, p. 175.
  4. ^ a b c d e Jedlińska, p. 263.
  5. ^ Beorn, p. 453.
  6. ^ Beorn, p. 456.
  7. ^ Jedlińska, p. 262.
  8. ^ Beorn, p. 460.
  9. ^ De Haan, p. 173.
  10. ^ David-Fox, p. 255.
  11. ^ De Haan, p. 173.
  12. ^ a b Redzik, p. 216.
  13. ^ a b De Haan, p. 177.
  14. ^ a b c De Haan, p. 199.
  15. ^ Redzik, pp. 216-217.
  16. ^ a b c Friedman.
  17. ^ Yad Vashem.
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Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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Documenti

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