Frances Farmer

attrice statunitense

Frances Elena Farmer (Seattle, 19 settembre 1913Indianapolis, 1º agosto 1970) è stata un'attrice statunitense, la cui vita ispirò tre film e tre libri.

Frances Farmer nel 1938

Biografia modifica

Nata da Ernest Melvin Farmer e Lillian Van Ornum Farmer,[1] a 18 anni (nel 1931), mentre frequentava la West High School, vinse $100 in un concorso di scrittura con il suo controverso saggio Dio muore. Il primo premio consisteva in un viaggio in Unione Sovietica, che Frances accettò, nonostante la forte opposizione della madre, per frequentare il pionieristico Teatro d'Arte di Mosca[2]. Di ritorno - nell'estate del 1935 - si fermò a New York, con la speranza di avviare una carriera teatrale, ma invece approdò alla Paramount Pictures come starlet.

Per il suo 22º compleanno si trasferì a Hollywood e nel 1936 partecipò ai film Too many parents (diretto dall'altrimenti noto Robert F. McGowan; il film uscì nel mese di marzo), Border Flight (diretto da Otho Lovering e le cui riprese iniziarono nel febbraio 1936 durando 4 settimane) oltre che a Rhythm on the Range, in cui fu protagonista accanto a Bing Crosby.[3] Durante l'estate dello stesso anno accettò una partecipazione alla Samuel Goldwyn Productions per il più rilevante Ambizione, basato sul romanzo di Edna Ferber. Questo film ebbe un notevole successo e le sue interpretazioni, sia nella parte della madre sia della figlia, piacquero al pubblico e alla critica.[2] Le recensioni salutarono nella Farmer l'avvento di una nuova stella.

Tuttavia, non soddisfatta del livello delle opportunità offertele, nella speranza di consolidare la sua formazione e la propria fama come attrice in produzioni più impegnative, Farmer lasciò Hollywood per la più intellettuale East Coast. Ivi il regista Harold Clurman e il drammaturgo Clifford Odets la invitarono a far parte invece dell'Actors Studio. A causa del richiamo esercitato al box office dalla Farmer, il connubio diventò il più grande successo commerciale nella storia del gruppo.[2] Farmer interpretò e portò al successo un dramma dell'intelligenza che ella richiedeva, lo scomodo (perché angoscioso e fortemente critico, oltre che ironico e passibile di diversi livelli di lettura)[4] Golden boy di Odets, del 1937,[5][6] sostenendolo con la propria comunque maggior fama. Nel 1938, durante una tournée nazionale, che vide il dramma in palcoscenico ancora a Boston in ottobre, i critici sia a Washington sia a Chicago le diedero recensioni ottime.[2]

Frances Farmer ebbe una relazione con Odets, già sposato con l'attrice Luise Rainer, e si sentì tradita quando lui improvvisamente tornò dalla moglie. Quando il gruppo scelse un'altra attrice, la cui famiglia aveva finanziato la messa in scena a Londra, concluse che esso aveva sfruttato la sua fama per raggiungere il successo e poi liberarsi di lei.[2] Affranta, tornò a Hollywood e accettò di rimanere con la Paramount per un periodo di 3 mesi ogni anno per girare dei film. Continuò a dedicare il resto del suo tempo al teatro, tuttavia nelle successive due apparizioni a Broadway non ebbe ruoli importanti.[2]

Nei due anni successivi il suo disordinato stile di vita, caratterizzato da una personalità irrequieta e dall'abuso di alcol e droghe, iniziò a danneggiare la sua reputazione. Nel 1940 abbandonò improvvisamente un successivo adattamento della commedia da parte di Ernest Hemingway allestito a Broadway. A Hollywood era considerata scomoda: spesso veniva data in prestito ad altri Studios, mentre la Paramount le affidava solo ruoli secondari o in film non importanti.[7] Nel 1942, malgrado la sua performance nel film Il figlio della furia (con Tyrone Power e, quale coprotagonista, Gene Tierney) fosse stata lodata dalla critica, la Paramount annullò il contratto dell'attrice a causa del suo comportamento sempre più instabile durante la pre-produzione di Segretario a mezzanotte,[2] film cui ella non partecipò. Nello stesso anno la Farmer divorziò dal primo marito, l'attore Leif Erickson, che aveva sposato nel 1936.

Il 19 ottobre 1942 l'attrice fu fermata dalla polizia a Santa Monica per guida con i fari accesi, vietata dalle disposizioni belliche per l'oscuramento. Secondo i testimoni non fu in grado di esibire la patente di guida e si profuse in intemperanze verbali. Le furono inflitti 500$ di multa e 180 giorni di reclusione con sospensione condizionale della pena. Pagò immediatamente metà della somma ottenendo la libertà condizionale, ma non versò i restanti 250$ in tempo utile. Nello stesso periodo una parrucchiera depositò una querela contro la Farmer, accusandola di averle slogato una mascella durante un alterco nei camerini degli studi Monogram[2]. La polizia la rintracciò al Knickerbocker Hotel a Hollywood. Non avendo risposta, entrò nella sua stanza con un passepartout arrestandola seminuda. All'udienza, la mattina seguente, l'attrice si comportò in modo concitato. Sostenne che la polizia aveva violato i suoi diritti civili, chiese un avvocato e gettò un calamaio in faccia al giudice. La Farmer fu immediatamente condannata a 180 giorni di prigione: lei aggredì un poliziotto, corse a un telefono per chiamare il proprio avvocato, ma fu immobilizzata dagli agenti. Il suo arresto fece notizia[2].

A seguito dell'intervento della sorella, un vice-sceriffo della contea di Los Angeles, la Farmer fu trasferita al reparto psichiatrico della Massachusetts General Hospital. Le venne somministrata una terapia insulinica, un trattamento psichiatrico con procedura standard, in seguito screditata. Come effetti collaterali, ebbe un'intensa nausea. La sua famiglia in seguito affermò di non aver dato il consenso al trattamento.[2] Dopo circa 9 mesi di degenza, andò a vivere a casa della sorella Rita a 20km di distanza. La coppia chiamò la madre a Seattle per lamentarsi della terapia insulinica. Lillian Farmer arrivò in California e iniziò una lunga battaglia legale perché la tutela della figlia fosse trasferita dallo Stato a lei. Anche se molti psichiatri testimoniarono che l'attrice necessitava di ulteriori trattamenti, la volontà della madre prevalse. La Farmer tornò con i genitori, ma non ebbe buoni rapporti con la madre e di lì a sei mesi la aggredì fisicamente: riportata d'urgenza in clinica psichiatrica, fu sottoposta a una serie di elettroshock. Tre mesi più tardi, durante l'estate del 1944, fu definita "completamente guarita" e venne dimessa[2].

Mentre viaggiava con suo padre per visitare la zia in un ranch a Reno, in Nevada, la Farmer fuggì. Trascorse un periodo con una famiglia, ma fu arrestata per vagabondaggio ad Antioch, in California. I giornali riportavano i suoi problemi di salute e le sue disavventure giudiziarie, tanto che le giunsero offerte di aiuto da tutto il paese, ma lei le ignorò tutte. Dopo un lungo soggiorno con la zia in Nevada, la Farmer tornò dai genitori. Su richiesta della madre, la trentaduenne ex diva di Hollywood fu internata nel manicomio del Western State Hospital nel maggio 1945 e vi rimase 5 anni[2], trascorrendo intere giornate in cella di isolamento, stretta in una camicia di forza. Secondo alcune fonti, smentite dal personale in servizio nella clinica, fu ripetutamente violentata dai guardiani e subì un intervento di lobotomia al cervello.[8] L'operazione consisteva nel recidere le connessioni della corteccia pre-frontale dell'encefalo. Il risultato auspicato era un totale cambiamento della personalità.

Il 23 marzo 1950, ancora su richiesta dei genitori, la Farmer tornò dalla madre che, ormai anziana, aveva bisogno di assistenza. L'ex diva era addetta alla lavanderia al Fairmont Olympic Hotel a Seattle, lo stesso albergo in cui aveva alloggiato nel 1936 per il film Ambizione. Dopo un breve secondo matrimonio con l'operaio Alfred H. Lobley, nel 1954 la Farmer si trasferì a Eureka, sempre in California, dove lavorò come segretaria e contabile per 3 anni in uno studio fotografico. Nel 1957 a San Francisco sposò Zeland C. Mikesell, che rimase suo marito fino alla morte[2]. L'attrice decaduta lavorava come portinaia in un albergo quando fu rintracciata per caso da un giornalista che pubblicò la sua terribile storia e tentò di rilanciare la sua carriera.

Nel 1958 girò il primo film dopo 15 anni di inattività (The Party Crashers, scritto dal regista con Dan Lundberg e diretto da Bernard Girard)[9] e tornò a recitare per il teatro, ma non era più la stessa. In televisione, dopo alcune apparizioni in talk show seguite morbosamente in tutti gli Stati Uniti, lavorò per 5 anni in una TV locale dell'Indiana come conduttrice del Frances Farmer Show (Frances Farmer Presents), che ebbe ottimi indici di gradimento; fu licenziata tuttavia nel settembre del 1964, quando il suo alcolismo cronico diventò ingestibile. Negli ultimi anni venne arrestata due volte per guida in stato d'ebbrezza e avviò delle piccole attività imprenditoriali[10], sempre fallite, anche per sottrazioni di fondi che subirono da terzi. Poco prima di morire di cancro a 56 anni, scrisse l'autobiografia Will there really be a morning?, in cui raccontò la sua personale discesa nell'inferno dei vivi. Un percorso di sofferenza, in modi diversi rilevato da biografi e giornalisti, ma che comunque non ha eguali nella storia del cinema.[2]

Influenze culturali modifica

  • Nel 1982 venne girato il film Frances di Graeme Clifford, basato sulla sua vita e interpretato da Jessica Lange, che ottenne una candidatura al premio Oscar come migliore attrice protagonista
  • La band inglese Culture Club le dedicò nel 1984 il singolo The Medal Song, tratto dal loro terzo album Waking Up with the House on Fire
  • Kurt Cobain, il leader dei Nirvana suo concittadino e suo fan, le dedicò una canzone nell'album In Utero, intitolata Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle, e chiamò la figlia Frances Bean in suo onore.
  • La star della musica francese Mylène Farmer, il cui vero nome è Mylène Gautier, porta questo nome d'arte in omaggio a Frances Farmer[11].

Filmografia modifica

Cinema modifica

Televisione modifica

Doppiatrici italiane modifica

Libri modifica

  • (EN) Frances Frances Will There Really Be a Morning? Allison & Busby, 1973. ISBN 0850311098

Note modifica

  1. ^ Cora Lillian Van Ornum (1873-1955) aveva sposato precedentemente William Kemp Mitchell, da cui aveva avuto una figlia: Rita Marie ( Cora Lillian (Van Ornum) Farmer (1873 - 1955), su wikitree.com. URL consultato il 1º gennaio 2023 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2022).; Cora Lillian Van Ornum Farmer, su it.findagrave.com. URL consultato il 1º gennaio 2023.). Dal secondo matrimonio (1906), con Ernest Melvin Farmer (1874-1956) ( Ernest Melvin Farmer, su ancestors.familysearch.org. URL consultato il 1º gennaio 2023.; Ernest Melvin Farmer, su it.findagrave.com. URL consultato il 1º gennaio 2023.; Ernest Marvin Farmer (1874 - 1956), su wikitree.com. URL consultato il 1º gennaio 2023 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2022).), nacquero prima di Frances tre figli: Wesley Earl, Zella Elizabeth e Edith May. I quattro fratelli avranno ruoli diversi nella vita dell'attrice.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) Frances Farmer: Shedding Light On Shadowland Archiviato il 21 luglio 2015 in Internet Archive.
  3. ^ NEW FILM PRODUCTIONS STARTED IN PAST WEEK Los Angeles Times February 9, 1936, su latimes.com. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  4. ^ ODETS, Clifford, su treccani.it. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  5. ^ Il Group Theatre lo rappresentò per la prima volta il 4 novembre di quell'anno al Belasco Theatre, con protagonista Frances Farmer al fianco di Luther Adler, diretti da Harold Clurman),
  6. ^ Alla rappresentazione a Broadway aveva partecipato anche il giovane Elia Kazan: Stage Left. The struggles of Clifford Odets., su newyorker.com. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  7. ^ Quali World Premiere, commedia del 1941 scritta da Earl Felton e diretta da Ted Tetzlaff, in cui recita al fianco di John Barrymore, e Among the Living (film), diretto da Stuart Heisler, in cui ha una parte secondaria.
  8. ^ Sexual abuse in the lives of women diagnosed with serious mental illness (1997) By Maxine Harris, Christine L. Landis p. 146
  9. ^ Fu l'ultimo film, da caratterista, anche per lo sfortunato ex attore bambino Bobby Driscoll
  10. ^ Nei primi anni Sessanta si propose quale progettista di design d'interni insieme con Jean Ratcliffe e Betty Whitaker, di Indianapolis; avviò inoltre, ancora con la Ratcliffe, un'azienda di cosmetici
  11. ^ https://www.linternaute.com/musique/magazine/2542126-vie-et-secrets-de-mylene-farmer/2542232-pourquoi-a-t-elle-change-son-nom-en-farmer

Bibliografia modifica

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