Popoli del Mare
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I Popoli del Mare furono una confederazione di predoni del mare provenienti probabilmente dall'Europa meridionale, specialmente dall'Egeo[1], che, navigando verso il Mar Mediterraneo orientale sul finire dell'età del Bronzo, invasero l'Anatolia (determinando il crollo dell'Impero ittita), la Siria, la Palestina, Cipro e il Nuovo Regno egizio.[2]

Nonostante origine e storia rimangano in gran parte avvolte nel mistero, i "Popoli del Mare" sono documentati dalle fonti scritte in lingua egizia durante la tarda XIX dinastia e in particolare durante l'ottavo anno di regno di Ramses III, della XX dinastia, quando tentarono di penetrare nel territorio egizio[3]. Nella Grande iscrizione di Karnak[4] il faraone egizio Merenptah (1213-1203) parla di "nazioni (o popoli[5]) stranieri del mare" (in egizio traslitterato nꜣ ḫꜣs.wt n pꜣ ym)[6][7].
Contesto storicoModifica
Le tavolette egee in lineare B di Pylos risalenti alla tarda età del bronzo dimostrano la diffusione, in quel periodo storico, di bande di guerrieri mercenari e le migrazioni di popolazioni (alcuni autori si sono chiesti quali fossero i motivi). Tuttavia la precisa identità di queste "popolazioni del mare" è ancora un enigma per gli studiosi.
Alcuni indizi suggeriscono invece che per gli antichi egizi l'identità e le motivazioni di queste popolazioni non fossero sconosciute. Infatti molte avevano cercato ingaggio presso gli Egiziani o avevano intrattenuto relazioni diplomatiche con essi a partire almeno dalla media età del bronzo. Per esempio alcuni Popoli del Mare, come gli Shardana, furono utilizzati come mercenari dal faraone Ramses II.
I documenti antichiModifica
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I Popoli del Mare (nꜣ ḫꜣs.wt n pꜣ ym) in geroglifici |
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L'obelisco di BibloModifica
La prima menzione di queste genti compare nell'obelisco di Biblo databile dal 2000 al 1700 a.C. dove viene nominato Kwkwn figlio di Rwqq, traslitterato Kukunnu figlio di Lukka[8].
Nelle lettere di AmarnaModifica
I Lukka appaiono nuovamente, assieme agli Shardana, molto più tardi nelle lettere di Amarna (forse di Amenofi III o suo figlio Akhenaton) attorno alla metà del XIV secolo a.C. Le lettere ad un certo punto riferiscono di uno Shardana[9], apparentemente un mercenario rinnegato, e in un altro punto di tre Shardana che sono stati uccisi da una guardia egizia[10]. I Dauna sono menzionati in un'altra lettera[11], ma solamente in un passaggio dove viene riferita la morte del loro re. I Lukka sono accusati[12], assieme ai Ciprioti, di attaccare gli Egiziani, mentre gli stessi Ciprioti smentiscono affermando che i loro villaggi sono stati razziati dai Lukka.
Regno di Ramses IIModifica
Nel secondo anno del suo regno, Ramses II sconfisse i Popoli del Mare nel delta del Nilo e catturò alcuni dei pirati. Un'iscrizione di Ramses nella stele di Tani[13][14], dove si menzionano le incursioni dei Popoli del Mare e la loro cattura, testimonia dei continui pericoli che questi predoni apportavano alle coste egizie:
«I ribelli Shardana che nessuno ha mai saputo come combattere, arrivarono dal centro del mare navigando arditamente con le loro navi da guerra, nessuno è mai riuscito a resistergli[15]» |
Gli Shardana vennero successivamente assegnati come scorta al Faraone e vennero quindi coinvolti nella battaglia di Qadesh contro gli Ittiti.
Regno di MerenptahModifica
Il maggiore evento del regno del faraone Merenptah (1213-1203 a.C.) fu la battaglia contro la cosiddetta confederazione "dei Nove Archi" a Perire, nel delta occidentale del Nilo, fra il quinto e sesto anno del suo regno. Il saccheggio compiuto da questa confederazione era stato così grave che la regione era stata "abbandonata come terreno per il pascolo del bestiame, ed era desolata come ai tempi degli antenati".[16]
Il Faraone narra la guerra in quattro iscrizioni: la Grande iscrizione di Karnak, che racconta la battaglia, l'obelisco del Cairo, la stele di Atribis, dove è leggibile una versione riassuntiva dell'iscrizione di Karnak, e una stele trovata a Tebe, la stele di Merenptah, che descrive la pace successiva alla vittoria[17].
Le iscrizioni ci riferiscono che tra la confederazione dei Nove Archi, composta in parte da tribù libiche che avevano il comando dell'operazione, vi erano un certo numero di Popoli del Mare[18] tra cui gli Ekwesh, i Teresh, i Lukka, gli Shardana e gli Shekelesh.
Merenptah afferma che sconfisse gli invasori in appena sei ore, uccidendo 6.000 soldati e facendo 9.000 prigionieri. Sulla Stele di Merenptah viene menzionata un'altra spedizione militare condotta da Merenptah verso la terra di Canaan dove sono citati per la prima volta gli Ysrỉr ossia gli Israeliti.
Lettere di UgaritModifica
I Popoli del Mare vengono citati in quattro lettere scoperte a Ugarit, città distrutta attorno a 1180 a.C. durante il regno di Ammurapi (1191-1182 a.C.). Le lettere risalgono alla prima metà del XII secolo a.C.
La lettera RS 34. 129 è stata scoperta nella zona meridionale della città; venne inviata dal re ittita Šuppiluliuma II al prefetto della città; questa lettera ingiunge la restituzione di tale Ibnadushu che era stata rapita dagli Shikala (probabilmente i Shekelesh "che vivevano sulle navi"); il significato della lettera è controverso, ma sembra che si tratti di un qualcosa collegato all'attività d'intelligence del grande impero anatolico.
Altre tre lettere (la RS L1, RS 20. 238 e la RS 20.18) afferiscono a una corrispondenza tra il re di Ugarit Hammurabi e quello di Cipro Eshuwara; dalla lettura si deduce che il re di Ugarit avverte i ciprioti dell'avvistamento in mare di venti imbarcazioni nemiche di cui si chiede la localizzazione.
Nessuno dei due paesi fu in grado di contenere le devastazioni attuate dai Popoli del Mare, come dimostrato da un'altra lettera scoperta dagli archeologi (RS 18. 147):
«Al tempo di mio padre furono avvistate le prime navi dei nemici: ogni città fu bruciata e malvagità furono condotte in tutto il mio paese. Non sa forse mio padre che tutte le mie truppe e i miei carri si trovano nella terra di Hatti e che tutte le mie navi si trovano nella terra dei Lukka? Così il paese è abbandonato a sé. Mio padre possa sapere che sette navi nemiche sono giunte sin qui che hanno inflitto gravi danni.[19]» |
In un'ulteriore lettera Ammurapi chiede soccorso al viceré di Carchemish, sopravvissuto alle invasioni dei Popoli del Mare, e quest'ultimo non poté fare altro che limitarsi a rispondergli con dei consigli:
«Le navi del nemico sono state viste in mare! È bene rimanere ben saldi. Nello specifico, dove si trovano le truppe e i carri? Non sono forse essi dislocati nelle vicinanze della città? Sono invece forse alle spalle del nemico per circondarlo? Circonda la città con dei bastioni e fai entrare in città le truppe e i carri incoraggiandoli ad attendere il nemico con grande risolutezza.[20]» |
Regno di Ramses IIIModifica
Ramses III, il secondo re della Ventesima Dinastia, che regnò per più della metà del XII secolo a.C., si trovò a contrastare un'altra ondata di invasioni da parte dei Popoli del Mare (la più documentata) nel suo ottavo anno di regno. Il faraone narra questa vicenda in lunghe iscrizione nel tempio di Medinet Habu:
«Le nazioni straniere (Popoli del Mare) hanno messo a punto una cospirazione presso le loro isole. Improvvisamente essi hanno abbandonato le loro terre e si sono gettate nella mischia. Nessuno poteva resistere alle loro armi: da Hatti, a Qode, a Cherchemish, ad Arzawa e Alashiya, tutte furono distrutte allo stesso tempo. Un campo militare fu da loro insediato in Amurru; qui essi fecero strage della gente del posto e la terra fu lasciata in uno stato di desolazione come se non fosse mai stata abitata. Quindi essi si diressero verso l'Egitto dove era stato innescato il focolaio della rivolta. La loro confederazione era composta dai Pelaset, dagli Tjeker, dagli Shekelesh, dai Denyen e dagli Weshesh. Essi misero le proprie mani sulla terra che si stendeva, mentre i loro cuori confidavano che il piano sarebbe andato in porto»[21]» |
Conseguenze: "Nessuna terra può resistere alle loro armi"Modifica
Il fatto che varie civiltà, tra cui la civiltà Ittita, Micenea e il regno di Mitanni, scomparvero contemporaneamente attorno al 1175 a.C. ha fatto teorizzare agli studiosi che ciò fu causato dalle invasioni dei Popoli del Mare. I resoconti di Ramses sulle razzie dei Popoli del Mare nel mediterraneo orientale sono confermati dalla distruzione di Hatti, Ugarit, Ashkelon e Hazor.
È da notare che queste invasioni non erano soltanto delle operazioni militari ma erano accompagnate da grandi movimenti di popolazioni per terra e mare, alla continua ricerca di nuove terre in cui insediarsi.
Teorie sull'origine dei "Popoli del Mare"Modifica
I Popoli del Mare sono stati principalmente identificati come genti provenienti dal mar Egeo, dall'Italia, dal mediterraneo occidentale e dall'area anatolica; alcuni autori hanno sottolineato invece le similitudini tra le loro navi e le vogelbarke (navi uccello) della cultura dei campi di urne, suggerendo un'espansione centroeuropea di almeno una parte di essi[22].
Studi geneticiModifica
Uno studio pubblicato nel 2019 su scheletri trovati ad Ascalona condotto da un team interdisciplinare di studiosi del Max Planck Institute for the Science of Human History e della Leon Levy Expedition ha scoperto che i resti umani trovati ad Ashkelon, identificati come "Filistei" vissuti nell'età del Ferro, associati ai Peleset, derivavano la maggior parte della loro ascendenza dal pool genetico locale levantino, ma con una certa quantità di DNA derivato anche da una sorgente proveniente dall'Europa meridionale, cioè Spagna, e soprattutto Sardegna. Il dato genetico confermerebbe così le precedenti testimonianze storiche e archeologiche di un evento migratorio dall'Europa meridionale, che avrebbe lasciato un impatto genetico di lunga durata nella popolazione.[23]
Shardana - SherdenModifica
Gli Shardana sono citati per la prima volta dalle fonti egizie nelle lettere di Amarna (1350 a.C. circa) durante il regno di Akhenaton. Compaiono poi durante il regno di Ramses II, Merenptah e Ramses III, con i quali ingaggiarono numerose battaglie navali. 520 Shardana vennero assegnati come scorta al faraone Ramses II durante la battaglia di Qadeš e, sempre in qualità di reparti speciali, furono stanziati in colonie in Medio e Alto Egitto fino alla fine dell'età ramesside come testimoniato da vari documenti amministrativi databili al regno di Ramses V e di Ramses XI.
Nella raffigurazione utilizzano lunghe spade triangolari, pugnali, lance e uno scudo tondo. Il gonnellino è corto, sono dotati di corazza e di un elmo provvisto di corna. Le similitudini fra il corredo bellico dei guerrieri Shardana e quello dei Sardi nuragici della Sardegna (testimoniata anche dalla comparazione tra le rappresentazioni dei guerrieri Shardana con i bronzi sardi, tra questi si distinguono in particolar modo, quelli ritrovati nel Santuario nuragico di Abini, e i Giganti di Mont'e Prama), nonché l'assonanza del nome Shardana con quello di Sardi-Sardegna (ritrovata anche nella Stele di Nora), hanno fatto affermare, a svariati studiosi, che gli Shardana fossero una popolazione proveniente dalla Sardegna[24][25][26][27][28][29][30][31][32]. In precedenza si era anche ipotizzato che si fosse insediata nell'isola in seguito alla tentata invasione dell'Egitto provenendo da Est.
La correlazione tra gli Shardana e la Sardegna viene ripresa nella serie di romanzi sulla figura di Ramses II (dello scrittore francese Christian Jacq), che mette tra i personaggi secondari l'ex pirata Serramanna, destinato a diventare la fedele guardia del corpo del faraone.
ŠekelešModifica
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Un tempo anche scritto Sakalasa[33] o, più correttamente, Shakalasha (Shklsh). Sono stati associati ai Siculi, popolazione di lingua indoeuropea che si stanziò nella tarda età del bronzo in Sicilia orientale, scacciando verso occidente i Sicani. Un'origine egeo-anatolica è comunque più probabile[34].
PelesetModifica
Sono identificabili con la popolazione dei Filistei, documentata anche nella Bibbia, secondo cui provenivano da Kaftor, forse identificabile con Creta. I Filistei si insediarono sul finire dell'età del bronzo in Palestina dove costituirono varie città-Stato; i ritrovamenti archeologici farebbero ipotizzare un'origine egea di questa popolazione, probabilmente micenea.
Alcune recenti scoperte hanno permesso di stabilire una loro presenza in Sardegna in concomitanza (o in un periodo antecedente) ai Fenici[35].
Zeker o TjekerModifica
Menzionati anche dai documenti ittiti sembrano costituire insieme ai Peleset un gruppo omogeneo, distinti solo in quanto dediti alle attività marinare. Sono stati anche messi in relazione con i Teucri.
LibuModifica
I Libu, popolo identificato con nome Libici, si insediarono sotto la Cirenaica. Nelle rappresentazioni Egizie i "Libu/i" , vengono rappresentati con caratteristiche somatiche "europee", carnagione rosea, occhi chiari e barba biondiccia, forse di derivazione Mechta-Afalou.[36]
LukkaModifica
Dovevano occupare la costa meridionale dell'Anatolia e l'isola di Cipro ed erano considerati nei documenti ittiti un vero e proprio stato con dominio sul mare. Successivamente si stanziarono forse nella regione anatolica della Licia. Con i Licii stessi vengono identificati, e si tratterebbe allora di una popolazione di lingua greca-indoeuropea. Il nome di tale popolazione viene fatto derivare dalla radice indoeuropea *leuk- *luk- ("luce")
Eqweš o AkawašaModifica
Forse identificabili con gli Ahhiyawa degli archivi ittiti di Ḫattuša e Ugarit, ossia probabilmente gli "Achei", micenei di stirpe greca, che dovevano essersi già stabiliti sulla costa occidentale dell'Anatolia: la Millawanda dei testi ittiti potrebbe essere identificata con Mileto, mentre Wiluša indicherebbe forse Ilio, cioè Troia.[37]
Un ostacolo a questa identificazione tra Eqweš e Ahhiyawa, o Achei, consiste tuttavia nel fatto che i primi sembra praticassero la circoncisione e che quest'uso è piuttosto insolito tra le popolazioni indoeuropee, di cui gli Achei fanno parte.
Tereš o TuršaModifica
I Tereš, o Turša, vengono identificati da alcuni studiosi con i Tirsenoi o "Tirreni", il nome con il quale gli autori greci chiamavano gli Etruschi. Tuttavia dei Tirreno-Etruschi, nei testi d'epoca Miceneo-Ittita e nei poemi classici Odissea e Iliade, non si trova traccia. Rapporti dei Tirreni col mondo del Mar Egeo sembrerebbero esistere in seguito al ritrovamento nell'isola di Lemno della cosiddetta Stele di Lemno, un'iscrizione rinvenuta nel 1885, in cui è attestata una lingua che si ritiene correlata all'etrusco più arcaico attestato in Etruria meridionale. Lo storico olandese Luuk de Ligt ipotizza che la presenza nel VI secolo a.C. nell'isola di Lemno di una comunità che parlava una lingua simile all'etrusco sia dovuta a movimenti di mercenari arruolati nella penisola italica dai Micenei,[38] così come l'archeologo austriaco Reinhard Jung collega ai Popoli del Mare movimenti di guerrieri dall'Italia all’Egeo e al Vicino Oriente.[39] Studiosi come Norbert Oettinger, Robert Drews, Michel Gras e Carlo De Simone vedono nel lemnio la testimonianza di un insediamento piratesco o commerciale etrusco nell'isola di Lemno avvenuto prima del 700 a.C.,[40][41][42][43][44] non necessariamente collegato ai Popoli del Mare.[45]
Danuna o DenyenModifica
Di provenienza anatolica, è stata proposta una loro identificazione con i Dauni della Puglia e i Danai, altro nome dei Micenei di stirpe greca.
Nel testo di C. W. Ceram, "Il libro delle Rupi",[46] parlando di Karatepe e del suo re troviamo: "Si definisce Signore di Danuna, che come sappiamo, era il popolo della pianura di Adana ".
WešešModifica
Forse in relazione con la città di Wiluša, che a sua volta è forse identificabile con Troia.
Critiche alla teoria dei Popoli del MareModifica
L'egittologa Alessandra Nibbi sostenne a partire dal 1972 che l'identificazione dei cosiddetti Popoli del Mare derivasse da una non corretta lettura delle fonti egizie, in particolare della Grande iscrizione di Karnak.[47]
NoteModifica
- ^ (EN) Syria: Early history, su Encylopedia Britannica. URL consultato l'8 settembre 2012.
- ^ (EN) Sea Peoples, su Encylopedia Britannica. URL consultato l'8 settembre 2012.
- ^ Una comoda tabella riguardante i Popoli del Mare, riportante il testo geroglifico, la traslitterazione e la traduzione in inglese, è riportata nella dissertazione di Woudhuizen, 2006, che la sviluppò a partire dai lavori di Kitchen ivi citati.
- ^ Riga 52. L'iscrizione è mostrata in: Manassa, pag. 55, tavola 12.
- ^ Come osservato da Gardiner, vol.1, pag. 196, altri testi presentano
ḫ3sty.w "genti straniere"; entrambi i termini possono ugualmente riferirsi al concetto di "stranieri". Zangger (si veda il collegamento esterno sotto indicato) esprime un punto di vista condiviso quando afferma che Sea Peoples (Popoli del Mare) non traduce questo termine e altre espressioni, ma è un'innovazione accademica. La dissertazione di Woudhuizen e l'articolo di Morris identificano in Gaston Maspero colui che per primo utilizzò nel 1881 il termine peuples de la mer. - ^ Gardiner, vol. 1, pag. 196.
- ^ Manassa, pag. 55.
- ^ (EN) T.R. Bryce, The Lukka Problem - And a Possible Solution, in Journal of Near Eastern Studies, vol. 33, n. 4, ottobre 1974, pp. 395-404. The first page is displayable at jstor.org. The inscription is mentioned as well in the Woudhuizen dissertation, pag. 31.
- ^ Moran, Letter EA 81.
- ^ Letters EA 122, 123, which are duplicates. See the paper on this topic published by Megaera Lorenz at the Penn State site: (EN) Megaera Lorenz, The Amarna Letters, su courses.psu.edu, The Pennsylvania State University. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 19 giugno 2002). Moran, Letters EA 122, 123.
- ^ Moran, EA 151.
- ^ Moran, EA 38.
- ^ Questo e altri documenti sono citati nell'articolo The Shardana di Megaera Lorenz sul sito della Penn State: (EN) Megaera Lorenz, The Shardana, su libraries.psu.edu, The Pennsylvania State University. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2008).
- ^ Questa è una versione anteriore del suo articolo, in cui riporta una citazione tratta da Kitchen che non si trova nel sito sotto indicato nella sezione Collegamenti Esterni. Il Volume III, Articolo 491, pag. 210 di Breasted (disponibile su Google Books) fornisce una traduzione alquanto diversa del passaggio. Sfortunatamente, ampie parti del testo sono mancanti e devono essere restaurate, ma entrambe le versioni concordano riguardo agli Sherden e alle navi da guerra.
- ^ Kenneth Kitchen, Pharaoh Triumphant: The Life and Times of Ramesses II, King of Egypt, Aris & Phillips, 1982, pagg. 40-41.
- ^ La Grande iscrizione di Karnak.
- ^ Tutte e 4 le iscrizioni sono riportate in: Breasted, V. 3, Reign of Meneptah, pagg. 238 sgg., Articoli 569 sgg. (disponibile in Google Books). Per la Grande iscrizione di Karnak si veda anche Manassa.
- ^ J.H. Breasted, p. 243, in cui si citano le righe 13-15 dell'iscrizione.
- ^ Jean Nougaryol et al. (1968) Ugaritica V: 87-90 no. 24.
- ^ RSL I = Nougayril et al., (1968) 86-86, no. 23.
- ^ (EN) J.B. Pritchard (a cura di), Medinet Habu inscription of Ramesses III's 8th year, lines 16-17, in Ancient Near Eastern Texts relating to the Old Testament, traduzione di John A. Wilson, 3ª ed., Princeton, 1969, p. 262.
- ^ Eliezer D. Oren, The Sea Peoples and Their World: A Reassessment
- ^ (EN) Michal Feldman et al., Ancient DNA sheds light on the genetic origins of early Iron Age Philistines, in Science Advances, vol. 5, no. 7, Washington, D.C., American Association for the Advancement of Science, 3 luglio 2019, pp. eaax0061, DOI:10.1126/sciadv.aax0061. URL consultato il 1º settembre 2019.
- ^ intervista all'archeologo Giovanni Ugas, su sardiniapoint.it. URL consultato l'8 gennaio 2017.
- ^ Giovanni Ugas, Shardana e Sardegna : i popoli del mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei Grandi Regni (XV-XII secolo a.C.), Prima edizione, 2016, ISBN 978-88-7343-471-9, OCLC 970796519.
- ^ Sebastiano Tusa, I popoli del Grande Verde : il Mediterraneo al tempo dei faraoni, Ragusa, Edizioni Storia e Studi Sociali, 2018, ISBN 9788899168308, OCLC 1032289388.
- ^ Presentazione del libro "I Popoli del Grande Verde" di Sebastiano Tusa presso il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo della Sapienza di Roma, 21 marzo 2018, a 12 min 12 s.
- ^ (EN) Carlos Roberto Zorea, Sea peoples in Canaan, Cyprus and Iberia (12th to 10th centuries BC) (PDF), 2021.
- ^ (EN) Vassos Karageorghis, Handmade Burnished Ware in Cyprus and elsewhere in the Mediterranean, in On cooking pots, drinking cups, loomweights and ethnicity in bronze age Cyprus and neighbouring regions: an international archaeological symposium held in Nicosia, November 6th-7th, 2010, 2011, ISBN 978-9963-560-93-6, OCLC 769643982.
- ^ Antonio Taramelli, Scavi e scoperte. 1903-1910, Sassari, Carlo Delfino editore, 1982, OCLC 643856632.«Ma io ritengo che le conseguenze della nostra osservazione sulla continuità degli elementi eneolitici in quelli della civiltà nuragica abbiano una portata maggiore di quella veduta dal collega mio; che cioè la civiltà degli Shardana siasi qui elaborata completamente, dai suoi germi iniziali, sia qui cresciuta, battagliera, vigorosa, e che lungi dal vedere nella Sardegna l'estremo rifugio di una razza dispersa, inseguita, come una fiera fuggente, dall'elemento semitico che venne qui ad azzannarla e a soggiogarla, noi dobbiamo vedere il nido donde essa spiegò un volo ardito, dopo aver lasciato una impronta di dominio, di lotta, di tenacia, sul suolo da lei guadagnato alla civiltà.»
- ^ Vere Gordon Childe, The Bronze Age, 1930.«In the nuragic sanctuaries and hoards we find an extraordinary variety of votive statuettes and models in bronze. Figures of warriors, crude and barbaric in execution but full of life, are particularly common. The warrior was armed with a dagger and bow-and-arrows or a sword, covered with a two-horned helmet and protected by a circular buckler. The dress and armament leave no doubt as to the substantial identity of the Sardinian infantryman with the raiders and mercenaries depicted on Egyptian monuments as "Shardana". At the same time numerous votive barques, also of bronze, demonstrate the importance of the sea in Sardinian life.»
- ^ (EN) Archaeological site could cast light on life of Biblical Villain Sisera, su The Jerusalem Post | JPost.com, 27 novembre 2019. URL consultato il 28 giugno 2022.«When you look at plans of sites of the Shardana in Sardinia, in the second millennium BCE, throughout this entire period, you can see wavy walls, you can see corridors... you can see high heaps of stones, which were developed into the classical nuraghic culture of Sardinia. The only good architectural parallels are found in Sardinia and the Shardana culture.»
- ^ Giacomo Devoto.
- ^ Shekelesh, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011. URL consultato l'8 gennaio 2017.
- ^ Antikitera.net, Scoperta un'anfora dei Filistei con iscrizione in Sardegna, su scienzaoggi.net. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato il 23 gennaio 2016).
- ^ R. Biasutti, Razze e Popoli della Terra, I vol., Torino, UTET, p. 7, foto 4, dicitura foto: stranieri della Libia, SBN IT\ICCU\MIL\0324967.
- ^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa - Lingua e storia, Bologna, il Mulino, 1997 [1991], p. 352, ISBN 978-881512706-8.
- ^ (EN) Luuk de Ligt, An Eteocretan Inscription from Praisos and the Homeland of the Sea Peoples, in TALANTA, XL-XLI, Amsterdam, Dutch Archaeological and Historical Society, 2008-2009, pp. 151-172.
- ^ (EN) Reinhard Jung, The Sea Peoples after Three Millennia: Possibilities and Limitations of Historical Reconstruction, in Peter M. Fischer, Teresa Bürge (a cura di), Sea Peoples" Up-to-Date: New Research on Transformation in the Eastern Mediterranean in 13th-11th Centuries BCE, Vienna, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, 2017, pp. 23–42.
- ^ (FR) Michel Gras, La piraterie tyrrhénienne en mer Egée: mythe ou réalité?, in L'Italie préromaine et la Rome républicaine. Mélanges offerts à J. Heurgon, vol. 1, Roma, École Française de Rome, 1976, pp. 341-370, ISBN 2-7283-0438-6.
- ^ (FR) Michel Gras, Autour de Lemnos, in Linguistica è storia : studi in onore di Carlo De Simone, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore, 2003, pp. 135-144.
- ^ (EN) Robert Drews, Herodotus 1.94, the Drought Ca. 1200 B.C., and the Origin of the Etruscans, in Historia: Zeitschrift Für Alte Geschichte, vol. 41 no. 1, Stuttgart, Franz Steiner Verlag, 1992, pp. 14–39.
- ^ Carlo de Simone, I Tirreni a Lemnos, Evidenza linguistica e tradizioni storiche, in Istituto Nazionale di Studi Etruschi. Biblioteca di «Studi Etruschi», vol. 31, Firenze, Casa Editrice Leo S. Olschki, 1996, ISBN 978-88-222-4432-1.
- ^ Carlo de Simone, La nuova Iscrizione ‘Tirsenica’ di Lemnos (Efestia, teatro): considerazioni generali, in Rasenna: Journal of the Center for Etruscan Studies, vol. 3, n. 1, Amherst, University of Massachusetts Amherst, 2011, pp. 1-34.
- ^ (EN) Robert Drews, The End of the Bronze Age: Changes in Warfare and the Catastrophe of ca. 1200 B.C, Princeton, New Jersey, Princeton University Press, 1995, p. 59, ISBN 978-0-691-04811-6.
- ^ Giulio Einaudi Editore, 1952, pag. 204
- ^ Alessandra Nibbi, The Sea Peoples: A Re-examination of the Egyptian Sources, Oxford, Church Army Press and Supplies, 1972.
BibliografiaModifica
- Gran parte di questi nomi (e la relativa spiegazione data in questa pagina) si trovano citati nel romanzo Le paludi di Hesperia di Valerio Massimo Manfredi.
- Sugli Shardana in particolare e sul loro rapporto con la Sardegna nuragica, ma con capitoli riguardanti anche tutti gli altri popoli del mare, le loro origini e le loro interazioni con i grandi regni del Mediterraneo: Giovanni Ugas, Shardana e Sardegna : i popoli del mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei Grandi Regni (XV-XII secolo a.C.), Prima edizione, 2016, ISBN 978-88-7343-471-9, OCLC 970796519. URL consultato il 19 novembre 2019.
- Sugli Shardana in Egitto: Gli Shardana e l'Egitto ramesside, BAR n.1438, Oxford, Archaeopress, 2008 di Giacomo Cavillier.
- Su Qadesh e le fonti che attestano Shardana: La Battaglia di Qadesh, Torino, Tirrenia ed., 2007 di Giacomo Cavillier.
- Sebastiano Tusa, I popoli del Grande Verde : il Mediterraneo al tempo dei faraoni, 2018, ISBN 978-88-99168-30-8, OCLC 1032289388. URL consultato il 19 novembre 2019.
- (EN) Colleen Manassa, The great Karnak inscription of Merneptah: grand strategy in the 13th century BC, in Yale Egyptological studies, New Haven, Yale egyptological seminar, 2003, ISBN 978-0-9740025-0-7, OCLC 875346936.
- (EN) Alan Henderson Gardiner, Ancient Egyptian onomastica, Londra, Oxford University Press, 1968 [1947], OCLC 464066908.
- (EN) William L. Moran, Amarna Letters Containing References to the Sea Peoples, su courses.psu.edu, The Pennsylvania State University. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2006).
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Popoli del mare
Collegamenti esterniModifica
- (EN) Philistine Kin Found in Early Israel, Adam Zertal, BAR 28:03, May/Jun 2002, su cojs.org, Center for Online Judaic Studies, 23 agosto 2008. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2008).
- Greek Age of Bronze-Sea Peoples, su salimbeti.com.
- Migrazioni dal levante nell'età del bronzo finale, su prehistory.it.
- Sito, su centrochampollion.it, Centro Studi di Egittologia "J. F. Champollion". URL consultato il 30 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2010). Progetto di ricerca sugli Shardana in Egitto e nel Mediterraneo a cura del Centro Studi Champollion diretto da Giacomo Cavillier.
- The Northern ‘Sea Peoples’ Excavation Project, su ahwat.haifa.ac.il.
- Descrizione dei diversi popoli del mare, su geocities.com. URL consultato il 1º maggio 2005 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2006).
- (EN) Welcome to the Sea Peoples and the Philistines on the Web!, su courses.psu.edu, Department of Classics and Ancient Mediterranean Studies. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2008).
- Emanuele Banfi, su emanuelebanfi.it.
- Carlo Figari, Shardana, il mistero dei popoli del mare, su csia.unica.it, L'Unione Sarda, 15 marzo 2004. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2005).
- Intervista al professor Ugas sull'identità tra genti nuragiche e i Shardana, su sardiniapoint.it.
- Ann E. Killebrew (a cura di), The Philistines and Other “Sea Peoples” in Text and Archaeology, Society of Biblical Lit., 2013.
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