Utente:Croberto68/Sandbox5

Mosaico raffigurante papa Simmaco, pontefice di Roma dal 498 al 514, nella basilica di Sant'Agnese fuori le mura.

I concili di papa Simmaco, noti in storiografia come concili simmachiani, sono una serie di concili celebrati a Roma nei primi anni di pontificato di Simmaco, vescovo di Roma dal 498 al 514.

Fonti e edizioni modifica

Gli atti dei sinodi simmachiani sono stati tramandati nelle tradizionali collezioni delle lettere di papa Simmaco. Spesso infatti gli atti di un concilio, nella loro totalità o in sintesi, venivano inseriti nelle lettere pontificie inviate ai vescovi della cristianità, per mettere a conoscenza le varie comunità cristiane delle decisioni prese a Roma. Così, per esempio, gli atti dei sinodi simmachiani appaiono nella serie Epistolae Romanorum Pontificum genuinae di Andreas Thiel del 1868.[1] Tuttavia, già con lo Pseudo-Isidoro (IX secolo), gli atti sinodali furono estrapolati dall'epistolario simmachiano per costituire documenti a sé stanti, che finirono in seguito nelle grandi collezioni di atti conciliari, come quelle di Labbe (XVII secolo) e di Mansi (XVIII secolo).

A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, iniziarono i primi tentativi di edizione critica degli atti sinodali simmachiani con Friedrich Maassen nell'opera Geschichte der quellen und der literatur des canonischen rechts (1870); ma fu soprattutto Theodor Mommsen, che pubblicò nel 1894 la prima edizione critica del corpus dei sinodi simmachiani nelle Monumenta Germaniae Historica, con il titolo di Acta synhodorum habitarum Romae.[2]

Diversi sono i manoscritti che riportano gli atti dei concili attribuiti all'epoca di papa Simmaco. Nella sua introduzione all'edizione critica, Mommsen riferisce che «la tradizione manoscritta risale ad un comune archetipo, da cui discendono due esemplari, cui fanno a loro volta capo due famiglie di manoscritti».[3] Secondo lo stesso autore, i due "capostipiti" sono i codici noti con i nomi di Vaticanus 1997 e Vaticanus 5845.

Numero e cronologia dei concili modifica

La suddivisione tradizionale modifica

Il corpus degli atti conciliari, così come è stato tramandato dall'epistolario di papa Simmaco ed in seguito confluito nelle raccolte conciliari, è costituito da un insieme di cinque concili, tradizionalmente attribuiti agli anni 499, 501, 502, 503 e 504 in base alla presenza dei nomi dei consoli imperiali. Con Baronio e Pagi fu identificato un sesto concilio, di cui non esistono atti[4], presumibilmente indicato dalle parole del Liber Pontificalis: «Eodem tempore papa Symmachus congregavit synodum et constituit Laurentium in Nucerinam civitatem episcopum intuitu misericordiae».[5] Questo presunto sesto concilio fu collocato nell'anno 500.

Questa disposizione cronologica è quella che si trova nelle raccolte di Labbe e di Mansi, secondo lo schema seguente:

  • Synodus romana I, 1º marzo 499[6]
  • Synodus romana II, 500[7]
  • Synodus romana III, 23 ottobre 501[8]
  • Synodus romana IV, 6 novembre 502[9]
  • Synodus romana V, 503[10]
  • Synodus romana VI, 1º ottobre 504.[11]

Questa classificazione è ancora riconosciuta come valida, nell'Ottocento, da studiosi ed eruditi quali Gaetano Moroni (Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica), Giuseppe Cappelletti (Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni) e Pius Bonifacius Gams (Series episcoporum Ecclesiae catholicae).

La revisione critica modifica

A partire dall'Ottocento il dato tradizionale fu messo in crisi dagli studi comparati di critica testuale, di critica delle fonti e dall'applicazione del metodo scientifico nell'indagine storica.

Nel 1868 Andreas Thiel pubblicò il primo volume delle Epistolae Romanorum Pontificum, nel quale riconobbe come autentici solo tre concili simmachiani, mentre escludeva come spuri i concili attribuiti dalla tradizione agli anni 503 e 504, inseriti nelle decretali pseudo-isidoriane[12]; non esistendo atti conciliari, il concilio del 500 non veniva affatto considerato dallo studioso tedesco. Lanzoni annoterà come le liste episcopali presenti nei due concili spuri «furono desunte parte dai sinodi romani autentici del 499, 501 e 502, parte dal concilio di Calcedonia del 451».[13]

Nel 1855 era uscita la prima edizione della Conciliengeschichte di Karl Josef von Hefele, ripubblicata in seconda edizione a partire dal 1875. Lo storico tedesco riconosceva che nessun concilio si svolse nell'anno 500; infatti ciò che gli autori precedenti avevano attribuito a questa data, ossia la nomina dell'antipapa Lorenzo alla sede di Nocera, fu in realtà una decisione presa o durante il concilio del 499 o da papa Simmaco poco dopo quel concilio.[14] Inoltre, a partire dalla documentazione annessa agli atti conciliari e nota con i nomi di Anagnostica e Praeceptiones[15], Hefele dedusse l'esistenza di altre riunioni sinodali celebrate nel 501 prima di quella del 23 ottobre, di cui però non esistevano gli atti: introdusse così altri due concili, uno celebrato poco dopo Pasqua del 501 e l'altro il 1º settembre dello stesso anno.[16] Così facendo tuttavia aumentava il numero dei concili simmachiani a sette, considerando ancora come autentici i concili del 503 e del 504.[17]

La svolta nel numero e nella cronologia dei concili si ebbe con Theodor Mommsen. Egli stabilì in tre il numero dei concili, celebrati rispettivamente nel 499, nel 501 e il 6 novembre 502, ed escluse il concilio del 500, come già aveva appurato Hefele, ma anche quelli del 503 e del 504, perchè ritenuti spuri[18] e facenti parte di quel complesso di documenti noti come apocrifi o falsi simmachiani. Inoltre, in base alla documentazione fornita dalle fonti come già aveva sostenuto Hefele, Mommsen riconobbe[19] che il concilio del 501, relativo al processo contro papa Simmaco, si svolse in quattro sessioni distinte:

  • prima sessione, celebrata poco dopo la Pasqua del 501;
  • seconda sessione, celebrata forse a maggio del 501;
  • terza sessione, celebrata il 1º settembre nella basilica Iulia (oggi Santa Maria in Trastevere);
  • quarta sessione, celebrata il 23 ottobre in un luogo del foro romano detto ad Palmam, da cui il nome di sinodo palmare dato a questa sessione.

La cronologia stabilita da Mommsen fece scuola, e fu accettata dalla maggior parte degli studiosi e degli storici successivi. Tuttavia, due storici tedeschi contemporanei al Mommsen, Friedrich Vogel[20] e Georg Pfeilschifter[21], avevano obiettato sull'attribuzione al 501 del concilio del processo a Simmaco, collocandolo piuttosto nel 502, mostrando in questo modo che la questione della datazione dei concili simmachiani non era ancora risolta una volta per tutte.

Studi successivi modifica

Infatti, il numero e la cronologia dei concili impostata da Mommsen non impedì la ricerca di nuove soluzioni. Così, per esempio, Johann Peter Kirsch, nella Catholic Encyclopedia (1912), riuniva i concili del 501 e del 502 in quest'ultimo anno, mentre Etienne Amann, nel Dictionnaire de Théologie Catholique (1939), li raggruppava nel 501.

Studi più recenti hanno ulteriormente messo in crisi le certezze fondate sul Mommsen. Nel 1958 Giovanni Battista Picotti, nel suo studio I sinodi romani nello scisma laurenziano, riportò a cinque i sinodi simmachiani e soprattutto, eccezion fatta per quello del 499, riunì tutti gli altri nell'anno 502. Questo è lo schema dei concili proposto da Picotti:[22]

  1. concilio del 1º marzo 499 celebrato nella basilica di San Pietro;
  2. concilio di maggio 502 celebrato nella basilica Julia;
  3. concilio del 1º settembre 502 celebrato nella basilica sessoriana;
  4. concilio del 23 ottobre 502 celebrato ad Palmam;
  5. concilio del 6 novembre 502 celebrato nella basilica di San Pietro.

Questa impostazione è fatta propria, tra gli altri, dagli studi di Pietri (1966)[23], di Richards (1979) e di Aimone (1995), secondo il quale la ricostruzione cronologica di Picotti è la più avveduta e la più condivisibile.[24]

Infine, nella sua opera Zwei Päpste in Rom, nel 1993 lo storico tedesco Eckhard Wirbelauer, pur accettando in linea di massima le proposte di Mommsen, inverte tuttavia i concili del 501 e del 502: le quattro sessioni del processo a Simmaco si sarebbero svolte nel 502, mentre il concilio simmachiano del 6 novembre fu celebrato nel 501. Questa nuova cronologia è fatta propria oggi da Teresa Sardella, autrice della voce su papa Simmaco nella Enciclopedia dei Papi della Treccani e curatrice di una nuova edizione dei concili simmachiani con traduzione italiana e commento.[25]

Secondo le parole di Aimone, si può concludere che a tutt'oggi «rimane complessa e controversa la datazione corretta dei vari sinodi romani svoltisi tra il 499 ed il 502».[26] Parlando in particolare del concilio del processo a Simmaco, Sardella ammette che «la ricostruzione dettagliata della successione dei fatti, per alcune contraddizioni delle fonti, non è semplice né scontata; basti pensare che la storiografia non ne ha prodotte due perfettamente coincidenti tra loro.»[27]

Resta, come conclusione, che, a seconda della cronologia adottata, cambia anche la successione degli eventi e di conseguenza la loro interpretazione storica.

Tabella cronologica modifica

Tabella riepilogativa del numero e della cronologia dei concili simmachiani secondo i vari autori:

Labbe
1671
Mansi
1762
Von Hefele
1875
Mommsen
1894
Richards
1979
Wirbelauer
1993
1.III.499
1.III 499
1.III.499
1.III 499
1.III 499
1.III 499
500
500
501
(dopo Pasqua)
501
maggio 502
6.XI.501
23.X.501
23.X.501
1.IX.501
6.XI.502
1.IX.502
502
6.XI.502
6.XI.501
23.X.501
23.X.502
503
503
6.XI.502
6.XI. 502
504
504
503
--- ---
1.X.504

Contesto storico generale modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Papa Simmaco, Antipapa Laurenzio e Scisma acaciano.

I "concili simmachiani" furono occasionati dalla contestata elezione pontificia del 22 novembre 498, successiva alla morte di papa Anastasio II, che portò il clero romano ad una duplice elezione: da una parte il diacono di origine sarda Simmaco, eletto in San Giovanni in Laterano, e dall'altra l'arciprete romano Lorenzo, eletto in Santa Maria Maggiore.

La divisione del clero e del popolo romano in due fazioni si inquadra nel più ampio contesto della vita della Chiesa imperiale sul finire del V secolo, divisa dallo scisma acaciano, e nelle difficoltà interne della Chiesa di Roma. «Su un piano esterno e generale vi era la contrapposizione tra l'ortodossia calcedonese, prevalente in Occidente e sostenuta da Simmaco, e le tendenze monofisite allora caldeggiate a Costantinopoli dall'imperatore Anastasio cui il partito di Lorenzo era strettamente legato; su un piano interno alla Chiesa di Roma, si scontravano invece opinioni diverse sul ruolo dei laici nelle elezioni papali e il controllo delle proprietà ecclesiastiche.»[28]

In particolare, l'elezione di Lorenzo era sostenuta dal partito che cercava di imporre a Roma e nelle Chiese d'Occidente l'Henotikon, l'editto di fede voluto dall'imperatore Zenone (482), per conciliare la teologia monofisita con i dogmi del concilio di Calcedonia, ma che finiva per limitare la portata delle decisioni calcedonesi.

Per sanare il problema della doppia elezione, e per sedare i tafferugli e gli scontri che ne erano seguiti, entrambe le fazioni fecero appello al re goto Teodorico, il quale, benché di fede ariana, governava allora l'Italia per volontà e con l'accordo dell'imperatore d'Oriente. «Questi stabilì che legittimo papa dovesse essere considerato Simmaco. La decisione fu presa sulla base di un criterio di oggettività: la maggiore anzianità di ordinazione nella carriera ecclesiastica di Simmaco e la maggioranza di sostenitori a suo favore.»[29] Lorenzo comunque si sottomise alla decisione.

Il concilio del 499 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Concilio di Roma (499).

Il concilio del processo a Simmaco modifica

Contesto storico modifica

Svolgimento del concilio modifica

Partecipanti modifica

Gli Acta synhodi a. DI pubblicati da Mommsen[30], riportano una lista di 76 vescovi che apposero le loro firme agli atti conciliari, nell'ordine seguente:[31]

  1. Lorenzo di Milano
  2. Pietro di Ravenna
  3. Felice di Terni
  4. Benigno di Acquaviva
  5. Massimo di Blera
  6. Emili(an)o di Sora[32]
  7. Massimo di Pavia
  8. Cassiano di Modena
  9. Geronzio di Cervia
  10. Stefano di Venosa
  11. Lorenzo di Boiano
  12. Fortunato di Foligno
  13. Mercurio di Sutri
  14. Stefano di Napoli
  15. Ilaro di Tempsa
  16. Massimiano di Perugia
  17. Innocenzo di Ferentino
  18. Concordio di Miseno
  19. Vitale di Fondi
  20. Casto di Porto
  21. Aristo di Ostia
  22. Martirio di Terracina
  23. Vittore di Luni
  24. Asterio di Aquino
  25. Crisogono di Albano
  26. Amanzio di Potenza
  1. Romano di Nomento
  2. Orso di Rieti
  3. Cresconio di Todi
  4. Innocenzo di Bevagna
  5. Giovanni di Spoleto
  6. Eustasio di Cremona
  7. Lorenzo di Bergamo
  8. Eucarpo di Messina
  9. Rufenzio di Egnazia
  10. Sereno di Nola
  11. Marziano di Eca
  12. Eutichio di Trani
  13. Fortunato di Anagni
  14. Pascasio di Volturno
  15. Innocenzo di Fossombrone
  16. Felice di Nepi
  17. Ilaro di Tempsa[33]
  18. Innocenzo di Tiferno
  19. Severino di Tindari
  20. Silvino di Velletri
  21. Sebastiano di Sora[34]
  22. Mercurio di Gabi
  23. Felice di Atella
  24. Rustico Bussento
  25. Propinquo di Trevi[35]
  1. Adeodato di Formia
  2. Bonifacio di Camerino
  3. Fortunato di Sessa
  4. Giocondo di Subaugusta o di Aosta
  5. Tigridio di Torino
  6. Vaticano Ceneliensis[36]
  7. Giovanni di Rimini
  8. Proculeiano di Sepino
  9. Candido di Tivoli
  10. Aprile Laterianae[37]
  11. Asello di Populonia
  12. Memore di Canosa
  13. Colonico di Forum Clodii
  14. Elpidio di Volterra
  15. Giovanni di Thurio[38]
  16. Adeodato di Selva Candida
  17. Venerio di Spello
  18. Giusto di Segni
  19. Rogato di Taormina
  20. Vindemio di Anzio
  21. Servideo di Ferento
  22. Augusto di Lipari
  23. Probo di Carmeiano
  24. Valentino di Amiterno
  25. Dolcizio di Sant'Antimo

Il concilio del 6 novembre modifica

Contesto storico modifica

Svolgimento del concilio modifica

Partecipanti modifica

Gli Acta synhodi a. DII pubblicati da Mommsen[39], riportano due liste di partecipanti al concilio del 6 novembre:

  • la prima si trova all'inizio degli atti ed è quella delle presenze al concilio; essa è costituita da un elenco di 80 vescovi, senza indicazione della sede di appartenenza, e da un elenco di 37 presbiteri e 4 diaconi, senza indicazione dei tituli;
  • la seconda lista si trova alla fine ed è quella delle sottoscrizioni degli atti sinodali; essa è costituita unicamente da un elenco di 65 vescovi con l'indicazione della sede di appartenenza.

Il presente elenco è quello delle sottoscrizioni sinodali.[40]

  1. Papa Simmaco
  2. Lorenzo di Milano
  3. Pietro di Ravenna
  4. Eulalio di Siracusa
  5. Felice di Terni
  6. Cresconio di Todi
  7. Emiliano di Vercelli
  8. Giocondo ecclesiae Augustinae[41]
  9. Tigridio di Torino
  10. Vitale di Fondi
  11. Basso di Modena
  12. Pacaziano di Foro Cornelio
  13. Massimo di Blera
  14. Martirio di Terracina
  15. Rufenzio di Egnazia
  16. Basilio di Tolentino
  17. Martiniano di Ostra
  18. Benigno di Acquaviva
  19. Fortunato di Sessa
  20. Severino di Tindari
  21. Eucarpo di Messina
  22. Giovanni di Spoleto
  1. Stefano di Venosa
  2. Valentino di Amiterno
  3. Romolo di Palestrina
  4. Probo di Carmeiano
  5. Vindemio di Anzio
  6. Candido di Tivoli
  7. Fortunato di Foligno
  8. Proculeiano di Sepino
  9. Fortunato di Anagni
  10. Pascasio di Volturno
  11. Marziano di Eca
  12. Massimiano di Perugia
  13. Crisogono di Albano
  14. Eutichio di Trani
  15. Lorenzo di Boiano
  16. Marco ecclesiae Samninae[42]
  17. Aprile di Nocera[43]
  18. Memore di Canosa
  19. Innocenzo di Fossombrone
  20. Fiorenzo di Plestia
  21. Felice di Nepi
  22. Concordio di Miseno
  1. Amando di Potenza
  2. Asello di Populonia
  3. Colonico di Forum Clodii
  4. Elpidio di Volterra
  5. Proietto di Foronovo
  6. Venerioso di Spello
  7. Bonifacio di Foro Flaminio
  8. Sebastiano di Sora
  9. Rustico Bussento
  10. Venanzio Senigallia
  11. Vittore di Luni
  12. Innocenzo di Tiferno
  13. Silvino di Velletri
  14. Giusto di Segni
  15. Aristo di Ostia
  16. Augusto di Lipari
  17. Orso di …[44]
  18. Asterio di Aquino
  19. Propinquo di Trevi[35]
  20. Eusebio di Fano
  21. Romano di Nomento

Note modifica

  1. ^ Epistolae Romanorum Pontificum genuinae et quae ad eos scriptae sunt, a cura di Andreas Thiel, vol. I, Brunsbergae 1868, pp. 641 e seguenti.
  2. ^ Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, XII, Berlino 1894, pp. 393-455.
  3. ^ Sardella, Società, chiesa e stato nell'età di Teoderico: papa Simmaco e lo scisma laurenziano, p. 16, nota 10.
  4. ^ Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, vol. VIII, col. 246.
  5. ^ Louis Duchesne, Le Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire, vol. I, Paris 1886, p. 260.
  6. ^ Labbe 1312-1318; Mansi 229-238.
  7. ^ Labbe 1322, Mansi 245-248.
  8. ^ Labbe 1323-1332; Mansi 247-262.
  9. ^ Labbe 1333-1340; Mansi 261-272.
  10. ^ Labbe 1364-1370; Mansi 295-304.
  11. ^ Labbe 1371-1378; Mansi 309-316.
  12. ^ Epistolae Romanorum Pontificum, vol. I, Brunsbergae 1868, p. 738.
  13. ^ Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza 1927, p. 8.
  14. ^ Histoire des Conciles d'après les documents originaux, II/2, p. 958.
  15. ^ Sardella, Società, chiesa e stato nell'età di Teoderico: papa Simmaco e lo scisma laurenziano, p. 15.
  16. ^ Histoire des Conciles d'après les documents originaux, II/2, pp. 960-964.
  17. ^ Histoire des Conciles d'après les documents originaux, II/2, pp. 969-970.
  18. ^ Winifrid Polnitz, A propos des synodes apocryphes du pape Symmaque. Les prétendus évêchés de Linternum et de Gravisca, in «Revue d'Histoire ecclésiastique» 32 (1936), pp. 81-88.
  19. ^ Acta synhodorum habitarum Romae, pp. 417-418.
  20. ^ Magni Felicis Ennodi opera, in Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum, VII, Berlino 1885, p. XI.
  21. ^ Der Ostgotenkönig Theoderich der Grosse und die Katholische Kirche, Münster 1896, pp. 68, 72-74.
  22. ^ Aimone, Le falsificazioni simmachiane, pp. 207-208 e note 14 e 15.
  23. ^ Pietri ha ribadito la sua scelta nella: Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), Roma, École française de Rome, 2 volumi, 1999-2000.
  24. ^ Le falsificazioni simmachiane, p. 208, nota 15.
  25. ^ I canoni dei concili della Chiesa antica, vol. II, I concili latini, 1. Decretali, concili romani e canoni di Serdica, a cura di A. Di Berardino, Roma 2008, pp. 245-314.
  26. ^ Aimone, Le falsificazioni simmachiane, p. 207.
  27. ^ Sardella, Società, chiesa e stato nell'età di Teoderico: papa Simmaco e lo scisma laurenziano, p. 33, nota 52.
  28. ^ Borghese, v. Lorenzo, nel "Dizionario biografico degli italiani".
  29. ^ Sardella, v. Simmaco, santo, nell'"Enciclopedia dei Papi".
  30. ^ Acta synhodorum habitarum Romae, pp. 416-437
  31. ^ Mommsen, pp. 432-437.
  32. ^ Per la stessa diocesi è indicato anche un altro vescovo, Sebastiano (nº 47). Nel concilio del 6 novembre è presente un Emiliano di Vercelli, sede a cui probabilmente deve essere attribuito anche il vescovo qui indicato (Epistolae Romanorum Pontificum genuinae et quae ad eos scriptae sunt, a cura di Andreas Thiel, vol. I, Brunsbergae 1868, p. 667).
  33. ^ Vescovo indicato per la seconda volta (nº 15).
  34. ^ Per la stessa diocesi è indicato anche un altro vescovo, Emilio (nº 6).
  35. ^ a b Vescovo di incerta attribuzione, Trevi nel Lazio o Trevi in Umbria.
  36. ^ Vescovo di attribuzione incerta; Ughelli lo assegna a Calvi o a Cagli; Lanzoni ipotizza che si tratti di Celano nella Marsia, sede provvisoria dei vescovi marsicani.
  37. ^ Vescovo di sede ignota. Ughelli pensò ad un vescovo di Liternum in Campania; altri a Lettere (tra Amalfi e Castellammare di Stabia) o a Latera nella Tuscia. Mommsen, De Vit e Lanzoni riconoscono che allo stato delle conoscenza attuali non si può ipotizzare nulla sulla localizzazione di questa diocesi.
  38. ^ Cronotassi tradizionali attribuiscono questo vescovo alla diocesi di Torres; Lanzoni e Pietri lo escludono.
  39. ^ Acta synhodorum habitarum Romae, pp. 438-455.
  40. ^ Mommsen, pp. 451-455.
  41. ^ Vescovo di incerta attribuzione, Subaugusta o Aosta.
  42. ^ Vescovo di diocesi incerta, attribuito dagli autori alla regione del Sannio o ad un non ancora identificato castrum di Sannio o Samnio. Giovanni Nigro, Il Molise paleocristiano dalle origini a Gregorio Magno, in Vetera Christianorum 40 (2003) pp. 1808-114.
  43. ^ Vescovo di incerta attribuzione, Nocera in Umbria o Nocera in Campania.
  44. ^ Gli atti conciliari non riportano il nome del vescovo; secondo Mommsen potrebbe essere vescovo di Rieti o di Stabia. Al suo posto, firmò gli atti Felice di Nepi.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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