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La Sindone fotografata da Giuseppe Enrie (1931). In alto l'immagine dorsale (capovolta), in basso quella frontale. Ai lati delle immagini si vedono le bruciature dell'incendio del 1532 e i relativi rattoppi (rimossi nel 2002).

La Sindone di Torino, nota anche come Sacra Sindone, è un telo di lino conservato nel Duomo di Torino, sul quale è visibile l'immagine di un uomo che porta segni di torture, maltrattamenti e di crocefissione. La tradizione identifica l'uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il corpo, nel sepolcro. La sua autenticità è oggetto di fortissime controversie.

Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon), che indica un tessuto di lino di buona qualità. Il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù.

Attualmente è in corso un'ostensione (esposizione pubblica) della Sindone che è iniziata il 10 aprile 2010 e si concluderà il 23 maggio.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sindone.

Tutti gli storici sono d'accordo nel ritenere documentata con sufficiente certezza la storia della Sindone a partire dalla metà del XIV secolo. Sulla sua storia precedente e sulla sua antichità non vi è accordo.

La datazione radiometrica con la tecnica del Carbonio 14, eseguita nel 1988, ha datato il lenzuolo agli anni tra il 1260 e il 1390, ma questo risultato è contestato da diversi studiosi i quali ritengono possibile la sua provenienza dalla Palestina del I secolo e la sua identificazione col lenzuolo funebre di Gesù. Secondo questi studiosi la Sindone sarebbe stata dapprima conservata dalla primitiva comunità cristiana, e successivamente venerata a Edessa (oggi Urfa, in Turchia) e poi (dal 944) a Costantinopoli sotto il nome di Mandylion. In seguito alla Quarta crociata (1204) sarebbe poi pervenuta in Occidente seguendo un percorso non ancora chiarito.

In ogni caso, intorno al 1357 la Sindone fu esposta per la prima volta a Lirey, in Francia, in possesso del cavaliere Goffredo di Charny. La sua famiglia ne mantenne la proprietà fino al 1453, quando fu ceduta ai duchi di Savoia. Questi la conservarono a Chambéry, dove nel 1532 fu danneggiata da un incendio, e poi a Torino, dove è rimasta, salvo brevi intervalli, dal 1578 ad oggi. Nel 1983, per disposizione testamentaria di Umberto II di Savoia, la proprietà della Sindone è passata al Papa che ne ha delegato la custodia all'Arcivescovo di Torino.

Caratteristiche generali

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L'immagine frontale dell'Uomo della Sindone nel negativo fotografico.

La Sindone è un lenzuolo di lino di colore giallo ocra, di forma rettangolare e dimensioni di circa 442×113 cm, con tessitura a spina di pesce, cucito su un telo di supporto, pure di lino, delle stesse dimensioni.

Sul lenzuolo sono visibili due immagini, una di fronte e l'altra di schiena, di un uomo nudo, a grandezza naturale. Le due figure, di colore ocra più scuro, sono allineate testa contro testa e, come si scoprì nel 1898, sono più comprensibili nel negativo fotografico. L'Uomo della Sindone ha l'aspetto di un maschio adulto, con la barba e i capelli lunghi, e presenta numerose ferite: le più evidenti sono le ferite al polso sinistro (il polso destro non è visibile) e agli avampiedi, compatibili con l'ipotesi che vi siano stati piantati dei grossi chiodi, e una larga ferita da taglio al costato. Il tutto corrisponde alla tradizionale iconografia di Gesù e al resoconto evangelico della crocifissione[1].

La Sindone presenta inoltre i danni provocati da alcuni eventi storici: i più vistosi sono le bruciature causate da un incendio nel 1532, disposte simmetricamente ai lati dell'immagine in quanto il lenzuolo era ripiegato più volte su sé stesso. Le bruciature più grandi hanno creato dei fori di forma approssimativamente triangolare: fino al 2002 essi erano coperti da rappezzi che poi sono stati rimossi (contestualmente è stato sostituito il telo di supporto originale, applicato nel 1534, con un altro più recente).

Il dibattito sull'autenticità

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«Si è introdotta senza necessità una questione religiosa in un problema che, in sé, è puramente scientifico, con il risultato che le passioni si sono scaldate e la ragione è stata fuorviata.»

L'autenticità della Sindone — vale a dire se essa sia o no il vero lenzuolo funebre di Gesù — è stata a lungo dibattuta: vi sono state dispute al riguardo già nel XIV secolo. Le discussioni sono riprese alla fine del XIX secolo, quando la prima fotografia della Sindone ha rivelato le particolari caratteristiche dell'immagine e ha suscitato l'interesse degli studiosi su di essa, e continuano fino ad oggi.

Le numerose ricerche eseguite non sono servite a chiarire in modo definitivo la questione, ma solo ad accendere maggiormente il dibattito nel quale ai dati scientifici spesso si intrecciano le convinzioni religiose o antireligiose dei partecipanti, con posizioni talvolta molto radicalizzate.

La Chiesa cattolica non si pronuncia ufficialmente sulla questione dell'autenticità, lasciando alla scienza il compito di esaminare le prove a favore e contro, ma ne autorizza il culto come reliquia o icona della Passione di Gesù. Diversi pontefici, da papa Pio XI a papa Giovanni Paolo II, hanno inoltre espresso il loro personale convincimento a favore dell'autenticità[3]. Le chiese protestanti considerano invece la venerazione della Sindone, e delle reliquie in genere, una manifestazione di religiosità popolare di origine pagana, estranea al messaggio evangelico.

Studi scientifici

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Stereogramma attraverso il quale è possibile apprezzare, in modo approssimativo e puramente indicativo, la resa tridimensionale ottenibile dall'immagine. Nel negativo, i toni più chiari vengono posti più in rilievo rispetto a quelli più scuri, in misura variabile a seconda di quanto si vuole enfatizzare la resa dei volumi (in questo caso sono molto evidenziati). Per vedere l'effetto è necessario guardare contemporaneamente l'immagine a destra con l'occhio destro, quella a sinistra con il sinistro (LVS parallela).

Tra i principali risultati degli studi scientifici si possono citare i seguenti:

  • L'immagine corporea visibile sulla Sindone non è un dipinto, ma una modificazione chimica, assimilabile ad un invecchiamento accelerato, delle fibrille più superficiali del lino[4]. Non è ancora stato possibile identificare il meccanismo che ha prodotto tale modificazione: vi sono stati diversi tentativi di replicarlo, ipotizzando sia processi naturali sia l'opera di un artista, ma nessuno ha prodotto risultati pienamente soddisfacenti[5][6].
  • Nell'immagine è codificata un'informazione tridimensionale: trasformando i diversi toni di colore in rilievi verticali di diversa altezza, si ottiene una forma tridimensionale del corpo proporzionata e senza distorsione, cosa che non avviene applicando lo stesso procedimento a un dipinto o ad una fotografia[7]. Immagini simili sono state invece ottenute con altre tecniche, ma la loro qualità è nettamente inferiore[8].
  • La sostanza che forma quelle che appaiono come macchie di sangue è stata identificata come vero sangue umano di gruppo AB[9].
  • L'esame del carbonio 14 ha datato la Sindone al periodo compreso tra il 1260 e il 1390, corrispondente all'inizio della Storia della Sindone certamente documentata[10]. Alcune ricerche hanno però rilevato delle anomalie nell'angolo della Sindone da cui il campione è stato prelevato[11] e nell'analisi statistica delle misure[12], anche se non è ancora stata data una spiegazione convincente per tali anomalie.
  • L'immagine dell'Uomo della Sindone riproduce realisticamente un cadavere con segni evidenti di rigor mortis e ferite, in particolare quella al costato, sicuramente letali. La ferita nel polso sinistro (il polso destro non è visibile) è compatibile con una crocefissione romana, mentre un chiodo infisso nel palmo non reggerebbe il peso del corpo. La statura dell'Uomo della Sindone è stata stimata in 175±2 cm[5].
  • Il tessuto della Sindone è filato a mano con torcitura "Z", tipica dei tessuti antichi greci e italiani e riscontrata anche nell'area siro-palestinese, mentre in Egitto si utilizzava la torcitura "S" opposta[13]. La trama del tessuto è a spina di pesce con rapporto ordito-trama di 3:1. Tessuti a spina di pesce risalenti all'inizio dell'era cristiana sono stati rinvenuti in Medio Oriente; si conosce però anche un esemplare tessuto in Europa nel XIV secolo con intreccio identico a quello sindonico. Nelle fibre si sono trovate tracce di cotone.
  • Negli scavi archeologici di sepolture ebraiche palestinesi del I secolo sono stati rinvenuti corredi funebri di diversi materiali (lino, lana e paglia) e di tessuti con diverso ordito, ma con la caratteristica comune di essere composti da una molteplicità di teli e di presentare l'uso di corde per avvolgere il cadavere[14].
  • In campioni prelevati dalla Sindone sono stati identificati pollini di diverse specie vegetali specifiche della Palestina e dell'Asia Minore, oltre che della Francia e dell'Italia[15], e polvere che suggerisce l'uso di natron, un composto usato per l'inumazione dei cadaveri. Inoltre è stata rilevata aragonite dalla composizione analoga a quella di campioni prelevati a Gerusalemme[2].

La Sindone e l'iconografia di Gesù

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Mandylion e Iconografia di Gesù.
 
Ritratto di Gesù su una moneta bizantina (solidus) di Giustiniano II, VII secolo.

Alcuni studiosi ipotizzano che la raffigurazione tradizionale di Gesù, con la barba e i capelli lunghi, sia stata ispirata dalla Sindone (il che implicherebbe una sua origine molto anteriore al XIV secolo). Vi sono infatti notevoli coincidenze, anche in alcuni particolari specifici, fra il volto sindonico e questo ritratto che si afferma soprattutto a partire dal VI secolo, data a cui risalgono le prime testimonianze della presenza del Mandylion a Edessa. Anche alcune specifiche forme di rappresentazione si possono spiegare in riferimento alla Sindone[2].

Ovviamente nel caso in cui la Sindone sia medievale, sarebbe stato il suo artefice a seguire dei modelli iconografici preesistenti.

Oggetti analoghi alla Sindone

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  • Il Sudario di Oviedo è il presunto sudario (fazzoletto per la testa) di Gesù, conservato nella cattedrale di Oviedo in Spagna. Secondo la tradizione sarebbe stato conservato a Gerusalemme fino al 614, poi trasportato in Spagna attraverso il Nordafrica, per giungere a Oviedo tra l'812 e l'842. È un telo molto più piccolo della Sindone (circa 84×53 cm), che non presenta alcuna immagine, ma solo macchie di sangue. La datazione con il carbonio 14 ha datato il Sudario come risalente al 680 circa.
  • Il Mandylion o Immagine di Edessa era un telo conservato dapprima a Edessa (oggi Urfa, in Turchia) almeno dal 544, poi dal 944 a Costantinopoli. Le fonti descrivono un fazzoletto che recava impressa in modo miracoloso l'immagine del viso di Gesù. Nel 944 fu trasferito a Costantinopoli, da dove scomparve nel 1204, quando la città venne saccheggiata durante la Quarta crociata. Come riportato sopra, gli studiosi autenticisti ipotizzano che il Mandylion fosse in realtà la Sindone[16].
  • La Sindone di Besançon era un'altra presunta sindone di Gesù: più piccola della Sindone di Torino (1,3×2,6 m), mostrava solo l'immagine anteriore. Sembra che fosse giunta a Besançon nel 1208; nel 1349 scomparve in un incendio, ma nel 1377 i canonici della cattedrale annunciarono di averla ritrovata intatta in un armadio. Nel 1794 andò definitivamente distrutta durante la Rivoluzione francese[17].
  • Sono note circa 50 copie della Sindone di Torino, eseguite da vari pittori in diverse epoche. Una tra le più note, realizzata nel 1516 e conservata a Lier in Belgio, è attribuita ad Albrecht Dürer, ma questa attribuzione è controversa[18].
  • Recentemente lo storico Daniel Scavone ha avanzato l'ipotesi che il Graal, il misterioso oggetto protagonista delle più celebri leggende medievali, non fosse altro che la Sindone[19].

La Sindone nella cultura popolare

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Al pari di altre reliquie della religione cristiana particolarmente note, la Sindone negli ultimi anni è stata citata o utilizzata nelle opere di diversi scrittori e sceneggiatori. Ad esempio essa è al centro della trama del romanzo Il codice dell'apocalisse di Andrea Carlo Cappi e Alfredo Castelli, che ha come protagonista il personaggio dei fumetti Martin Mystere.

  1. ^ Vedi ad esempio: Emanuela Marinelli, Sindone, un'immagine "impossibile", edizioni San Paolo (1998); Pierluigi Baima Bollone, Il mistero della Sindone, rivelazioni e scoperte nel Terzo Millennio, Priuli & Verlucca, Torino (2006); Giulio Fanti, La Sindone. Una sfida alla scienza moderna, Aracne, Roma (2008)
  2. ^ a b c Emanuela Marinelli, Sindone, un'immagine "impossibile", edizioni San Paolo (1998)
  3. ^ Il 5 settembre 1936 papa Pio XI distribuì a ad un gruppo di giovani dell'Azione Cattolica delle immagini del volto della Sindone dichiarando: «Non sono proprio immagini di Maria SS., ma [...] del Divin Figlio suo [...]. Esse vengono proprio da quell'ancor misterioso oggetto, ma certamente non di fattura umana, questo si può dir già dimostrato, che è la santa Sindone di Torino...» (L'Osservatore Romano, 7 settembre 1936). Papa Pio XII, radiomessaggio inviato al termine del Congresso Eucaristico Nazionale del 1953: «Torino [...] custodisce come prezioso tesoro la Santa Sindone che mostra [...] l'immagine del corpo esanime e del Divino Volto affranto di Gesù». Papa Giovanni XXIII, al termine di un colloquio con i gruppi "Cultores Sanctas Sindonis" che gli avevano presentato delle foto della reliquia, ripeté più volte, scandendo le parole: «Digitus Dei est hic!» (16 febbraio 1959). Papa Giovanni Paolo II, dopo l'ostensione privata avvenuta il 13 aprile 1980 in occasione della sua visita a Torino: «La Sacra Sindone, singolarissima testimone - se accettiamo gli argomenti di tanti scienziati - della Pasqua, della passione, della morte e della risurrezione. Testimone muto ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente» (L'Osservatore Romano, 14-15 aprile 1980). Stralcio di un discorso tenuto a Roma da Wojtyla il 20 aprile successivo: «la cattedrale di Torino, il luogo dove si trova da secoli la Sacra Sindone, la reliquia più splendida della passione e della risurrezione» (L'Osservatore Romano, 21-22 aprile 1980).
    Citazioni tratte da Gino Moretto, Sindone - La guida, Editrice Elle Di Ci 1998.
  4. ^ L.A. Schwalbe, Raymond N. Rogers, Physics and Chemistry of the Shroud of Turin - A Summary of the 1978 Investigation, Analytica Chimica Acta 135(1), 3 (1982)
  5. ^ a b Giulio Fanti, La Sindone. Una sfida alla scienza moderna, Aracne, Roma (2008)
  6. ^ ilsussidiario.net, David Rolfe (BBC): gli scienziati di Repubblica hanno torto [1]; La copia degli scienziati del Cicap è un falso. Ecco le prove [2]
  7. ^ John P. Jackson, Eric J. Jumper, William R. Ercoline, Three Dimensional Characteristic of the Shroud Image, IEEE 1982 Proceedings of the International Conference on Cybernetics and Society (1982), p. 559; Correlation of image intensity on the Turin Shroud with the 3-D structure of a human body shape, Applied Optics 23(14), 2244 (1984)
  8. ^ Giulio Fanti, M. Moroni, Comparison of Luminance Between Face of Turin Shroud Man and Experimental Results, Journal of Imaging Science and Technology 46(2), 142 (2002); Aldo Guerreschi, The Turin Shroud: from the photo to the three-dimensional, Shroud Imaging Conference, San Felice Circeo (2000) [3]; Catholic News Agency, Experts question scientist’s claim of reproducing Shroud of Turin (2009) [4]
  9. ^ John H. Heller, Alan D. Adler, Blood on the Shroud of Turin, Applied Optics 19(16), 2742 (1980); A chemical investigation of the Shroud of Turin, Canadian Society of Forensic Science Journal 14(3), 81 (1981); Pierluigi Baima Bollone, Maria Jorio, Anna Lucia Massaro, La dimostrazione della presenza di tracce di sangue umano sulla Sindone, Sindon 30, 5-8 (1981); Identificazione del gruppo delle tracce di sangue umano sulla Sindone, Sindon 31, 5-9 (1982); David Ford, The Shroud of Turin's 'Blood' Images: Blood, or Paint? A History of Science Inquiry (2000) [5]
  10. ^ P.E. Damon, D.J. Donahue, B.H. Gore, A.L. Hatheway, A.J.T. Jull, T.W. Linick, P.J. Sercel, L.J. Toolin, C.R. Bronk, E.T. Hall, R.E.M. Hedges, R. Housley, I.A. Law, C. Perry, G. Bonani, S. Trumbore, W. Woelfli, J.C. Ambers, S.G.E. Bowman, M.N. Leese, M.S. Tite, Radiocarbon dating of the Shroud of Turin, Nature 337, 611 (1989)
  11. ^ Alan D. Adler, Updating Recent Studies on the Shroud of Turin, Archaeological Chemistry: Organic, Inorganic and Biochemical Analysis, ACS Symposium Series 625, a cura di M.V. Orna, Americal Chemical Society, Washington (1996), cap. 17, p. 223; Raymond N. Rogers, Studies on the radiocarbon sample from the shroud of turin, Thermochimica Acta 425(1-2), 189 (2005); M. Sue Benford, Joseph G. Marino, Discrepancies in the radiocarbon dating area of the Turin shroud, Chemistry Today 26(4), 4 (2008)
  12. ^ B.J. Walsh, The 1988 Shroud of Turin Radiocarbon Tests Reconsidered, Richmond International Conference on the Shroud of Turin (1999); Marco Riani, Giulio Fanti, Fabio Crosilla, Anthony C. Atkinson, Statistica robusta e radiodatazione della Sindone, SISmagazine, 31 marzo 2010 [6]
  13. ^ Antonio Lombatti, La Sindone e il giudaismo al tempo di Gesù, Scienza e Paranormale numero 81, settembre/ottobre 2008, [7]
  14. ^ Gibson S., Tabor J., Zissu B., "Jerusalem – Ben Hinnom Valley", in Hadashot Arkheologiyot, 111 (2000), pp. 70-72, figure 138-139; Hadas G., "Nine Tombs of the Second Temple Period at 'En Gedi, e Sheffer A., Textiles from Tomb 2 at 'En Gedi", in 'Atiqot, 24 (1994), in ebraico, con riassunto in inglese in O. Shamir, "Shrouds and Other Textiles from Ein Gedi", in Hirschfeld Y. (a cura di) Ein Gedi, Hecht Museum, Haifa 2006, pp. 57-60; Crowfoot G.M., "The Linen Textiles", in Discoveries in the Judean Desert. Qumran Cave I (1955), a cura di D. Barthélemy, J.T. Milik, Oxford: Clarendon Press, pp. 18-38; Hachlili R., "Changes in Burial Pratices in the Late Second Temple Period: The Evidence from Jericho", in Graves and Burial Practices in Israel in the Ancien Period (1994), a cura di I. Singer, Gerusalemme: Israel Academy of Humanities, pp. 173-189 (in ebraico); Politis D., "The Rescue Excavations of the Cemetery at Khirbet Qazone", in Annals of the Jordan Department of Antiquities, 42 (1996), pp. 611-614. Citati in Antonio Lombatti, "La Sindone e il giudaismo al tempo di Gesù", Scienza e paranormale, 81, settembre/ottobre 2008.
  15. ^ Max Frei Sulzer, Nine years of palinological studies on the Shroud, Shroud Spectrum International 1(3), 3-7 (1982); Avinoam Danin, Alan D. Whanger, Uri Baruch, Mary Whanger, Flora of the Shroud of Turin, Missouri Botanical Garden Press, St. Louis, Missouri (1999)
  16. ^ Ian Wilson, The Shroud of Turin, Image Books, New York, 1979.
  17. ^ Luigi Garlaschelli, Processo alla Sindone, Avverbi Edizioni, 1998, pag 13 e seguenti
  18. ^ Remi van Haelst, The Red Stains on the Lier and Other Shroud Copies [8]
  19. ^ Daniel Scavone, Joseph of Arimathea, the Holy Grail and the Turin Shroud (1996) [9]; Joseph of Arimathea, the Holy Grail and the Edessa Icon, Arthuriana 9, 4, p.3 (1999); Collegamento Pro Sindone (2002) [10]

Bibliografia

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Bibliografia sulla Sindone di Torino.

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