Utente:RiccardoCavaliere/Sandbox/Mario Nanni

Mario Nanni (Castellina in Chianti, 18 marzo 192223 novembre 2019) è stato un pittore e partigiano italiano.

Biografia modifica

Mario Nanni nacque a Castellina in Chianti, in provincia di Siena, ma si formò e lavorò fin da giovane a Bologna.

Nani emerse nella scena artistica italiana negli anni cinquanta, delineandosi come uno dei protagonisti della corrente informale. Risalgono a questo periodo le sue prime esposizioni di rilievo, come la partecipazione a 14+2, a Bologna, e la personale a Milano, al Salone dell'Annunciata nel 1960. Nel 1963 venne invitato alla mostra itinerante in Spagna Giovani pittori italiani, curata da Francesco Arcangeli. Nel 1962, partecipa a "Nuove prospettive della pittura italiana" al Museo Civico di Bologna. Nella metà degli anni Sessanta, realizza macchine tridimensionali dal sapore insieme ludico, costruttivo e ironico che saranno esposte, oltre che in mostre personali, alla "VII Biennale Internazionale del Mediterraneo" ad Alessandria d'Egitto nel 1968 e a Londra nel 1982 alla Hayward Gallery, nella mostra "Arte italiana 1960-1982". Nel corso del tempo si confronta con interventi ambientali in sintonia con le più interessanti esperienze di coinvolgimento spaziale; negli anni Sessanta realizza alla Galleria Apollinaire di Milano i "Giochi del malessere". Del 1970 sono gli interventi realizzati a Bologna per "Gennaio 70" a cura di R. Barilli, M. Calvesi e T. Trini e a Montepulciano per "Amore mio", a cura di A. Bonito Oliva. Nel 1971-72, la sua ricerca sullo spazio-ambiente continua con il ciclo "Geografie dell'attenzione" che sarà esposto, fra l'altro, a Ferrara al Palazzo dei Diamanti, a Milano alla Rotonda della Besana nella mostra "Testuale" curata da L. Caramel e F. Caroli. Segue la serie "Mitico computer" presente, fra l'altro, nel 1978, a "Metafisica del quotidiano" alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna nella sezione 'Segno-labirinto', curata da M. Vescovo. Del 1978-79, sono le "Segmentazioni", dove i segni-percorso, che prima invadevano lo spazio, tendono a rimarginarsi, a riassorbirsi su assi e tavole di legno in una concentrazione 'dispersa' in segni minimi. All'inizio degli anni Ottanta, le Stratificazioni, grandi pilastri su cui la pittura non si è posata ma affiora da un centro magmatico, segnano una nuova tappa nel lavoro dell'artista la cui ricerca tende, ancora una volta, a svolgere le possibilità tridimensionali della pittura. Queste vengono presentate in una sala personale alla Biennale di Venezia, nel 1984 e l'anno successivo, nell'antologica dedicatagli dalla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, presentata da F. Caroli. Con opere del periodo informale e post-informale sarà invitato, nel 1983, a "L'Informale in Italia" alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna. Partecipa, inoltre, a: "Generazioni anni Venti" a cura di G. Di Genova (Rieti, 1981), Quadriennale d'Arte (Roma, 1986), "Rivivi la tua città" a cura di G. Bonomi (Perugia, 1987), "Aspetti dell'arte italiana dopo l'informale" a cura di C. Spadoni, tenutasi a Imola (Bologna), nel 1988, Pinacoteca Civica di Pieve di Cento, curata da C. Cerritelli, tenutasi a Pieve di Cento (Ferrara), nel 1991. Allestisce sue antologiche a: Pinacoteca Civica di Modena (Modena, 1994), curata da W. Guadagnini, Stanze. Il segno della materia nello spazio alla Loggetta Lombardesca (Ravenna, 1997) alla Rocca dei Bentivoglio (Bazzano (Bologna), 1997), curata da S. Pegoraro. Ha esposto anche a Vienna, Lubiana, Zagabria, Madrid, Kharcov, Alessandria d'Egitto, Barcellona, Parigi, Tokyo, Londra, Tolosa, San Paolo del Brasile, New York.

Trasferitosi a Monzuno (BO), sull’appennino emiliano, vi rimane fino al 1932 quando con la famiglia si sposta a Grosseto, patria della sua prima formazione , dove risiede fino al 1940. Questo duplice imprinting tosco-emiliano è forse all’origine di quella sorta di duplice afflato – un’anima razionale di matrice toscana ed un’anima più terragna di matrice emiliana – che la critica ha poi colto all’interno del suo percorso creativo. Un percorso segnato da un’originaria, breve esperienza realista (.. movimento "Corrente".. citazione di Enrico Crispolti nel catalogo Mostra "Arte in Maremma nella primo metà del Novecento" 2005), superata alla metà degli anni Cinquanta da un’immediata, profonda adesione all’informale.

Presentati in Italia e all’estero – VII Biennale internazionale del Mediterraneo ad Alessandria d’Egitto nel 1968 e alla Hayward Gallery di Londra nell’82 in occasione della mostra Arte italiana 1960-1982 – questi lavori aprono al definitivo coinvolgimento di Nanni con lo spazio, che si farà d’ora in poi sempre più totalizzante, come testimonia l’ambiente realizzato a Milano nel ’68 alla Galleria Apollinaire dal titolo I giochi del malessere.

Presentati successivamente nel ’69 a San Benedetto del Tronto nella mostra Al di là della pitturacurata da Gillo Dorfles, Luciano Marucci, Filiberto Menna i "giochi" di Nanni lo rendono partecipe delle vicende più interessanti del panorama artistico coevo, come evidenzia anche la scelta di Enrico Crispolti di riprendere le immagini della performance realizzata in quell’occasione nella copertina del catalogo della Biennale di Venezia del 1976. In seguito, l’artista presenta la sua istallazione nel 1982 a Lecco in 30 anni d’arte italiana 1950:1980 e nel 1984 a Perugia, alla rocca Paolina, in occasione di Attraversamenti: linee della nuova arte contemporanea in Italia, curata da Maurizio Calvesi e Marisa Vescovo.

Nel 1970 Nanni è presente a Gennaio 70, rassegna allestita al Museo Civico di Bologna a cura di Renato Barilli, Maurizio Calvesi e Tommaso Trini, dove propone una nuova installazione costituita da grandi nastri metallici appoggiati trasversalmente su un pavimento di alluminio: anche in questo caso l’intervento del pubblico che vi cammina sopra lasciando le proprie impronte e smuove i nastri segnando ulteriormente la base d’alluminio contribuisce al continuo divenire dell’opera.

Il fluire spazio-temporale che pervade questi lavori, unito all’interesse per la sperimentazione – vero e proprioleit motiv del fare dell’artista – trova espressione anche nell’ambiente realizzato in occasione della mostra Amore mio curata da Achille Bonito Oliva a Montepulciano nel ‘70. L’invasione/appropriazione dello spazio assume qui, con le Geografie dell’attenzione, nuove dinamiche attraverso l’uso straniante della mappa topografica. La serie è in seguito presentata a Ferrara a Palazzo dei Diamanti nel 1973 e alla Rotonda della Besana a Milano nel 1979 (Testuale a cura di Luciano Caramel e Flavio Caroli).

Il successivo intervento di Nanni avviene nel totale azzeramento delle brillanti cromie delle Geografie dell’attenzione, eppure sempre di una sorte di mappa si tratta, tracciata ora con lo snodarsi isterico, aggrovigliato, mordente di una sottile grafia nera nella serie intitolata Mitico computer, presentata nel 1974 alla Galleria d’Arte Moderna di Alessandria e nel ’78 alla GAM di Bologna in occasione della mostra Metafisica del quotidiano nella sezione intitolata Segno-Labirinto a cura di Marisa Vescovo, la quale già nel ’76 aveva scritto: «Nanni sente la necessità […] di proporre legittimamente una sua "emozione fredda", che passando dal regno delle idee a quello del segno, all’interno del dualismo tra pulsione organica – quindi irrazionale – e pensiero razionale, si dà come una terza e autonoma categoria espressiva».

Siamo però già alle soglie di una nuova sfida. Alla fine degli anni ’70 infatti i segni grafici di Nanni si trasformano nelle Segmentazioni(‘78/’79) «ricondotti a valenze di sottile, sensibilissima materia pittorica» in una sorta di «‘concentrazione dispersa’, che cioè non ha centro, punti certi di riferimento» (C. Spadoni) dispiegandosi su tavole lignee che continuano a porsi in dialettica con lo spazio, spazio che è ancora una volta il "contenitore" delle successive Stratificazioni con cui è invitato con una sala personale alla Biennale dell’84 e che sono successivamente presentate nell’antologica curata da F. Caroli alla GAM di Bologna nell’85. Ancora una volta ritroviamo nel lavoro dell’artista la conflittualità come forza motrice nella voluta contrapposizione tra una struttura geometricamente perfetta – svettanti pilastri avvolti da una pittura rarefatta ed aerea, quasi un cielo primaverile – e un nucleo magmatico dominato da incrostazioni rosse e nere da cui affiorano i resti di un possibile universo tecnologico post-atomico.

Frattanto, nell’83, Nanni partecipa con opere informali e post-informali a L’Informale in Italia, mostra che si tiene alla GAM di Bologna, curata da R. Barilli e F. Solmi nella sezione "Storica" e da R. Daolio nella sezione "Sviluppo dell’Informale".

Nel 1997 è invitato alla Triennale di Bologna Linee della ricerca artistica, 1965-1995, curata da R. Pasini e partecipa alla mostra Universarte a cura di V. Coen e V. Dehò, presso il complesso monumentale di San Giovanni in Monte (Bologna).

Nel 1998 è presente alla rassegna Paesaggio del non luogo, curata da N. Micieli e allestita presso le Logge di Palazzo Pretorio a Volterra.

Nel 1999 prende parte alla mostra allestita presso l’Aula Magna di Santa Lucia (Bologna) Sei pale d’altare a cura di V. Coen.

Il 25 aprile 2000 riceve il Premio Internazionale G.Marconi per la pittura e crea una scultura documentata in catalogo da C. Cerritelli. In maggio realizza una scultura di ampie dimensioni per la Fondazione Martani di Ca’ la Ghironda (Bologna): l’evento è documentato in un volume (Advento ed.) che raccoglie testimonianze fotografiche della realizzazione dell’opera e testi critici di C. Cerritelli e L. Miretti. In seguito è invitato alla Triennale di Bologna Questione di segni. Pittura scultura architettura (Bologna, dicembre 2000-gennaio2001) curata da M. Miretti.

Nel 2003 partecipa ad Arte in Italia negli anni ’70. Arte ambiente (1974-1977) che si tiene ad Erice (Palermo) a cura di L. Caramel e a Signori si parte! Appunti di viaggio, memorie e ricordi curata da V. Coen a Trento.

Nel 2004 è presente a L’incanto della pittura, percorsi dell’arte italiana del secondo dopoguerra a cura di C. Cerritelli che si tiene a Mantova alla Casa del Mantegna.

Frattanto, sempre nel 2004, l’artista ottiene il Premio ex equo al XXXI° Premio Sulmona.

Nel 2005 partecipa alla mostra curata da E. Crispolti a Grosseto L’arte in Maremma nella seconda metà del Novecento.

Il 2006 lo vede presente a Voi (non) siete qui, mostra curata da O. Calabrese (Bergamo); al Premio Michetti -Laboratorio italiano curato da Ph. Daverio (Francavilla al mare) e al 45° premio Suzzara Il futuro della tradizione maestri della pittura italiana a cura di B. Bandini - C. Cerritelli - L. Sansone di cui è vincitore.

Nel 2007 gli viene allestita una sala-omaggio alla LII Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea di Termoli curata da L. Strozzieri.

Nel 2008 allestisce una mostra personale presso la sala Colonne di EmilBanca (Bologna) curata da M. Miretti ed è presente con una sala personale alla mostra Not so private. Gallerie e storie dell’arte a Bologna presso Villa delle Rose (Bologna).

Tra dicembre 2008 e gennaio 2009 è presente alla Fondazione Carisbo di Bologna con una esposizione che ne ripercorre i momenti salienti fino agli esiti più recenti intitolata Concatenamenti, a cura di B. Buscaroli.

A poco più di un anno e fino ai dieci anni i genitori lo affidarono al nonno Luigi e alla zia Maria che abitavano a Monzuno, in provincia di Bologna. Mario amava il nonno perché era vitale, energico, sapeva cavalcare ed era un grande affabulatore: riusciva a incantare familiari e conoscenti con il racconto in dialetto di storie fantastiche, avventure stravaganti, antichi ricordi. A Monzuno Mario frequentò le scuole elementari ma, pur dotato di un’intelligenza vivace, in classe restava silenzioso. I momenti di spensieratezza erano per lui quelli che trascorreva con il suo amico Elio a fare scorribande nei boschi. Un giorno, tornando da scuola, scoprì nella Chiesa Parrocchiale un decoratore intento a riempire l’intonaco bianco con volute e angeli e, da allora, disegnare divenne una necessità per lui. Durante il periodo delle vacanze estive Mario si trasferiva presso la casa di altri parenti a Belpoggio, ai piedi di Monte Venere. Erano mesi magici a contatto con la natura. Tutto questo finì quando Mario, alla fine dell’estate del 1932, fece ritorno dai genitori e dai fratelli a Grosseto. Alle scuole medie ebbe un insegnante di disegno che intuì le sue capacità espressive. Il padre gli regalò la sua prima cassetta di colori e lo incoraggiò. Disegnare e dipingere gli piaceva, lo interessava, gli riusciva. Con gli anni Mario frequentò artisti locali e partecipò a esposizioni. Poi purtroppo, nel 1940, i suoi primi passi nel mondo dell’arte figurativa vennero interrotti dalla dichiarazione di guerra alla Francia da parte del governo italiano guidato da Mussolini. Presumibilmente nella primavera del 1942 Mario dovette partire per il servizio militare: raggiungeva i luoghi assegnati portando con sé i suoi amati libri d’arte. Nel periodo in cui prestava servizio a Bologna riuscì ad iscriversi all’Accademia e a frequentarla quando poteva. L’ 8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio, Mario si trovava a Roma: dopo il caos e il conseguente sbandamento dell’esercito decise di far ritorno in famiglia. Raggiunse quindi Monzuno, dove i suoi genitori si erano rifugiati per sfuggire ai bombardamenti che colpivano Grosseto. A Monzuno trascorse alcuni mesi coltivando la sua passione per l’arte e seguendo l’evolversi della situazione politica. In un minuscolo negozio di merceria del paese cominciò a sentire storie di partigiani perché la proprietaria era la cugina di “Lupo”, il capo della brigata “Stella Rossa”. Mario ascoltava, si informava e, all’inizio dell’estate ’44, quando gli arrivò la cartolina di richiamo alle armi, decise di entrare nella brigata. I mesi trascorsi come partigiano furono molto duri, terminarono nell’autunno ’44 dopo gli eccidi di Monte Sole. Dopo l’uccisione di “Lupo”, il 29 settembre ’44, Mario ed altri compagni decisero di andare incontro all’ esercito americano. Scesero da Monte Sole, attraversarono il torrente Setta e risalirono lungo il versante di Monzuno. Affrontarono sette giorni di nebbia, pioggia, freddo, paura, cannonate, errori nel trovare la giusta direzione, scontri con soldati tedeschi senza avere armi sufficienti per difendersi prima di incontrare, finalmente, un gruppo di soldati Americani. Finita la guerra Mario ed altri giovani attivarono la delegazione comunale di Monzuno, come chiedevano le truppe alleate: si impegnarono in attività di sostegno alla popolazione come, per esempio, l’ assistenza alle famiglie più bisognose, l’ emanazione di norme comunali per evitare l’aumento dei prezzi e l’ organizzazione del ritorno di tutte le famiglie che erano state portate nei centri profughi. Mario pensava che fosse necessario trasferire definitivamente il Comune da Vado, nel fondovalle del Setta, dove era stato spostato durante gli anni del fascismo, a Monzuno perché riteneva che solo così il paese avrebbe avuto una possibilità di sviluppo. Così, con l’aiuto di alcuni compagni, mise in atto l’azione conseguente per far diventare realtà questo pensiero: recuperare e trasportare a Monzuno registri, documenti e tutto quello che era possibile trovare nella sede comunale di Vado distrutta dai bombardamenti. Un’ impresa temeraria, un colpo di mano che provocò tensioni, discussioni, momenti critici. Solo dopo mesi fu firmato il decreto che approvava la collocazione della sede comunale a Monzuno. Lavorò per il Comune fino alla metà del 1946 poi decise di cominciare una nuova vita. Si trasferì a Bologna, riprese gli studi. Si sposò con Renata. Coltivò tenacemente la sua passione per l’arte e partecipò a mostre collettive sulla Resistenza. Alla metà degli anni ’50 aderì alla corrente artistica dell’ arte informale. Diventò insegnante al Liceo Artistico e all’ Accademia di Bologna.

Mostre ed esposizioni modifica

Collettive modifica

Personali modifica

Premi e riconoscimenti modifica

Opere (parziale) modifica

Bibliografia modifica

  • Bruno Bandini, Claudio Cerritelli e Luigi Sansone, Materiali inediti di un percorso creativo, Mantova, Publi Paolini, Associazione Galleria del Premio Suzzara, 2007.
  • Clara Ghelli, Mario Nanni. Mappa di una vita inquieta, Aspasia, 2013, ISBN 9788889592595.