Colonne Romane
CiviltàRomana
EpocaII Secolo D.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia

Le Colonne Romane di Brindisi sono un monumento architettonico risalenti al II sec. d. C. situato nel porto della città, intese come paradigma di saldezza.

Introduzione

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Originariamente, esistevano due colonne gemelle, un caso unico e raro nel panorama architettonico dell'antichità, raffigurate come emblema della città già dal XIV secolo. Tuttavia, a seguito del crollo di una delle due colonne nel 1528, il monumento è rimasto incompleto e i brindisini nel 1656 guidati dal sindaco Carlo Stea donarono la colonna caduta a Lecce, ritenendo che il Salento fosse scampata alla peste per intercessione di Sant’Oronzo[1]. La colonna superstite è stata smontata durante la seconda guerramondiale per evitare crolli o danni causati dai bombardamenti. Tra il 1996 e il 2002 la colonna è stata nuovamente smontata e interamente restaurata. Dopo il rimontaggio, il capitello originale è ora esposto in una sala del Palazzo Granafei-Nervegna, al suo posto è stata collocata una copia.

La Struttura

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Colonne Romane di Brindisi

La colonna superstite la cui base, probabilmente di marmo pentelico, presenta fenomeni di fessurazione da collassamento, è per il resto di marmo bianco saccaroide con lievi venature verdastre e giallo ocracee. Ha la base di m. 2,65 di lato; l'altezza complessiva è di m. 18,74; la base, compresa zoccolo, dado e cimasa, è alta m. 4,44; il fusto, costituito da otto rocchi che vanno rastremandosi dal diametro del rocchio di base che è di m. 1,67 a quello dell'ultimo che è di m.1,43, è alto m.11,45. La distanza dall'una all'altra colonna da lato interno a lato interno di base è di m.5,65. Il capitello è alto m. 1,85; la parte inferiore decorata con foglie di acanto è alta cm.60; la parte superiore, con le quattro coppie di tritoni poste agli spigoli e i quattro busti di deità che reggono l'abaco, è alta m.1,05; la cornice dell'abaco è alta cm.20; il diametro di base è di m.1,70; il lato dell'abaco è di m.2,55; il pulvino che sta sopra il capitello è alto m.1 ed ha il diametro alla base uguale a quello dell'ultimo rocchio della colonna[2].

La Costruzione

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Al monumento è stata attribuita una dubbia origine. Esistono infatti varie ipotesi sulla costruzione delle colonne. Secondo una teoria, esse sono state fatte costruire nel 110 d.C dall’imperatore Traiano per celebrare la costruzione della via Appia nel tratto che da Benevento conduceva direttamente a Brindisi. Un'altra ipotesi sostiene che le due siano state un monumento eretto in onore di Ettore il libico, al cui figlio Brento i brindisini attribuivano la fondazione della loro città. Infine, si potrebbe ritenere che siano state un omaggio da parte dei Romani che nel 214 a.C, a differenza dei tarantini, non si erano arresi all’invasione da parte di Annibale. Concordanza non vi è mai stata circa l'uso effettivo cui le colonne erano destinate: monumento souvenir d'un imprecisato avvenimento o elementi d'un faro.

  1. ^ Giacomo Carito, Nuova Guida Brindisi, Italgraficaª ed., Oria, 1993, p. 108.
  2. ^ Giacomo Carito, Nuova Guida Brindisi, Italgrafica, Oria, 1993, pp. 109.

Bibliografia

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  • Indini A., La leggenda delle colonne del porto di Brindisi, Neografina, Latiano 2001.
  • Indini A., Dagli atti di concessione e ratifica la storia della colonna del porto di Brindisi data a Lecce, Neografica, Latiano 2002.
  • Cocchiaro A. – Lippolis E., Le colonne romane di Brindisi, Publimax, Brindisi 2007.
  • Indini A., Metamorfosi di un monumento: le colonne del porto di Brindisi, Neografica, Latiano 2008.

Collegamenti Esterni

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