Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita

re dell'Arabia Saudita

ʿAbd al-ʿAzīz ibn ʿAbd ar-Raḥman ibn Fayṣal Āl Suʿūd, (in arabo عبد العزيز بن عبد الرحمن بن فيصل آل سعود?) (Riyad, 15 gennaio 1876[1]Ta'if, 9 novembre 1953), è stato il fondatore e primo sovrano del moderno regno dell'Arabia Saudita, che ha guidato dal 1932 al 1953.

ʿAbd al-ʿAzīz
Abd al-Aziz nel 1950
Re dell'Arabia Saudita
In carica23 settembre 1932 –
9 novembre 1953
Investitura23 settembre 1932
Predecessoresé stesso come re del Neged e dell'Hegiaz
SuccessoreSaʿūd
Re dell'Hegiaz
In carica8 gennaio 1926 –
23 settembre 1932
PredecessoreAli ibn al-Husayn
Successoresé stesso come re dell'Arabia Saudita
Re del Neged
In carica1927 –
1932
Predecessoresé stesso come sultano del Neged
Successoresé stesso come re dell'Arabia Saudita
Sultano del Neged
In carica3 novembre 1921 –
29 gennaio 1927
Predecessoresé stesso come emiro del Neged
Successoresé stesso come re del Neged
Emiro del Neged
In carica13 gennaio 1902 –
3 novembre 1921
PredecessoreAbd al-Aziz bin Mit'ab
Successoresé stesso come sultano del Neged
Nome completoʿAbd al-ʿAzīz ibn ʿAbd al-Raḥmān b. Fayṣal Āl Saʿūd (in arabo عبد العزيز بن عبد الرحمن بن فيصل آل سعود?)
NascitaRiad, 15 gennaio 1876
MorteTa'if, 9 novembre 1953 (77 anni)
Luogo di sepolturaCimitero al-'Ud
DinastiaSaudita
PadreAbd al-Rahman bin Faysal Al Sa'ud
MadreSarah al-Sudayri
ReligioneIslam sunnita

Esponente della dinastia saudita è noto internazionalmente con il nome di ʿAbd al-ʿAzīz ibn Sa'ud,[2] o semplicemente (ma non correttamente) Ibn Saʿūd.[3][4]

Origini e primi anni di vita

modifica

ʿAbd al-ʿAzīz nacque il 15 gennaio 1876 a Riad, città principale della regione del Najd, nell'Arabia centrale.[5][6] Era il figlio di ʿAbd al-Raḥmān bin Fayṣal Āl Saʿūd, ultimo sovrano del Secondo Stato Saudita, uno sceiccato tribale con capitale Riad. La sua famiglia, il casato (Āl) di Saʿūd, aveva avuto nell'Arabia centrale un ruolo preminente per i precedenti 130 anni. Sotto l'influenza e l'ispirazione wahhabita dell'Islam, i sauditi avevano precedentemente tentato di controllare gran parte della Penisola araba formando il primo Stato saudita, fino alla distruzione di quest'ultimo da parte dell'esercito egiziano nella guerra ottomano-saudita.[7] La madre, Sarah Al Sudairi,[8] apparteneva all'importante famiglia Sudairi.[9] Morì nel 1910.[10]

Nel 1890, quando ʿAbd al-ʿAzīz aveva ancora 15 anni, la città di Riad venne conquistata dalla dinastia storicamente rivale degli Āl Saʿūd, la Āl Rashīd.[11] L'allora ragazzo ʿAbd al-ʿAzīz e la sua famiglia si rifugiarono inizialmente dai Banū al-Murra, una tribù beduina del deserto meridionale dell'Arabia; in seguito si trasferirono in Qatar per due mesi[12] e successivamente in Bahrein, dove rimasero per breve tempo. Il loro peregrinare terminò nel Kuwait, dove si stabilirono per quasi un decennio.[12]

Nella primavera del 1901 ʿAbd al-ʿAzīz e alcuni parenti - tra cui un fratellastro Muḥammad e diversi cugini - iniziarono ad organizzare una serie di spedizioni nell'area del Najd per contrastare alcune tribù alleate dei rivali. A mano a mano che i raid iniziavano a rivelarsi redditizi i partecipanti alle spedizioni aumentarono progressivamente fino a raggiungere un picco di oltre 200 uomini, per poi tornare a ridursi nei mesi successivi.

Nell'autunno seguente il gruppo si accampò nell'oasi di Yabrin. Dopo avere osservato il Ramadan ʿAbd al-ʿAzīz e i suoi uomini pianificarono un attacco a Riad per liberarla dall'occupazione della dinastia nemica, l'Āl Rashīd. Nella notte del 15 gennaio 1902 più di quaranta uomini scavalcarono le mura della città con l'aiuto di alcune palme inclinate e dopo un breve combattimento la città venne espugnata;[13] il governatore della città, Ajlan, venne ucciso davanti alla sua fortezza. La riconquista di Riad segnò l'inizio di quello che sarebbe poi diventato il Terzo Stato saudita.

Ascesa al potere

modifica

Dopo la cattura di Riad molti ex sostenitori del Casato dell'Āl Saʿūd furono chiamati alle armi da ʿAbd al-ʿAzīz. L'emiro era un leader carismatico e teneva i suoi uomini sempre con le armi a portata di mano. Nel corso dei successivi due anni le sue forze strapparono quasi metà del Najd ai Rashīdī.

Nel 1904 ʿAbd al-ʿAzīz bin Mit'ab Āl Rashīd rivolse un appello all'Impero ottomano chiedendo protezione militare e assistenza. Gli ottomani risposero con l'invio di truppe in Arabia. Il 15 giugno 1904, le forze di ʿAbd al-ʿAzīz subirono una grave sconfitta per mano delle milizie combinate ottomane e Rashīdī. Le sue forze riunite in seguito cominciarono a condurre una guerriglia contro gli Ottomani; nel corso dei due anni successivi l'armata di ʿAbd al-ʿAzīz fu in grado di distruggere le vie di rifornimento nemiche costringendo gli Ottomani alla ritirata. La vittoria di ʿAbd al-ʿAzīz nella battaglia di Rawdat Muhanna, in cui ʿAbd al-ʿAzīz bin Mit'ab morì, si concluse con il ritiro ottomano dal Najd e da al-Qasim alla fine dell'ottobre del 1906.

Il passo successivo nell'espansione territoriale portò ʿAbd al-ʿAzīz a completare la conquista del Najd e della costa orientale dell'Arabia nel 1912. Fondò poi il movimento armato chiamato Ikhwān (dall'arabo: ﺍﺧﻮﺍﻥ, "fratelli"), una organizzazione militare-religiosa che aveva lo scopo di assisterlo nelle sue conquiste successive con l'approvazione dei locali ʿulamāʾ wahhabiti. Nello stesso anno avviò una politica agraria per confinare i pastori nomadi beduini in colonie e per smantellare le loro organizzazioni tribali al fine di garantirsi la fedeltà degli Ikhwān.

Durante la prima guerra mondiale, il governo britannico istituì relazioni diplomatiche con il monarca. L'agente britannico fu ben accolto dai beduini.[14] Missioni diplomatiche simili furono inviate a tutti i leader arabi nel tentativo di unificare e stabilizzare la regione. I britannici stipularono un trattato nel dicembre 1915 (il "Trattato di Darin") che rese le terre della Casa di Sa'ud una sorta di protettorato britannico e tentò di fissare i confini dello stato saudita in via di sviluppo.[15] In cambio Abd al-Aziz si impegnò a combattere contro Ibn Rashid, che era un alleato degli Ottomani.

Il Foreign Office britannico aveva già iniziato a sostenere lo sceriffo della Mecca al-Ḥusayn b. ʿAlī perché diventasse Emiro del Hijaz, inviando Thomas Edward Lawrence (Lawrence d'Arabia) nel 1915. Gli Ikhwān entrarono in conflitto con lo Sceriffo nel 1917 proprio quando i suoi figli ʿAbd Allāh e Fayṣal entrarono a Damasco. Il Trattato di Darin rimase in vigore fino a quando fu superato dalla conferenza di Gedda del 1927 e dalla conferenza di Dammam del 1952, e durante questo periodo ʿAbd al-ʿAzīz estese i suoi confini oltre la "linea blu" anglo-ottomana. Dopo Darin, egli accumulò armi e munizioni fornitegli dai britannici, oltre a un finanziamento a titolo gratuito di 5 000 sterline al mese.[16] Dopo la prima guerra mondiale, ricevette ulteriore sostegno da parte britannica, tra cui una grossa partita di munizioni. Nel 1922 lanciò la sua campagna contro l'Āl Rashīd e nel 1922 quel casato fu quasi del tutto eliminato.

La sconfitta degli storici rivali raddoppiò le dimensioni del territorio saudita, perché dopo la guerra di Ḥāʾil, ʿAbd al-ʿAzīz inviò il suo esercito ad occupare al-Jawf, sotto la guida di ʿUqab bin Mohaya, il capo della tribù dei B. Talha. Questo permise ad ʿAbd al-ʿAzīz di negoziare un nuovo e più favorevole trattato con i britannici. L'accordo, firmato a Uqair nel 1922, prevedeva che la Gran Bretagna riconoscesse buona parte delle nuove conquiste territoriali saudite. In cambio, ʿAbd al-ʿAzīz accettava di riconoscere i territori britannici nella zona, in particolare lungo la costa del Golfo Persico e in Iraq. Questi erano di vitale importanza per i britannici, in quanto il traffico mercantile tra l'India britannica e il Regno Unito dipendeva dalle stazioni marittime sulla rotta verso il canale di Suez.

Nel 1925, le forze di ʿAbd al-ʿAzīz presero la città santa de La Mecca allo Sceriffo al-Ḥusayn. L'8 gennaio 1926 i leader della Mecca, di Medina e di Jedda proclamarono ʿAbd al-ʿAzīz re del Ḥijāz.[17] Il 20 maggio 1927 il governo britannico firmò il trattato di Jedda, che superò quello di Darin riconoscendo l'indipendenza del Ḥijāz e del Najd con ʿAbd al-ʿAzīz come loro sovrano.

Con il riconoscimento della sua autorità e il sostegno internazionale ricevuto ʿAbd al-ʿAzīz continuò a consolidare il proprio potere nella regione; nel 1928 le sue forze avevano ormai invaso la maggior parte del centro della Penisola arabica. Tuttavia l'alleanza tra gli Ikhwān e l'Al Saʿūd arrivò ad un punto di rottura quando il sovrano giunse a proibire ulteriori raid. Le poche porzioni di Arabia centrale non sotto il controllo saudita avevano infatti siglato trattati di protezione con Londra, questo però non trovava il consenso degli Ikwhān, abituati a considerare tutti i non-wahhabiti come degli infedeli. Nel 1927 gli Ikwhān scatenarono una rivolta ma, dopo due anni di combattimenti, i membri della fratellanza vennero sconfitti definitivamente da ʿAbd al-ʿAzīz nella battaglia di Sabilla del marzo 1929.

 
Mappa della penisola arabica nel 1929

Il 23 settembre 1932 ʿAbd al-ʿAzīz unificò i suoi domini nel Regno dell'Arabia Saudita e si proclamò re dell'intera regione.[18] Nel 1938 il monarca trasferì la sua corte dal forte Masmak al Palazzo Murabbaʿ.[19] Questo edificio rimase la sua residenza e la sede del governo fino alla sua morte, avvenuta nel 1953.[20]

Nel 1934, dopo dieci anni di guerra, fu stabilito il confine con il Regno Mutawakkilita dello Yemen.

ʿAbd al-ʿAzīz escluse lentamente dal potere prima il padre e in seguito i suoi cinque fratelli, in particolare il fratello maggiore Muḥammad, che aveva combattuto con lui durante le battaglie che avevano contribuito alla fondazione dello Stato.[21]

La scoperta del petrolio

modifica

Nel 1938 in Arabia Saudita fu scoperto il petrolio da alcuni geologi americani che lavoravano per la Standard Oil of New York (Socony), in collaborazione con funzionari sauditi. Su suggerimento dei suoi consiglieri St John Philby e Amin al-Rihani, nel 1944, egli concesse l'autorità sostanziale sui campi petroliferi sauditi alle compagnie americane, con grande costernazione dei britannici, che avevano investito molto denaro nell'ascesa al potere del monarca nella speranza di aver accesso alle riserve di petrolio che si credevano ingenti.

La ricchezza petrolifera ha portato con sé una grande quantità di potere e di influenza che, naturalmente, ʿAbd al-ʿAzīz ha usato a suo vantaggio nel Hijaz. Ha imposto alle molte tribù nomadi di interrompere faide, guerriglie e vendette. Cominciò anche a diffondersi l'applicazione dell'ideologia del nuovo regno, basato sugli insegnamenti di Muḥammad ibn ʿAbd al-Wahhāb. Ciò ha incluso la fine dei riti tradizionalmente sanzionati dei pellegrinaggi, riconosciuti dalle scuole ortodosse di giurisprudenza, ma in contrasto con gli insegnamenti di Muḥammad ibn ʿAbd al-Wahhāb. Nel 1926, dopo che i membri di una carovana di egiziani in viaggio verso La Mecca furono malmenati dalle sue milizie, il monarca si è visto costretto a rilasciare una dichiarazione conciliante al governo egiziano. In seguito, diverse dichiarazioni simili furono rilasciate ai governi musulmani di tutto il mondo a causa delle percosse subite dai pellegrini in visita alle città sante di La Mecca e Medina. La rivolta e la successiva decimazione degli Ikhwān nel 1929, grazie anche alla forza aerea britannica, ha segnato un punto di svolta.
Con i suoi rivali eliminati, l'ideologia di ʿAbd al-ʿAzīz era in pieno vigore, ponendo fine a quasi 1400 anni di pratiche religiose che caratterizzavano il Hajj (il pellegrinaggio canonico islamico), la maggior parte delle quali erano biasimate dalle varie scuole islamiche.

Il re istituì il Consiglio della Shura del Hijaz già nel 1927. Questo Consiglio è stato successivamente ampliato a 20 membri, ed era stato presieduto dal figlio del re, Fayṣal.[22]

Guerre all'estero

modifica

ʿAbd al-ʿAzīz è stato in grado di ottenere la fedeltà sia delle tribù dell'Arabia Saudita che di alcune in Giordania. Ad esempio, ha costruito forti legami con il principe sceicco Rashid al-Khuzāʿī della tribù degli al-Frayhat, una delle più influenti durante il dominio dell'Impero ottomano. Il principe e la sua tribù avevano dominato la Giordania orientale prima dell'arrivo dello Sceriffo Hussein. ʿAbd al-ʿAzīz sostenne Rashīd e i suoi seguaci nella lotta contro Hussein.[23]

Il principe Rashid ha partecipato alla rivolta di Izz al-Din al-Qassam del 1935 che lui e i suoi seguaci condussero contro re ʿAbd Allāh I di Giordania. Più tardi, nel 1937, quando sono stati costretti a lasciare la Giordania, il principe Rashid al-Khuzāʿī, la sua famiglia e un gruppo di suoi seguaci hanno scelto di trasferirsi in Arabia Saudita, dove il principe Rashed viveva da diversi anni, ospite di ʿAbd al-ʿAzīz.[23][24][25][26]

Anni successivi

modifica
 
Re ʿAbd al-ʿAzīz conversa con il presidente statunitense Franklin D. Roosevelt (a destra) grazie all'interprete colonnello Bill Eddy, a bordo della USS Quincy, dopo la Conferenza di Jalta. L'ammiraglio William D. Leahy (a sinistra) osserva.

ʿAbd al-ʿAzīz mantenne il suo Paese neutrale nella Seconda Guerra Mondiale, anche se mostrò il suo sostegno agli Alleati.[27] Tuttavia, nel 1938, quando c'è stato un attacco al principale gasdotto britannico nel Regno dell'Iraq, il sovrano ha dato rifugio all'ambasciatore tedesco Fritz Grobba che ne era responsabile.[28] È stato riferito che a partire dal 1937 stava sfavorendo i britannici.[29]

Durante l'ultima fase della guerra, ʿAbd al-ʿAzīz ha incontrato esponenti politici significativi. Una di queste riunioni, durate per tre giorni, è culminata con l'incontro con il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, il 14 febbraio 1945.[30] Il colloquio ha avuto luogo a bordo della USS Quincy presso il Grande Lago Amaro nel canale di Suez.[30][31] L'incontro ha stabilito le basi delle future relazioni tra i due paesi.[32]

Un altro incontro significativo si è svolto con il Primo ministro britannico Winston Churchill nel Grand Hotel du Lac, sulle rive dell'oasi del Fayyūm, cinquanta miglia a sud del Cairo, nel febbraio del 1945.[33] Tuttavia, i sauditi riferiscono che l'incontro era focalizzato sul problema palestinese ed è stato improduttivo in termini di risultati, a differenza di quello con Roosevelt.[33]

Nel 1948, l'Arabia Saudita ha partecipato alla guerra arabo-israeliana, ma il suo contributo è stato generalmente considerato assai limitato.[27]

Nel 1953 ha creato il Consiglio dei ministri.

Mentre i membri della famiglia reale, grazie ai proventi della crescente industria estrattiva si permettevano giardini lussuosi, splendide auto e palazzi di mattoni, ʿAbd al-ʿAzīz ha chiesto agli imprenditori stranieri di realizzare una ferrovia reale dal golfo Persico a Riad con un prolungamento fino a Jedda. Questo è stato considerato da tutti i suoi consiglieri che vivevano nel paese, come la follia di un vecchio. Alla fine, la ARAMCO costruì la ferrovia, ad un costo di 70 milioni di dollari, ottenuti dalle royalties del petrolio. La strada ferrata è stata completata nel 1951 ed è stata utilizzata per il trasporto di merci dopo la morte del re. Essa ha permesso a Riad di modernizzarsi. Nel 1962, quando è stata realizzata una strada asfaltata, la ferrovia ha perso tutto il suo traffico.[34]

Vita personale

modifica

In conformità con i costumi del suo popolo, ʿAbd al-ʿAzīz era a capo di una famiglia poligama comprendente più mogli e concubine.

Secondo alcune fonti, ha avuto ventidue consorti ufficiali. Molti dei suoi matrimoni sono stati contratti per cementare alleanze con altri clan, nel periodo in cui lo stato saudita era in via di formazione e stabilizzazione. ʿAbd al-ʿAzīz era il padre di quasi un centinaio di bambini, tra cui quarantacinque maschi. Di seguito un elenco di mogli e relativi figli:

  1. Wadha bint Muhammad Al Orair[21]
    1. Turkī (I) (1900 - 1919)
    2. Saʿūd (12 gennaio 1902 - 23 febbraio 1969); regno 1953 - 1964
    3. Khalid
    4. Abdullah
    5. Mounīra
  2. Tarfa bint ʿAbd Allāh Āl al-Shaykh
    1. Khālid (I) (nato nel 1903, morto nell'infanzia)
    2. Fayṣal (14 aprile 1906 - 25 marzo 1975); regno 1964 - 1975
    3. Saʿd (I) (1914 - 1919)
    4. ʿAnūd (nato nel 1917, data di morte sconosciuta)
    5. Nūra
  3. Luʾluʾa bint Ṣāliḥ al-Dākhil (sposata nel 1906)[35]
    1. Fahd (I) (1906 - 1919)
  4. Al Jawhara bint Musaed Al Jilūwī (1891 - 1919)
    1. Muḥammad (1910 - 1988)
    2. Khālid (II) (13 febbraio 1913 - 13 giugno 1982); regno 1975 - 1982
    3. al-ʿAnūd
  5. Laja bint Khālid bin Hithlayn
    1. Sāra (1916 - giugno 2000)
  6. Bazza I
    1. Nāṣer (1911 - 1984)[36]
  7. Jawhara bint Saʿd bin ʿAbd al-Muḥsin al-Sudayrī
    1. Saʿd (II) (1915 - 1993)
    2. Musāʿid (1923 - 2013)[37]
    3. ʿAbd al-Muḥsin (1925 - 1985)
    4. al-Bandarī (1928 - 2008)[38]
  8. Ḥaṣṣa al-Sudayrī (1900 - 1969)
    (I loro figli sono noti come sette Sudairi)
    1. Fahd (II) (1921 - 2005); regno 1982 - 2005
    2. Sulṭān (1928 - 2011); principe della corona 2005 - 2011
    3. Luʾluʾa (1928 circa - 2008)[39]
    4. ʿAbd al-Raḥmān (1931 - 2017)
    5. Nāyef (1933 - 2012); principe della corona 2011 - 2012
    6. Turkī (II) (1934 - 2016)
    7. Salmān (nato nel 1935); attuale Re d'Arabia Saudita dal 2015
    8. Aḥmed (nato nel 1942)
    9. Jawāher
    10. Laṭīfa
    11. al-Jawhara
    12. Muḍī (morto giovane)
    13. Felwa (morto giovane)
  9. Shāhida
    1. Manṣūr (1921 - 1951)
    2. Mishʿal (1926 - 2017)
    3. Qumash (1927 - settembre 2011)
    4. Mutayyib (1931 - 2 dicembre 2019)
  10. Fahda bint Asi Al-Shuraim
    1. ʿAbd Allāh (1º agosto 1924 - 23 gennaio 2015); regno 2005 - 2015
    2. Nūf
    3. Sīta (1930 circa - 13 aprile 2011)
  11. Bazza (seconda moglie di nome Bazza)
    1. Bandar (1923 - 28 luglio 2019)
    2. Fawwāz (1934 - 2008)
  12. Ḥāya bint Saʿd al-Sudayrīi (1913 – 18 aprile 2003)[40]
    1. Badr (I) (1931 – 1932)
    2. Badr (II) (1933 – 2013)
    3. Huzza (1951 - luglio 2000)
    4. ʿAbd al-Ilāh (nato nel 1939)
    5. ʿAbd al-Majīd (1943 - 2007)
    6. Nūra (nata nel 1930)
    7. Mishail
  13. Bushra
    1. Mishari (1932 - 2000)[41]
  14. Munayyir (circa 1909 - dicembre 1991)
    1. Ṭalāl (I) (1924 - 1927)
    2. Ṭalāl (II) (1931 - 22 dicembre 2018)
    3. Nawwāf (1932 - 2015)
    4. Madawi[41]
  15. Muḍi
    1. Sulṭāna (circa 1928 - 7 luglio 2008)[42]
    2. Ḥāya (1929 circa - 2 novembre 2009)[43]
    3. Majīd (II) (9 ottobre 1938 - 12 aprile 2003)
    4. Saṭṭām (21 gennaio 1941 - 12 febbraio 2013)
  16. Nūf bint al-Shaʿlān
    1. Thāmir (1937 - 27 giugno 1959)
    2. Mamdūḥ (1939/1940 - 30 novembre 2023)
    3. Mashhūr (nato nel 1942)
  17. Saʿida al-Yamaniyya
    1. Hathlūl (1942 - 29 settembre 2012)
  18. Khaḍra
  19. Baraka al-Yamaniyya
    1. Muqrin (nato il 15 settembre 1945); principe della corona 23 gennaio 2015 - 29 aprile 2015
  20. Fuṭayma
    1. Ḥamūd (1947 - 26 febbraio 1994)[41]
  21. Muḍā bint ʿAbd Allāh al-Mandīl al-Khalīdīi
    1. Shaykha (nata nel 1922)
  22. Da ignota:
    1. Majīd (I) (1934 - 1940)
    2. ʿAbd al-Salīm (1941 - 1942)
    3. Jilūwī (I) (1942 - 1944)
    4. Jilūwī (II) (1952 - 1952) (figlio minore morto nell'infanzia)

Rapporti con i membri della famiglia

modifica

ʿAbd al-ʿAzīz era molto vicino a una zia paterna, Jawhara bint Fayṣal. Fin da giovane, ha radicato in lui un forte senso della famiglia spingendolo a riguadagnare la gloria perduta della Casa di Sa'ud. Negli anni in cui la famiglia viveva rifugiata in Kuwait, Jawhara spesso gli raccontava le gesta dei suoi antenati e esortava il giovane principe a non essere contento della situazione attuale. La zia è stata determinante nel fargli decidere di tornare nel Najd e di riconquistare i territori della sua famiglia. La zia rimase, per tutta la vita, una delle consigliere più fidate e influenti sul re. ʿAbd al-ʿAzīz le chiedeva di narrargli le esperienze dei governanti del passato, con fedeltà storica e incentrando i suoi racconti sulle tribù e sugli individui, per prendere spunti su cui basare le sue azioni. Jawhara era anche profondamente rispettata dai figli del monarca. ʿAbd al-ʿAzīz usava farle visita ogni giorno fino alla sua morte avvenuta intorno al 1930.[44]

Il re era anche molto vicino alla sorella Nūra, che aveva un anno più di lui. In diverse occasioni, si identificò in pubblico con le parole: "Io sono il fratello di Nūra".[10][44] La principessa è morta qualche anno prima del fratello minore.[10]

Opinioni

modifica

Per quanto riguarda i valori essenziali per lo Stato e per i suoi cittadini ʿAbd al-ʿAzīz soleva dire che "due cose sono essenziali per il nostro Stato e la nostra gente: la religione e i diritti ereditati dai nostri padri".[45]

Amani Hamdan sostiene che l'atteggiamento di ʿAbd al-ʿAzīz verso l'istruzione delle donne è stato incoraggiante, dal momento che a St John Philby ha dichiarato: "È lecito per le donne sapere leggere".[46]

Le sue ultime parole ai suoi due figli più grandi, il futuro re Saʿūd e Fayṣal, che erano già in lotta tra di loro, sono state: "Voi siete fratelli, unitevi!"[21] Poco prima della sua morte, il re ha dichiarato: "In verità, i miei figli e i miei averi sono i miei nemici".[47]

Morte e funerale

modifica

Gravemente malato di cuore,[48] il Re morì nel palazzo del principe Faysal a Ta'if il 9 novembre 1953 all'età di 77 anni.[5][49][50] La preghiera funebre si tenne nella moschea Al Hawiya di Ta'if.[5] e la salma venne inumata al cimitero al-'Ud.[5][51]

Al Re è intitolato l'Aeroporto Internazionale di Gedda.

Albero genealogico

modifica
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Turkī bin ʿAbd Allāh Āl Saʿūd ʿAbd Allāh Āl Saʿūd  
 
 
Fayṣal Āl Saʿūd  
Hia bint Ḥamad Tamīmī Ḥamad Tamīmī  
 
 
ʿAbd al-Raḥmān Āl Saʿūd  
Misharī bin ʿAbd al-Raḥmān ʿAbd al-Raḥmān bin Saʿūd  
 
 
Sāra bint Misharī Āl Saʿūd  
 
 
 
ʿAbd al-ʿAzīz dell'Arabia Saudita  
Muḥammad bin Turkī al-Sudayrī Turkī al-Sudayrī  
 
 
Aḥmad al-Kabīr al-Sudayrī  
 
 
 
Sāra bint Aḥmad al-Sudayrī  
 
 
 
 
 
 
 
 

Onorificenze

modifica
  1. ^ La data di nascita del re dell'Arabia Saudita è stata fonte di numerosi dibattiti: la maggioranza degli storici opta per il 15 gennaio 1876, mentre i registri ufficiali riportano il 1880. Nel suo libro "The Kingdom" lo scrittore Robert Lacey afferma che nel 1891 ʿAbd al-ʿAzīz partecipò a un importante incontro con un capo tribale: se fosse veramente nato nel 1880 avrebbe avuto al momento di quel colloquio solo undici anni, un'età troppo tenera per potere affrontare tale impegno. Inoltre ʿAbd al-ʿAzīz ha praticamente ammesso di essere nato nel 1876: uno dei suoi figli disse allo stesso Lacey che il sovrano rideva sul documento che lo voleva nato nel 1880, affermando "ho cancellato quattro anni della mia vita".
  2. ^ Robert Lacey, The Kingdom, New York, Harcourt Brace Jovanovich, 1982, ISBN 0-15-147260-2.
  3. ^ Il giusto modo di riferirsi al sovrano sarebbe quello di usare il nasab Ibn ʿAbd al-Raḥmān, visto il nome di suo padre. Il nasab Ibn Sa'ud sarebbe correttamente da usare solo per indicare il suo quadrisavolo, Muhammad ibn Sa'ud.
  4. ^ Current Biography 1943, pp. 330–34
  5. ^ a b c d The kings of the Kingdom, su Ministry of Commerce and Industry. URL consultato il 28 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2012).
  6. ^ David W. Del Testa (a cura di), Saūd, Abdulaziz ibn, in Government Leaders, Military Rulers, and Political Activists, Westport, CT, Oryx Press, 2001, p. 165. URL consultato il 25 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2020).
  7. ^ History of Arabia, su Encyclopaedia Britannica Online. URL consultato il 27 aprile 2014.
  8. ^ Fahd Al Semmari, The King Abdulaziz Foundation for Research and Archives (PDF), in Middle East Studies Association Bulletin, vol. 35, n. 1, Summer 2001. URL consultato il 10 marzo 2015.
  9. ^ Mordechai Abir, The Consolidation of the Ruling Class and the New Elites in Saudi Arabia, in Middle Eastern Studies, vol. 23, n. 2, aprile 1987, pp. 150–171, DOI:10.1080/00263208708700697, JSTOR 4283169. URL consultato il 25 aprile 2012.
  10. ^ a b c King Abdulaziz' Noble Character (PDF), su Islam House. URL consultato il 29 aprile 2012.
  11. ^ Wallace Stegner, Discovery! The Search for Arabian Oil (PDF), su selwapress.com, Selwa Press, 2007. URL consultato il 29 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2013).
  12. ^ a b Mohammad Zaid Al Kahtani, The Foreign Policy of King Abdulaziz (PDF), su University of Leeds, dicembre 2004. URL consultato il 21 luglio 2013.
  13. ^ William Ochsenwald, The Middle East: A History, McGraw Hill, 2004, p. 697, ISBN 0-07-244233-6.
  14. ^ Robert Wilson and Zahra Freeth, The Arab of the Desert, Londra, Allen & Unwin, 1983. pp. 312–13.
  15. ^ Wilkinson, John C. Arabia's Frontiers: the Story of Britain's Boundary Drawing in the Desert. London u.a.: Tauris, 1993. pp. 133–39. Print
  16. ^ Abdullah Mohammad Sind, The Direct Instruments of Western Control over the Arabs: The Shining Example of the House of Saud (PDF), su Social Sciences. URL consultato il 10 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).
  17. ^ Clive Leatherdale, Britain and Saudi Arabia, 1925–1939: The Imperial Oasis, New York, Frank Cass and Company, 1983.
  18. ^ Odah Sultan, Saudi–American Relations 1968–78: A study in ambiguity (PDF), su usir.salford.ac.uk, Salford University, 1988. URL consultato il 23 aprile 2012.
  19. ^ Murabba Palace Historical Centre, su Simbacom. URL consultato il 22 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 19 giugno 2013).
  20. ^ Rebirth of a historic center, in Saudi Embassy Magazine, Spring 1999. URL consultato il 22 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2013).
  21. ^ a b c Mai Yamani, From fragility to stability: a survival strategy for the Saudi monarchy (PDF), in Contemporary Arab Affairs, vol. 2, n. 1, gennaio–March 2009, pp. 90–105, DOI:10.1080/17550910802576114. URL consultato il 5 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2013).
  22. ^ Anthony H. Cordesman, Saudi Arabia enters the 21st century: III. Politics and internal stability (PDF), su Center for Strategic and International Studies (CSIS), 30 ottobre 2002. URL consultato il 20 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2016).
  23. ^ a b المجلة المصرية نون, المجلة المصرية نون – سيرة حياة الأمير المناضل راشد الخزاعي, su Noonptm. URL consultato il 25 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2011).
  24. ^ الشيخ عز الدين القسام أمير المجاهدين الفلسطينيين – (ANN), su Anntv, 19 novembre 1935. URL consultato il 25 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2011).
  25. ^ جريدة الرأي ; راشد الخزاعي.. من رجالات الوطن ومناضلي الأمة, su Al Rai. URL consultato il 25 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2011).
  26. ^ مركز الشرق العربي ـ برق الشرق, su Asharq Al Arabi. URL consultato il 25 ottobre 2011.
  27. ^ a b A Country Study: Saudi Arabia. Library of Congress Call Number DS204.S3115, 1993. Chapter 5. "World War II and Its Aftermath"
  28. ^ Time Magazine, 26 May 1941
  29. ^ Time Magazine, 3 July 1939
  30. ^ a b Rudy Abramson, 1945 Meeting of FDR and Saudi King Was Pivotal for Relations, in Los Angeles Times, Washington DC, 9 agosto 1990. URL consultato il 22 luglio 2013.
  31. ^ President Roosevelt and King Abdulaziz, su SUSRIS, 17 marzo 2005. URL consultato il 22 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  32. ^ Bahgat Gawdat, Saudi Arabia and the War on Terrorism, in Arab Studies Quarterly, vol. 26, n. 1, Winter 2004. URL consultato il 14 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2017).
  33. ^ a b Ibn Saud meets British Prime Minister Winston Churchill, su sacmclubs.org, King Abdulaziz Information Resource. URL consultato il 22 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2013).
  34. ^ Michel G. Nehme, Saudi Arabia 1950–80: Between Nationalism and Religion, in Middle Eastern Studies, vol. 30, n. 4, 1994, pp. 930–943, DOI:10.1080/00263209408701030, JSTOR 4283682. URL consultato l'11 aprile 2012.
  35. ^ Lulua bint Salih Al Dakhil, su datarabia.com, Datarabia. URL consultato il 10 agosto 2012.
  36. ^ Princes of Riyadh, su riyadh.gov.sa, Ministry of Interior. URL consultato il 9 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2015).
  37. ^ Prince Musaed bin Abdulaziz passes away, in Arab News, Jeddah, 20 agosto 2013. URL consultato il 20 agosto 2013.
  38. ^ Saudi Princess Al Bandari passes away, in Independent Bangladesh, UNB, 11 marzo 2008. URL consultato il aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2011).
  39. ^ Princess Luluwah bint Abdulaziz passed away, in SPA. URL consultato il 2008 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  40. ^ Saudi princess dies at age 90, in Beaver County Times, 4 maggio 2003. URL consultato il 4 agosto 2012.
  41. ^ a b c Sharaf Sabri, The House of Saud in commerce: A study of royal entrepreneurship in Saudi Arabia, New Delhi, I.S. Publications, 2001, ISBN 81-901254-0-0.
  42. ^ Death of Princess Sultanah. URL consultato il 18 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2008).
  43. ^ News. URL consultato l'8 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2011).
  44. ^ a b Stig Stenslie, Power behind the Veil: Princesses of House of Saud, in Journal of Arabian Studies: Arabia, the Gulf, and the Red Sea, vol. 1, n. 1, 2011, pp. 69–79, DOI:10.1080/21534764.2011.576050. URL consultato il 15 aprile 2012.
  45. ^ Joseph Nevo, Religion and National Identity in Saudi Arabia, in Middle Eastern Studies,, vol. 34, n. 3, luglio 1998, pp. 34–53, DOI:10.1080/00263209808701231, JSTOR 4283951. URL consultato il 5 aprile 2012.
  46. ^ Amani Hamdan, Women and education in Saudi Arabia: Challenges and achievements (PDF), in International Education Journal, vol. 6, n. 1, 2005, pp. 42–64. URL consultato il 22 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2012).
  47. ^ Steffen Hertog, Shaping the Saudi state: Human agency's shifting role in the rentier state formation, in International Journal Middle East Studies, vol. 39, 2007, pp. 539–563, DOI:10.1017/S0020743807071073. URL consultato il 17 aprile 2012.
  48. ^ Warrior King Ibn Saud Dies at 73, in The West Australian, 10 novembre 1953. URL consultato il 2 aprile 2013.
  49. ^ Richard Cavendish, Death of Ibn Saud, in History Today, vol. 53, n. 11, 2003. URL consultato il 29 luglio 2012.
  50. ^ Ibn Saud dies, su sacmclubs.org, King Abdulaziz Information Source. URL consultato il 9 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2014).
  51. ^ Abdul Nabi Shaheen, Sultan will have simple burial at Al Oud cemetery, in Gulf News, 23 ottobre 2011. URL consultato il 29 luglio 2012.
  52. ^ a b Mohammed Al Mutari, Control of al-Hasa (Saudi Arabia) and direct contact with Britain, 1910 –1916, in Journal of Humanities and Social Sciences, vol. 2, n. 5, p. 144. URL consultato il 2 gennaio 2022.
  53. ^ Saïd K. Aburish, The Rise, Corruption and Coming Fall of the House of Saud: with an Updated Preface, Bloomsbury Publishing, p. 17, ISBN 978-0-7475-7874-1. URL consultato l'11 agosto 2013.
  54. ^ Bollettino Ufficiale di Stato
  55. ^ Truman Presents Legion of Merit Medals at White House for Their Aid to the Allies, in The New York Times, 19 febbraio 1947.

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN77110564 · ISNI (EN0000 0001 2140 5718 · BAV 495/60276 · LCCN (ENn80128866 · GND (DE118708562 · BNF (FRcb12255474p (data) · J9U (ENHE987007298411205171