Giacomo III di Maiorca

re di Maiorca, conte di Rossiglione e di Cerdagna, signore di Montpellier e principe d'Acaia

Giacomo di Maiorca, detto il Temerario[1] (Catania, 15 aprile 1315Llucmajor, 25 ottobre 1349), fu principe d'Acaia dal 1315 e poi re di Maiorca, conte di Rossiglione e di Cerdagna e signore di Montpellier dal 1324 al 1349[2].

Giacomo III
Giacomo II di Maiorca sul trono dalle Leges palatinae
Re di Maiorca
Stemma
Stemma
In carica4 settembre 1324 –
25 ottobre 1349
(25 anni e 51 giorni)
PredecessoreSancho I
SuccessoreGiacomo IV
Nome completoGiacomo Fernandez
Altri titoliconte di Rossiglione e di Cerdagna, signore di Montpellier e principe d'Acaia
NascitaCatania, 15 aprile 1315
MorteLlucmajor, 25 ottobre 1349 (34 anni)
Casa realeAragona di Maiorca
PadreFerdinando d'Aragona
MadreIsabella di Sabran
ConsorteCostanza d'Aragona
Violante di Vilaragut
FigliGiacomo e
Elisabetta, di primo letto
Esclarmonda, di secondo letto
Giovanni e
Costanza, illegittimi
Giacomo III di Maiorca

Origine modifica

Figlio di Ferdinando d'Aragona (figlio terzogenito del re di Maiorca, conte di Rossiglione e di Cerdagna e signore di Montpellier, Giacomo II, e di Esclarmonde di Foix, figlia del conte di Foix, Ruggero IV e di Brunisenda di Cardona) e della principessa di Acaia, Isabella di Sabran (?-† 1315),[3][4] figlia di Isnardo di Sabran e di Margherita di Villehardouin (1266-1315), pretendente al titolo di principessa di Acaia[5].

Biografia modifica

 
Prima pagina delle Leges palatinae

Secondo la Cronaca piniatense[6], il re di Maiorca Sancho I lasciò il regno al nipote, Giacomo, figlio del fratello Ferdinando, che morì in Grecia.

Orfano di madre dalla nascita, nel 1316 rimase orfano anche del padre, Ferdinando, che fu decapitato[3] dopo essere stato fatto prigioniero, il 5 luglio, alla battaglia di Manolada in Elide, in terra greca, per difendere il principato d'Acaia che aveva conquistato in nome di Giacomo, contro Matilde di Hainaut, cugina d'Isabella di Sabran[7] e il di lei marito, Luigi di Borgogna.

In mancanza di discendenti legittimi il re di Maiorca, suo zio Sancho lo nominò suo erede; ma la cosa creò problemi col cugino, il re d'Aragona Giacomo II il Giusto, che pretendeva di succedere a Sancho. Nel 1319 fu addirittura sfiorata la guerra, evitata per il pronto intervento pacificatore di papa Giovanni XXII. Fu trovata la soluzione con l'impegno di Sancho ad aiutare il cugino nella conquista della Sardegna, che sarebbe iniziata nel 1320, mentre Giacomo II d'Aragona rinunciava ad ogni pretesa sul trono di Maiorca e accettava la nomina ad erede al trono di Giacomo, il nipote del re Sancho.

Nel 1324, alla morte dello zio Sancho, Giacomo, di circa nove anni, gli succedette come Giacomo III, re di Maiorca, conte di Rossiglione, di Cerdagna e signore di Montpellier. Durante gli anni di minore età il potere fu esercitato da Filippo di Maiorca, ecclesiastico e zio del giovane sovrano.

Lo zio Filippo di Maiorca, obbligato a mantenere fede all'impegno di aiutare la corona d'Aragona a conquistare la Sardegna, impose dure condizioni economiche al regno di Maiorca, che in pochi anni subì una dura crisi finanziaria. Inoltre, per rafforzare i rapporti tra le due casate (Aragona e Aragona-Maiorca), il 24 settembre 1325, Giacomo III fu promesso in sposo alla cugina (ambedue erano bisnipoti di Giacomo I d'Aragona), Costanza d'Aragona di sette anni, figlia dell'erede al trono d'Aragona, Alfonso il Benigno, che dopo due anni sarebbe salito al trono, e della contessa di Urgell, Teresa d'Entença.

In quegli stessi anni, una buona parte della nobiltà della Morea, nonostante la sconfitta subita da suo padre, continuava a riconoscerlo principe di Acaia, per cui assunse il titolo senza prendere iniziative per conquistare il principato[3].

 
Il regno di Maiorca, nel XIV secolo

Nel 1335, Giacomo III, riconosciuto maggiorenne, cominciò a riorganizzare il suo regno. Era però essenziale che il rapporto con il regno d'Aragona si mantenesse buono, e dunque il matrimonio con Costanza fu celebrato, il 24 settembre 1336, a Perpignano. Nello stesso anno, alla morte del suocero, Alfonso, salì sul trono di Aragona, Pietro il Cerimonioso, che non aveva in simpatia il cugino e cognato, e per prima cosa voleva ristabilire il giuramento di vassallaggio del re di Maiorca al re d'Aragona, cui aveva rinunciato suo nonno Giacomo II d'Aragona, il Giusto, col trattato di Anagni, del 1295.[senza fonte]
Giacomo, anche se con riluttanza, nel 1339, giurò fedeltà a Pietro IV[3], e subito dopo si alleò con il sultano del Marocco, Abu al-Hassan, durante l'invasione del 1340[3].

Giacomo III, il 9 maggio 1337, promulgò le Leges palatinae[8], un compendio di prescrizioni utili a regolare la vita di corte, che in seguito sarà adottato da altri sovrani, tra cui quelli di Aragona e Borgogna.

Dopo alcuni anni di dispute e ripicche, Giacomo III rifiutò una convocazione di Pietro il Cerimonioso, che aveva richiesto il suo aiuto[3].
Allora Pietro aprì un processo per tradimento contro il cugino e cognato, Giacomo III. Il processo condotto dal re di Aragona stesso finì per concludersi nel 1343, con la condanna, nel febbraio di quell'anno, del re di Maiorca Giacomo alla confisca di tutti i beni[3], che erano rivendicati dalla corona d'Aragona. Al rifiuto di Giacomo di ottemperare alle disposizioni del tribunale, Pietro, a maggio, invase il regno di Maiorca[3] e, dopo aver sconfitto Giacomo nella battaglia di Santa Ponça, lo occupò.

Giacomo si ritirò allora nelle contee pirenaiche, ma anche quelle, nel corso del 1344, furono attaccate ed occupate dalle truppe catalano-aragonesi e Giacomo stesso fu fatto prigioniero[3].

A Giacomo, che, non molto tempo dopo, era riuscito a fuggire[3], rimanevano solo il principato d'Acaia e la signoria di Montpellier (la cui sovranità gli era contestata dal re di Francia, Filippo VI di Valois[3], al quale finì per dichiararsi vassallo[3]), da dove tentò inutilmente di reimposessarsi della contea del Rossiglione.

Nel 1347, Giacomo, che era rimasto vedovo l'anno prima, si risposò, in seconde nozze, con Violante di Vilaragut (?-1372), figlia di Berengario di Vilaragut e della sua seconda moglie, Saura di Maiorca[3][9].

Nel 1349, venduta, per la somma di 12.000 talleri d'oro, la signoria di Monpellier al re di Francia, Filippo VI di Valois, Giacomo III mise insieme un esercito, con cui tentò di recuperare il regno di Maiorca, sbarcando sull'isola di Maiorca, dove, il 25 ottobre 1349, fu sconfitto e perse la vita alla battaglia di Llucmajor, dove anche il figlio, Giacomo il pretendente, fu ferito e fatto prigioniero, assieme alla sorella, Elisabetta e alla matrigna, Violante di Vilaragut.
Il regno di Maiorca e le contee pirenaiche furono annesse alla corona d'Aragona, mentre il figlio Giacomo continuò a reclamare il titolo di re di Maiorca.
Per volere del re d'Aragona, Pietro il Cerimonioso, onde evitare che a Maiorca potesse essere omaggiata, la salma di Giacomo III fu trasferita a Valencia e sepolta nella Cattedrale di Santa Maria. Solo nel 1905, per volere di Alfonso XIII di Spagna, i resti di Giacomo III furono trasferiti a Maiorca e, dal 1947, si trovano nella Cappella della Trinità nella Cattedrale di Santa Maria di Palma di Maiorca, a lato della tomba del nonno, Giacomo II.

Discendenza modifica

Giacomo ebbe due figli (un maschio ed una femmina) dalla prima moglie ed una figlia dalla seconda, oltre ad altri figli da due amanti diverse.[3][4][10]

  • da Costanza ebbe due figli:
  • da Violante ebbe una figlia:
  • da due diverse amanti, delle quali non si conosce il nome, ebbe due figli:
    • Giovanni (1335- dopo il 1373), che sposò Costanza di Eslava
    • Costanza (1337-?), che sposò Giovanni Alfonso di Lauria

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giacomo I d'Aragona Pietro II d'Aragona  
 
Maria di Montpellier  
Giacomo II di Maiorca  
Iolanda d'Ungheria Andrea II d'Ungheria  
 
Iolanda di Courtenay  
Ferdinando d'Aragona  
Ruggero IV di Foix Ruggero Bernardo II di Foix  
 
Ermesinda di Castelbon  
Esclarmonde di Foix  
Brunisenda di Cardona Raimondo Folch IV de Cardona  
 
Agnese di Tarroja  
Giacomo III di Maiorca  
Ermengaud II di Sabran Elzéar di Sabran  
 
Cécile d'Agoult de Pontevès  
Isnardo di Sabran  
Laudune d'Albe Albe d'Albe  
 
Laudune  
Isabella di Sabran  
Guglielmo II di Villehardouin Goffredo I di Villehardouin  
 
Élisabeth de Chappes  
Margherita di Villehardouin  
Anna Comnena Ducas Michele II d'Epiro  
 
Teodora di Arta  
 

Note modifica

  1. ^ Chaime in aragonese, Jakue in basco, Jaime in asturiano, in spagnolo e in portoghese, Xaime in galiziano, Jaume in catalano, Jacme in occitano, Jacques in francese, James in inglese, Jakob in tedesco e Jacobus in fiammingo
  2. ^ Dal 1343, fu solo re titolare, in quanto il regno gli fu confiscato dal cugino, il re d'Aragona, Pietro IV il Cerimonioso
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) Dinastie reali di Maiorca
  4. ^ a b (EN) Casa di Barcellona- genealogy
  5. ^ Margherita era sorella di Isabella di Villehardouin, primogenita di Guglielmo II di Villehardouin, già principe d'Acaia, vassallo del re di Napoli. Isabella aveva sposato Filippo I di Savoia-Acaia ed aveva ottenuto da Carlo I d'Angiò la restituzione del principato. Il comportamento di Filippo in Acaia non piacque al re angioino, che impose a lui ed alla moglie Isabella la rinuncia al principato, avocando il medesimo alla sua corona. Margherita non riconobbe mai tale avocazione e si ritenne, dopo la rinuncia della sorella, l'unica titolare del principato di Acaia.
  6. ^ La Cronaca piniatense è una cronaca storiografica, voluta dal re d'Aragona, Pietro IV, del regno di Aragona, dalle sue origini comitali sino alla Corona d'Aragona (1336, morte di Alfonso IV di Aragona)
  7. ^ Matilde di Hainaut era figlia di Isabella di Villehardouin, primogenita di Guglielmo II di Villehardouin, già principe d'Acaia, vassallo del re di Napoli.
  8. ^ Le Leges palatinae, molto probabilmente furono concepite per evidenziare l'indipendenza di Giacomo III e del regno di Maiorca
  9. ^ Violante di Vilaragut (?-1372), nel 1352, si sposò in seconde nozze con Otto von Braunschweig-Grubenhagen
  10. ^ (DE) Giacomo III di Maiorca genealogie mittelalter Archiviato il 29 settembre 2007 in Internet Archive.

Bibliografia modifica

  • Hilda Johnstone, Francia: gli ultimi capetingi, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 569–607

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN266384462 · ISNI (EN0000 0000 5948 9067 · SBN VEAV541751 · CERL cnp01362078 · ULAN (EN500248594 · LCCN (ENn94120775 · GND (DE119127997 · BNE (ESXX872303 (data) · BNF (FRcb13200748v (data) · J9U (ENHE987007586336905171 · WorldCat Identities (ENlccn-n94120775