Luisa Ippolita di Monaco

principessa sovrana di Monaco (1697-1731)
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Luisa Ippolita di Monaco (o Grimaldi; Monaco, 10 novembre 1697Monaco, 29 dicembre 1731) è stata per dieci mesi principessa sovrana di Monaco, dal 26 febbraio al 29 dicembre 1731.

Luisa Ippolita di Monaco
Jean-Baptiste van Loo, Ritratto di Luisa Ippolita di Monaco con vista di Monaco, olio su tela, 1712, Palazzo dei Principi di Monaco[1]
Principessa sovrana di Monaco
Stemma
Stemma
In carica26 febbraio 1731 –
29 dicembre 1731
(0 anni e 306 giorni)
PredecessoreAntonio I
SuccessoreGiacomo I
TrattamentoSua Altezza Serenissima
Altri titolisi veda sezione
NascitaPalazzo dei Principi, Monaco Vecchia, Monaco, 10 novembre 1697
MortePalazzo dei Principi, Monaco Vecchia, Monaco, 29 dicembre 1731
Luogo di sepolturaCattedrale dell'Immacolata Concezione, Monaco Vecchia, Monaco
DinastiaGrimaldi
PadreAntonio I di Monaco
MadreMaria di Lorena
ConsorteJacques Goyon
FigliAntonio Carlo
Carlotta
Onorato
Carlo
Giacomo
Luisa Francesca
Francesco
Carlo Maurizio
Maria Francesca
ReligioneCattolicesimo

Fu erede del trono monegasco in assenza di un fratello,[2][3] diventando, alla morte del padre Antonio I, la prima donna, e fino ad oggi l'unica,[4] regnante sul principato di Monaco. Fu anche la seconda sovrana del paese,[5] dopo l'ava Claudina che fu Signora. Si dimostrò una sovrana volitiva[6] nonostante il breve regno e, anche prima della salita al trono, godette dell'affetto della popolazione che la soprannominò la bonne princesse Louise.[7][8]

Deceduta prematuramente di vaiolo, a succederle fu il marito, il conte Jacques Goyon de Matignon, che mai si interessò agli affari di Stato e abdicò nel 1733 in favore del loro primo figlio, Onorato III. Furono proprio la principessa e il consorte a inaugurare la linea Grimaldi-Goyon de Matignon, che proseguì fino alla duchessa Carlotta, madre di Ranieri III.[9]

Biografia

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Infanzia

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Francobollo monegasco del 2006 con un ritratto di Luisa Ippolita a opera di Pierre Gobert, esposto al Palazzo dei Principi

Nacque il 10 novembre 1697, diventando in seguito la figlia maggiore tra quelle sopravvissute di Antonio I e di Maria di Lorena, con delusione dei genitori che speravano in un figlio maschio dopo la morte della primogenita, Caterina Carlotta.[7]

Erede al trono

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Ritratto di Luisa Ippolita dipinto da Pierre Gobert, Palazzo dei Principi

Dopo di lei altre quattro figlie vennero alla luce e, dal momento che il padre non aveva discendenti maschi legittimi, Luisa Ippolita divenne erede al trono.[7] Per succedere al padre doveva però sposare un membro della sua stessa famiglia o un uomo che avrebbe acconsentito ad adottare il cognome e lo stemma dei Grimaldi.[7]

A stabilire per le donne eredi queste condizioni, che se non rispettate avrebbero trascinato Monaco nel dominio della Francia,[7] fu il testamento di Giovanni I del 1454.[2][10] Per lei si decise che avrebbe sposato un uomo esterno alla famiglia.[2] Quindi suo padre concluse con il permesso di Luigi XIV[3] di applicare il testamento e che il suo sposo avrebbe assunto il cognome Grimaldi per poter governare con lei sul principato[11] e per dare la possibilità ai figli della coppia di succedere alla madre.[7] In accordo con il re francese fu stabilito anche che avrebbe ereditato e trasmesso i titoli del padre ai suoi discendenti.[12]

Diversi uomini corteggiarono la giovane e la prima proposta di nozze arrivò da un Grimaldi del ramo di Antibes.[8] Lo stesso re Sole, intenzionato ad aumentare l'influenza francese sul confinante principato, sostenne come candidato alle nozze il conte Jacques Goyon de Matignon di Torigni, con cui Luisa Ippolita finì per sposarsi e il cui arrivo a Monaco giovò alle casse dello Stato.[7]

Matrimonio

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Ritratto di Jacques e Luisa Ippolita

Il 20 ottobre 1715, all'età di 17 anni, Luisa Ippolita sposò Jacques, da cui ebbe nove figli tra il 1717 e il 1728.[2] Già a luglio divenne duchessa di Valentinois, dopo che Luigi XIV concesse tale titolo al marito.[7]

Il loro contratto di matrimonio fu quasi sicuramente il primo atto su cui Luigi XV appose la firma.[2] Venne infatti stipulato il 5 settembre, nello studio reale di Versailles mentre la corte era in lutto per la morte di Luigi il Grande.[2]

Nei primi tempi la famiglia visse tra l'Hôtel Matignon e il castello di Torigni.[8] Il matrimonio, ad ogni modo, non fu felice: il marito preferiva soggiornare a Versailles piuttosto che a Monaco, dove frequentava altre donne.[7] Nonostante l'indifferenza del consorte e le poche possibilità di lasciare Monaco per via del suo ruolo, Luisa Ippolita restò sempre innamorata del marito, come testimoniano le numerose missive che ella gli inviò,[7] oggi conservate negli archivi del Palazzo dei Principi.[2] Come madre si interessò molto all'educazione dei figli.[2]

Principessa di Monaco

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Pierre Gobert, Luisa Ippolita Grimaldi, Duchessa di Valentinois, Reggia di Versailles (1727)

Dopo la morte del padre il 20 gennaio 1731, Luisa Ippolita partì da Parigi per Monaco e il 4 aprile ricevette l'omaggio entusiastico da parte della popolazione del piccolo Stato. Il 26 e il 27 aprile la principessa ricevette a Palazzo i giuramenti dei cittadini di Monaco e Roccabruna.[2][8] Il 30 aprile furono i sudditi di Mentone a giurarle fedeltà.[2][8]

Quando il marito, rimasto a Parigi,[8] con il nome di Giacomo I accederà al trono poco tempo dopo, l'accoglienza sarà molto più fredda.[13] Il popolo monegasco, infatti, faticava ad accettare un governo congiunto della coppia e voleva riconoscere solo Luisa Ippolita come sovrana.[7] La trentatreenne monarca, tuttavia, esplicitò sempre l'importanza che attribuiva personalmente al suo coniuge, chiedendo il conio di monete che raffigurassero le effigi di entrambi.[7][8]

Lei stessa non si mostrò mai entusiasta all'idea di condividere la vita politica con il marito e sospettava spesso delle sue ambizioni in merito.[10] Nonostante ciò preferiva comunque che fosse messa al suo stesso piano, tanto che si mostrò in disaccordo quando le venne detto che "il marito precede sempre la moglie" e affermò "governeremo insieme".[2] Alla stessa maniera il suo sigillo da sovrana, sebbene portasse solamente il suo nome,[8] mostrava due scudi Grimaldi come simbolo di cooperazione.[2] Nel maggio 1731 dovette affrontare il disprezzo degli ex consiglieri del padre, quando Jacques tornò a Monaco.[7][8] Tre mesi dopo ripartì per Parigi[8] e Luisa Ippolita non lo rivide mai più,[7] ma il suo dispiacere fu solo a livello sentimentale.[10]

Secondo le fonti dell'epoca la principessa fu devota al benessere dei cittadini nella stessa maniera con cui amava i suoi figli, instaurando con i sudditi un rapporto materno.[7][10] Si impegnò anche per mostrare le proprie capacità amministrative e mettere a tacere la loquace corte di Versailles.[10] Si impegnò in ambito sociale, stradale e commerciale[8] ed emise in totale cinque editti durante il suo regno: il 5 maggio contro il libero porto d'armi, il 20 maggio contro azioni e canti diffamatori, il 1⁰ luglio sullo scarico dei detriti, il 27 luglio sulla manutenzione delle strade e il 18 agosto sul regolamento della macelleria.[2] Ambiziosa nell'affermarsi anche oltre il principato, riservò particolare attenzione nel garantire che i tributi da pagare al re di Sardegna per Mentone e Roccabruna si mantenessero uguali a quelli pagati dal padre.[2]

A novembre un'epidemia di vaiolo colpì il principato e Luisa Ippolita ricevette una lettera dal marito in cui si mostrò risentito per l'inesistente considerazione che i monegaschi avevano di lui.[7] I contatti tra i due furono così rotti ufficialmente e Luisa Ippolita rispose: "Sopporterò [...] e continuerò sempre a chiederti notizie [...] Concludo ribadendoti tutte le assicurazioni del mio attaccamento e della mia tenerezza, che non cambieranno mai".[7]

 
Un francobollo con la principessa

Scontenta del fallimento nuziale e inaspettatamente malata di vaiolo, Luisa Ippolita morì nel Palazzo dei Principi il 29 dicembre 1731 a soli 34 anni, causando tristezza[8] e preoccupazione nella popolazione monegasca.[7][10] Fu sepolta nella cripta della chiesa di San Nicola, dove oggi sorge la Cattedrale dell'Immacolata Concezione,[8] insieme agli altri sovrani monegaschi.

Suo marito non aveva attitudine per gli affari di Stato e l'ostilità popolare nei suoi confronti continuava a essere un ostacolo.[8] Nominò governatore il 20 maggio 1732 il fratellastro di Luisa Ippolita, Antonio, che si rivelerà un amministratore capace.[8] In seguito lasciò Monaco e abdicò per il tredicenne Onorato l'anno successivo.[8]

Commemorazione

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Discendenza

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La famiglia della principessa Luisa Ippolita e di Giacomo I

Luisa Ippolita e Jacques Goyon ebbero:

  1. Antonio Carlo, Marchese di Baux (16 dicembre 1717 – 24 febbraio 1718);
  2. Carlotta Teresa Natalia (1719-1790), divenne monaca;
  3. Onorato (1720-1795), Principe di Monaco dal 1733 al 1795;
  4. Carlo (1722-1749);
  5. Giacomo (1723);
  6. Luisa Francesca (15 luglio 1724 – 15 settembre 1729), Mademoiselle des Baux;
  7. Francesco (1726-1743);
  8. Carlo Maurizio (1727-1798), sposò (10 novembre 1749) Maria Cristina de Rouvroy (1728-1774);
  9. Maria Francesca (1728-1743).

Titoli e trattamento

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  • 10 novembre 1697 - luglio 1715: Sua Altezza Serenissima, la principessa Luisa Ippolita di Monaco
  • luglio 1715 - 26 febbraio 1731: Sua Altezza Serenissima, la principessa Luisa Ippolita di Monaco, duchessa di Valentinois[7]
  • 26 febbraio 1731 - 29 dicembre 1731: Sua Altezza Serenissima, la principessa di Monaco, signora di Mentone e Roccabruna, marchesa di Baux, contessa di Carladès, baronessa di Calvinet e di Buis-les-Baronnies, signora di Saint Rémy de Provence[14]

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Ercole Grimaldi Onorato II di Monaco  
 
Ippolita Trivulzio  
Luigi I di Monaco  
Maria Aurelia Spinola Luca Spinola  
 
Pellina Spinola  
Antonio I di Monaco  
Antoine III de Gramont Antoine II de Gramont  
 
Louise de Roquelaure  
Catherine Charlotte de Gramont  
Françoise Marguerite du Plessis Hector du Plessis  
 
Marie Conan  
Luisa Ippolita di Monaco  
Enrico di Lorena, Conte di Harcourt Carlo I d'Elbeuf  
 
Marguerite de Chabot  
Luigi di Lorena, Conte di Harcourt  
Marguerite Philippe du Cambout Charles du Cambout  
 
Philippine de Beurges  
Maria di Lorena  
Nicolas de Neufville Charles de Neufville  
 
Catherine de Neufville  
Catherine de Neufville  
Madeleine de Blanchefort de Créquy Charles de Blanchefort de Créquy  
 
Madeleine de Bonne  
 
  1. ^ (FR) Les Grimaldi, Princes de Monaco, in sitesgrimaldimonaco.fr. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) LOUISE-HIPPOLYTE-_anglais.pdf (PDF), in journeepatrimoinemonaco.com. URL consultato l'11 ottobre 2022.
  3. ^ a b (EN) Monaco Grimaldi dynasty with brief history and their coins, in chiefacoins.com. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  4. ^ (EN) H.S.H. Princess Louise-Hippolyte, in madmonaco.blogspot.com, 8 agosto 2009. URL consultato il 17 ottobre 2022.
  5. ^ (EN) Stamps of Monaco, in stamp-collecting-world.com. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  6. ^ a b (FR) Inauguration de la promenade Princesse Louise-Hippolyte et des places Anne-Marie Campora et Joséphine Baker, in palais.mc, 26 settembre 2021. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s (FR) Louise-Hippolyte Grimaldi, princesse de Monaco, in histoire-et-secrets.com. URL consultato l'11 ottobre 2022.
  8. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (FR) André Peyregne, Louise-Hippolyte Grimaldi, la seule femme à avoir régné en Principauté de Monaco, in monacomatin.mc, 3 ottobre 2021. URL consultato l'11 ottobre 2022.
  9. ^ Mourou, p. 91
  10. ^ a b c d e f (EN) The Tragedy of Princess Louise-Hippolyte, in madmonaco.blogspot.com, 22 maggio 2012. URL consultato l'11 ottobre 2022.
  11. ^ de Bernardy, p. 30
  12. ^ Louise-Hippolyte Grimaldi: genealogia da Transmission des TITRES de NOBLESSE (titulature), in gw.geneanet.org. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  13. ^ Mourou, p. 89
  14. ^ Libro d'Oro della Nobiltà Mediterranea, GRIMALDI.

Bibliografia

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  • Paolo Lingua, I Grimaldi di Monaco, De Agostini, Novara 1985.
  • M.Y. Mourou, Princesses de Monaco, Monaco 2010.
  • F. de Bernardy, Princes of Monaco: the remarkable history of the Grimaldi family, ed. Barker, 1961.

Voci correlate

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Altri progetti

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Controllo di autoritàVIAF (EN316737300 · ISNI (EN0000 0004 5095 1023 · BNF (FRcb155501690 (data)
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