Svatopluk I

sovrano ceco

Svatopluk I (nella lingua slava ecclesiastica antica Свѧтопълкъ, traslitterato Svętopŭlkŭ; 840894) è stato un sovrano ceco; durante il suo regno, fra l'871 e l'894, la Grande Moravia raggiunse la massima espansione[1].

Svatopluk I
Immagine di Svatopluk tratta dalla cronaca di Dalimil.
Re della Grande Moravia
In carica871 –
894
PredecessoreRastislav
SuccessoreMojmír II come re della Grande Moravia
Svatopluk II come principe di Nitra
Nascita840
Morte894
DinastiaMojmiridi
PadreSvetimir oppure Bogislav
FigliMojmir II
Svatopluk II
(forse) Predsla

BiografiaModifica

I primi anni al tronoModifica

La carriera di Svatopluk cominciò quando era ancora a capo del proprio feudo, la cui localizzazione è ancora oggetto di dibattito, sotto la sovranità dello zio Rastislav di Moravia[2]. Nell'870 Svatopluk detronizzò lo zio che era un vassallo di Ludovico II il Germanico consegnandolo ai Franchi, subendo lui stesso un anno dopo lo stesso destino[3]. Quando poi i moravi si ribellarono ai franchi Svatopluk venne liberato e mettendosi a capo dei ribelli riuscì a scacciarli. Anche se fu costretto a rendere omaggio al Regnum Teutonicorum secondo i termini del trattato di pace siglato a Forchheim nell'874 nel tempo fu in grado di estendere i territori della Grande Moravia al di fuori della sfera di interesse dei Franchi negli anni seguenti[1]. Nell'882 Svatopluk invase la Marca di Pannonia all'interno del Regnum[1]. Svatopluk riuscì a tessere buoni rapporti con il papato e lui e la sua gente vennero formalmente presi sotto l'ala del Vaticano nell'880[1] e in una lettera dell'885 papa Stefano V si riferì a lui come al re[4]. Svatopluk cercò anche di compiacere il clero germanico che si opponeva alla celebrazione della liturgia in lingua slava ecclesiastica antica tanto che dopo la morte di Metodio nell'886 ne scacciò tutti i discepoli[5]. Poco dopo la sua morte la Grande Moravia collassò sotto il peso delle guerre sostenute fra i suoi figli e sotto le devastanti incursioni magiare.

La lenta presa del potereModifica

 
Statua di Svatopluk a Loštice, in Repubblica Ceca

Gli Annali di Fulda si riferiscono a Svatopluk come al nipote di Rastislav di Moravia, secondo conosciuto governatore della Grande Moravia[2]. Egli era nato probabilmente attorno all'840[1] e secondo la cronaca del Prete di Doclea il nome di suo padre era Svetimir, tuttavia le numerose inaccuratezze di quest'opera del XII secolo la fanno ritenere da lungo tempo una fonte inattendibile in un miscuglio di fatti e invenzione[3]. Secondo l'opera di un genealogista moravo del XVII secolo che rimpolpò l'albero genealogico della casa di Mojmir Svatopluk era figlio di tale Bogislav. Svatopluk sembra aver raggiunto un certo potere nella Grande Moravia nel decennio dell'860[2]. Secondo la Vita di Metodio Svatolpuk e lo zio chiesero a Michele III l'invio di missionari che fossero avvezzi alle lingue slave ed egli scelse due fratelli, Cirillo e Metodio che vennero inviati in Moravia e che conoscevano le lingue slave parlate nei dintorni di Tessalonica[6]. I due arrivarono nell'863 e quattro anni dopo la loro traduzione dei testi canonici in antico slavo ecclesiastico venne approvata da papa Adriano II.

Svatopluk fa la sua prima apparizione negli Annali di Fulda nell'869 dove viene segnalato come governatore del proprio regnum all'interno della Grande Moravia[3], la sua corte era nella vecchia città di Rastislav che può essere identificata come Staré Město che significa letteralmente vecchia città o a Nitra, anche se c'è chi la identifica nell'antica Sirmio[2][7] Il regno di Svatopluk venne razziato dai bavaresi di Carlomanno di Baviera, erede di Ludovico II il Germanico nell'869, allo stesso tempo truppe provenienti dalla Franconia e dall'Alamannia attaccarono le terre di Rastislav sotto la guida di Carlo il Calvo[3]. Anche se presto le truppe si ritirarono Svatopluk entrò in negoziati clandestini con Carlomanno accettando di raccomandare sé stesso ed il proprio regno a Carlomanno stesso[2].

Avendo preso conoscenza di questo intrigo Rastislav s'infuriò e tese al nipote una trappola, lo invitò ad un banchetto dove intendeva poi assassinarlo, Svatopluk però resosi conto di quanto stava per accadere prese prigioniero lo zio e lo consegnò a Carlomanno che lo spedì in Baviera tenendo per sé la Grande Moravia[3].

Quale ricompensa Svatopluk poté tenere per sé il proprio regno, ma il resto della Moravia venne consegnata a due signori franchi, Wilhelm ed Engelschalk I[8]. Venne arrestato anche Metodio che papa Adriano, la cui giurisdizione copriva anche le vecchie terre di Rastislav e Svatopluk[2]. Nei primi mesi dell'871 anche Svatopluk venne preso prigioniero su non meglio specificate accuse di slealtà forse legate alla ribellione condotta dal fratello minore di Carlomanno Ludovico III il Giovane e da Carlo il Calvo[2]. I moravi credendo che Svatopluk fosse morto elessero un successore entro la casa di Mojmir, tale Slavomir di Moravia[2].

La paceModifica

Carlomanno presto si rese conto che Svatopluk era innocente e lo rilasciò dalla prigione[2] e per legare le due famiglie questi fece da padrino al nipote illegittimo di Carlomanno, quindi al figlio di Arnolfo di Carinzia venne posto il nome moravo di Zventibold[2].

Svatopluk acconsentì anche a condurre le armate di Carlomanno contro i ribelli guidati da Slavomír[8], tuttavia giunto alla vecchia città di Rastislav Svatopluk tradì l'alleato per cospirare con i compatrioti[3]. Egli prese la fortezza come da accordi, ma una volta che fu dentro riunì sotto la propria guida un imponente esercito moravo e lanciò un attacco a sorpresa contro i franchi accampati fuori le mura, molti soldati vennero presi in ostaggio, altri furono uccisi e i franchi cessarono di occupare le terre morave[2]. Anche i due governatori di Carlomanno vennero uccisi e Svatopluk ne divenne l'indiscusso sovrano.

Nell'ottobre dell'871 Ludovico II il Germanico spedì un contingente contro la Boemia, mentre erano laggiù sorpresero un gruppo di moravi che stavano tornando in patria con una nobile del posto perché divenisse, presumibilmente, la moglie di un nobile moravo[3]. Tale matrimonio implicava che Svatopluk voleva ampliare le proprie alleanze estendendole anche ai vicini boemi, lì per lì però i moravi, sorpresi dai franchi, riuscirono a raggiungere un riparo per il rotto della cuffia e dovettero lasciare indietro 644 cavalli perfettamente equipaggiati[3].

Ludovico realizzò quale imponente minaccia potesse costituire Svatopluk e per questo organizzò una spedizione che avrebbe dovuto attaccare la Moravia da più lati nell'872[3]. Una prima armata partì da Ratisbona, ma i soldati fuggirono appena incontrato il nemico, la seconda guidata dal vescovo di Würzburg, Arn (morto 13 luglio 892) combatté valorosamente, ma persero molti uomini e solo pochi riuscirono a tornare in patria[3]. Una terza infine era composta da bavaresi e carantani ed era guidata dallo stesso Carlomanno mise a ferro e fuoco la Moravia e costrinse lo stesso Svatopluk alla fuga costringendolo a riparare entro una fortezza[2]. Svatopluk si riprese rapidamente ed attaccò un contingente lasciato sotto la guida del vescovo di Ratisbona Emriacho il cui compito era guardare le navi ormeggiate lungo il Danubio[2].

Nel maggio seguente papa Giovanni VIII si mosse per liberare Metodio che era ancora prigioniero in Baviera[3], il papa aveva scritto più volte e fermamente a Carlomanno perché il missionario venisse immediatamente rilasciato. Il pontefice sembrò quindi negoziare la pace fra Ludovico e Svatopluk, dopo che Ludovico ebbe incontrato il papa a Verona andò a Forchheim, dove strinse un trattato con Svatopluk che, tramite dei legati, chiedeva la pace[2]. I termini esatti non sono noti, tuttavia i due raggiunsero una sorta di compromesso se Ludovico rinunciò a compiere ulteriori atti ostili contro la Moravia l'altro si impegnava a pagargli dei tributi annui; dal canto suo Metodio tornò in Moravia dove poté lavorare in pace per qualche altro anno[4].

L'espansioneModifica

 
La Grande Moravia alla fine del IX secolo: in verde scuro i territori acclaratamente posseduti, in verde chiaro quelli su cui si avanzano dubbi storiografici

In quel decennio la Grande Moravia si espanse considerevolmente, la Vita di Metodio riferisce della cattura di diversi potenti pagani che vivevano lungo la Vistola e una lettera scritta attorno al 900 dall'arcivescovo Theotmar di Salisburgo implica che Svatopluk aveva conquistato le terre di Nitra da sempre abitate dai pagani[9]. Tuttavia i Moravi erano stati battezzati in massa dei Moravi da Reginardo vescovo di Passavia nell'831[10] ed era seguita la costruzione di chiese. La storiografia moderna tende a mettere in dubbio la permanenza a lungo termine dei moravi in queste terre[5], non vi sono, ad esempio, chiari indizi archeologici o scritti di una permanente estensione della Grande Moravia alla Piccola Polonia, alla Pannonia o alla Slesia occidentale[5]. Probabilmente la politica espansionistica di Svatopluk ebbe vita facile perché l'Europa occidentale era, al tempo, presa entro la morsa delle scorrerie vichinghe, la Vita di Metodio collega inestricabilmente il successo dell'uno al lavoro dell'altro, secondo la vita il santo disse a Svatopluk che se si fosse celebrata la festa di San Pietro e San Paolo nella cattedrale Dio lo avrebbe liberato dai nemici[11].

Nella corte di Svatopluk, dove si celebravano i riti secondo la Chiesa latina, iniziarono a prendere forma e a rafforzarsi diversi intrighi contro Metodio e la sua Chiesa slava. Svatopluk spedì a Roma Giovanni da Venezia, noto oppositore della chiesa slava e ne risultò una lettera in cui il papa redarguiva Metodio dall'usare unicamente lo slavo durante le funzioni[3]. Metodio si recò a sua volta a Roma nell'880 e fece cambiare idea al papa che, in una lettera, scrisse che, benché su richiesta la messa dovesse essere cantata in latino, anche se lo slavo poteva essere permesso[4]. La stessa lettera confermava anche una vecchia decisione della Santa Sede di creare una diocesi della Grande Moravia, su richiesta di Svatopluk il papa nell'880 eresse la diocesi di Nitra, e ne nominò vescovo Wiching, sottomettendolo a Metodio arcivescovo pannoniensis e marabensis.[4][12].

La guerraModifica

 
Le rovine di un forte moravo of presso la collina di Kostolec (Ducové, Slovacchia)

Quando nell'881 Carlo il Grosso divenne il solo regnante della Franconia orientale i figli dei vecchi sovrintendenti, Wilhelm ed Engelschalk, iniziarono a cospirare con altri nobili per estromettere Aribo d'Austria (850circa-909), il margravio che Ludovico aveva nominato perché venisse sorvegliata la frontiera del regno affacciata sul Danubio[13]. Aribo si rivolse sia a Carlo che Svatopluk per ricevere aiuto e a questi arrivò a lasciare il figlio in ostaggio purché lo aiutasse[13].

Svatopluk accettò e i suoi uomini ben presto catturarono il secondogenito di Engelschalk che, su ordine dello stesso Svatopluk venne mutilato[3], i restanti figli ribelli si sottomisero a Carlo e andarono sotto gli ordini di Arnolfo di Carinzia, figlio di Carlomanno, che in quel periodo governava la Pannonia[13]. Questa notizia spinse Svatopluk a chiedere ad Arnolfo di mandarli via, ma questi rifiutò e Svatopluk rispose con un'invasione[13]. A questo scontro fra franchi e moravi si aggiunsero i Bulgari che invasero la Moravia e nell'881, secondo gli Annales iuvavenses la regione di Vienna venne invasa dagli ungheresi e non è chiaro se furono assoldati da Svatopluk o da Arnolfo perché gettassero ulteriore scompiglio[3]. Questa guerra continuò fino all'884 portando grande devastazione nella Pannonia ad est della Rába, e alla fine fu Carlo il Grosso ad intervenire e decidere di riconoscere Svatopluk come uno dei propri uomini ricevendolo a Kaumberg dove egli gli promise fedeltà[13]. Svatopluk promise altresì che non avrebbe più invaso, vita natural durante, i territori di Carlo, mentre questi lo riconobbe come principe del proprio regno[3]. L'anno seguente un trattato di pace venne siglato anche fra Svatopluk ed Arnolfo.

I conflitti interni e l'ultima guerraModifica

 
Statua dedicata a Svatopluk nei pressi del castello di Bratislava, in Slovacchia

Metodio, che pare fosse nel seguito di Svatopluk a Kaumberg morì nell'885 e nei suoi ultimi giorni indicò Gorazd, uno dei suoi discepoli moravi, come il più meritevole a succedergli[4]. Egli non fece in tempo a sottoporre la propria candidatura alla Santa Sede che il vescovo di Nitra, Wiching, si precipitò a Roma[4], egli persuase papa Stefano V che Metodio non aveva mai seguito le direttive di Giovanni VIII sull'uso della lingua slava nella liturgia e ne scaturì la totale proibizione dell'uso dello slavo nella liturgia. Il papa scrisse anche Svatopluk ingiungendogli di aggiungere la locuzione Filioque nel Credo e sollecitandolo ad abbandonare pratiche tipiche della Chiesa bizantina come il digiuno del sabato[4]. Quando Wiching tornò da Roma, Svatopluk chiamò i discepoli di Metodio, fra cui Gorazd e Clemente di Ocrida perché accettassero di sottomettersi alle direttive papali[4] e quando questi rifiutarono Svatopluk permise a Wiching di agire a mano libera contro di loro[4]. Alcuni di loro vennero messi in prigione ed altri, come Naum di Ocrida vennero venduti come schiavi, l'espulsione dei discepoli di Metodio segnò la fine della liturgia in lingua slava nell'Europa centrale[6]. Gli esiliati trovarono asilo presso il Primo impero bulgaro dove poterono continuare il proprio lavoro.

Nella lettera Quia te zelo il papa chiama Svatopluk rex slavorum (re degli slavi) e anche se le fonti contemporanee, come gli annali di Fulda, non riconoscono tale titolo, il cronista Regino di Prüm nel primo X secolo chiama Svatopluk rex Marahensium Sclavorum (re degli slavi di Moravia) fornendo una fonte indipendente che può suggerire che egli detenesse davvero tale titolo[3].

Nell'887 Arnolfo divenne sovrano della Franconia orientale e i due s'incontrarono nella non meglio identificata località di Omuntesperch nell'inverno dell'890, all'incontro Svatopluk gli riferì che il papa desiderava che Arnolfo invadesse l'Italia per proteggere la Santa Sede[3] e secondo Regino di Prüm Arnolfo, in virtù di un trattato cedette a Svatopluk il ducato di Boemia.

Secondo gli annali di Fulda nell'891 Arnolfo spedì il margravio Aribo perché fra i loro due regni fosse rinnovata la pace, ma Svatopluk decise di rompere i patti ed Arnolfo diede il via ad un'invasione. Arnolfo si incontrò con Braslav, duca di Pannonia lungo la Sava e quindi organizzò un esercito formato da franchi, bavari, alamanni e ungheresi. L'invasione partì nell'892, ma non ebbe buon esito e la guerra continuò fino all'894 anno della morte di Svatopluk.

Svatopluk ebbe due figli da una o più mogli ugualmente ignote:

  • Mojmir II di Moravia (dopo l'871 - dopo il 901);
  • Svatopluk II di Moravia (884 circa - forse 906).

Un terzo gli è attribuito da alcune fonti:

  • Predslav.

NoteModifica

  1. ^ a b c d e (EN) Stanislav J. Kirschbaum, Historical Dictionary of Slovakia, Scarecrow Press, Inc, 2007
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) Eric J. Goldberg, Struggle for Empire: Kingship and Conflict under Louis the German, 817–876, Cornell University Press, 2006
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (EN) Charles R. Bowlus, Franks, Moravians and Magyars: The Struggle for the Middle Danube, 788–907, University of Pennsylvania Press, 1994
  4. ^ a b c d e f g h i (EN) A. P. Vlasto, The Entry of the Slavs into Christendom: An Introduction to the Medieval History of the Slavs, Cambridge University Press, 1970
  5. ^ a b c (EN) P. M. Barford, The Early Slavs: Culture and Society in Early Medieval Eastern Europe, Cornell University Press, 2001
  6. ^ a b John V. A. Fine Jr., The Early Medieval Balkans: A Critical Survey from the Sixth to the Late Twelfth Century, The University of Michigan Press, 1991
  7. ^ L'identificazione di Sirmio dipende da un'errata attribuzione di Metodio alla sede di Sirmio. Questa risale alla Vita paleoslava di Metodio, scritta nel XII secolo in cui si dice, senza mai menzionare Sirmio, che Metodio succedette sulla cattedra di Sant'Andronico, un santo del I secolo morto in Pannonia, di cui è problematico accertare storicamente ogni relazione con Sirmio. Vedi: Maddalena Betti, La formazione della sancta Ecclesia Marabensis (858-882). Fonti e linguaggi di un progetto papale, 2008, pp. 186-187, 199, 228-239
  8. ^ a b Stanislav J. Kirschbaum, A History of Slovakia: The Struggle for Survival, Palgrave, 2005
  9. ^ Florin Curta, Southeastern Europe in the Middle Ages, 500–1250, Cambridge University Press
  10. ^ Maddalena Betti, La formazione della sancta Ecclesia Marabensis (858-882). Fonti e linguaggi di un progetto papale, 2008, p. 163
  11. ^ (EN) Marvin Kantor, Medieval Slavic Lives of Saints and Princes, The University of Michigan Press
  12. ^ Maddalena Betti, La formazione della sancta Ecclesia Marabensis (858-882). Fonti e linguaggi di un progetto papale, 2008
  13. ^ a b c d e MacLean, Simon (2003). Kingship and Politics in the Late Ninth Century: Charles the Fat and the End of the Carolingian Empire. Cambridge University Press

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