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Chiostro di San Francesco
Ubicazione
StatoIta
IndirizzoVia San Francesco, Montone
Caratteristiche
TipoStorico - artistico
Sito web

Il Complesso Museale di San Francesco a Montone è costituito dalla Chiesa di San Francesco, dalla Pinacoteca e dal Museo Etnografico "Il Tamburo Parlante".

Storia modifica

Il Complesso Museale di San Francesco a Montone è stato inaugurato nel 1995, in seguito al riassetto delle raccolte dei musei locali del territorio umbro voluto dalla Regione intorno al 1990. L’iniziativa è stata promossa al fine di valorizzare i luoghi con peculiarità di carattere storico-culturale. Questo piccolo borgo in epoca quattrocentesca, attraverso la figura di Braccio da Montone , signore nel 1416 della città di Perugia, ha risentito di un più ampio quadro di circolazione culturale di artisti di grande fama. E’ stato infatti lo stesso Braccio a commissionare ad Antonio Alberti da Ferrara, pittore cortese che prestò la sua opera presso la corte estense sia le decorazioni della sua casa che il ciclo absidale della chiesa di San Francesco [1]. In questo vivace clima mecenatesco, operarono artisti del rango di Luca Signorelli , Bartolomeo Caporali , membro di spicco della scuola perugina assieme a Benedetto Bonfigli , Antonio Bencivenni da Mercatello, Berto di Giovanni ed altri pittori della cerchia della scuola umbra.

La sede modifica

Il complesso museale è situato all'interno di un antico insediamento francescano costituito dalla chiesa di San Francesco (di cui si hanno notizie già a partire dal XIII secolo) e dall'adiacente convento, ampliato a seguito dell’aumento delle presenze di frati e conversi e delle crescenti necessità della comunità, intorno al XVI secolo. Dopo l’Unificazione d’Italia e la conseguente soppressione degli enti religiosi, il complesso è stato abbandonato dai frati minori ed è divenuto di proprietà statale. Per circa un secolo la struttura, dopo l’abbandono forzato dei frati, è stata lasciata all'incuria del tempo e solo nel 1995, dopo una lunga e faticosa opera di restauro e recupero, è diventata sede del Museo Comunale [2]. Alcune sale dell’ex convento, a piano terra, sono state destinate, in seguito al restauro, ad accogliere il Museo Etnografico “Il tamburo parlante.

La Chiesa di San Francesco modifica

 
Interno Chiesa di San Francesco

La chiesa di San Francesco è stata eretta sul luogo nel quale era edificato Castelvecchio (Capanneto), uno dei sei castelli costruiti a scopo difensivo e di controllo, della vallata tra il fiume Carpina ed il fiume Tevere, in epoca medievale. E’ qui che l’ordine dei frati minori, fino ad allora insediato in S.Ubaldo fuori le mura, si è stabilito a partire dal 29 aprile 1308, sotto il pontificato di Clemente V e con il consenso del concilio di Vienna. [3].

La tipologia architettonica della chiesa è quella tipica degli Ordini mendicanti: forme semplici e lineari, unica navata, abside poligonale con volte a costoloni finemente affrescate e copertura a capriate . E’ orientata canonicamente ad occidente e la luce penetra attraverso le tre finestre absidali, di cui una bifora centrale , e attraverso le sei monofore delle pareti laterali. Alla facciata è addossato un portico aggiunto probabilmente tra il XVII e il XVIII secolo. Adiacente alla parete sinistra della chiesa, invece, si trova il convento.

La chiesa, completamente affrescata fin dall'inizio del ‘300, [4], fu poi interessata da nuovi ed ampi interventi decorativi, che si sono sovrapposti per ben tre volte agli affreschi originari. Gli esiti più alti, da un punto di vista artistico, si ebbero comunque nel secolo successivo, quando questo edificio divenne la chiesa di famiglia dei Fortebracci . Da sempre legati all'Ordine francescano, il suddetto casato contribuì generosamente al suo abbellimento facendo innalzare altari e corredandola di suppellettili e dipinti. Le opere che hanno commissionato riflettono il gusto cortese della loro cultura familiare.

Tra il 1423 ed il 1424 [5], su committenza di Braccio da Montone, Antonio Alberti da Ferrara fu chiamato [6] a dipingere gli Episodi della vita di San Francesco e le scene del Giudizio universale nel sottarco.

Nel 1486 il conte Carlo Fortebracci, figlio del capitano Braccio da Montone [7], fece erigere un altare a metà della parete di sinistra della chiesa come ex voto per la nascita del figlio Bernardino. Nel timpano che sovrasta la parata d’altare è contenuto lo stemma della famiglia Fortebracci riconoscibile dal mezzo ariete con lateralmente le lettere C 0 Conte e K = Karrolus Carlo Fortebracci, a indicare il nome del committente . E’ inoltre presente lo stemma dei Malatesta con i due elefanti, chiaro richiamo alla nobile famiglia riminese, alla quale apparteneva Margherita moglie di Carlo [8]. Il figlio Bernardino, come visibile sull’iscrizione posta sulla targa in basso, commissionò al perugino Bartolomeo Caporali (1420-1505) [9] un affresco a completamento dell’altare voluto dal padre. Al centro della scena campeggia Sant’Antonio di Padova tra il Battista sulla sinistra e l’Arcangelo Raffaele che reca per mano Tobiolo sulla destra.


I secoli successivi non videro modifiche strutturali né interventi di tipo pittorico, anzi si susseguirono processi distruttivi come quello operato dall’occupazione francese.

Nel 1810 il convento venne temporaneamente chiuso e nel 1866 [10] divenne di proprietà statale[11]

I restauri avvenuti negli anni ’90 dello scorso secolo hanno portato al ripristino dell’intero complesso e trasformato parte dell’ex convento nell’attuale Pinacoteca e nel Museo Etnografico “Il tamburo parlante”.

Molte opere provenienti sia dall’ex chiesa di San Francesco sia da altre chiese del territorio comunale trovano oggi la loro collocazione all’interno di questi spazi.

Decorazione dell'Abside modifica

 
Vela dell'abside

'Ciclo di affreschi dell’abside, 1423 di Antonio Alberti da Ferrara. La forma dell’abside è poligonale e termina con costoloni originariamente finemente dipinti. Gli affreschi dedicati alle storie di San Francesco abbellivano l’intera superficie, ma ciò che rimane ci consente tuttavia di ricostruire molte parti del ciclo.

Nel sottarco, parzialmente leggibile, sono presenti lacerti di affreschi rappresentanti il Cristo Giudice affiancato dai quattro angeli che recano i simboli della passione (la colonna, la croce, le lance). Al di sotto dell’angelo con la colonna si sviluppa la raffigurazione dell’Inferno, mentre al di sotto di quello con la croce sono presenti le anime degli eletti che guardano verso la luce. Il sottarco è delimitato da una fascia a motivi vegetali.

Nelle cinque lunette dell’abside è rappresentato, al centro il Cristo risorto che esce vittorioso dal sepolcro lateralmente fiancheggiato dai quattro evangelisti.

Lo stemma del Fortebracci, Signore di Montone, anche se lacunoso, è ancora parzialmente visibile sopra la bifora centrale dell’abside e raffigura un mezzo ariete rampante nero in campo oro con accanto due ghepardi, simbolo delle virtù militari dello stesso [12].

Sulle pareti laterali dell’abside troviamo rispettivamente sulla sinistra le Storie della vita di Francesco: la preghiera dinanzi al Crocifisso di San Damiano, a seguire la restituzione delle vesti al padre e in alto, sopra quest’ultima scena, l’episodio delle Stigmate a La Verna [13].

Sulla parete destra invece sono ancora visibili gli stemmi delle città sottomesse dal capitano di ventura, sovrastanti la scena rappresentante la Conferma della regola da parte di Onorio III .

Decorazione parete sinistra modifica

Entrando nella chiesa, sulla controfacciata è visibile il volto di San Giovanni Battista attribuito a Berto di Giovanni [14] allievo di Pietro Perugino al quale segue l’immagine di San Gregorio Magno al quale è intitolata la parrocchia di Montone. L’affresco, in origine, doveva raffigurare anche la Madonna con Bambino, tra San Gregorio , San Giovanni Battista, Francesco e Giovanni apostolo [15].

Proseguendo sulla stessa parete, si può osservare l’affresco raffigurante la Madonna della Misericordia di un pittore umbro del terzo quarto del XIV secolo. Proseguendo nell'osservazione dei lacunosi frammenti provocati dall'apertura del quattrocentesco altare, si può vedere raffigurato sulla destra San Bernardino, opera di un pittore locale della seconda metà del XV secolo ed in basso un non ben identificato santo francescano opera della metà del XIV secolo.

Segue sulla parete una mostra d’altare di uno scultore della fine del XV secolo, come l’altare dei Fortebracci[16], nel quale era contenuta la Madonna della Misericordia o Gonfalone, opera di Bartolomeo Caporali, ora conservata in Pinacoteca.

Seguono vari affreschi votivi; in basso è visibile Santa Caterina d’Alessandria, attribuibile a un pittore perugino della fine del XIV secolo, una Madonna in trono con Bambino marciante, San Sebastiano e un angelo che gli porge la palma del martirio.

L’affresco che sovrasta questi santi, databile attorno alla fine del XIV secolo, raffigura l’episodio della Nascita della Vergine; osservando l’affresco, si vede rappresentata Sant'Annache dà alla luce la Vergine Maria, parte dell’affresco di un ciclo decorativo più ampio dedicato al tema delle Storie della Vergine.

Due nicchie si aprono sulla parte che porta all’abside; la prima, appartenuta a Giobbe di Bencivenni Fortebracci raffigura a sinistra Sant'Antonio da Padova e a destra Bernardino da Siena e, inginocchiato, il committente.

Ai lati, negli intradossi, è rappresentato a destra San Cristoforo, protettore delle acque ed a sinistra San Sebastiano protettore contro la peste. Quest’ultimo veniva solitamente invocato assieme a San Rocco per allontanare le epidemie.

L’epigrafe, che è parzialmente leggibile sulla parte inferiore della nicchia, celebra le virtù militari di un certo Albertus, figlio di Giobbe Bencivenni Fortebracci, il quale seguì il Conte Carlo Fortebracci nelle sue imprese al servizio di alcune casate e principati italiani.

Nella prima edicola invece, sono raffigurati: al centro la Vergine in trono con Bambino con a destra San Giovanni Battista decollato e San Pietro martire (quest’ultimo collocato nell’intradosso ) e a destra San Francesco.

Nella parte superiore dell’affresco, dietro al trono della Vergine è raffigurato il simbolo della rovere, chiaro richiamo alla famiglia romana dei Della Rovere dalla quale provennero ben due Papi; Giulio II e Sisto IV. Questo particolare, ci aiuta a datare l’opera tra il 1477 ed il 1484, anni questi del pontificato di Sisto IV Della Rovere, che riprese possesso della contea di Montone. La presenza di questo simbolo chiaro richiamo alla famiglia del Pontefice, avrebbe dovuto scoraggiare qualsiasi emulazione del tentativo braccesco di affrancamento dallo stato Pontificio. Il Fortebracci, tra la fine del 1300 e i primi del 1400, aveva cercato con ogni mezzo di sottrarre il comando dell’Italia Centrale al papato ed era quasi riuscito a coronare questo sogno indipendentista, quando nel 1424 subì la disfatta durante la Battaglia dell’Aquila [17], nella quale perse la sua stessa vita.

Decorazione parete destra modifica

 
Caporali - Arcangelo Raffaele e Tobiolo
 
Altare Fortebraccio

Entrando dal portone, sulla controfacciata, è possibile ammirare, in basso, il lacerto d’affresco raffigurante il Martirio di San Sebastiano, di cui è conservata solo la parte inferiore che in base ad un confronto stilistico, con il San Sebastiano del Louvre, può essere datato negli anni novanta del Quattrocento[18]. Tom Henry ha creduto di individuare, in quest’opera il passaggio di Perugino a Montone. Sulla parte superiore vi è un affresco precedente di pittore peruginesco della seconda metà del XIV secolo, San Giovanni Evangelista e Santa Lucia.

Sulla parete di destra si possono individuare vari frammenti del XIV secolo, tra cui un frate in lettura, forse opera di Antonio Alberti da Ferrara, databile intorno al 1423 come il ciclo absidale.

Proprio per fare spazio all’altare commissionato da Carlo Fortebracci nel 1477 si compromise questa parte di affreschi[19].

Continuando con la lettura degli affreschi, si può osservare la scena della Cena a casa del Fariseo e la figura di Marta in cucina. La scena è articolata in due ambienti: la sala in cui si svolge il banchetto a sinistra e la cucina a destra. Intorno alla tavola sono raffigurati Gesù, il Fariseo, San Pietro e San Giovanni, mentre la Maddalena, di cui non resta che un frammento di aureola, è inginocchiata ai piedi del Cristo.

Al di sotto di questa rappresentazione è posto il Bancone dei Magistrati, realizzato in legno di noce intagliato ed intarsiato, commissionato da Stefano Cambi, padre guardiano del convento, nel 1505, costituiva il luogo dove sedevano i Priori, nella chiesa di San Francesco in età Comunale [20].

Il ciclo decorativo della parete destra termina, sopra la porta laterale di accesso alla sacrestia con la figura di Sant’Ubaldo, vescovo di Gubbio protettore dell’ordine benedettino che a Montone aveva preceduto quello francescano.

Arredi lignei modifica

  • Coro

La struttura del coro è composta da tredici stalli stalli in legno di noce intagliato le cui spalliere sono divise in due specchi, di cui il solo superiore è decorato a tarsia, con il motivo di un vaso. La decorazione del divisorio dei braccioli è arricchita da racemi d’acanto, mentre i parapetti e l’inginocchiatoio non presentano altre decorazioni. Grazie agli elementi stilistici qui sopra riportati è stato possibile datare l’esecuzione dell’opera intorno agli ultimi decenni del XV secolo. [21].

 
Portone Chiesa San Francesco
  • Portale

Il portale a due ante, in legno di noce e pioppo, intagliato ed intarsiato, venne realizzato da Antonio Bencivenni da Mercatello nel 1519, come risulta dall’iscrizione al centro. Questo artista fu anche l’autore delle porte del Collegio del Cambio a Perugia di cui si ipotizza un progetto di Pietro Perugino. [22]. E’ suddiviso in dieci pannelli, di cui i due più in alto decorati con motivi a grottesche, mentre quelli sottostanti con emblemi francescani quali quelli dell’alter Christus e della Croce sul monte a sei cime. Le sei specchiature quadrate sottostanti contengono invece dei rosoni. Risulta decorato esternamente da una fascia a treccia continua e da una fascia liscia intervallata da tondi con rosette [23].

 
Bancone dei Magistrati
  • Bancone dei Magistrati

Il bancone, composto da quattro stalli, trae il suo nome dall’utilizzo che se ne faceva in epoca comunale da parte dei Priori, ovvero gli antichi magistrati, che qui sedevano quando partecipavano alle funzioni liturgiche. E’ in legno di noce intagliato ed intarsiato ed è datato 1505, come risulta dall’iscrizione in alto a destra; la stessa riporta anche il nome del committente, Stefano Cambi, padre guardiano del convento che ebbe un ruolo decisivo nel rinnovamento della chiesa nel XV e XVI secolo [24]. La spalliera, divisa in due specchi, è sovrastata da un architrave intarsiato ed è decorata da candelabre a grottesche. Il divisorio dei braccioli è invece impreziosito da palmette ed altre volute vegetali. Il parapetto si compone di quattro specchiature le cui cornici sono intarsiate a nastro. Secondo l’Ascani[25]. l’opera è riferibile all’autore del coro della medesima chiesa, mentre secondo il Nessi[26] si potrebbe pensare allo stesso Bencivenni autore del portale d’ingresso, ipotesi quest’ultima assai poco convincente per le caratteristiche stilistiche di quest’ultimo che non si ravvisano nel bancone.

  • Cassapanca con schienale

Tra gli arredi lignei destinati alla chiesa di San Francesco è da annoverare la cassapanca con schienale, donata dai frati minori Vincenzo e Alberto nel 1601. [27]. Sullo schienale infatti è leggibile l’iscrizione “ET SIMO FACIET CUNCTOS NON VIVERE TUTOS / VINCENTIUS ET ALBERTI FF MM PP /A / D /MDCI DIE XVII MAI

  • Fonte di pulpito

Opera di un intagliatore della metà del XVII secolo [28] e di un pittore umbro della metà del XVII secolo è in legno intagliato, dorato e dipinto ad olio. Luogo dal quale venivano proclamate le omelie, era situato sul lato sinistro della chiesa e poggiava su mensole in pietra arenaria. Una piccola scala nel chiostro, prospiciente la chiesa ne permetteva l’accesso. La parte intagliata in legno è composta da cinque specchiature con al centro la raffigurazione di San Francesco, sulla sua destra Sant’Antonio da Padova, sulla sua sinistra San Bernardino da Siena mentre, sul lato sinistro lo stemma dell’Ordine francescano e sul destro lo stemma di Montone.

 
Interno Pinacoteca

Pinacoteca modifica

Inaugurata nel 1995, al primo piano dell’ex convento ha oggi sede la Pinacoteca Comunale. Gli annessi spazi conventuali sono stati destinati all'esposizione di dipinti, sculture e suppellettili provenienti dalle diverse chiese del territorio comunale. Tra le opere di maggior pregio vi sono: il Gruppo Ligneo di Deposizione proveniente dall'antica Pieve di San Gregorio Magno fuori le mura, la Madonna della Misericordia dipinta da Bartolomeo Caporali, gli alberi genealogici della famiglia Fortebracci e l’Annunciazione di scuola signorellesca.




Gli alberi genealogici modifica

 
Albero genealogico

I due Alberi Genealogici datati inizio del XVIII sec, [29] rappresentano la genealogia della famiglia Fortebracci. Davanti ad un paesaggio che verosimilmente rappresenta il borgo di Montone, si sviluppano i rami dell’albero che ha come capostipite Ugolino con la data 1100. Da costui si dipartono due diramazioni, quella dei Fortebracci e quella dei Giobbi, ramo collaterale della famiglia; ben evidenziato, sul ramo di destra il condottiero e Signore Braccio da Montone. I due alberi genealogici identici per contenuto ma non per forma, dimostrano come la discendenza per via della Legge salica fosse stabilita solo in linea maschile;

 
Albero genealogico-particolare

è proprio per questa ragione che sono presenti unicamente nomi maschili ad eccezione di Stella, sorella di Braccio che compare nei due alberi genealogici perché suo figlio, Nicolò riportò dall’Aquila le spoglie del defunto zio Braccio Fortebracci. Gli alberi sono inoltre due in quanto uno era collocato nell’ultima residenza dei Fortebracci e l’altro nella Sala Consiliare del Municipio di Montone.

La Madonna della Misericordia modifica

 
Caporali Madonna della Misericordia

La tela, opera di Bartolomeo Caporali [30] realizzata su committenza del Convento dei Francescani, è datata 1482 [31], ed era collocata nell'altare di destra della Chiesa di San Francesco. Senza dubbio è l’opera pittorica più rilevante della raccolta e rappresenta la sintesi perfetta tra i canoni pittorici toscani e quelli tipicamente umbri, unendo l’uso del fondo-oro con le rappresentazioni paesaggistiche tipiche dei gonfaloni umbri. Si tratta di un classico gonfalone[32] contro la peste, che rientra nel genere di quelli realizzati nel XV secolo, in Umbria e in particolare in ambito perugino [33], per invocare il soccorso divino in caso di calamità e malattie. La Vergine della Misericordia [34]protegge infatti i fedeli con il proprio mantello dalle frecce che simboleggiano le sciagure scagliate da Cristo giudice, nella terra; uno scheletro con la falce, immagine della morte, allude agli effetti nefasti della peste. Oltre ai santi Sebastiano(protettore antipeste), Francesco(santo a cui è intitolata la chiesa) e Biagio( protettore della gola e dei cardatori di lana), rappresentati a sinistra, e Nicola ( protettore dell’ordine francescano, mercanti e commercianti) Bernardino ( santo francescano importante assieme a sant’Antonio da Padova, nonché degli ammalati ai polmoni). Rappresentati a destra, compaiono il Battista, in veste di protettore del Comune di Montone, San Gregorio, cui è dedicata la pieve, e Antonio di Padova, il santo taumaturgo dei Francescani. Nella realistica rappresentazione della città in basso, sono evidenti la chiesa di San Francesco e la rocca di Braccio di cui è l’unico documento storico prima della sua distruzione fatta operare da Papa Sisto IV nel 1478 [35] .


Annunciazione e i santi Fedele e Lazzaro modifica

Segue l’Annunciazione con i Santi Fedele e Lazzaro, opera su tavola datata 1532 [36] che rispecchia una delle varianti della cultura tardo-raffaellesca in Umbria. Il dipinto venne realizzato dal cortonese Tommaso Bernabei detto il Papacello, allievo e discepolo di Luca Signorelli, in collaborazione con Vittore Cirelli, pittore di probabili origini montonesi [37]. L'opera, un dipinto ad olio su tavola, raffigura l'Annunciazione tra i santi Fedele e Lazzaro; il primo soggetto è raffigurato con la mitria e con il pastorale vescovile, mentre San Lazzaro tiene in mano il martelletto usato dai lebbrosi per avvisare della loro presenza. Il santo, infatti, assieme a San Rocco, è il protettore dal terribile flagello della peste. L'opera proviene dalla chiesa di San Fedele,


Altre opere modifica

Vittore Cirelli è l’autore dell’Immacolata Concezione con Profeti e Sibille, opera attribuita fino a pochi anni fa ad un altro pittore, infatti, solo ultimamente, per mezzo della riflettografia a raggi infrarossi, si è letta con certezza la firma del Cirelli. In successione è invece collocata un’opera di autore umbro ignoto, raffigurante una Vergine Assunta con Bambino tra sante (riconoscibili dai loro attributi iconografici: Maddalena, Margherita di Antiochia e Caterina d’Alessandria) ed un abate benedettino. Sul lato sinistro della sala sono inoltre ubicate due tele; la prima del XVII sec. raffigurante San Carlo Borromeo del XVII sec. circa, la seconda opera a seguire è databile attorno al XVII sec e rappresenta la Deposizione dalla Croce; quest’ultimo dipinto richiama il manierismo, il michelangiolismo e in particolare la scuola veneta di Jacopo Palma il Giovane [38].


Gruppo ligneo di Deposizione dalla Croce modifica

 
Gruppo di Deposizione

Al centro della prima sala è possibile ammirare il Gruppo ligneo di Deposizione dalla Croce [39], proveniente dalla Pieve di San Gregorio, datato 1260-1270 [40]; i gruppi lignei di deposizione, costituiscono uno dei soggetti più interessanti del patrimonio artistico tardomedievale di arte sacra. La presenza di tali deposti è peculiare da regione a regione; di essi ne sussiste un numero assai limitato di esemplari, alcuni dei quali di altissima qualità formale, conservati perlopiù nell'Italia centrale o comunque provenienti dall'Umbria, Marche, Toscana e Lazio. Il gruppo di deposizione di Montone può essere considerato la più recente acquisizione scientifica, nel campo della conoscenza dei tali gruppi lignei. Solo il recentissimo restauro ha rivelato la sua vera identità di deposizione, mentre in passato (a partire dalla prima metà del XVI sec.) è stato identificato come rappresentazione della crocifissione]] [41]. Prima dell’ultimo e chiarificatore restauro, il gruppo era conservato all'interno di un armadio ligneo dorato con sportelli, sull'altare maggiore della pieve di San Gregorio Magno, la chiesa più antica fuori le mura di Montone. Le iscrizioni sull'altare indicano la data 1539, forse proprio a quest’anno è da riferirsi la riduzione del gruppo ligneo dalle originarie cinque figure a tre e la riqualificazione dello stesso da deposizione in crocifissione. L’esposizione di questi gruppi, scenicamente composti, avveniva solitamente il Venerdì Santo; queste figure avevano una funzione drammaturgica nello svolgimento delle Sacre Rappresentazioni della Passione di Cristo. Spesso la drammatizzazione era vivacizzata dalla lettura della Lauda che narrava attraverso il racconto tratto dai Vangeli apocrifi o sinottici, la Passione e morte di Cristo. Il gruppo di deposizione era composto solitamente da cinque figure, il Cristo, la Madonna, San Giovanni Apostolo, Nicodemo e San Giuseppe d'Arimatea anche se il numero poteva variare. Tali gruppi ebbero una fortuna iconografico - religiosa limitata nel tempo. Questo fatto fu conseguenza dell’affermazione del Luteranesimo, della Riforma e dei canoni del Concilio di Trento nel 1548 che imposero forme più severe di manifestazione religiosa, a tal punto che i gruppi di deposizione subirono sorti differenti; in alcuni casi furono smembrati, in molti casi bruciati o in altri il Cristo venne mutato in Crocifisso e la Vergine in Addolorata. [42] Spesso le figure di tali deposti vennero persino collocate ciascuna in un proprio personale altare. Forse il gruppo ligneo di Montone si salvò proprio perché venne ricomposto come crocifissione e adattato in questo modo alle nuove esigenze dogmatiche emerse dal Concilio di Trento. Il recente restauro ha inoltre riportato alla luce le originali posture e le parti di cromie, come gli incarnati e la meccatura dell’abito della Vergine, dopo la rimozione di quelle applicate nel Cinquecento; in questo modo è stata restituita autenticità ad un così un alto ed importante esempio di scultura lignea Umbra del XIII sec [43].


Paramenti sacri modifica

Nella parte del convento che costeggia la parete interna della chiesa e da cui ci si affaccia attraverso monofore al suo interno, vengono conservati iparamenti sacri provenienti dalle chiese del borgo: indumenti liturgici, ornamenti sacerdotali, calici, ostensori di varia foggia.

Nella teca in fondo alla sala è possibile ammirare un Piviale in Gros broccato in seta decorato da galloni, eseguito a telaio in seta gialla nel XVII sec. Il decoro del piviale è costituito da racemi fogliati con tulipani e roselline. Nella teca successiva è conservata una Pianeta in velluto cesellato e laminato in seta ed argento della metà del XVII sec. La particolarità del paramento consiste nella presenza di un frammento databile nel XV sec. di notevolissimo pregio e molto affine ad un altro tessuto conservato a Firenze presso il museo del Bargello. Nella sala successiva, sono esposti tre stupendi esemplari di Telo Umbro

 
Telo Umbro-Particolare

databili XV, XVI e XVII sec. La lavorazione di questi teli di prezioso lino è quella ad occhio di pernice e spina di pesce; i motivi che li decorano sono vari, da quello geometrico a quello con i liocorni e le colombe che si abbeverano alla fontana dell’amore. La penultima teca conserva diversi oggetti sacri in argento di uso liturgico del convento con impresso il merco dell’argentiere; tali oggetti sono appartenuti al convento e sono datati tra il XVII e il XIX sec. La croce sbalzata e cesellata, l’ostensorio, il messale e il turibolo, hanno punzonato oltre al merco dell’argentiere anche lo stemma camerale dei Conti Fortebracci. Ciò ha spinto gli studiosi a ritenere che questi oggetti sacri siano stati donati dalla famiglia Fortebracci, alla chiesa di San Francesco, nella quale, questa stessa famiglia, come attestato da dei documenti d’archivio, aveva una propria cappella. [44]

Museo Etnografico: IL TAMBURO PARLANTE modifica

 
Interno Museo Etnografico

Già intorno alla fine dell’ottocento in Italia iniziano a diffondersi i musei etnografici al fine di raccogliere ed esporre gli oggetti riportati in patria dagli esploratori durante i propri viaggi. Nel 1993 nacque a Montone il museo etnografico “Il Tamburo Parlante” grazie alla raccolta di materiale delle popolazioni africane orientali raccolte dal professor Enrico Castelli. Differentemente da quanto avviene nei musei etnografici tradizionali, “Il Tamburo Parlante” non presenta le singole etnie in base a sequenze di oggetti a loro appartenuti, ma suddividendo le sale secondo gli [Ecosistema|ecosistemi]] caratteristici della regione africana: foresta, savana, costa,regione dei Grandi Laghi. Visitando il museo, si possono seguire diversi itinerari, e grazie a differenti percorsi legati agli oggetti, sarà possibile conoscere alcuni aspetti particolari delle culture africane.








Note modifica

  1. ^ G. Sapori, Museo comunale di San Francesco a Montone, 1997,
  2. ^ G. Sapori, Museo comunale di San Francesco a Montone, 1997,
  3. ^ P. L. Wadding, Annales Minorum, vol. V, p. 306. P. P. Ridolfi da Tosignano, Istoria serafica, lib. 1, c. 109
  4. ^ Padre Ridolfi da Tossignano Istoria Serafica I; P.L. Wadding, Annales Minorum in quibus res omnes.Trium Ordinum a San Francisco institurorum ex fide ponderiosus asseruntur…, V Lugduni; Archivio storico Comunale di Montone Statuti I, cap. XXXIV; Statuti I XXXV De Elemosina Fratrum; Acta Consilii, I, c. 133 r.
  5. ^ G. Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese, I, 1845 Siena, Archivio Storico Perugia, Conservatori della moneta, n. 67, c. 3v
  6. ^ Milanesi, 1845, p.144; Ricci 1891, pp. 95 99; Bombe 1912 p. 300.; B.Toscano Storia dell’Arte e forme della vita religiosa, in Storia dell’arte italiana, III, L’esperienza dell’antico dell’Europa della religiosità, Torino 1979
  7. ^ A.Ascani, Montone. La Patria di Braccio Fortebracci, Città di Castello 1965 ( ristampa anastatica 1992)
  8. ^ C, Ricci Il Tempio Malatestiano di Rimini, Roma 1924; Ristampa anastatica con appendice di P.G. Pasini 1973;C. Franceschini, I Malatesta, Varese
  9. ^ A.Lupattelli, Benedetto Bonfigli e Bartolomeo Caporali pittori perugini del XV secolo,in “ Almanacco delle famiglie cattoliche italiane”,pp.11-26 1919; U.Gnoli L’Arte Umbra alla mostra di Perugia; 1908 Bergamo
  10. ^ G. Sapori, Museo comunale di San Francesco a Montone, 1997, p. 26.
  11. ^ Archivio Storico di Perugia , Genio Civile, Fabbricati dello Stato,b.1,fasc.26.
  12. ^ Nanni di Guido da Settignano Archivio Storico Perugia, Conservatori della moneta, n. 68, cc. 4r-5r
  13. ^ R. Van Maerle, The Developmentof the Italian Schools of Painting,1927 A. Bartoli Langeli La famiglia Coppoli, nella società perugina del Duecento, in Francescanesimo e società cittadina: l’esempio di Perugia 1979 Perugia, The Hague
  14. ^ Tom Henry, Berto di Giovanni at Montone, 1995 in “The Burlington Magazine” , CXXXVIII, pp. 325 – 328
  15. ^ G. Sapori, Museo Comunale di San Francesco Montone, 1997, Electa Editori Umbri Associati, p.42
  16. ^ G. Sapori, Museo Comunale di San Francesco Montone, 1997, Electa Editori Umbri Associati, p.51 – 54
  17. ^ Cronica latina ms. riportata abbondantemente in D. Pazzi, Serie dei Proposti 5 vol. in Archivio Capitolare; A.Fabretti, Braccio in Biografie di Capitani Venturieri dell’Umbria, Montepulciano, 1846; A. Ascani, Montone, Città di Castello 1965, Ristampa GESP 1992, pag.84
  18. ^ P.Scarpellini 1984, Perugino Milano pp. 1984 86 – 87; Tom Henry, Berto di Giovanni at Montone, 1995 in “The Burlington Magazine”, CXXXVIII
  19. ^ G. Sapori, Museo Comunale di San Francesco Montone, 1997, Electa Editori Umbri Associati
  20. ^ G. Sapori, Museo Comunale di San Francesco Montone, 1997, Electa Editori Umbri Associati
  21. ^ G. Sapori, Museo Comunale di San Francesco Montone, 1997, Electa Editori Umbri Associati
  22. ^ G. Sapori, Museo Comunale di San Francesco Montone, 1997, Electa Editori Umbri Associati
  23. ^ . G. Sapori, Museo comunale di San Francesco a Montone, 1997, p. 138.
  24. ^ G. Sapori, Museo Comunale di San Francesco Montone, 1997, Electa Editori Umbri Associati
  25. ^ .A. Ascani, Montone. La patria di Braccio Fortebracci, 1992, p.253
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Bibliografia modifica

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Bibliografia Museo Etnografico modifica

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  • E. Castelli, (a cura di) (1998), Immagini e Colonie, con testi di: Del Boca, Mignemi, Surdich e Laurenzi. Centro di documentazione e Tamburo Parlante Museo Etnografico, (Quaderno 3), Montone
  • E. Castelli, (1999), Immagini e Colonie (CD-Rom), Museo il Tamburo Parlante, Montone, 1999
  • E. Castelli, D. Laurenzi, Musei, territori, percorsi, Morlacchi editore

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