Franco Marini
Franco Marini | |
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Presidente del Senato della Repubblica | |
Durata mandato | 29 aprile 2006 – 28 aprile 2008 |
Predecessore | Marcello Pera |
Successore | Renato Schifani |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 28 aprile 2006 – 14 marzo 2013 |
Legislature | XV, XVI |
Gruppo parlamentare |
XV: Partito Democratico-L'Ulivo XVI: Partito Democratico |
Circoscrizione | Abruzzo |
Sito istituzionale | |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 20 luglio 1999 – 19 luglio 2004 |
Legislature | V |
Gruppo parlamentare |
Partito Popolare Europeo |
Circoscrizione | Italia centrale |
Sito istituzionale | |
Segretario del Partito Popolare Italiano | |
Durata mandato | gennaio 1997 – ottobre 1999 |
Presidente | Gerardo Bianco |
Predecessore | Gerardo Bianco |
Successore | Pierluigi Castagnetti |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 23 aprile 1992 – 27 aprile 2006 |
Legislature | XI, XII, XIII, XIV |
Gruppo parlamentare |
XI: Democrazia Cristiana XII: Partito Popolare Italiano XIII: Popolari e Democratici XIV: Democrazia è Libertà - La Margherita |
Circoscrizione | XI: Roma-Viterbo-Latina-Frosinone XII-XIII-XIV: Abruzzo |
Collegio | XIII - XIV: 11-Montesilvano |
Sito istituzionale | |
Ministro del lavoro e della previdenza sociale | |
Durata mandato | 13 aprile 1991 – 28 giugno 1992 |
Presidente | Giulio Andreotti |
Predecessore | Rosa Russo Iervolino |
Successore | Nino Cristofori |
Segretario generale della CISL | |
Durata mandato | 6 febbraio 1985 – 13 marzo 1991 |
Predecessore | Pierre Carniti |
Successore | Sergio D'Antoni |
Dati generali | |
Partito politico | DC (1950-1994) PPI (1994-2002) DL (2002-2007) PD (2007-2021) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Sindacalista |
Franco Marini (San Pio delle Camere, 9 aprile 1933 – Roma, 9 febbraio 2021) è stato un sindacalista e politico italiano.
È stato segretario generale della CISL, ministro del lavoro e della previdenza sociale, segretario del Partito Popolare Italiano, deputato e senatore della Repubblica italiana, europarlamentare e presidente del Senato della Repubblica.
BiografiaModifica
Attività sindacaleModifica
Primogenito di una numerosa famiglia di modeste condizioni economiche, a nove anni si trasferì a Rieti per esigenze di lavoro del padre, operaio nella fabbrica CISA Viscosa,[1] e si diplomò al liceo classico Marco Terenzio Varrone. Proprio nel luogo di lavoro del padre iniziò a muovere i primi passi come sindacalista.[2] Conseguita la laurea in giurisprudenza, svolse il servizio di leva come ufficiale negli alpini.
Iscritto alla Democrazia Cristiana dal 1950 e attivo nell'Azione Cattolica e nelle ACLI, incominciò la sua attività lavorativa, durante gli studi universitari, in un ufficio contratti e vertenze della CISL. Dopo alcuni anni di formazione, nel 1964 incominciò a collaborare con il Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, Giulio Pastore. Segretario generale aggiunto della Federazione dei Dipendenti Pubblici nel 1965, nel sindacato della CISL, discepolo di Pastore, assunse un ruolo sempre maggiore, diventando negli anni settanta vicesegretario, e nel 1985 venne scelto come segretario nazionale.
Attività politicaModifica
Primi passi nella Democrazia CristianaModifica
Nel 1991 alla morte di Carlo Donat-Cattin ne ereditò la corrente politica di Forze Nuove, interna alla Democrazia Cristiana, tradizionalmente più sensibile alle prerogative del mondo del lavoro, e passò nell'aprile dello stesso anno dalla segreteria del sindacato al Governo, diventando Ministro del lavoro e della previdenza sociale del VII Governo Andreotti.
La Democrazia Cristiana lo candidò per la prima volta nelle elezioni politiche del 1992, risultando il primo degli eletti a livello nazionale, e Mino Martinazzoli lo scelse per l'incarico di responsabile organizzativo.
Segreteria del Partito Popolare ItalianoModifica
Seguendo il partito nella formazione nel 1994 del Partito Popolare Italiano, ne divenne segretario nel 1997 succedendo a Gerardo Bianco. Guidò una segreteria volta a rimarcare la propria individualità all'interno dell'alleanza dell'Ulivo, in contrasto con l'idea di Romano Prodi di una vera e propria unione dei partiti. Eletto al parlamento europeo nell'elezioni del 1999, lo stesso anno lasciò la segreteria in favore di Pierluigi Castagnetti.
In seguito, non ostacolò l'entrata nell'alleanza elettorale della Margherita delle elezioni politiche del 2001, che, trasformandosi in partito nel 2002, lo designò come responsabile organizzativo.
All'interno della Margherita, rappresentò i settori più centristi, inizialmente prudenti sull'idea del Partito Democratico. Nel confronto che ci fu nel maggio del 2005 tra Romano Prodi e Francesco Rutelli, Marini sostenne quest'ultimo affermando la necessità della Margherita di presentarsi da sola al proporzionale.
Presidenza del SenatoModifica
Eletto senatore alle elezioni politiche del 2006, fu scelto come candidato alla presidenza del Senato, sfidante dell'altro candidato espresso dalla Casa delle Libertà, il senatore a vita Giulio Andreotti. Il 29 aprile 2006, con 165 voti, Marini divenne presidente del Senato della Repubblica Italiana, con una votazione (la terza) molto seguita dai senatori a causa della possibilità che Andreotti vincesse, sostenuto dalla Casa delle Libertà, dal senatore Cossiga e dal senatore Marco Follini.
Nel suo discorso di insediamento Franco Marini volle richiamare i suoi colleghi all'unità dichiarando:
«Sarò il presidente di tutto il Senato e in un dialogo fermo e mai abbandonato sarò il presidente di tutti voi con grande attenzione e rispetto per le prerogative della maggioranza e per quelle dell'opposizione come deve essere in una vera democrazia bipolare, che io credo di aver modestamente contribuito, anche con il mio apporto, a realizzare nel nostro Paese.» |
Il 21 febbraio 2007, dopo le dimissioni del governo guidato da Romano Prodi, era stato indicato come possibile nuovo Presidente del Consiglio di un eventuale governo tecnico. Tuttavia, pochi giorni dopo il governo Prodi si ripresentò alle camere incassando nuovamente la fiducia.
Nel novembre del 2007 fu proposto dal senatore Lamberto Dini per sostituire Prodi in un eventuale governo istituzionale, ma Marini immediatamente rigettò l'ipotesi. Concluse il mandato di presidente di Palazzo Madama il 28 aprile 2008, con l'elezione del suo successore, Renato Schifani.
Mandato esplorativoModifica
In seguito alla caduta del governo Prodi II, e nonostante il suo iniziale diniego ad assumere altri incarichi, il 30 gennaio 2008 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferì a Marini un incarico finalizzato alla verifica, entro un breve spazio temporale, della possibilità di consenso da parte della maggioranza e dell'opposizione su una riforma della legge elettorale e su un governo che assumesse le decisioni più urgenti. Marini accettò l'incarico. Tuttavia, il 4 febbraio 2008, dopo quattro giorni di consultazioni con tutti i gruppi parlamentari e con alcune rappresentanze delle parti sociali, si recò al Quirinale per rimettere il suo incarico nelle mani del presidente della Repubblica «con molto rammarico per l'impossibilità di raggiungere l'obiettivo» «di trovare una maggioranza per modificare in pochi mesi la legge elettorale».
Impegno nel Partito Democratico e ultimi incarichiModifica
Marini partecipò alla fondazione del Partito Democratico e fu il principale referente della corrente de "I Popolari", di matrice democristiana e cristiano sociale. Alle elezioni primarie del 2009 sostenne la candidatura di Dario Franceschini.
Si presentò alle politiche del 2013 dopo aver chiesto un'ulteriore deroga al PD, ma non fu rieletto.[3]
Il 17 aprile 2013 fu indicato come candidato alla presidenza della Repubblica da parte del PD, dal PdL, da Scelta Civica, dall'UdC, dalla Lega Nord, da Fratelli d'Italia, dal Centro Democratico, dalle minoranze linguistiche (SVP, PATT, UpT), da Grande Sud e da Il Megafono - Lista Crocetta. Il suo nome, proposto in una rosa di nomi dal Segretario del PD Pier Luigi Bersani, fu ristretto poi in una terna (in cui figuravano anche Giuliano Amato e Massimo D'Alema) dal Presidente del PdL Silvio Berlusconi in cui fu scelto infine Marini per la prima votazione con il quorum più alto. Tuttavia alla prima votazione non riuscì a raggiungere il quorum richiesto di 672 voti, fermandosi a 521.[4] Con tale risultato Marini è divenuto il primo candidato alla fine non eletto ad aver raggiunto in uno scrutinio la maggioranza assoluta dei voti,[5] e il candidato non eletto col massimo numero di voti in un singolo scrutinio.
Nei giorni precedenti, ebbe uno scontro mediatico con il sindaco di Firenze Matteo Renzi, dopo che questi aveva criticato pubblicamente in televisione le candidature di Anna Finocchiaro e Franco Marini come possibili successori di Giorgio Napolitano parlando dell'elezione dello stesso come "un dispetto al Paese",[6] scatenando molte polemiche nel mondo politico italiano. Sia Marini sia la Finocchiaro replicarono duramente alle dichiarazioni di Renzi.[7][8]
Il 14 novembre 2013 Marini fu nominato presidente del neonato Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale, istituito presso la presidenza del Consiglio dei ministri, carica che ricoprì fino alle dimissioni rassegnate il 4 giugno 2018.[9]
Malattia e morteModifica
A inizio gennaio 2021 fu colpito da COVID-19 e ricoverato all'ospedale San Camillo de Lellis di Rieti.[10] A fine mese fu dimesso e dichiarato guarito;[11] tuttavia alcuni giorni dopo fu ricoverato per complicazioni dovute a una riattivazione della malattia nella clinica Villa Mafalda di Roma,[12] dove è deceduto il 9 febbraio all'età di 87 anni.[13] Dopo i funerali, svoltisi nella chiesa di San Roberto Bellarmino a Roma, ha ricevuto sepoltura nel cimitero comunale di San Pio delle Camere, suo paese di origine.[14]
NoteModifica
- ^ Marini: i suoi compaesani lo attendono a San Pio [collegamento interrotto], in Agenzia giornalistica Italia, 29 aprile 2006. URL consultato il 29 dicembre 2015.
- ^ Rieti, rivive al teatro Flavio la Rieti dei tempi della Viscosa, in Il Messaggero edizione di Rieti, 2 marzo 2018. URL consultato il 2 marzo 2018.
- ^ Elezioni 2013 in Abruzzo. Berlusconi vince al Senato. Movimento 5 stelle dilaga, primo partito, L'Aquila - RaiNews24, 26 febbraio 2013. URL consultato il 27 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2013).
- ^ Presidente della Repubblica, Marini non ce la fa. Bersani: “Ora fase nuova”, Il Fatto Quotidiano, 18 aprile 2013. URL consultato il 22 aprile 2013 (archiviato il 22 aprile 2013).
- ^ Anche Luigi Einaudi al terzo scrutinio dell'elezione del 1948 ottenne la maggioranza assoluta senza raggiungere il quorum, ma venne eletto nello scrutinio successivo
- ^ Renzi alla guerra con Bersani e silura Marini e Finocchiaro nella corsa per il Quirinale, su ricerca.repubblica.it (archiviato il 4 febbraio 2015).
- ^ «Un miserabile» «Da lui offese gravi» Finocchiaro e Marini contro Renzi, su corriere.it. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato il 16 ottobre 2013).
- ^ Finocchiaro e Marini: "Attacco miserabile". Renzi: "Insultato, vado avanti per il Pd", su repubblica.it. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato il 24 ottobre 2013).
- ^ Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri - 12 novembre 2018, su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 20 febbraio 2021.
- ^ L'ex presidente del Senato Franco Marini positivo al Covid e ricoverato a Rieti, su la Repubblica, 4 gennaio 2021. URL consultato il 9 febbraio 2021.
- ^ Covid, Franco Marini dimesso dall'ospedale: quadro clinico buono, su Il Messaggero edizione di Rieti, 27 gennaio 2021. URL consultato il 9 febbraio 2021.
- ^ Addio a Franco Marini, il sindacalista leader, su lastampa.it, 9 febbraio 2021.
- ^ È morto Franco Marini, l'ex presidente del Senato stroncato dal Covid, su repubblica.it, 9 febbraio 2021.
- ^ E' morto Franco Marini, su rete8.it, 9 febbraio 2021. URL consultato il 12 febbraio 2021.
Altri progettiModifica
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Franco Marini
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Collegamenti esterniModifica
- Franco Marini, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Franco Marini, su sapere.it, De Agostini.
- Opere di Franco Marini, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
- Franco Marini, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
- Franco Marini, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Franco Marini (XV legislatura della Repubblica Italiana) / Franco Marini (XVI legislatura della Repubblica Italiana), su senato.it, Senato della Repubblica.
- Franco Marini, su Openpolis, Associazione Openpolis.
- Registrazioni di Franco Marini, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- Franco Marini, su Camera.it - XIV legislatura, Parlamento italiano.
- Franco Marini, su Camera.it - XIII legislatura, Parlamento italiano.
- Franco Marini, su Camera.it - XII legislatura, Parlamento italiano.
- Franco Marini, su Camera.it - XI legislatura, Parlamento italiano.
- Ritratto di Marini, video a cura del TSP, RAI.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 90115500 · ISNI (EN) 0000 0001 1577 5106 · SBN IT\ICCU\CFIV\009490 · GND (DE) 1147215537 · BNF (FR) cb14614077h (data) · BAV (EN) 495/163529 · WorldCat Identities (EN) viaf-90115500 |
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