Crepis sancta: differenze tra le versioni

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La radichiella di Terrasanta (nome scientifico Crepis sancta (L.) Bornm, 1913) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

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Radichiella di Terrasanta
Crepis sancta
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Sottotribù Crepidinae
Genere Crepis
Specie C. sancta
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Genere Crepis
Specie C. sancta
Nomenclatura binomiale
Crepis sancta
(L.) Bornm, 1913

Etimologia

L'etimologia del nome generico (Crepis) non è molto chiara. In latino Crèpìs significa pantofola, sandalo e i frutti, di alcune specie di questo genere, sono strozzati nella parte mediana ricordando così (molto vagamente) questo tipo di calzare. Inoltre lo stesso vocabolo nell'antica Grecia indicava il legno di Sandalo.[3]. L'epiteto specifico (sancta) significa "santo, sacro, casto".[4]

Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici Carl Linnaeus (1707-1778) e Joseph Friedrich Nicolaus Bornmüller (1862-1948) nella pubblicazione "Mittheilungen des Thüringischen Botanischen Vereins" (Mitth. Thüring. Bot. Vereins 30: 79.) del 1913.[5][6] In altre checklist il botanico indicato è Ernest Brown Babcock (1877-1954) con la pubblicazione "University of California Publications in Botany. Berkeley, CA" (Univ. Calif. Publ. Bot. 19: 403) del 1941.[7]

Descrizione

 
Il portamento
 
Le foglie
 
Infiorescenza
 
I fiori

Habitus. La pianta di questa specie è una erbacea annuale. Le forma biologica è terofite scapose (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Gli steli contengono abbondante latice amaro.[8][9][10][11][12][5][3][6]

Fusto. I fusti di queste piante sono scaposi, eretti semplici (poco frondosi) o ramosi alla base; possono essere solcati e ghiandolari. Se è presente una parte sotterranea, questa può essere fibrosa o legnosa. La superficie è pubescente (o subglabra). Le radici possono essere del tipo a fittone o secondarie da rizoma. L'altezza media delle piante varia da 5 a 20 cm (massimo 80 cm).

Foglie. Le foglie si dividono in basali (in rosette) e cauline.

  • Foglie basali: le foglie radicali sono sempre presenti e formano una rosetta basale; generalmente sono picciolate e sono a lamina intera ed eventualmente con il bordo dentellato o seghettato, ma si possono anche avere individui con foglie di tipo pennatopartite con lobi runcinati. La forma in generale può essere oblanceolato-spatolata. Dimensione delle foglie: larghezza 0,5 - 2 cm; lunghezza 2 - 10 cm.
  • Foglie cauline: le foglie cauline, se sono presenti, sono progressivamente più piccole, quasi squamiformi. Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno.

Infiorescenza. L'infiorescenza è formata da 2 - 10 capolini peduncolati, eretti in formazioni corimbose. Ogni capolino è formato da un peduncolo che sorregge un involucro più o meno cilindrico (o campanulato) formato da 2 serie di brattee o squame disposte in modo embricato e scalato, che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori ligulati. La forma delle brattee, disuguali fra le due serie (quelle interne sono più lunghe), può essere da lanceolata a lineare con margini continui e scariosi; la superficie può essere glabra, tomentosa o setosa. Il ricettacolo è piano e provvisto di squame o setole rigide. Dimensione dell'involucro: larghezza 5 - 7 mm; lunghezza 8 -11 mm. Dimensioni dell'infiorescenza: 15 - 22 mm.

Fiori. I fiori (30 - 60 per capolino), tutti ligulati, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono ermafroditi, fertili e zigomorfi.

*/x K  , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio [13]
  • Corolla: le corolle sono formate da una ligula terminante con 5 denti (è la parte finale dei cinque petali saldati fra di loro). Il colore dei fiori è in prevalenza giallo con sfumature rossastre. La superficie può essere sia pubescente (lanosa all'apice) che glabra. Lunghezza dei fiori: 8 - 12 mm.
  • Fioritura: da aprile a maggio.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Il frutto consiste in un achenio, cilindrico o fusiforme (non compresso), con varie coste (da 10 a 20), con la superficie trasversalmente tubercolata e sormontato da un corto becco (può essere assente). Il pappo è soffice (ma tenace) formato da peli semplici (non ramificati) di colore generalmente bianco (o bianco sporco quasi giallastro) disposti su più serie. In uno stesso capolino i frutti possono essere monomorfici (tutti uguali) oppure dimorfi (generalmente quelli esterni differiscono da quelli interni per la presenza di tre ali). Dimensione degli acheni: 5 - 7 mm.

Biologia

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat

 
Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[17] – Distribuzione alpina[18])
  • Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono gli incolti, i pascoli aridi e le aree ruderali (è una specie in espansione). Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 1.000 m s.l.m.; nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare (oltre a quello planiziale).

Fitosociologia

Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[18]

Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae

Areale italiano

Per l'areale completo italiano questa specie appartiene alla seguente comunità vegetale:[19]

Macrotipologia: vegetazione erbacea sinantropica, ruderale e megaforbieti
Subclasse: Chenopodio-Stellarienea Rivas Goday, 1956
Ordine: Sisymbrietalia officinalis J. Tüxen ex W. Matuszkiewicz, 1962
Alleanza: Securigero securidacae–Dasypyrion villosi Cano-Ortiz, Biondi & Cano, 2015

Descrizione. L'alleanza Securigero securidacae–Dasypyrion villosi è relativa alle comunità erbacee nitrofile sviluppate su suoli ad elevata quantità di materiale organico (e azoto) e caratterizzate da densa copertura e consistente biomassa. La distribuzione delle specie di questa alleanza è nel Mediterraneo con climi temperati. In Italia questa cenosi è frequente soprattutto nelle regioni centro-meridionali.[20]

Specie presenti nell'associazione: Dasypyrum villosum, Leontodon taraxacoides, Bromus rigidus, Securigera securidaca, Crepis sancta, Centaurea napifolia, Bromus erectus, Cerastium ligusticum, Picris hieracioides e Vulpia ligustica.

Sistematica

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[21], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[22] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[23]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][12][11]

Filogenesi

Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Crepidinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Crepidinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Chondrillinae e Hypochaeridinae.[12]

La sottotribù è divisa in due gruppi principali uno a predominanza asiatica e l'altro di origine mediterranea/euroasiatica.[12] Da un punto di vista filogenetico, all'interno della sottotribù, sono stati individuati 5 subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade denominato "Crepis-Lapsana-Rhagadiolus clade", composto dai generi Crepis L., 1753, Lapsana L., 1753 e Rhagadiolus Juss., 1789.[5] Dalle analisi Crepis risulta parafiletico (per cui la sua circoscrizione è provvisoria).[24]

Nella "Flora d'Italia" le specie italiane di Crepis sono suddivise in 4 gruppi e 12 sezioni in base alla morfologia degli acheni, dell'involucro e altri caratteri (questa suddivisione fatta per scopi pratici non ha valore tassonomico). La specie di questa voce appartiene al Gruppo 1 (gli acheni sono decisamente dimorfi) e alla Sezione C " (il colore dei fiori è giallo; il ricettacolo è provvisto di squame o setole rigide).[6]

I caratteri distintivi per la specie di questa voce sono:[6][25]

  • il ricettacolo è provvisto di squame o setole rigide;
  • il colore dei fiori è in prevalenza giallo con sfumature rossastre;
  • gli acheni sono dimorfi.

Il numero cromosomico della specie è: 2n = 12.[6]

Sottospecie

Per questa specie sono indicate le seguenti sottospecie:[2]

  • Crepis sancta subsp. falconeri (Hook.f.) Rech.f. - Distribuzione: Afghanistan e Pakistan.
  • Crepis sancta subsp. iranica Rech.f. - Distribuzione: Afghanistan e Iran.
  • Crepis sancta subsp. sancta (è la stirpe principale).

Altre checklist indicano anche le seguenti sottospecie:[5]

Nella "Flora d'Italia" è indicata come presente in Italia la subsp. nemausensis (P. Fourn) Babc..

Sinonimi

Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Hieracium sanctum L.
  • Lagoseris sancta (L.) K.Malý
  • Pterotheca sancta (L.) K.Koch

Note

  1. ^ a b c (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c d World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 20 gennaio 2022.
  3. ^ a b Motta 1960, vol.1 pag. 767
  4. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 20 gennaio 2022.
  5. ^ a b c d Cichorieae Portal, su cichorieae.e-taxonomy.net. URL consultato il 18 dicembre 2021.
  6. ^ a b c d e Pignatti 2018, vol.3 pag. 1101
  7. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 20 gennaio 2022.
  8. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1
  9. ^ Strasburger 2007, pag. 860
  10. ^ Judd 2007, pag.517
  11. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, pag.183.
  12. ^ a b c d Funk & Susanna 2009, pag. 350.
  13. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  14. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  15. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  16. ^ Judd 2007, pag. 523.
  17. ^ Checklist of the Italian Vascular Flora, p. 81
  18. ^ a b c Flora Alpina, Vol. 2 - p. 680
  19. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 20 gennaio 2022.
  20. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 39B.3.4 ALL. SECURIGERO SECURIDACAE–DASYPYRION VILLOSI CANO-ORTIZ, BIONDI & CANO 2015. URL consultato il 18 ottobre 2019.
  21. ^ Judd 2007, pag. 520.
  22. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  23. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  24. ^ Yin et al. 2021
  25. ^ Pignatti 2018, vol.4 pag. 906

Bibliografia

Voci correlate

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