Teodoaldo, o Teodealdo o Tebaldo (708 circa – 741[1]), fu maggiordomo dei regni di Neustria e di Burgundia, dal 714 al 715 e dal dicembre del 714 sino al 716 anche d'Austrasia.

Origine modifica

Era l'unico figlio del maggiordomo di palazzo di Neustria e di Burgundia, Grimoaldo e di una sua concubina[2], di cui non si conosce né il nome né gli ascendenti[3][4]. Teodoaldo, da parte di padre, era nipote del Maggiordomo di palazzo di Austrasia ed in seguito maggiordomo di palazzo di tutti i regni dei Franchi[5], Pipino di Herstal e di Plectrude[6], (ca. 650-† 717), figlia del conte palatino, Ugoberto (?-† 698) e di Sant'Erminia (650-† 710), fondatrice e prima badessa del monastero di Oehren, nei pressi di Treviri.

Biografia modifica

Nel 714, alla morte del padre, per volere di suo nonno, Pipino[7], il re Dagoberto III[8], lo nominò maggiordomo dei regni di Neustria e di Burgundia[9].
Teodoaldo ha circa 6 anni e dopo pochi mesi, alla morte del nonno, ereditandone di tutti i suoi domini, si trovò ad essere maggiordomo di tutti i regni Franchi[8], sotto la reggenza della nonna, Plectrude[9], che fece imprigionare il figliastro, lo zio di Teodoaldo, Carlo Martello[10], che aspirava ad essere maggiordomo d'Austrasia[9].

In Neustria si iniziò una sedizione contro Teodoaldo[11] e raccolto un esercito, nella foresta Cotia[12], vicino a Compiègne, i neustriani si scontrarono con lo smisurato esercito austrasiano di Teodebaldo[1] che si diede alla fuga[9]. Iniziò così, nel regno dei Franchi, un periodo di turbolenza e di guerra civile.
In Neustria fu nominato maggiordomo Ragenfrido[12][13] che raccolto l'esercito marciò sino alle sponde della Mosa, devastando la regione[9], poi strinse un'alleanza col re di Frisia Redbaldo[9][11][12]. In quegli stessi giorni, Carlo Martello riuscì a liberarsi[14] dalla prigionia[9][11][12].

Nel 715, il re Dagoberto III morì[13], all'età di 16 anni, dopo cinque anni di regno, e Ragenfrido riuscì a far nominare re di Neustria il già maturo merovingio, figlio di Childeberto II, Chilperico II[11][13], che era stato relegato in un monastero col nome di Daniele[13]; e Chilperico confermò Ragenfrido maggiordomo di Neustria[15]; Ragenfrido col suo alleato Redboldo invasero l'Austrasia e Colonia, dove Plectrude si era rinchiusa col nipote Teodealdo, venne posta sotto assedio[16].
Carlo tentò, nel 716, di liberare Colonia, ma dopo aver subito ingenti perdite (Battaglia di Colonia) si dovette ritirare[15]. Così Plectrude ed il nipote confermarono sia Chlperico II re dei franchi che Raginfredo maggiordomo di Neustria, e gli cedettero parte dell'Austrasia e della Borgogna[14][15]. Carlo nel frattempo era stato nominato maggiordomo d'Austrasia dalla nobiltà[14].

Ad Amblava, vicino a Liegi, però, sulla via del ritorno, Chlperico II e Raginfredo furono sopraffatti da Carlo[14] che successivamente li inseguì e, nel 717, li sconfisse a Viciago[14], inseguendoli sino a Parigi[16], riuscendo così a liberare l'Austrasia.
Dopo aver liberarato l'Austrasia, Carlo rientrò a Colonia da vincitore, Plectrude dovette cedergli tutti i poteri ed i titoli[17] che erano stati di suo padre[16]. Di conseguenza Plectrude perse ogni influenza politica, si ritirò in convento e Teodoaldo passò sotto la protezione dello zio.
Al termine della guerra civile, nel 718, Teodoaldo continuò a beneficiare della protezione dello zio, che nel frattempo era diventato maggiordomo di tutti i regni di Francia.

Morì nel 741[18] (mentre secondo gli Annales Mettenses Teodobaldo morì durante la guerra civile[1]), fatto uccidere, molto probabilmente, dai cugini, Carlomanno e Pipino, dopo la morte di Carlo Martello.

Note modifica

  1. ^ a b c Secondo gli Annales Mettenses Teodobaldo morì poco dopo essere stato esautorato: (LA) Annales Mettenses, pag 20
  2. ^ Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars prima, auctore anonymo, CII
  3. ^ (LA) Annales Mettenses, pag 19
  4. ^ Secondo alcuni invece sarebbe figlio legittimo della moglie di Grimoaldo II, Teodesinda di Frisia, figlia del re Redbaldo.
  5. ^ (LA) Annales Marbacenses, pag 4 15-20
  6. ^ Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars prima, auctore anonymo, C
  7. ^ (LA) Chronicon Moissiacensis, Pag 290 9-13 Archiviato il 28 dicembre 2013 in Internet Archive.
  8. ^ a b (LA) Domus Carolingiae genealogia, Pag 311 37 – 43
  9. ^ a b c d e f g Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars prima, auctore anonymo, CV
  10. ^ Rerum Gallicarum, p. 345 D.
  11. ^ a b c d Rerum Gallicarum, p. 345 E.
  12. ^ a b c d (LA) Chronicon Moissiacensis, Pag 290 18-24 Archiviato il 28 dicembre 2013 in Internet Archive.
  13. ^ a b c d Rerum Gallicarum, p. 697.
  14. ^ a b c d e Rerum Gallicarum, p. 698.
  15. ^ a b c Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars prima, auctore anonymo, CVI
  16. ^ a b c Fredegario, Fredegarii scholastici chronicum continuatum, Pars prima, auctore anonymo, CVII
  17. ^ (LA) Chronicon Moissiacensis, Pag 291 9-17 Archiviato il 28 dicembre 2013 in Internet Archive.
  18. ^ (LA) Annales Petaviani, Pag 11 Archiviato il 16 ottobre 2013 in Internet Archive.

Bibliografia modifica

Fonti primarie modifica

Letteratura storiografica modifica

  • Christian Pfister, La Gallia sotto i Franchi merovingi. Vicende storiche, in Storia del mondo medievale - Vol. I, Cambridge, Cambridge University Press, 1978, pp. 688-711.

Voci correlate modifica