Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 7

Costozza
frazione
Costozza – Veduta
Costozza – Veduta
Pieve di San Mauro
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Veneto
Provincia Vicenza
Comune Longare
Territorio
SottodivisioniLocalità: Ponte di Costozza,
Altre informazioni
Cod. postale36023
Prefisso0444
Fuso orarioUTC+1
TargaVI
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[1]
Sito istituzionale

Costozza è una frazione del comune italiano di Longare, in provincia di Vicenza.

Geografia fisica modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Longare § Geografia fisica.

La collina retrostante all'abitato di Costozza è caratterizzata da una serie di grotte, in parte naturali e molte spesso allargate o modificate nei secoli prima per estrarvi la pietra e poi per utilizzarle come cantine e depositi,[2] note come i covoli di Costozza.

Nella più grande di questa cavità, nota fin dal tempo dei romani ed utilizzata per l'estrazione della pietra, oggi si coltivano ancora i funghi di grotta del tipo champignon.

Fin dal Rinascimento alcune ville appartenenti ad importanti famiglie furono collegate alla collina da condotti - detti ventidotti - che convogliano l'aria fresca proveniente dall'interno delle grotte fino alle ville per rinfrescare gli ambienti in estate e intiepidirli d'inverno.

Storia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Longare § Storia.

Fin dall'epoca romana Costozza fu sede di cave per l'estrazione di pietra calcarea da taglio, la cosiddetta pietra di Costozza o Pietra di Vicenza. Queste cave, probabilmente a partire da un anfratto iniziale, furono poi scavate e ingrandite dall'attività estrattiva[4] Forse le modalità del loro sfruttamento fu analogo a quello delle latomie di Siracusa dove venivano rinchiusi e costretti a scavare per estrarre la pietra i prigionieri, da cui il nome custodia. La pietra vicentina sarebbe stata utilizzata per costruire il Teatro Berga di Vicenza, oltre a numerosi altri edifici romani della stessa città e di Padova[3].

Nel diploma imperiale di Ottone III dell'anno 1000, tra i castelli vescovili viene nominato anche quello di Custodia; di esso, tuttavia, non fanno menzione i successivi documenti che riportano le investiture feudali del vescovo di Vicenza, per cui sorge è probabile che sia stato smantellato assai presto durante gli scontri tra vicentini e padovani ai tempi della contesa per le acque del Bacchiglione. Nei pressi dell'antica chiesetta di Santa Sofia, la strada che porta a Lumignano passa tuttora sotto un basso volto, che un tempo rappresentava l'ingresso al castello. Stante la denominazione, forse un altro castello era poso sul monte ancora detto "Castellone", ai confini con l'abitato di Longare.

Verso la metà del Trecento, durante la dominazione scaligera, tutto il territorio che ora fa parte del Comune di Longare fu soggetto, sotto l'aspetto amministrativo e fiscale, al Vicariato civile di Barbarano e tale rimase sino alla fine del XVIII secolo[5].

Luoghi di interesse modifica

Architetture religiose modifica

Pieve di San Mauro abate
 
La facciata della Pieve ristrutturata da Francesco Muttoni
Sul rilievo che domina Costozza esisteva una delle più antiche pievi benedettine del territorio vicentino; nel 1297 - secondo il documento vaticano Rationes decimarum - aveva giurisdizione sulle cappelle di San Giorgio di Castegnero, di San Giovanni di Pianezze, di San Vito di Secula, di San Zenone di Colzè, di San Pietro Intrigogna, di Santa Maria di Casale e sulla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, anteriore al 1000[6].
Venne riedificata sul finire del Seicento e ultimata nel secondo decennio del Settecento dall'architetto Francesco Muttoni. Sulla facciata esterna, il Cristo vessillifero tra i quattro evangelisti è opera dello scultore vicentino Giovanni Calvi.
All'interno, ben conservato, interessante l'altar maggiore in pietra locale e marmi pregiati, che racchiude la grande pala raffigurante la Gloria di San Mauro Abate, opera del pittore vicentino Antonio De Pieri, detto "lo zoppo". Anche Giovanni Calvi lasciò opere cospicue all'interno, come l'Annunciazione a lato dell'altare maggiore e la Madonna con bimbo in pietra policroma nell'altare barocco in legno dorato.
Dell'antica chiesa, demolita per essere sostituita da quella seicentesca, rimangono due pregevoli cibori del Quattrocento e una lapide del Trecento, murata alla base del campanile romanico, che ricorda il disastroso terremoto del 1117 e altri che si susseguirono nel XIII e nel XIV secolo[7]
Galleria: le statue in pietra di Costozza, nel giardino sul retro della Pieve
Nuova chiesa parrocchiale di San Mauro abate
 
Nuova chiesa parrocchiale di Costozza
Nel XX secondo, divenuta ormai insufficiente l'antica chiesa pievana per le ridotte dimensioni in relazione all'aumento della popolazione e nello stesso tempo per il non facile accesso per chi viveva in pianura, fu costruita una nuova chiesa - progettata dalla Scuola Superiore d'arte cristiana "Beato Angelico" di Milano - che assunse le funzioni parrocchiali.
Essa ricalca nel suo aspetto esterno la facciata della basilica milanese di Sant'Ambrogio, in stile romanico-lombardo. Venne ultimata nel 1925 terminarono nel 1938[6].
Ex chiesa di Santa Sofia
Edificio dalla struttura semplice in stile romanico questa chiesa, ricordata in un documento feudale del 1236, rimase aperta al culto fino a tutto il Settecento; in seguito fu trasformata in abitazione. La statua di santa Sofia, che in origine era sull’altare, è stata collocata sulla facciata esterna[8].
Oratorio di Sant'Antonio abate
L’oratorio, la cui costruzione risale al XIII secolo, anticamente apparteneva ai francescani di San Lorenzo di Vicenza. Accanto ad esso si trovava un piccolo convento, ora abitazione privata; attualmente appartiene alla famiglia dei conti Da Schio.
Il complesso è collegato alla piazza del centro abitato da una scalinata scavata nella roccia che scende fino alla fontana. Ben conservato all’esterno, all’interno l'oratorio reca invece i segni di numerosi restauri cui è stato sottoposto nel corso dei secoli. Ha un unico altare in pietra la cui pala, attribuita al pittore Giovanni Speranza, è di difficile lettura a causa di un pesante restauro. Interessante l’affresco della sacrestia che risale probabilmente al Quattrocento e una vetrata proveniente dalla chiesa di San Giovanni in Monte di Bologna datata 1467. Probabilmente appartiene al XVI secolo un altro affresco raffigurante san Valentino venerato da una fedele[7].
Oratorio di San Michele 45°28′16.64″N 11°36′16.04″E / 45.47129°N 11.604455°E45.47129; 11.604455
 
Oratorio di San Michele, costruito nel XV secolo
Sorge all'interno del parco di villa Trento Carli, di cui fa parte; è dedicato a san Michele arcangelo, anche se nessuna immagine di questo santo è rappresentata né all'interno né all'esterno. Era già costruito nella prima metà del Quattrocento, come risulta da alcuni documenti; verso la metà del XV secolo fu completamente rinnovato dalla famiglia Molini Trento.
L'edificio è a pianta rettangolare, con due porte, una sulla facciata e l'altra sul fianco meridionale, architravate e sormontate da una lunetta a tutto sesto. La facciata è segnata da lesene con capitelli corinzi e stemmi gentilizi che racchiudono un rosone; una fila di archetti pensili, in stile gotico come le finestre, corre tutt'intorno al sottotetto.
L'interno, impoverito nel tempo, conserva nel sottotetto una decorazione a formelle originali a dipinti floreali, sostenuta da una travatura scoperta leggermente dipinta. Il presbiterio è delimitato da una balaustra in stile rinascimentale, a colonne tortili alternate ad altre quadre, sui cui è raffigurato lo stemma gentilizio dei Trento. A destra dell'entrata una bella acquasantiera in pietra, anch'essa rinascimentale. Sull'altare è posta una pala di Giulio Carpioni, raffigurante Gesù bambino che appare a sant'Antonio di Padova; in basso è dipinto il donatore, forse Giacomo Molini Trento. Sul lato destro è stato edificato nel Novecento un altare a san Giovanni Calabria, la cui opera si realizzò in parte a Costozza[9].
Sul retro si eleva un pregevole campanile a torre, sormontato da un tamburo ottagonale che sorregge un cupolino[10].

Ville modifica

Durante l'epoca moderna, sotto il dominio della Serenissima, il territorio di Costozza fu in gran parte di proprietà dei nobili Trento, aristocratici vicentini che vi costruirono diverse ville. Già verso la metà del Cinquecento - sembra che l'idea sia stata di Francesco Trento - essi sfruttarono i covoli e le cave di pietra - secondo la tradizione già attive in epoca romana - per costruire i cosiddetti ventidotti, condotti artificiali che incanalano l'aria e la fanno fluire per convenzione naturale fino alle cantine e le sale delle ville, dove in questo modo è assicurata una temperatura pressoché costante (intorno ai 10-12°C), quindi rispetto a quella esterna più mite d'inverno e più fresca d'estate[7].

All’interno delle ville essi realizzarono un sistema di bocchette che consentivano la regolazione del flusso d’aria, generato dalla differenza di temperatura e di pressione; ancor oggi l’aria fresca penetra nei sotterranei, e, attraverso le bocchette, raggiunge i piani superiori. Il movimento è quindi discendente in estate, ed è ascendente in inverno, quando la temperatura dell’aria esterna è minore di quella interna[11].

Questa geniale idea eolica ben presto trasformò il paese in una meta di studio e di attrattiva, descritta anche nei diari di viaggio di personaggi come Galileo Galilei, Torquato Tasso, Andrea Palladio. Questi, meravigliato dal sistema, lo descrive nel primo dei suoi Quattro Libri dell’Architettura, quando parla dei camini, con le seguenti parole:

De’ camini usavano gli antichi di scaldare le loro stanze in questo modo. Facevano in camini nel mezzo con colonne, o modiglioni, che toglievano suso gli architravi sopra i quali era la piramide del camino, d’onde usciva il fumo, come se ne vedeva uno a Baia appresso la piscina di Nerone; & uno non molto lontano da Civita Vecchia.
 
Frontespizio de I quattro libri dell'architettura di Andrea Palladio
E quando non vi volevano camini, facevano nella grossezza del muro alcune canne, o trombe, per le quali il calor del fuoco, ch’era sotto quelle stanze saliva & usciva per certi spiragli, o bocche, fatte nella sommità di quelle canne. Quasi nell’istesso modo i Trenti, gentiluomini vicentini, a Costozza, lor villa rinfrescano l’estate le stanze: perciocché essendo nei monti di detta villa, alcune cave grandissime, che gli abitatori di quei luoghi chiamano covoli, & erano anticamente petraie, della quali credo intenda Vitruvio, quando nel secondo libro, ove tratta le pietre, dice, che nella Marca Trivigiana si cava una sorte di pietra, che si taglia con la sega, come il legno. Nelle quali nascono alcuni venti freschissimi, questi gentiluomini per certi volti sotterranei, ch’essi dimandano ventidotti; gli conducono alle loro case, e con canne simili alle sopraddette conducono poi quel vento fresco per tutte le stanze, otturandole e aprendole a lor piacere per pigliare più e manco fresco secondo le stagioni. E benché per questa grandissima comodità sia questo luogo meraviglioso; nondimeno molto più degno di essere goduto & visto lo rende il carcere de’ venti che è una stanza sotterra fatta dall’eccellentissimo signor Francesco Trento & da lui chiamata EOLIA: ove molti di detti ventidotti sboccano: nella quale per fare che sia ornata e bella e conforme al nome, egli ha sparagnato né a diligenza, né a spesa alcuna[12].
Villa Trento Carli 45°28′20.19″N 11°36′16.15″E / 45.472274°N 11.604487°E45.472274; 11.604487
 
Villa Trento Carli
 
La facciata della villa
L'attuale villa fu fatta costruire nel 1645 dal conte Alessandro Morlini Trento, che ne affidò il progetto all'architetto Antonio Pizzocaro, il quale inglobò un preesistente edificio del XV secolo, di cui resta una stanza con soffitto a volta crociata e un grande stemma quattrocentesco dei conti Trento. Il progetto mantenne e valorizzò il sistema dei ventidotti, grazie anche all'alto livello professionale delle maestranze impiegate. La proprietà passò in seguito a vari proprietari, giungendo infine nelle mani della famiglia di Antonio Carli, che la acquisì nel 1925[13]. Durante la seconda guerra mondiale in villa Carli si tenevano le riunioni segrete del C.L.N.
L'edificio è costituito da un corpo centrale a sviluppo longitudinale e due ali arretrate; l'insieme forma uno scenografico complesso posto ai piedi della collina e preceduto da ampio parco all’inglese. Verso est un corpo più tardo, denominato "ala napoleonica", fu aggiunto probabilmente dai principi d'Aremberg verso la metà del XIX secolo[14].
La facciata maestosa, preceduta da ampia gradinata a due rampe, ha tre fornici che introducono alla vasta sala con soffitto decorato a travi dipinte. Il pavimento reca tre griglie in pietra finemente traforata che collegano i sottostanti ventidotti alla sala. Notevole la grande sala superiore di ampie proporzioni e con pavimento bianco e rosso, in cotto e pietra locale[7].
La foresteria fu aggiunta agli inizi dell'Ottocento. Interessanti le statue seicentesche sui pilastri di cancello d'ingresso al parco. Di particolare interesse storico e artistico è la chiesetta gentilizia - l'Oratorio di San Michele - costruita nel Quattrocento, come la villa primitiva.
Villa Eolia 45°28′17.48″N 11°36′13.38″E / 45.471521°N 11.603716°E45.471521; 11.603716
L'edificio - da alcuni decenni adibito a ristorante - fu fatto costruire nel Cinquecento dal conte Francesco Trento. L’edificio consiste in un'unica stanza, sotto la quale vi è una sorta di criptoportico, con quattro piccole absidi i cui spicchi sono rivestiti da ciottoli, che rinfresca l'aria della soprastante sala attraverso il sistema dei ventidotti.
La volta della sala conserva un ciclo d'affreschi che raffigurano divinità dell'Olimpo, collegate alle stagioni e allo zodiaco, tutte attorno ad Apollo che sovrasta tutto dall'alto della volta. Gli affreschi, un tempo, venivano attribuiti a Giovanni Battista Zelotti e a Maganza il vecchio ma ora, dalla critica più recente, ad autori diversi ispiratisi a Paolo Veronese, come Giovanni Antonio Fasolo[7].
Villa Da Schio 45°28′21.14″N 11°36′10.17″E / 45.472538°N 11.602825°E45.472538; 11.602825
 
Villa Da Schio, ingresso ai giardini
 
Giardini della villa
Il complesso, di proprietà dei conti Da Schio, è costituito da tre edifici, collegati da un ampio e scenografico parco, uno tra i meglio conservati dei Vicentino, formato da ampie terrazze collegate tra loro da gradinate che convergono nella nicchia sullo sfondo della quale vi è il gruppo scultoreo di Nettuno, opera di Orazio Marinali, che scolpì anche le altre statue presenti nel giardino, che sale con alti e profondi terrazzamenti fino all'antica Pieve di San Mauro abate[7].
La settecentesca Ca' Molina - costruita su un precedente edificio cinquecentesco - e la villa padronale - cui si accede attraverso una bellissima gradinata ornata da figure di nani, anch'esse attribuite al Marinali - occupano il livello inferiore del colle. Il villino Garzadori da Schio, costruito nel 1690 dal conte Alfonso Garzadori, si sviluppa nella parte più alta del giardino; all'interno, in parte scavato nella roccia del colle San Mauro, le pareti sono state decorate dal pittore Ludovico Dorigny.[15].
Villa Trento (ex Casa dei Buoni Fanciulli) 45°28′13.11″N 11°36′21.88″E / 45.470309°N 11.606079°E45.470309; 11.606079
 
Villa Trento
 
Ex Casa dei Buoni Fanciulli
La lunga facciata settentrionale della villa prospetta sulla strada principale che porta a Costozza, mentre a sud si apre verso un ampio giardino. Fu costruita in stile gotico alla fine del XV secolo da Giacomo Trento del fu Antonio; fu poi completamente ristrutturata in modo sontuoso nel secolo successivo per costituire il più importante edificio - fuori Vicenza - della famiglia Trento, la famiglia che visse e dominò Costozza per oltre 200 anni, proprietaria anche delle ville ora da Schio e Trento Carli, come risulta dal testamento dell'ultimo erede Ottavio Trento redatto nel 1852.
Un ulteriore radicale intervento, operato fra la fine del XVII secolo e gli inizi del secolo successivo, ne alterò l'aspetto, conferendo alla lunga facciata su strada un aspetto neogotico con l’aggiunta e il rifacimento di sagome al piano nobile, in cui risaltano le tre aperture centrali, di cui quella mediana è sormontata da frontoncino. Notevole anche l'inserimento di quattro monofore trilobate di stile neogotico. Interessanti sono i due cicli d'affreschi, l'uno con le storie di Abramo, appartenente alla seconda metà del Cinquecento e attribuito a Giovanni Battista Zelotti e a Giovanni Antonio Fasolo per analogie con villa Eolia, l'altro che rappresenta la storia di Mosè, per il quale è stato fatto il nome del friulano Antonio Carneo che avrebbe eseguito gli affreschi intorno al 1660-65. Dipendeva dalla villa lo scalone, prospiciente la facciata sulla strada, che sale verso l'antistante colle di Santa Croce.[16].
Attorno al 1920 l'Opera don Giovanni Calabria vi aprì un centro di formazione professionale e costruì la chiesa dell'Immacolata Concezione. La villa antica appare oggi inserita all'interno di un articolato complesso formato da edifici più moderni. Attualmente vi ha sede la Fondazione "Malattie Rare Mauro Baschirotto"[7].
Villa Godi Miotto 45°28′10.09″N 11°36′05.22″E / 45.469469°N 11.601451°E45.469469; 11.601451
Fu costruita nel 1666 da Antonio Pizzocaro, nel borgo Parnaso, sul pendio collinare degradante verso la strada. Il complesso si presenta con una pianta ad "L" data dalla villa dal profilo slanciato e dalla barchessa posta sul lato destro che chiude una corte cui si accede attraverso un antico portale. Ilverticalismo della facciata e la sobrietà della distribuzione dei vari elementi architettonici ne fanno un saggio architettonico equilibrato ed elegante. Notevoli le statue sul timpano, di cui la centrale e quella di sinistra sono cinquecentesche. Sul retro si trova anche un'antica ghiacciaia scavata nella roccia[7].
Villa Spillare (Spiller)
Il complesso sorge in aperta campagna, in via San Gaetano, ed ha una struttura articolata data dall'unione di più corpi di fabbrica: la villa è costituita da un nucleo quattrocentesco, che prospetta a sud; verso nord si sviluppa un ampliamento settecentesco, all'estremità del quale una struttura più bassa collega la villa all'oratorio di San Gaetano[17].

Altro modifica

il Volto 45°28′14.69″N 11°36′06.53″E / 45.470747°N 11.601814°E45.470747; 11.601814
 
Il Volto di Costozza
 
Antica fontana e vasca, vicino al "volto"
Il "volto" è il nome dell'arco sotto cui passa la strada che dalla piazza principale di Costozza si dirige verso l'abitato di Lumignano. L'edificio sovrastante, del secolo XV ma forse costruito sui resti dell'antico castello, sorge nel cuore dell'abitato storico ed è composto dall'aggregazione di più corpi di fabbrica; si eleva su due piani più il sottotetto delimitato da una cornice a fitte mensoline[18].
Torre della Specola 45°28′26.44″N 11°36′23.58″E / 45.474011°N 11.606549°E45.474011; 11.606549
Piccolo edificio semidiroccato, dipendente dalla villa Trento Carli, in cima al colle che separa Longare da Costozza. Si tratta di una delle tipiche costruzioni della zona, chiamate "mason", che servivano da torre di guardia, poi da piccionaia.
Secondo la tradizione, andò qui ad osservare il cielo Galileo Galilei, che veniva da Padova dove insegnava all'Università ed era ospite dei conti Trento; al suo nome è dedicato il vecchissimo albero che corona il rilievo: il "cipresso di Galileo"[7]. In questo periodo Galileo attribuirà all'aria dei venticondotti, presenti nelle ville di Costozza, l'insorgere di una sua malattia[19].
Case Cisco
Tipico esempio di abitazioni rupestri, in via Grotte, in cui gli edificisono ricavati dalla parete rocciosa, poi chiusa da una facciata in muratura)[7].

Persone legate a Costozza modifica

 
Il conte Almerico Da Schio, nato nella villa di Costozza
  • Conforto da Costozza, (Confortus Pulex), vissuto nel 1300, discendente da una famiglia di notai trasferitasi poi a Vicenza. Scrisse una cronaca dei fatti vicentini compresi tra gli anni 1371 e 1387, i Frammenti di storia vicentina, pubblicata poi da vari autori.[20].
  • Almerico da Schio, nato a Costozza nel 1836, accademico, scienziato e pioniere dell'aviazione.
  • Bartolomeo Bizio, (Longare, 1791 - Venezia, 1862), chimico e farmacista. Gli è intitolata una delle vie principali di Costozza.

Note modifica

  1. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  2. ^ Fazio degli Uberti, Dittamondo, vv. 37-39
  3. ^ a b Gaetano Maccà, Storia della famosa grotta detta volgarmente il covolo, o covalo di Costoza, Vicenza MDCCXCIX, Edizione anastatica 1989, Cartolibreria Pederiva-Grancona
  4. ^ Francesco Formenton, Memorie storiche della città di Vicenza, Vicenza, 1864, p. 283
  5. ^ Antonio Canova e Giovanni Mantese, ‘’I castelli medievali del vicentino’’, Accademia Olimpica, Vicenza, 1979, p. 40
  6. ^ a b Sito del Comune di Longare
  7. ^ a b c d e f g h i j Sito del Comprensorio dei Colli Berici
  8. ^ Sito del Comune - Santa Sofia
  9. ^ Previtali, 2003, pp. 85-87
  10. ^ Previtali, 2003, pp. 79-92
  11. ^ Architettura climatica
  12. ^ Andrea Palladio, I Quattro libri dell’architettura, cap. XXVII
  13. ^ [1]
  14. ^ Sito del Comune di Longare
  15. ^ Ville Venete Scuole
  16. ^ Sito del Comune
  17. ^ Sito del Comune di Longare
  18. ^ Sito del Comune
  19. ^ Sito del Comune
  20. ^ Conforti Pulicis, Fragmenta Historiae Vicentinae, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XIII, Mediolani 1728, coll. 1233-1272; Frammenti della cronaca di Conforto da Costozza, anni 1372-1387, a cura di Domenico Bortolan, Vicenza 1886, con traduzione e albero genealogico; Confort (Conforto) da Costoza, Frammenti di storia vicentina, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XIII, 1, a cura di C. Steiner

Bibliografia modifica

  • AA. VV., Costozza la "Perla dei Berici", Longare e Lumignano, Pro Loco e Comune di Longare, Imprimenda, 2014.
  • AA. VV., Guida di Longare, Costozza e Lumignano: cultura, itinerari, manifestazioni, Pps Comunicazione, 1997
  • AA. VV., L'eolia di villa Trento: arte e umanesimo letterario nel vicentino, 1988
  • Statuto della comunita di Costozza (1292), traduzione dal latino di P. Achille Pozzer, Longare, 1971
  • Lino Cappellaro, Costozza nei tempi, Vicenza, Scuola tipografica Istituto S. Gaetano, 1959
  • Tommaso Antonio Catullo, Sulle caverne di Costoza nel Vicentino, Padova, Angelo Sicca, 1841
  • Antonio Di Lorenzo, Il vino di Galileo e lo scherzo di Costozza, Vicenza, Ergon, 2004
  • Gaetano Maccà, Storia della famosa grotta detta volgarmente il covolo, o covalo di Costoza, Vicenza MDCCXCIX, Edizione anastatica 1989, Cartolibreria Pederiva-Grancona.
  • Gaetano Maccà, Storia del territorio vicentino, 1812.
  • Bruno Maistro, Custodia (Costozza): storia del paese e dei suoi monumenti, Longare, 2009
  • Armando Mammino, Miniere e cave dismesse in caverna: grandi spazi ipogei da riconsiderare come risorsa, il caso storico del "Covolo della guerra" a Costozza di Longare, 2012
  • Chiara Maranto, Villa Trento-Carli e i Covoli di Costozza, tesi di laurea, Padova, 1997
  • Gino Panizzoni, Villa Carli: una villa che respira, Venezia, Istituto regionale per le ville venete, 2001
  • Attilio Previtali, Oratori Vicentini, Vicenza, Palladio Editore, 2003.
  • Ermenegildo Reato (a cura di), saggi di Alessandro Bevilacqua e altri. Costozza: territorio immagini e civilta nella storia della Riviera Berica Superiore, Vicenza, Stocchiero, 1983

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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