Abbazia di Santa Maria di Valdiponte

antico complesso monastico benedettino situato a nord di Perugia
(Reindirizzamento da Montelabate)

L'abbazia di Santa Maria di Valdiponte è un antico complesso monastico benedettino situato a nord di Perugia, presso la località Montelabate, nome con il quale è oggi comunemente nota.

Abbazia di Santa Maria di Valdiponte
Veduta dell'abbazia
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneUmbria
LocalitàMontelabate di Perugia
Religionecattolica
Arcidiocesi Perugia-Città della Pieve
ConsacrazioneX secolo
Stile architettonicoromanico

Storia modifica

La fondazione modifica

La data di fondazione non può essere determinata con esattezza, ma è collocabile nel IX-X secolo: le prime evidenze documentarie, infatti, risalgono al 969: papa Giovanni XIII, con un privilegio, conferma all'abate Pietro le proprietà monastiche e lo incarica di restaurare e riformare il monastero secondo l'antica regola di san Benedetto[1], segno che esso doveva già avere alle sue spalle una parabola fondazione-crescita-decadenza.

A dire il vero, l'esegesi di tale documento presenta qualche difficoltà: esso è pervenuto, infatti, solo in copie settecentesche, a opera dell'erudito perugino Annibale Mariotti[2] e del padre Giancolombino Fatteschi, rispettivamente del 1787 e 1797, tratte non dall'originale ma da un'altra copia non pervenutaci (presumibilmente la stessa), e Vittorio De Donato, l'editore delle pergamene più antiche del monastero, ha potuto attribuirlo a papa Giovanni XIII solo attraverso i nomi di scriniario e datario (in precedenza studiosi come Amatori ne attribuivano la paternità a papa Giovanni XIX, postdatandolo dunque di circa un secolo, all'anno 1030[3]). Inoltre, l'apparente omonimia fra questo abate di Valdiponte e il contemporaneo abate di San Pietro di Perugia (entrambi infatti, a quanto sembra, avevano nome Pietro), destinatario anch'egli, con tutta probabilità, di una bolla di Giovanni XIII, ha spinto Giorgio Cencetti a ipotizzare l'eventualità che il documento originale fosse in realtà indirizzato a quest'ultimo, e che la pergamena da cui poi nel XVIII secolo si trassero le copie ora nell'archivio di Valdiponte fosse in realtà una falsificazione opera di qualche monaco o notaio[4].

La prima attestazione certa di Valdiponte, da un documento originale, è allora la menzione che ne viene fatta in un testamento del settembre 995, che è anche il documento più antico conservato presso l'Archivio di Stato di Perugia[5].

L'espansione modifica

I secoli XI-XII costituiscono, per il monastero, la fase di espansione della proprietà fondiaria e di affermazione della propria posizione egemonica su un vasto territorio, che, senza contare le aziende più distanti e isolate, raggiungerà a ovest il lago Trasimeno, a sud la città di Perugia, a est si estenderà anche all'interno della diocesi di Gubbio, a nord fino all'attuale Umbertide[6]. Il meccanismo di costruzione di tale fortuna è quello tipico delle fondazioni monastiche del periodo, le donazioni pro anima o le cessioni di diritti.

Decisivo per le successive fortune del cenobio fu il momento della sua diretta soggezione alla Santa Sede e dello svincolamento da qualsiasi pretesa del potere episcopale locale. A questo traguardo Valdiponte giunse in modo non propriamente lineare, nel corso di una vicenda che la vide accomunata ad altre due importanti istituzioni monastiche del territorio, nuovamente S. Pietro di Perugia e San Salvatore di Monteacuto. Poste sotto la giurisdizione del vescovo Andrea da Benedetto IX (1034) e Gregorio VI, i successori di questi, Clemente II e Leone IX, per fermarne la dispersione dei beni[7], ne annullarono le disposizioni, confermando ai rispettivi abati i loro possessi mobili e immobili, come il diritto a percepire le decime e le primizie, la facoltà di scegliere qualsiasi vescovo per l'ordinazione dei chierici, nonché il loro status di immediata soggezione al papa[8].

I secoli XI e XII vedono in Europa il diffondersi dei movimenti di riforma monastica, a partire da quelli sorti a Cluny e Cîteaux, per giungere alle nuove proposte elaborate a Camaldoli, Vallombrosa, etc.; Valdiponte rimane però estranea a questa generale tendenza al rinnovamento: l'abbazia non entra a far parte di alcuna struttura congregazionale, e continuerà a essere benedettina della primitiva osservanza, autonoma e autocefala, alle dirette dipendenze di Roma (solo nel 1749 vi verrà introdotta la riforma cistercense).

A partire dal XIII secolo, la natura della documentazione muta: la fonte è sempre costituita unicamente dal fondo diplomatico (le prime scritture su registro conservate compaiono solo nel 1265), ma le donazioni e le acquisizioni si fanno più rare, e cedono il posto a sempre più numerose concessioni enfiteutiche o di livello, di media e lunga durata, di terreni di proprietà dell'abbazia a laici della zona dipendenti dal monastero.

Situato in un punto strategicamente importante tra le due città di Perugia e Gubbio, il monastero intrattiene rapporti con entrambi i Comuni; dalla documentazione appaiono più intensi ma nel complesso tranquilli quelli con Perugia, più sporadici ma con punte di tensione quelli con Gubbio: forse la massima frizione tra il monastero e quest'ultimo si ha negli anni 1270-1276, con il tentativo di Gubbio di assicurarsi il controllo sul castrum Fiblini, episodio da collocarsi nel più ampio contesto dei rapporti fra la città e Perugia in quel periodo: il ruolo di mediazione svolto dall'abbazia è testimoniato anche dal fatto che fu poi sede per la stipula del compromesso fra i due Comuni del 21 giugno 1259[9].

Nel complesso, il XIII è il secolo di maggior fortuna per Valdiponte: nel settembre del 1277 l'abate, assieme ai rappresentanti di tutti i principali enti religiosi del territorio (gli abati di San Paolo di Valdiponte e di San Salvatore di Monte Acuto; i priori di Sant'Agnese, di Santa Maria Rossa, di San Giovanni del Prugneto, dell'Ospedale di Castiglione Ugolino, i precettori di San Giustino d'Arno e di San Girolamo), viene invitato dalle autorità comunali perugine a due riunioni sull'acquedotto, nella residenza e alla presenza del vescovo e di fra Bevignate, allo scopo di fornire un aiuto concreto per la realizzazione dell'opera, su cui erano concentrate in quegli anni le energie e le risorse dell'intera collettività, culminata nella Fontana Maggiore di Nicola e Giovanni Pisano[10]; nella rubrica 412 dello Statuto perugino del 1279, lo stesso abate è esplicitamente menzionato, assieme a quelli di S. Pietro, S. Salvatore di Monte Acuto, S. Paolo di Valdiponte, al vescovo di Perugia e all'arciprete di S. Lorenzo, fra gli omnes prelat[i] civitatis, comitatus et districtus Perusii con cui il podestà e il capitano del popolo, coadiuvati dai consoli delle Arti e da sapientes, dovranno trattare per giungere alla nomina congiunta di due giudici preposti alle cause vertenti fra gli ecclesiastici e i laici della città e del contado[11]. A conferma di questa posizione di primo piano, poi, vi sono anche le numerose imprese architettoniche ed edilizie che si susseguono in questo periodo: durante l'abbaziato di Oratore (1205-1222) viene riedificato il chiostro, come testimonia un'iscrizione su un capitello, nel 1234 la chiesa è restaurata insieme al coro; nel 1269 viene costruito dall'abate Trasmondo (1266-1285) il campanile, e lo stesso abate fa anche affrescare da un artista ignoto la sala del capitolo; nel 1297 l'abate Deodato (1286-1302) fa fabbricare la loggia superiore del chiostro per averla a livello della chiesa. Ancora nel 1315 è l'abate Uguccione Monalducci (1302-1338) a far realizzare un nuovo portale con un rosone[12].

L'inizio del declino modifica

Il XIV secolo porta un deciso e importante rinnovamento nelle modalità di gestione delle proprietà, di cui è specchio anche la maggior ricchezza e varietà delle fonti documentarie, ma inizia la fase di "ripiegamento su sé stesso" del monastero, che rinuncia, con i suoi abati, ad avere un impatto sull'ormai troppo complessa e consolidata realtà sociale cittadina, come anche sulla sua vita religiosa. Tutto ciò sebbene in questo periodo la carica di abate sia spesso occupata da membri di importanti famiglie perugine, nell'ambito di strategie di potere delle singole consorterie: questo non aiuta al ristabilimento della pace interna al cenobio, e difatti la situazione raggiungerà una fase critica all'inizio del XIV secolo, dopo la morte di Deodato, e soprattutto nel 1318, sotto l'abate Uguccione I Monalducci, quando si profilò una vera e propria "fronda" di scontenti[13].

Nel 1404, dopo la morte dell'ultimo abate regolare, Giacomo, l'abbazia diventa commenda, della quale a lungo (1527-1651) saranno titolari i membri della famiglia Cesi di Todi: ciò influisce negativamente sulle vitalità e capacità di iniziativa tipiche dell'antico cenobio: inoltre, l'istituto della commenda è ritenuto da più di uno studioso la causa principale della singolarità che caratterizza l'archivio di Valdiponte, ovvero del fatto che in esso non si trovi alcun documento di provenienza imperiale e solo pochi di provenienza papale; secondo Amatori (ripreso da Ettore Ricci), quei documenti, che pure dovevano esserci stati, furono sottratti dagli abati commendatari e posti in custodia altrove[14].

La fine del XVI secolo è un momento di riorganizzazione dell'archivio, operazione resasi necessaria da contingenze pratiche come la risoluzione di controversie patrimoniali con i canonici di San Mariano di Gubbio per il possesso della chiesa di S. Pietro in Vigneto, e di cui si occupa il monaco Marcantonio Pandora, redattore del primo Summarium delle pergamene pervenutoci. La decadenza del cenobio prosegue inesorabile nel XVII secolo, tanto che, alla morte dell'ultimo monaco, Pompeo Berardi, l'abbazia viene secolarizzata. La regola vi viene reintrodotta solo nel 1749[15]: in quel periodo (1743-1754) è abate commendatario il cardinale Filippo Maria de Monti, che si mostra maggiormente sollecito dei suoi predecessori nella cura dell'abbazia, finanziando operazioni di restauro architettonico e impegnandosi nel recupero dei diritti e dei beni del monastero. Quando i cistercensi ripresero possesso dell'abbazia, la Chiesa versava ancora in uno stato di grave degrado ed era adibita a granaio al quale avevano accesso le bestie da soma.[16]

La chiusura modifica

Dopo la parentesi repubblicana[17] e napoleonica, in cui anche il cenobio di Valdiponte viene soppresso e i suoi beni espropriati (1808-1815), la definitiva chiusura del monastero avverrà nel 1859-1860, con l'allontanamento del già ricordato d. Alberico Amatori, che ne è stato l'ultimo abate e il primo estensore di memorie storiche. L'ingente archivio viene accolto nei depositi della Biblioteca Augusta, le opere d'arte trovano posto nella Galleria nazionale dell'Umbria. L'edificio, divenuto di proprietà privata, viene lasciato in stato di abbandono: durante la seconda guerra mondiale viene usato negli anni 1943-1944 come deposito per le opere d'arte conservate nella Galleria nazionale dell'Umbria, per alcune di quelle della Pinacoteca di Brera e per le collezioni di maggior pregio della Biblioteca Augusta[18]. Infine, nel 1956 viene acquistato dalla Fondazione Gaslini di Genova, che ne è ancora oggi proprietaria[19].

Serie degli abati modifica

Abati regolari

Abati commendatari (dal 1404)

Abati regolari (dal 1749)

Note modifica

  1. ^ … quia vero monasterium ipsum destructum esse videtur, tuo namque studio tuoque labore reedificare et ad pristinum revocare statum desideramus atque servos Dei monacos castamque vitam degentes secundum regulam beati Benedicti sub monastica disciplina inibi adgregare: cfr. Le più antiche carte dell'abbazia di S. Maria Val di Ponte (Montelabbate), a cura di Vittorio De Donato, 2 voll., Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1962 e 1988, I, doc. n. 1, p. 3.
  2. ^ Sulla cui figura si vedano gli atti del recente convegno, pubblicati in Annibale Mariotti 1738-1801. Cultura scientifica, storica e politica nell'Umbria di fine Settecento, Atti del Convegno di studi (Perugia, 13-14 dicembre 2001), a cura di Mario Roncetti, Perugia, Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, XCIX, Fascicolo II (2002).
  3. ^ Le valutazioni di Amatori, da lui espresse nel suo manoscritto Brevi notizie per la storia del monastero di Valdiponte, si ritrovano in Ettore Ricci, Santa Maria di Valdiponte, in "Bollettino della Regia Deputazione di Storia Patria per l'Umbria", XXXIII (1936), pp. 249-324: p. 263, e sono riprese anche in Raffaello Zampa, Illustrazione storico-artistica del monastero di Montelabbate nel Comune di Perugia, S. Maria degli Angeli, Tip. Porziuncola, 1908, pp. 6-7. Di contro, già Mariotti indicava l'anno 970, ingannato dall'uso dell'indizione anticipata, e Kehr correttamente data 969: cfr. P.F. Kehr, Papsturkunden in Umbrien, in Id., Papsturkunden in Italien. Reiseberichte zur "Italia pontificia", 6 voll., Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1977, I (1896-1899), pp. 387-434: p. 409; Id., Regesta pontificum Romanorum. Italia pontificia. Vol. IV: Umbria. Picenum. Marsia, Berolini apud Weidmannos, 1909, rist. anast. 1961, pp. 76-77. Per la datazione di De Donato cfr. Le più antiche carte, I, pp. X, XIX e note introduttive al doc. n. 1, p. 1. Per la sua identificazione di Leone scriniario e Guido datario e bibliotecario egli si è valso del lavoro di Santifaller, cfr. L. Santifaller, Saggio di un elenco di funzionari, impiegati e scrittori della cancelleria pontificia dall'inizio all'anno 1099, in Bollettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo e Archivio Muratoriano, LVI (1940), pp. 90-99.
  4. ^ Giorgio Cencetti, L'Abbazia di S. Pietro nella storia di Perugia, in Convegno storico per il Millennio dell'Abbazia di S. Pietro in Perugia, "Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria", LXIV/2 (1967), Perugia, 1967, pp. 46-68: pp. 51-53.
  5. ^ Le più antiche carte, I, doc. n. 2, p. 4. Cfr. anche Sergio Mochi Onory, Ricerche sui poteri civili dei vescovi nelle città umbre durante l'alto Medio Evo, Roma, Rivista di storia del diritto italiano, 1930, pp. 141, 201-202; Attilio Bartoli Langeli, Il regista. Urso (Perugia, 995), in Id., Notai, Roma, Viella, 2006, pp. 37-58.
  6. ^ Le più antiche carte, II, p. XII.
  7. ^ Il vescovo se ne era servito per accrescere la mensa del capitolo della cattedrale di Perugia, cfr. Memorie istoriche de' castelli e ville del territorio di Perugia raccolte da Annibale Mariotti. Porta Sole, Perugia, Archivio del monastero di San Pietro, c.m. 294, pp. 270-271.
  8. ^ Ugolino Nicolini, Note su Gregorio VII e i suoi rapporti con le Abbazie Benedettine umbre, in Aspetti dell'Umbria dall'inizio del secolo VIII alla fine del secolo XI. Atti del III Convegno di Studi Umbri (Gubbio, 23-27 maggio 1965), a cura della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Perugia, Gubbio, Centro di Studi Umbri, 1966, pp. 273-282: pp. 275-276; Una chiesa attraverso i secoli. Conversazioni sulla storia della Diocesi di Perugia, coordinate da Giovanna Casagrande e Luciano Tosi, 3 voll., Perugia, Quattroemme, 1995, I: Le origini e l'età medievale, a cura di Giovanna Casagrande, pp. 17, 83, 85-86.
  9. ^ V. Ansidei, L. Giannantoni, I codici delle Sommissioni del Comune di Perugia, in "Bollettino della Regia Deputazione di storia patria per l'Umbria", III (1897), pp. 191-210: p. 201, e Pio Cenci, Le relazioni fra Gubbio e Perugia nel periodo comunale, in "Bollettino della Regia Deputazione di storia patria per l'Umbria", XIII (1907), pp. 521-572: p. 555.
  10. ^ Archivio di Stato di Perugia (=ASP), Giudiziario antico, Capitano del Popolo, 4/4, c. 77r.
  11. ^ Statuto del Comune di Perugia del 1279, testo edito da S. Caprioli, Perugia, Deputazione di storia patria per l'Umbria, 1996 (Fonti per la storia dell'Umbria, 21), 2 voll., I, rubr. 412, pp. 375-376: Qualiter potestas et capitaneus tractent cum domino episcopo et aliis prelatis quod questiones inter clericos et laicos in civitate Perusii per iudices communes decidantur.
  12. ^ Bernardino Sperandio, Chiese romaniche in Umbria, Perugia, Quattroemme, 2001, p. 94. L'edificio di culto originario del monastero, risalente all'epoca della fondazione e quindi altomedievale, è oggi la cosiddetta "cripta".
  13. ^ ASP, Corporazioni religiose soppresse, S. Maria di Valdiponte (=VdP), Diplomatico, perg. 1311.
  14. ^ Ricci, Santa Maria di Valdiponte, pp. 256-257; Le più antiche carte, I, p. X.
  15. ^ Papa Benedetto XIV concede il monastero ai benedettini cistercensi della provincia romana, con bolla del 3 settembre 1749 (ASP, Corporazioni religiose soppresse, Santa Maria di Valdiponte, Diplomatico, perg. 1787) e con strumento notarile dello stesso anno, confermata dal capitolo nel 1750, con l'obbligo di versare un canone annuo di 900 scudi romani all'abate commendatario.
  16. ^ P. Matracchi, C. Belligi, E. Dottorini e M. Macchiarini, L’abbazia benedettina di Santa Maria di Valdiponte a Montelabate in Umbria. Per un’archeologia dei cantieri (PDF), in Restauro Archeologico, vol. 24, n. 2, Firenze University Press, 2016, p. 5, DOI:10.13128/RA-19507 (archiviato il 25 febbraio 2020). Ospitato su archive.is.
  17. ^ Giuseppe M. Croce, Gli ordini monastici maschili nello stato pontificio durante il periodo della rivoluzione francese (1789-1799), in "Benedictina", XL (1993), Fasc. 2, pp. 409-452.
  18. ^ Soprintendenza archivistica per il Lazio, l'Umbria e le Marche, Gli archivi dell'Umbria, Roma, Ministero dell'Interno (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XXX), 1957, p. 30; Lamberto Becchetti, L'Abbazia di S. Maria di Valdiponte in Corbiniano detta di Montelabate, Perugia, Edizioni Era Nuova, 1997, pp. 17-20.
  19. ^ Ivi, pp. 9-11.

Bibliografia modifica

  • Alberico Amatori, Dalle memorie istoriche dell'abbadia di S. M. Valdiponte in Corbiniano, ms. conservato presso l'Archivio dell'Oratorio di San Filippo Neri in Perugia.
  • Lamberto Becchetti, L'Abbazia di S. Maria di Valdiponte in Corbiniano detta di Montelabate, Perugia, Edizioni Era Nuova, 1997.
  • Fiorella Bertinelli, La cronologia della cripta di Montelabate, in "Esercizi", I (1978), pp. 27–32.
  • Galleria Nazionale dell'Umbria. Guida storico-artistica, a cura di V. Garibaldi e P. Mercurelli Salari, Milano, Silvana Editoriale, 2006.
  • Ludovico Iacobilli, Vite de' Santi e Beati dell'Umbria, 3 voll., Foligno, appresso gli Heredi d'Agostino Alterij, 1647-1661 (rist. anast. Bologna, Forni editore, 1971).
  • Augustin Lubin, Abbatiarum Italiae brevis notitia, Romae, typis Io. Iacobi Komarek Boemi apud S. Angelum Custodem, 1693.
  • Gisberto Martelli, Le più antiche cripte dell'Umbria, in Aspetti dell'Umbria dall'inizio del secolo VIII alla fine del secolo XI. Atti del III Convegno di Studi Umbri (Gubbio, 23-27 maggio 1965), a cura della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Perugia, Gubbio, Centro di Studi Umbri, 1966, pp. 323–354.
  • Donatella Nebbiai, Le carte dell'abbazia di S. Maria di Val di Ponte dal 1200 al 1206, tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1975-76.
  • Alba Pagani, La proprietà fondiaria di un'abbazia benedettina umbra: S. Maria di Val di Ponte negli anni 1265-1347, Università degli Studi di Perugia, Dottorato di ricerca in storia urbana e rurale, XIII ciclo.
  • Angelo Pantoni, Chiese perugine dipendenti da monasteri, in "Benedictina", XI (Luglio-Dicembre 1957), pp. 177–218.
  • Id., Monasteri sotto la Regola Benedettina a Perugia e dintorni, in "Benedictina", VIII (1954), pp. 231–256.
  • Augusto Penchini, L'abbazia di S. Maria di Valdiponte negli anni 1265-1290. Studio sul ms. "Miscellanea 25", tesi di laurea, rel. Vincenzo Nicolini, A.A. 1972-73, Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Lettere.
  • Le più antiche carte dell'abbazia di S. Maria Val di Ponte (Montelabbate), a cura di Vittorio De Donato, 2 voll., Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1962 e 1988.
  • Ettore Ricci, Santa Maria di Valdiponte, in "Bollettino della Regia Deputazione di Storia Patria per l'Umbria", XXXIII (1936), pp. 249–324.
  • Mirko Santanicchia, Il complesso abbaziale di Santa Maria in Val di Ponte (Montelabate). Spunti per una lettura storico-architettonica del monumento, in "Archivio perugino-pievese", supplemento a "Raccordo dell'archidiocesi di Perugia-Città della Pieve", I (luglio-agosto 1998), pp. 23–26.
  • Bernardino Sperandio, Chiese romaniche in Umbria, Perugia, Quattroemme, 2001.
  • Sandro Tiberini, Dominatus loci e signoria fondiaria in territorio perugino tra XII e XIII secolo: a proposito di un documento del 1218 nel cartario di S. Maria di Valdiponte, in "Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria", XC (1993), pp. 29–78.
  • Id., Le signorie rurali nell'Umbria settentrionale. Perugia e Gubbio, secc. XI-XIII, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1999 (Pubblicazioni degli archivi di Stato, Saggi, 52).
  • Raffaello Zampa, Illustrazione storico-artistica del monastero di Montelabbate nel Comune di Perugia, S. Maria degli Angeli, Tip. Porziuncola, 1908.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica