Dalmati italiani
Dalmati italiani | |||||
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Panoramica di Zara, nella Dalmazia croata, dove i madrelingua italiana sono circa lo 0,13% della popolazione[1] | |||||
Luogo d'origine | Dalmazia | ||||
Popolazione | 484 | ||||
Lingua | italiano, croato, serbo, veneto. | ||||
Religione | cattolicesimo | ||||
Gruppi correlati | Italiani, Italiani di Croazia | ||||
Distribuzione | |||||
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I dalmati italiani sono gli abitanti italiani autoctoni della Dalmazia, una regione storico-geografica adriatica che dagli anni novanta è compresa nei confini di Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Montenegro. All'inizio del XXI secolo sono ridotti ad alcune centinaia nella loro terra, a cui vanno ad aggiungersi diverse migliaia dell'esodo giuliano dalmata, ma quest'ultimi ormai generalmente integratisi ed assimilatesi nelle comunità d'adozione.
StoriaModifica
In viola i confini del Regno d'Italia tra il 1918 ed il 1947, con le isole di Cherso e Lussino vicino all'Istria, la provincia di Zara al centro e le isole di Lagosta e Cazza a sud.
In giallo i confini del Governatorato di Dalmazia tra il 1941 ed il 1943, durante la seconda guerra mondiale.
Nell'odierna Dalmazia sopravvivono comunità italiane di modesta entità numerica, divise tra gli Stati di Croazia e Montenegro, ultima testimonianza di una presenza bimillenaria di genti prima illirico-latine e poi neoromanze, che ha enormemente influenzato la regione e che ha le sue radici nelle popolazioni sopravvissute alle invasioni slave, o con quest'ultimi fusesi pur mantenendo caratteri distintivi propri.
Gli attuali dalmati italiani sono, infatti, gli ultimi epigoni dei latini e delle popolazioni che parlavano lingue neoromanze nella regione (lingua dalmatica), oltre che dei veneti e, in misura minore, dei pugliesi, marchigiani, romagnoli, friulani, toscani trapiantatisi nei territori adriatici d'oltremare della Repubblica di Venezia e della Repubblica di Ragusa.
Secondo il linguista Matteo Bartoli l'italiano era l'idioma parlato come prima lingua da circa il 33% della popolazione dalmata all'inizio delle guerre napoleoniche[2][3]. Alle valutazioni di Bartoli si affiancano anche altri dati: Auguste de Marmont, il Governatore francese delle Province Illiriche commissionò un censimento nel 1809 attraverso il quale si scoprì che i dalmati italiani, concentrati soprattutto nelle città, costituivano oltre il 29% della popolazione totale della Dalmazia. La comunità italiana nel corso del XIX secolo era ancora consistente. Secondo il censimento austriaco del 1865 raggiungeva il 12,5% del totale nella regione: un dato inferiore al 20% stimato nel 1816[4].
Va notato come per secoli, almeno dall'inizio dell'età moderna e fino alla prima metà dell'800, tra molti dalmati ed in particolare tra la componente romanza o romanzizzata, si sviluppò un peculiare senso di appartenenza ed identità regionale, di dalmaticità. Tanto da poter parlare di nazione dalmata.
Con l'affermarsi del concetto di nazionalismo romantico e l'affiorare delle coscienze nazionali, cominciò il processo d'identificazione di singoli e comunità, e la lotta fra gli italiani e gli slavi per il dominio sulla Dalmazia.
La comunità italiana è stata praticamente cancellata da questo scontro fra opposti nazionalismi, che ha conosciuto diverse fasi:
- Tra il 1848 e il 1918 l'Impero Austroungarico - in particolar modo dopo la perdita del Veneto a seguito della Terza guerra d'Indipendenza (1866) - favorì l'affermarsi dell'etnia slava per contrastare l'irredentismo (vero o presunto) della popolazione italiana. Nel corso della riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatore Francesco Giuseppe delineò compiutamente in tal senso un piano di ampio respiro:
«Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.» |
(Francesco Giuseppe I d'Austria, consiglio della Corona del 12 novembre 1866[5][6].) |
A partire dal 1866 il nazionalismo croato, che puntava all'unificazione della Dalmazia all'interno dell'Impero col Regno di Croazia e Slavonia, cominciò quindi a raccogliere crescenti simpatie nell'establishment conservatore austriaco, che lo riteneva più fedele degli italiani al potere imperiale. La politica di collaborazione con i serbi locali, inaugurata dallo zaratino Ghiglianovich e dal raguseo Giovanni Avoscani, permise poi agli italiani la conquista dell'amministrazione comunale di Ragusa nel 1899. Nel 1909 la lingua italiana venne vietata però in tutti gli edifici pubblici e gli italiani furono estromessi dalle amministrazioni comunali[7]. Queste ingerenze, insieme ad altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie.
- Dopo la prima guerra mondiale le truppe italiane occuparono militarmente la parte della Dalmazia promessa all'Italia dal Patto di Londra, accordo segreto firmato il 26 aprile 1915, che venne stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della Triplice Intesa, con cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali in cambio di cospicui compensi territoriali in seguito non completamente riconosciuti nel successivo trattato di Versailles (1919), che fu invece firmato alla fine del conflitto[8]. La regione divenne quindi oggetto di un'aspra contesa, e localmente si acuì all'estremo la tensione fra l'elemento italiano e la maggioranza slava. Con l'annessione della maggior parte della Dalmazia al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, si verificò l'esodo di una parte consistente degli italiani ed italofoni della Dalmazia verso Zara, Lagosta (annesse al Regno d'Italia) e verso l'Italia stessa. Ai rimasti - diverse migliaia[9] concentrati prevalentemente a Veglia[10], Sebenico, Spalato, Traù, Ragusa e in alcune isole - fu concesso il diritto di richiedere la cittadinanza italiana - rinunciando a quella jugoslava - a seguito del trattato di Rapallo (1920).
- Per un breve periodo nel Regno d'Italia fu inserito il Governatorato della Dalmazia (1941 - 1943), con tre province italiane: Zara[11], Spalato e Cattaro.
- Dopo la seconda guerra mondiale, tutta la Dalmazia, compresa Zara, fu annessa alla nuova Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. La quasi totalità degli italiani prese la strada dell'esodo, che si svolse dal 1943 sino agli anni sessanta.
La comunità italiana in DalmaziaModifica
Diminuzione dei dalmati italiani dall'OttocentoModifica
La diminuzione degli Italiani venne registrata dalle statistiche ufficiali austriache dell'Ottocento, che rilevarono la lingua d'uso della popolazione.
Aree assegnate all'Italia (1941-1943): l'area costituente la provincia di Lubiana, l'area accorpata alla provincia di Fiume e le aree costituenti il Governatorato di Dalmazia
Area occupate dalla Germania nazista
Aree occupate dal Regno d'Ungheria
Secondo tali statistiche, la lingua italiana in Dalmazia era parlata nelle seguenti percentuali (escluse le isole quarnerine: Cherso, Lussino, Veglia)[12]:
Anno | Numero di italiani | Percentuale | Popolazione (totale) |
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1800 | 92.500 | 33,00% | 280.300 |
1809 | 75.100 | 29,00% | 251.100 |
1845 | 60.770 | 19,7% | 310.000 |
1865 | 55.020 | 12,5% | 440.160 |
1869 | 44.880 | 10,8% | 415.550 |
1880 | 27.305 | 5,8% | 470.800 |
1890 | 16.000 | 3,1%* | 516.130 |
1900 | 15.279 | 2,6%* | 587.600 |
1910 | 18.028 | 2,7%* | 677.700 |
L'asterisco * indica i censimenti nei quali venne rilevata sul campo la lingua d'uso. Gli altri dati sono invece contenuti negli annuari statistici dell'Impero Austriaco.
Per valutare la variazione del numero dei dalmati italiani sono indicativi alcuni dati locali relativi alla lingua d'uso in municipalità specifiche[13]:
- Comune di Veglia
- 1890: italiana 1.449 (71,1%), serbo-croata 508 (24,9%), tedesca 19, slovena 16, altre 5, totale 2.037
- 1900: italiana 1.435 (69,2%), serbo-croata 558 (26,9%), tedesca 28, slovena 22, totale 2.074
- 1910: italiana 1.494 (68%), serbo-croata 630 (28,7%), tedesca 19, slovena 14, altre 2, stranieri 37, totale 2.196
- Comune di Zara
- 1890: italiana 7.672 (27,2%), serbo-croata 19.096 (67,6%), tedesca 568, altre 180, totale 28.230
- 1900: italiana 9.234 (28,4%), serbo-croata 21.753 (66,8%), tedesca 626, altre 181, totale 32.551
- 1910: italiana 11.552 (31,6%), serbo-croata 23.651 (64,6%), tedesca 477, altre 227, stranieri 688, totale 36.595
- Città di Zara
- 1890: italiana 7.423 (64,6%), serbo-croata 2.652 (23%), tedesca 561, altre 164, totale 11.496
- 1900: italiana 9.018 (69,3%), serbo-croata 2.551 (19,6%), tedesca 581, altre 150, totale 13.016
- 1910: italiana 9.318 (66,3%), serbo-croata 3.532 (25,1%), tedesca 397, altre 191, stranieri 618, totale 14.056
- Città di Sebenico
- 1890: italiana 1.018 (14,5%), serbo-croata 5.881 (83,8%), tedesca 17, altre 5, totale 7.014
- 1900: italiana 858 (8,5%), serbo-croata 9.031 (89,6%), tedesca 17, altre 28, totale 10.072
- 1910: italiana 810 (6,4%), serbo-croata 10.819 (85,9%), tedesca 249 (2%), altre 129, stranieri 581, totale 12.588
- Città di Spalato
- 1890: italiana 1.969 (12,5%), serbo-croata 12.961 (82,5%), tedesca 193 (1,2%), altre 63, totale 15.697
- 1900: italiana 1.049 (5,6%), serbo-croata 16.622 (89,6%), tedesca 131 (0,7%), altre 107, totale 18.547
- 1910: italiana 2.082 (9,7%), serbo-croata 18.235 (85,2%), tedesca 92 (0,4%), altre 127, stranieri 871, totale 21.407
- Comune di Ragusa
- 1890: italiana 356 (3,2%), serbo-croata 9.028 (80,8%), tedesca 273 (2,4%), altre 79, totale 11.177
- 1900: italiana 632 (4,8%), serbo-croata 10.266 (77,8%), tedesca 347 (2,6%), altre 306, totale 13.194
- 1910: italiana 486 (3,4%), serbo-croata 10.879 (75,7%), tedesca 558 (3,9%), altre 267, stranieri 2177, totale 14.367
- Città di Ragusa
- 1890: italiana 331 (4,6%), serbo-croata 5.198 (72,8%), tedesca 249 (3,5%), altre 73, totale 7.143
- 1900: italiana 548 (6,5%), serbo-croata 6.100 (72,3%), tedesca 254 (3%), altre 247, totale 8.437
- 1910: italiana 409 (4,6%), serbo-croata 6.466 (72,2%), tedesca 322 (3,6%), altre 175, stranieri 1586, totale 8.958
- Città di Cattaro
- 1890: italiana 623 (18,7%), serbo-croata 1.349 (40,5%), tedesca 320 (9,6%), altre 598, totale 3.329
- 1900: italiana 338 (11,2%), serbo-croata 1.498 (49,6%), tedesca 193 (6,4%), altre 95, totale 3.021
- 1910: italiana 257 (8%), serbo-croata 1.489 (46,8%), tedesca 152 (4,8%), altre 73, stranieri 1.207, totale 3.178
In altre località dalmate, stando ai censimenti austriaci, gli italiani conobbero una diminuzione ancor più repentina: nel solo ventennio 1890-1910, nel comune di Arbe passarono da 225 a 151, a Lissa da 352 a 92, a Pago da 787 a 23, a Risano da 70 a 26, sparendo completamente in quasi tutte le località dell'entroterra.
I dalmati italiani nel XXI secoloModifica
La comunità italiana in Dalamazia, secondo i censimenti del 2011, è costituita da 349 residenti in Croazia[14] e da 135 residenti in Montenegro[15][16].
Questo numero sale per la Croazia a circa 1500, considerando i dati forniti dalle locali Comunità degli Italiani e a circa 450 nella costa del Montenegro[17].
La comunità del Montenegro, concentrata principalmente a Cattaro e Perasto, discende direttamente dai Veneti della storica Albania veneta e rappresenta il gruppo italiano più forte in Dalmazia. Si stima però che nella Dalmazia croata il numero effettivo sia maggiore, in quanto esiste tuttora un diffuso timore nel dichiararsi italiani[18]. Inoltre le giovani e medie generazioni, spesso cresciute in famiglie miste, tendono a conformarsi ed assimilarsi alla maggioranza, di conseguenza l'età media degli italiani e italofoni autodichiaratisi tali è particolarmente elevata.
A seguito del crollo del regime comunista e alla dissoluzione della Jugoslavia, si è verificato un timido risveglio dell'identità degli ultimi italiani che hanno costituito delle Comunità italiane a Zara, Spalato, Lesina, quelle dell'area quarnerina a Cherso, Lussinpiccolo, Veglia e quella in Montenegro[19]. A Spalato è presente inoltre il Centro Ricerche Culturali Dalmate che nasce nel 2007 con lo scopo di occuparsi di storia e cultura dalmata, con la sua specifica matrice culturale latina e veneta. Più a sud a Ragusa esiste una comunità non ufficiale di italiani che fa riferimento al locale Vice Consolato Onorario d'Italia (il cui responsabile è un raguseo italiano) (ed alla Società Dante Alighieri), mentre a Sebenico i pochissimi (qualche decina) italiani sono iscritti alla Comunità della vicina Spalato. In Montenegro, a Perasto, recentemente è stato creato il gruppo "Amici di Perasto", a ricordo del fatto che i perastini erano i custodi del Gonfalone di Venezia fino al 1797.
In Dalmazia opera la Società Dante Alighieri importante istituzione culturale italiana che ha lo scopo di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo. È presente con quattro sedi: Zara, Spalato, Ragusa e Cattaro.
Il Ministero dell'Istruzione croato, dopo un travagliato iter durato alcuni anni, ha autorizzato dall'anno scolastico 2009/2010 l'apertura di una sezione in lingua italiana in uno degli asili di Zara, a causa delle resistenze dell'amministrazione e di parte dell'opinione pubblica locali, l'asilo italiano "Pinocchio" di Zara è stato inaugurato appena nel 2013[20].
Italofoni nell'odierna Dalmazia croataModifica
Secondo il censimento del 2011 i dalmati italiani sono in leggero incremento, dai 304 censiti nel 2001 ai 349 del 2011. A questi si aggiungono 705 abitanti che si dichiarano genericamente dalmatini, ossia popolazione mistilingua[21].
Abitanti censiti (migliaia)
Il problema dell'identificazione nazionaleModifica
La moderna storiografia croata è tuttora affetta da pregiudizi che hanno le loro radici nei conflitti nazionali del XIX secolo. In Croazia non si riconosce una presenza autoctona italiana, né presente, né passata. Si sostiene che la Dalmazia fosse già totalmente croatizzata sin dall'Alto Medioevo e che la successiva presenza italiana (ritenuta peraltro limitata) sarebbe esclusivamente dovuta a emigrazioni straniere (prevalentemente veneziani) o all'italianizzazione dell'elemento slavo locale. I dalmati sarebbero dunque da considerarsi tutti croati e gli italiani di Dalmazia dei "croati italianizzati", compresa la totalità dei letterati dalmati, presentati come "scrittori croati in lingua italiana".
L'evidenza storica della presenza romanza dopo le invasioni barbariche viene ammessa, ma si sostiene però che queste popolazioni, parlanti la lingua dalmatica, non sarebbero state connesse con gli italiani e si sarebbero successivamente assimilate ai croati. Gli effetti di queste teorie sono visibili nella storiografia croata, che spesso è purgata di qualsiasi riferimento all'Italia e agli italiani, così come sono state ricostruite a posteriori le storie nazionali di tutti i dalmati famosi, inseriti nell'alveo della storia croata: il filosofo di Cherso Francesco Patrizi è stato ribattezzato Frane Petrić, lo scrittore di Lesina Giovanni Francesco Biondi, oggi in Croazia è noto come Ivan Franjo Bjundović, e l'architetto e scultore fiorentino Niccolò di Giovanni Fiorentino, che lavorò prevalentemente in Dalmazia, oggi è identificato come Nikola Firentinac, ipotizzandone la sua ascendenza croata.
Dalmati famosiModifica
Nell'ultima ondata di esuli si annoverano alcuni dalmati celebri quali lo stilista Ottavio Missoni, lo scrittore Enzo Bettiza ed i Luxardo (produttori del celebre liquore Maraschino).
La presenza italiana in Dalmazia è plurisecolare. Essendo tuttavia convissuta fianco a fianco e compenetratasi con altre etnie, risulta arbitrario e storicamente inesatto attribuire una precisa nazionalità ai dalmati vissuti prima del periodo napoleonico (italiana, croata, serba, bosniaca, albanese, morlacca o montenegrina). Fu solo in tale periodo, infatti, che si formarono le coscienze nazionali. Sono quindi riportate di seguito solo personalità vissute dopo il 1800, per le quali si può legittimamente attribuire una nazionalità italiana.
- Antonio Bajamonti (Spalato 1822 - 1891) - sindaco italiano di Spalato
- Silvio Ballarin (Zara 1901 - Pisa 1969) - matematico ed accademico
- Enzo Bettiza (Spalato 1927 - Roma 2017) - scrittore, giornalista e politico
- Francesco Carrara (Spalato 1812 - Venezia 1854) - archeologo
- Bruno Cervenca - musicista e compositore nato a Zara nel 1903, trasferitosi nel 1910 a Trieste
- Antonio Cippico (Zara 1877 - Roma 1935) - originario di Traù, conte, docente universitario e senatore
- Waldes Coen (Spalato, 1940 - Trieste, 1998) - scultore ed urbanista nato a Spalato da famiglia triestina, trasferitosi a Trieste negli anni'60.
- Arturo Colautti (Zara 1851 - Roma 1914) - Giornalista, scrittore, librettista d'opera
- Tullio Crali (Igalo 1910 - Milano 2000) pittore, fu uno dei fondatori del futurismo
- Antonio De Berti (Pago 1889 - Roma 1952) - irredentista, politico, avvocato e giornalista, fondò L'Arena di Pola e il Comitato Giuliano
- Staffan de Mistura (Stoccolma 1947) - politico e diplomatico, il padre fu esule da Sebenico al termine della seconda guerra mondiale
- Renzo de' Vidovich (Zara 1934) - esule a Trieste, politico, scrittore e giornalista, direttore de Il Dalmata
- Roberto Ferruzzi (Sebenico 1853 - Torreglia 1934) pittore
- Dario Fertilio (Modena 1949) - giornalista e scrittore, padre originario di Neresi sull'isola della Brazza
- Gabre Gabric (Imoschi 1914 - Brescia 2015) - nata Ljubica Gabrich, atleta
- Gianni Garko (Zara 15 luglio 1935) - nato Giovanni "Jani" Garcovich, attore teatrale, cinematografico e televisivo
- Roberto Ghiglianovich - irredentista italiano, senatore del Regno
- Tullio Kezich (Trieste 1928 - Roma 2009) - critico cinematografico, sceneggiatore e commediografo, di famiglia esule spalatina
- Giuseppe Lallich - pittore nato a Spalato, esule a Roma dal 1920
- Franco Luxardo - nato a Zara, imprenditore e produttore del Maraschino. Sindaco di Libero comune di Zara in esilio
- Girolamo Luxardo - fondatore dell'omonima società, produttrice del celebre liquore Maraschino
- Ottavio Missoni (Ragusa 11 febbraio 1921 - Sumirago (Va) 9 maggio 2013) - Stilista, esule a Varese (Sumirago)
- Lovro Monti - nato Lorenzo Monti, ultimo podestà italiano di Tenin (esponente però del Partito Nazionale croato)
- Luciano Morpurgo (Spalato 1886 - Roma 1971) - scrittore, libraio, editore, fotografo
- Adolfo Mussafia (Spalato 1835 - Firenze 1905) - filologo, iniziatore assieme a Tobler della filologia romanza, senatore dell'Impero Austro-Ungarico
- Nino Nutrizio (Traù 1911 - Firenze 1988) - giornalista
- Pier Alessandro Paravia (Zara 1797 - Torino 1857) - letterato e mecenate, professore all'Università di Torino
- Giorgio Politeo (Spalato 1827 - Venezia 1913) - filosofo e letterato
- Secondo Raggi Karuz - pittore di Zara, esule a Roma
- Francesco Rismondo - volontario spalatino, medaglia d'oro al valor militare nella Prima Guerra Mondiale
- Giovanni Salghetti Drioli (Roma 1941) - avvocato e politico, con la famiglia esule zaratino a Bolzano
- Mila Schön (Traù 1916 - Quargnento 2008) - nata Maria Carmen Nutrizio, stilista
- Nicolò Tommaseo (Sebenico 1802 -1874) - letterato e linguista insigne, autore fra l'altro del "Dizionario della lingua italiana"
- Antonio Tacconi, ultimo sindaco italiano di Spalato
- Antonio Varisco, ufficiale dei carabinieri, caduto vittima delle brigate rosse
- Roberto de Visiani (Sebenico 1800 - Padova 1878) - Botanico
- Franco Ziliotto - pittore di Zara, esule a Roma
Dalmati al parlamento italianoModifica
Seguono i dalmati eletti al parlamento della Repubblica Italiana e al parlamento del Regno d'Italia
- Paolo Barbi, nato a Trieste da genitori dalmati (Lesina) - Deputato e senatore al Parlamento italiano e europeo
- Enzo Bettiza, nato a Spalato il 7 giugno 1927 - Eletto senatore nella VII legislatura repubblicana (5 luglio 1976-19 giugno 1979) - Parlamentare europeo dal 1979 al 1994
- Antonio Cippico, nato a Traù il 20 marzo 1877, deceduto a Roma il 18 gennaio 1935 - Nominato senatore del Regno il 19 aprile 1923
- Ferruccio De Michieli Vitturi, nato a Spalato il 6 giugno 1923, deceduto a Roma il 6 giugno 1984 - Deputato nelle legislature repubblicane: III (12 giugno 1958-18 febbraio 1963), VI (8 maggio 1972-21 giugno 1976) e IX dal 26 giugno 1983 al decesso, nel collegio di Udine
- Alessandro Dudan, nato a Verlicca (Spalato) il 27 gennaio 1883, deceduto a Roma il 31 marzo 1957 - Deputato dalla XXVI leglslatura (11 giugno 1921) per il collegio di Roma, sino a tutta la XXVIII (20 aprile 1929-19 gennaio 1934) - Nominato senatore del Regno il 3 marzo 1934 - Decaduto il 25 giugno 1946 con la soppressione del Senato del Regno
- Roberto Ghiglianovich, nato a Zara il 17 luglio 1863, deceduto a Gorizia il 2 settembre 1930 - Nominato senatore del Regno il 15 novembre 1920
- Natale Krekich, nato a Scardona (Sebenico) il 6 gennaio 1857, deceduto a Zara il 7 settembre 1938 - Deputato per la XXVI legislatura (11 giugno 1921-25 gennaio 1924) nel collegio di Zara - Nominato senatore del Regno il 9 dicembre 1933
- Nicolò Luxardo, nato a Zara il 15 luglio 1886, deceduto a Selve (Zara) il 30 settembre 1944 per mano titina - Consigliere nazionale nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni dal 23 marzo 1939 - Decaduto il 2 agosto 1943 con la soppressione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni
- Giuseppe Paolucci, di famiglia dalmata - Deputato per la X (22 marzo 1867-2 novembre 1870) e la XII (23 novembre 1874-3 ottobre 1876) legislatura nel collegio di Oderzo
- Francesco Salata, nato a Ossero nell'isola di Cherso il 17 settembre 1876, deceduto a Roma il 10 marzo 1944 - Nominato senatore del Regno il 15 novembre 1920
- Ercolano Salvi, nato a Spalato nel 1861, deceduto a Roma il 19 novembre 1920 - Nominato senatore del Regno il 15 novembre 1920, decede prima d'aver prestato giuramento
- Federico Seismit-Doda, nato a Ragusa il 1º ottobre 1825, deceduto a Roma l'8 maggio 1893 - Deputato dalla IX (12 novembre 1865) alla XVIII (23 novembre 1892) legislatura per vari collegi: Comacchio, Palmanova, San Daniele del Friuli, Ferrara, Perugia II, Udine - Ministro per le finanze del governo di Benedetto Cairoli (1878) e nel governo di Francesco Crispi (1889-1890)
- Luigi Seismit-Doda, nato a Zara il 20 aprile 1817, deceduto a Roma il 25 novembre 1890 - Deputato della IX legislatura (18 novembre 1865-13 febbraio 1867) per il collegio di Urbino
- Antonio Tacconi, nato a Spalato il 22 aprile 1880, deceduto a Roma il 20 gennaio 1962 - Nominato senatore del Regno il 21 aprile 1923 - Decaduto il 25 giugno 1946 con la soppressione del Senato del Regno
- Carlo Tivaroni, nato a Zara il 4 novembre 1843, deceduto a Venezia il 6 luglio 1906 - Deputato per la XV legislatura (22 novembre 1882-27 aprile 1886) per il collegio di Belluno
- Enrico Tivaroni, nato a Zara il 13 maggio 1841, deceduto a Padova il 13 agosto 1925 - Nominato senatore del Regno il 24 novembre 1913
- Niccolò Tommaseo, nato a Sebenico l'8 ottobre 1802, deceduto a Firenze il 1º marzo 1874 - Deputato nella VII legislatura (2 aprile 1860-17 dicembre 1860) per il collegio di Caraglio (Cuneo)
- Lucio Toth, nato a Zara il 30 dicembre 1934 - Eletto senatore nel 1987
- Renzo de' Vidovich, nato a Zara il 27 febbraio 1934 - Eletto deputato della VI legislatura repubblicana (8 maggio 1972-21 giugno 1976)
- Luigi Ziliotto, nato a Zara l'8 febbraio 1863, deceduto a Zara il 5 febbraio 1922 - Nominato senatore del Regno il 15 novembre 1920
NoteModifica
- ^ Secondo il dato del censimento del 2011.
- ^ Bartoli, Matteo. Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia. p.46
- ^ Seton-Watson, "Italy from Liberalism to Fascism, 1870-1925". pag. 107
- ^ Dizionario Enciclopedico Italiano (Vol. III, pag. 729), Roma, Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1970
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- ^ Secondo il censimento jugoslavo del 1921, in tutto il Regno vivevano 12.553 italofoni, 9.365 dei quali nell'area della Croazia, Dalmazia, Slavonia, Medjmurje, Veglia e Castua, e 40 in Montenegro. Si veda in merito La Comunità Nazionale Italiana nei censimenti jugoslavi 1945-1991, Unione Italiana-Università Popolare di Trieste, Trieste-Rovigno 2001, p. 30.
- ^ Alcuni geografi non considerano l'isola di Veglia come parte della Dalmazia.
- ^ Il territorio della provincia - già esistente - fu molto ingrandito.
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- ^ Zara, via libera all'asilo italiano (Il Piccolo 14 mar)
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BibliografiaModifica
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Voci correlateModifica
Collegamenti esterniModifica
- Comunità degli italiani di Montenegro, su comunitaitaliana.me. URL consultato il 27 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012).
- Italiani di Zara - Comunità italiana, su italianidizara.eu.
- Centro Ricerche Culturali Dalmate - Spalato, su crcd-spalato.com. URL consultato il 13 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2015).
- Fondazione Rustia Traine - Esuli dalmati, su dalmaziaeu.it.
- La scomparsa degli italiani in Dalmazia, su xoomer.virgilio.it.
- Relazione alla Camera dei Deputati sui dalmati italiani, su legislature.camera.it.
- La Rivista dalmatica, su istitutodatini.it.
- Cartoline storiche dell'Istria, di Fiume, del Quarnaro e della Dalmazia, su istriadalmaziacards.com.