Estorre Visconti

nobile e condottiero italiano, signore di Milano e di Monza

Estorre Visconti, Astorre o Ettore[1] secondo altre fonti (Milano, 2 aprile 1346Monza, 7 gennaio 1413), fu uno dei numerosi figli di Bernabò Visconti, già signore di Milano e poi spodestato dal nipote Gian Galeazzo nel 1385. Fu protagonista del parzialmente fallito colpo di Stato a Milano nel 1412.

Signoria di Milano
Casato dei Visconti

(1277-1395)
vipereos mores non violabo
Stemma dei Visconti dal 1277 al 1395
Ottone
Nipoti
Matteo I
Luchino co-signore col fratello Giovanni fino al 1349
Figli
Galeazzo I
Figli
Azzone co-signore con gli zii Luchino e Giovanni
Matteo II co-signore coi fratelli Galeazzo II e Bernabò
Galeazzo II co-signore coi fratelli Matteo II e Bernabò
Figli
Bernabò co-signore coi fratelli Matto II e Galeazzo II
Gian Galeazzo
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Biografia modifica

Giovinezza modifica

Figlio di Bernabò e di Beltramola de' Grassi, Estorre nel 1404 aveva ricevuto come suo dominio la signoria di Martinengo e di Morengo. Era membro della Compagnia della Treccia, ordine cavalleresco fondato dall'Arciduca Alberto III d'Austria.

Ai Forni modifica

Giovanni Maria, figlio di Gian Galeazzo e Duca di Milano lo accusò di congiura e lo fece chiudere nella terribile prigione dei Forni del Castello di Monza, dalla quale fu poi liberato da Ottobon Terzi e dai suoi seguaci di parte ghibellina.

Signore di Monza e lotte per il potere modifica

Nel 1407 Estorre venne proclamato Signore di Monza e fece coniare in una zecca cittadina una propria moneta, il grosso monzese, recante la dicitura Hestor Vicecomes Modoetie.

All'uccisione di Giovanni Maria (16 maggio 1412), Estorre fu acclamato Signore dal popolo milanese e rimase tale fino al giugno dello stesso anno, associandosi Giovanni Carlo Visconti, nipote legittimo di suo padre Bernabò, nell’intento di legalizzare il suo potere in città dove iniziò anche a governare e battere moneta,

Sconfitto però da Filippo Maria, fratello di Giovanni Maria, fu scacciato dalla capitale e insieme alla sorella Valentina si rifugiò a Monza, dove l'8 agosto fu assediato dal Carmagnola. Giancarlo invece, più prudentemente, non si fece vivo.

Morte modifica

Qui, nel cortile del castello, mentre era intento ad abbeverare il suo cavallo, una pietra scagliata a caso da una catapulta degli assedianti gli fratturò il collo del piede sinistro provocandone la morte per infezione dopo pochi giorni.

La sorella Valentina, figlia legittimata di Bernabò, con il marito Gentile assunse allora la difesa del castello e degli interessi dei superstiti figli di Bernabò; con esequie solenni fece tumulare Estorre nel duomo di Monza.

Nel 1711, a seguito di lavori nel duomo, il suo corpo fu ritrovato mummificato e oggi è custodito nel museo. La sua spada, ritrovata nella tomba, è opera di un armaiolo milanese; datata tra la fine del XIV secolo e inizio del XV, è esposta nel museo del tesoro del Duomo di Monza.[2]. La lama, a doppio taglio, è in acciaio brunito, con l'elsa decorata da una foglietta d'oro, mentre sottili fili d'oro ritorti ne arricchiscono l'impugnatura.

Discendenza modifica

Sposò Margherita Infrascati, dalla quale ebbe due figli: Ettore e Francesco.

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Matteo I Visconti Teobaldo Visconti  
 
Anastasia Pirovano  
Stefano Visconti  
Bonacossa Borri Squarcino Borri  
 
Antonia  
Bernabò Visconti  
Bernabò Doria  
 
 
Valentina Doria  
Eliana Fieschi  
 
 
Estorre Visconti  
 
 
 
 
 
 
 
Beltramola de' Grassi  
 
 
 
 
 
 
 
 

Note modifica

  1. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Visconti di Milano, Milano, 1832.
  2. ^ V.Maspero, Storia di Monza, pag.105

Bibliografia modifica

  • Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Visconti di Milano, Milano, 1832.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  • [1] Bandiera di Estorre Visconti
  • [2] Storia di Milano dal 1401 al 1425
  • Monete monzesi di Estorre Visconti, su monzacuriosa.it. URL consultato il 23 aprile 2009 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2011).